Partono dalle sofferenze a cui ci riporta la parola “croce” le riflessioni del cardinale vicario Angelo De Donatis, nell’omelia della celebrazione eucaristica nel secondo giorno del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Una giornata caratterizzata dalla celebrazione della Via Crucis e dallo spazio per le confessioni personali, alla basilica di Santa Bernadette. «La parola “croce” – sottolinea il porporato – ci fa pensare a tutte le sofferenze e a tutti i sofferenti della storia e di oggi. Ciascuno di noi sa dare al termine “croce” una traduzione personale: la fatica della vita, un’incapacità di crescere nella fede, un dolore personale o familiare, oppure un momento di prova delle nostre comunità».
«Siam peccatori, è vero – prosegue –. Dobbiamo ammetterlo, senza vergogna, approfittando di questi giorni per vivere una bella confessione, per liberarci dei pesi che ci schiacciano, per urlare il nostro dolore al crocifisso che urla al Padre per noi. Lasciamoci riconciliare con Dio, che perdona tutte le nostre colpe».
Infine l’affidamento a Maria, cifra di tutto il pellegrinaggio diocesano. «Siam peccatori, ma siamo amati, perdonati, purificati. L’acqua di Lourdes che beviamo e con cui ci laviamo la faccia, è solo un segno, bellissimo, di una purificazione totale, che ci renderà pronti a riprendere il cammino. E da qui non usciamo soli. Prendiamo Maria con noi, di nuovo, nella nostra casa, nella nostra intimità. Ella ci genera di nuovo e ci rende liberi di amare».
«Per arrivare a Gesù c’è bisogno di una persona totalmente capaci di aprirci il cuore, cioè di Maria»: a ribadirlo è don Savino Lombardi, responsabile dei pellegrinaggi mariani per l’Opera romana pellegrinaggi.
Leggi l’omelia del cardinale De Donatis
25 agosto 2020