
Il 13 marzo 2013, quando Jorge Mario Bergoglio si affacciò dalla loggia delle Benedizioni della basilica di San Pietro come successore di Benedetto XVI, nel suo primo discorso si presentò come vescovo di Roma e non come Papa o pontefice. Fu un segnale del suo modo di intendere il ministero petrino. E in effetti il legame di Francesco con la sua diocesi è stato sempre molto profondo. A cominciare dalle visite pastorali nelle parrocchie.
Non molte, in verità, una ventina, ma tutte o quasi nelle zone periferiche della città. A partire dalla prima, il 26 maggio 2013, ai Santi Elisabetta e Zaccaria a Labaro-Prima Porta, fino a quella del 7 aprile 2019 a San Giulio Papa. Poi, tra pandemia e problemi di salute legati alla deambulazione, le visite si sono interrotte. Ma il Santo Padre ha continuato a incontrare i sacerdoti, non solo nella tradizionale occasione della Quaresima.
A partire dal settembre 2023, si è recato in cinque parrocchie periferiche per dialogare con i gruppi di sacerdoti delle diverse prefetture nei settori della diocesi. Poi, a dimostrazione della sua attenzione per il clero romano, ha tenuto altri due incontri, con sacerdoti che avevano 40 anni di ministero e quelli a 10 anni dall’ordinazione. Come pure segno di attenzione è la costituzione apostolica “In Ecclesiarum Communione” con cui ha riformato il Vicariato di Roma, che ha stabilito una maggiore presenza del Papa, vescovo di Roma, nella gestione della diocesi e la successiva riduzione a quattro dei settori, con l’abolizione del Centro. E ancora, un momento di grande rilievo è stata l’assemblea diocesana del 25 ottobre 2024 nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Continua a leggere su Romasette.it