Santa Maria sopra Minerva e santa Caterina da Siena

«Ultima serva tra i servi di Cristo», così amava definirsi una delle più grandi donne che incisero per sempre la storia della Chiesa, santa Caterina da Siena.
Vissuta nel XIV secolo e oggi venerata come compatrona d’Italia e d’Europa, lei fu quel cuore umile, sfavillante d’amore, al quale Dio volle comunicare la Sua Sapienza. Donna umile e coraggiosa, nata nella senese contrada dell’Oca nel 1347, a soli sei anni ebbe la visione di Cristo Pontefice benedicente e, una volta quindicenne, divenne Terziaria Domenicana.

Nel 1378, papa Urbano VI, turbato a causa dello Scisma d’Occidente, la volle a Roma come consigliera. Così, questa donna straordinaria, con venti suoi discepoli prese casa a pochi passi dal Pantheon, dove sorge ancora oggi la Basilica di Santa Maria sopra Minerva. L’edificio costruito nei primi secoli del cristianesimo sopra i resti dei templi di età Domiziana dedicati a Minerva, Iside e Serapide, è considerato l’unico gioiello gotico incastonato nel cuore della Roma antica, nonostante le diverse influenze artistiche subite nel corso dei secoli.

Varchiamo ora la soglia della rinascimentale facciata della Basilica per lasciarci sorprendere dalla bellezza che questa chiesa, impreziosita dal tocco esperto di artisti come Michelangelo, Bernini e Filippino Lippi, porta con sé. Suddivisa in tre navate da dodici possenti pilastri, è scandita dalla presenza di sei cappelle barocche laterali che fanno da contorno al cammino verso lo splendido altare maggiore. Cammino questo che si svolge sotto il meraviglioso cielo notturno del soffitto, realizzato nel 1800, dove dalle volte a crociera rifulgono le luci dorate delle stelle e le figure degli Apostoli, degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa.

Il complesso della Minerva fu affidato ai frati Domenicani a partire dal 1275, ed è per questo che Caterina, spinta dal suo grande amore per l’Ordine, scelse di consumare qui gli ultimi attimi della sua vita così travagliata e segnata dalla sofferenza, fino a quando, il 29 aprile 1380, morì, come lei disse, «di nessun’altra malattia se non per amore alla Chiesa».

Lo sguardo del pellegrino allora, non può che posarsi sulla Cappella Capranica, posta sul lato orientale del transetto, che ospitò il corpo della santa dal 1430 al 1855. Venne qui realizzato un ricco monumento in suo onore, del quale oggi purtroppo non ne rimane che il sarcofago. Infatti, nel 1579, le volte della cappella vennero completamente ridecorate da Marcello Venusti con le scene dei Misteri del S. Rosario, lasciando solo agli affreschi di Giovanni de’ Vecchi del 1586, che narrano la vita di Santa Caterina. Fu così che, nel 1855, al termine dei grandi lavori di restauro della Basilica, il marmoreo sarcofago bianco attribuito a Isaia da Pisa e contenente il corpo della santa, venne trasportato presso il nuovo altare maggiore, dove ancora oggi, sotto il cielo stellato della Minerva, riposano i resti mortali di Santa Caterina da Siena la quale intercede per Roma, per l’Italia e per il mondo dall’alto del Regno dei Cieli.

(a cura delle Missionarie della Divina Rivelazione)

29 aprile 2020