San Leone, «casa comune per crescere nella fraternità»

Quella della parrocchia di San Leone I è una comunità in prima linea sia per la collocazione geografica della chiesa, visibile sulla strada all’inizio di via Prenestina, sia per l’azione sociale. Vive una realtà segnata da «nuovi e insistenti bisogni» come fragilità economica, disagio psicologico, difficoltà a trovare un lavoro e un alloggio dignitosi. Vi è poi la necessità di contrastare la solitudine degli anziani, di «umanizzare le relazioni» in un clima spesso permeato di diffidenza e di paura. Ma la comunità non si fa abbattere dalle difficoltà e vive un profondo rinnovamento grazie alla comparsa di «segni di speranza che incoraggiano e confortano il servizio di evangelizzazione e la stessa vita parrocchiale» afferma il parroco don Michele Caiafa. Martedì sera ha accolto il cardinale vicario Baldo Reina in visita pastorale. Il porporato ha incontrato il presbiterio, presieduto la Messa e dialogato con il Consiglio pastorale.

Ha dedicato la parte centrale dell’omelia all’azione e ai doni dello Spirito Santo che rendono il credente «abile a ragionare alla maniera di Dio. Noi ragioniamo secondo categorie umane – ha aggiunto -, dovremmo attivare il modo di ragionare del Signore». Questo riguarda soprattutto la vita della comunità parrocchiale che «non è chiamata soltanto a organizzare servizi. È lo strumento che Dio ci dona perché possiamo assumere sempre di più il suo stile». La parrocchia diventa quindi «l’eco di Dio in un preciso territorio», ha spiegato il vicario invitando a interrogarsi su quale messaggio essa trasmetta. «Noi comunichiamo sempre – le parole di Reina -: con le parole, con i gesti, con la testimonianza. Possiamo essere interessati a ciò che accade in questo territorio e comunicare l’amore di Dio, oppure possiamo non esserlo e comunicare indifferenza». L’altro suggerimento del cardinale è stato quello di «acquisire l’atteggiamento della lode, che porta ad affidare la propria vita a Dio», a liberarsi dal rischio di concentrarsi solo su se stessi e a «riconoscersi piccoli».

Presentando la comunità, don Caiafa racconta delle «nuove famiglie che si stanno inserendo nella comunità» e della «crescita significativa dei partecipanti alla formazione ai sacramenti negli ultimi due anni». Anche i giovani rispondono all’appello, coinvolgendosi «in iniziative caritative e di catechesi, grazie ad un lavoro attento di pastorale giovanile svolto nella prefettura» dichiara il sacerdote rimarcando che la parrocchia sta così «diventando sempre più la casa comune in cui crescere nelle relazioni e nella fraternità». L’obiettivo ora è superare la logica dei «gruppi chiusi e autoreferenziali» perché la vera comunità, conclude Caiafa, «è l’esperienza di un popolo di Dio che cammina in comunione».

Per quel che riguarda l’iniziazione cristiana, Alessia spiega che l’attenzione è posta sulla cura del rapporto tra catechesi ed evangelizzazione e sul coinvolgimento di giovani e famiglie. Con queste ultime si condividono «esperienze di convivialità e fraternità con colazioni, pranzi e ritiri, che diventano occasioni preziose per coltivare legami autentici e generare comunione. Il nostro percorso – aggiunge – è un viaggio di fede, un cammino condiviso con catechisti, bambini, ragazzi e famiglie, che mantiene sempre la stessa radice: l’incontro personale con Cristo, vissuto nella comunità». (di Roberta Pumpo da Roma Sette)

7 dicembre 2025