La nuova edizione del Messale spiegata da monsignor Maniago

Foto di Cristian Gennari

La copertina disegnata da Mimmo Paladino, le pagine color avorio, le righe musicali inserite all’interno del testo. Una traduzione dal latino completamente rivista e formule rinnovate nel Padre Nostro, nel Gloria, nell’atto penitenziale. Ci sono voluti diciotto anni per arrivare alla nuova edizione del Messale Romano, approvato da Papa Francesco il 16 luglio del 2019, che diventerà obbligatorio nella penisola da Pasqua 2021. Nelle diocesi del Lazio, e quindi anche a Roma, verrà usato per celebrare a partire dalla prima domenica di Avvento, il 29 novembre. Questa mattina lo ha presentato ai sacerdoti romani monsignor Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente della Commissione liturgica della Cei.

«È stato un lavoro lungo, complesso e delicato partito nel 2002», ha detto il vescovo ripercorrendo le tappe principali che hanno portato al testo definitivo, edito dalla Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena e distribuito dalla Libreria Editrice Vaticana. Fondamentale, il motu proprio di Papa Francesco “Magnum Principium” del 3 settembre 2017, che ha consentito al gruppo di lavoro di evitare la traduzione letterale dal latino, «fatta di un periodare molto faticoso», ha sottolineato monsignor Maniago. La nuova edizione alla quale si è giunti «è un dono prezioso fatto ad ogni comunità – ha proseguito – perché diventa un invito a ciascuno a riscoprire la bellezza e la fecondità dell’Eucarestia». Uno strumento, ha aggiunto, «che aiuterà le comunità a celebrare l’Eucarestia nel solco del Concilio Vaticano II».

Non è infatti un «nuovo Messale» ma, ha sottolineato, «una nuova edizione». Una prima novità, che salta subito all’occhio, è quella del formato. «In Italia eravamo gli unici ad avere due formati per il Messale – ha spiegato monsignor Maniago – mentre è stata fatta la scelta di allinearsi alle altre Chiese locali, come quella di lingua inglese e di lingua spagnola, di avere un unico formato, intermedio tra i due precedenti». Pagine di carta più leggera, «più sfogliabile e gestibile», avoriata e non gialla come prima, con carattere normale e non più in neretto. Le illustrazioni – poche – come la copertina sono state affidate a Mimmo Paladino, «artista contemporaneo di fama internazionale, le cui opere sono esposte anche ai Musei Vaticani», perché si tratta di «un Messale di oggi con opere di oggi».

L’attualità del testo si ritrova, ancor di più, sfogliando il volume. La più celebre novità introdotta, ricorda ancora il liturgista, è quella che riguarda il Padre Nostro: non diremo più “non indurci in tentazione” ma “non abbandonarci alla tentazione; viene inoltre aggiunto un “anche” nella parte sui debiti e i debitori. Nel Gloria, invece, cambia l’esordio, con “gli uomini amati dal Signore” anziché “gli uomini di buona volontà”. «Immutate le parole della consacrazione – ha continuato monsignor Maniago – mentre nell’atto penitenziale, e non solo, è stata scelta la formula più inclusiva “fratelli e sorelle” in luogo di “fratelli”». Un «lavoro importante», per il vescovo, è stato anche quello di «accogliere la nuova versione della Bibbia della Cei del 2008, perché nel Messale si trovano diverse citazioni della Bibbia, ad esempio nelle antifone».

«La nuova edizione del Messale sarà l’occasione per riscoprire nella Messa il polo essenziale, l’occasione imprescindibile per generare relazioni autentiche, sane e improntate al Vangelo. Per riscoprire l’Eucaristia come esperienza di popolo», ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis introducendo l’incontro di questa mattina. «Il Messale – ha aggiunto – ci riporta ancora una volta alla comunità, all’esperienza di popolo e l’Eucaristia è la risposta del popolo all’amore coinvolgente del Padre».

13 ottobre 2020