La visita ai ricordi di santa Bernadette, la catechesi del cardinale vicario Angelo De Donatis, la Messa celebrata dal porporato alla Grotta di Massabielle. Questi gli appuntamenti salienti della terza giornata del pellegrinaggio diocesano a Lourdes, molti dei quali trasmessi in diretta televisiva e via social per consentire la partecipazione anche a quanti non hanno potuto partecipare fisicamente al cammino promosso in tempo di pandemia.
L’emergenza sanitaria e le sue conseguenze sono state al centro anche delle riflessioni del cardinale De Donatis nella sua catechesi. «La pandemia – ha detto infatti – ha costretto tutti noi al distanziamento, ci ha obbligato a “contarci”, anche in chiesa, ma, come ha detto il Papa a dicembre scorso alla curia romana, siamo diventati pochi, noi cristiani. Tante volte la vita delle nostre parrocchie si è valutata sulla quantità. Tra parroci ci si chiede: “Quanti bambini hai a catechismo? Quante cresime? Quanta gente viene a messa?” o ancora: “Quanto fai di colletta la domenica?” Tra vescovi ci si domanda: “Quante vocazioni hai nella tua diocesi? Quante parrocchie?”. Siamo in un tempo in cui siamo chiamati a capire che non conta il “quanto” – ha continuato –, non contano le folle oceaniche, che comunque non vediamo più, se non si aiutano le persone a vivere il “come”, a sperimentare un vero incontro con Dio. Occorre quindi ripartire da un incontro con Lui e dall’attenzione verso gli altri, nelle piccole cose». Ad esempio, riflette il vicario del Papa per la diocesi di Roma, si pensi alla pastorale sanitaria, che «non si gioca sui grandi numeri» ma è quanto mai «rilevante».
La «lunghezza», l’«ampiezza» e la «profondità» dell’amore ci ricordano «che è necessario amare il “tutto” di tutti, ossia accogliere l’altro con il suo carattere, la sua storia, la sua fragilità, il suo stato sociale. Infatti dietro ogni persona c’è una storia, forse una ferita, una prova. Quante volte giudichiamo qualcuno senza conoscerlo veramente!». E non fermarsi al «proprio gruppo», ma avvicinarsi davvero a «tutti gli abitanti del quartiere, vicini e lontani, credenti o non credenti», senza mai «rimanere in superficie, ma a far sì che la comunione e la comunicazione interpersonale sfocino in un contesto più arricchente per tutti». Da considerare anche la dimensione dell’«altezza»: «Il nostro amore – ha sottolineato De Donatis nella catechesi – è chiamato anche ad essere un amore “alto”, come quello di Gesù, che dall’alto della croce ci ha ricolmati di grazia e di perdono. L’altezza dell’amore significa sacrificarsi, anche a costo della vita, ricordando che il sacrificio si nota anche nelle piccole cose».
Riflessioni portate avanti anche nell’omelia della Messa delle ore 19. «Dio è onnipotente nell’amore – ha detto il porporato – e chi ama veramente non fa tutto da solo, ma gioisce nel suscitare la collaborazione degli altri». Quindi, un compito per tutti i partecipanti, per tutti i fedeli della diocesi: «Vi invito – ha esortato – a prendervi l’impegno, ogni mattina, di pregare per quanti il Signore vi farà incontrare durante la giornata. Ci saranno tanti incontri previsti e molti imprevisti… Alla fine della giornata proviamo a ripercorrere volti e nomi… e chiediamoci quanto siamo stati capaci di relazione, di attenzione, di amore. Rispondere “Sì” a Dio significa dire “Sì” all’altro».
26 agosto 2020