«In questa notte di Natale si accenda in noi la luce della contemplazione silenziosa e adorante di questo Mistero che si rivela al nostro sguardo: Dio in un bambino. In questa notte, infatti, noi vogliamo, prima ancora che riflettere, entrare nello stupore di chi ammira con occhi nuovi questa scena che il Vangelo di Luca ci annuncia: per noi, per ciascuno di noi nasce un Salvatore, che si nasconde e insieme si rivela nel segno di un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha esordito così, nell’omelia pronunciata nella Messa della Notte di Natale, celebrata nella basilica di San Giovanni in Laterano. Il porporato ha ricordato anche «l’ottavo centenario della raffigurazione della Natività, che san Francesco ha realizzato nel primo presepe di Greccio».
Ha invitato tutti i fedeli ad accostarsi al mistero del Natale «facendoci piccoli». «Accostiamoci a questo mistero facendoci piccoli, “come indegni servitorelli, con tutto il rispetto e la riverenza possibili”, ci direbbe Sant’Ignazio. Contempliamo con umiltà l’abbassamento di Dio che viene “vestito da amante” (Tagore), che scende per stare con me senza farmi paura, che mi desidera fino al punto di volersi comunicare completamente alla mia umanità, per farsi vedere, udire e toccare, al punto da rendere anche me annunciatore, come dice Giovanni, affinché sia vero per tutti noi che “ciò che noi abbiamo udito, ciò che
noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo” (1 Gv 1, 1.3). Egli viene a dare se stesso per noi (Tito 2,14) perché noi possiamo appartenergli, viene per stabilire con noi un legame d’amore, che moltiplichi la nostra gioia e aumenti la nostra letizia (cfr. Is 9, 2). Dio viene come un bambino per ricevere da noi l’amore che daremmo a un figlio: Lui viene a chiedere il nostro amore mentre ce lo dona per primo.».
«Si compia il noi il mistero del Natale – ha concluso –: avvenga quello “scambio di doni” tra la nostra povertà e la sua grandezza. Ciò che è nostro sia tutto assunto da Lui e ciò che è Suo divenga veramente nostro. Allora sarà veramente Natale».
Il testo integrale dell’omelia
2 gennaio 2024