Nelle giornate del 6 e 7 settembre scorsi si è tenuto a Sacrofano, presso la Fraterna Domus, l’incontro di inizio anno dei seminaristi della diocesi di Roma. La tappa è ormai un momento di ritrovo tradizionale che segna la ripresa delle attività formative dei quattro seminari dove studiano i candidati al sacerdozio della diocesi: il Seminario Romano Maggiore, il Collegio Capranica, il Collegio Redemptoris Mater ed il Seminario della Madonna del Divino Amore.
La prima giornata si è aperta con la relazione del professor Armando Nugnes, della diocesi di Aversa, e nuovo rettore del Pontificio Collegio Urbano De Propaganda Fide, che si è soffermato su alcuni aspetti caratteristici del kèrigma, declinando questa sintetica espressione che compendia l’evento dell’annuncio del Vangelo in tutti i suoi aspetti (predicazione, insegnamento, cura delle persone). Il relatore, dopo una breve introduzione storico-teologico, ha invitato, in particolare, i presenti a provare a vivere con maggiore consapevolezza la tensione tra annuncio dell’evento passato e la sua traduzione nel contesto presente. È seguita una relazione di don Federico Corrubolo, storico e docente all’Istituto di Scienze Religiose “Ecclesia Mater”, sulla storia della diocesi di Roma. Il relatore ha sottolineato, con puntualità, l’importanza che ha rivestito il pontificato di Giovanni XXIII nel far nascere il senso di “chiesa locale” in una diocesi spesso in tensione tra le due polarità che identificano la sua vocazione, ad un tempo universale e particolare, dovuta alla funzione del Santo Padre di essere sia vescovo di Roma che pastore della Chiesa universale.
Nel pomeriggio ci si è divisi in dieci gruppi per riflettere sulla storia della propria chiamata vocazionale, condividendo con i compagni degli altri seminari alcuni aspetti comuni alle varie storie di sequela del Signore Gesù. È stata sottolineata, da quasi tutti i gruppi, la presenza di un filo conduttore che unifica ed accomuna le esperienze di ciascuno: ci si è soffermati sugli incontri e sulle esperienze che hanno originato il desiderio di seguire Cristo e di servire la sua Chiesa. È stata, inoltre, molto importante la condivisione su quanto necessaria sia, per ciascuno, la presenza di una comunità, sia essa parrocchia o movimento, capace di sostenere la scelta intrapresa ed accompagnare, in ogni tappa, ciascuno nel cammino di discernimento. Si è riflettuto, infine, sul significato di essere seminaristi a Roma, in una Chiesa da vivere ed amare proprio grazie alla sua ricca varietà di carismi, di proposte, di movimenti e di speranze. Ciascuno ha condiviso cosa significa, concretamente, per lui amare la Chiesa di Roma. In particolare, ci si è detti grati per la storia di cui si è eredi e si è provato a volgere lo sguardo al futuro, con la consapevolezza che le molte sfide che si profilano, benché non prive di difficoltà, potranno essere affrontate con la necessaria consapevolezza che dalla comunione ecclesiale potrà nascere un nuovo paradigma di Chiesa, capace di annunciare coerentemente e credibilmente Cristo in contesti sociali sempre nuovi e sfidanti.
Particolarmente coinvolgente è stata l’omelia del cardinale Enrico Feroci, che ha condiviso la sua esperienza vocazionale ed ha sintetizzato che cosa significa per lui essere prete di Roma. Nella mattina del 7 settembre, dopo la preghiera delle Lodi, sono stati presentati al cardinale vicario Angelo De Donatis i risultati dei lavori di gruppo. Sua Eminenza si è detto particolarmente felice per le belle suggestioni ricevute e, nel ricordare quanto il tema dell’incontro nasca dal desiderio di coinvolgere i seminaristi della diocesi nel lungo percorso di conversione che come Chiesa di Roma si è deciso di intraprendere, ha ricordato le tappe salienti di questo cammino: l’aver voluto declinare nel contesto romano le prospettive che Papa Francesco ha offerto a tutta la Chiesa in Evangelii Gaudium, il lungo ed attento lavoro di mappatura che si è fatto nelle parrocchie, ed ora la fase di un ascolto capace di coinvolgere le varie componenti della realtà ecclesiale, siano esse gruppi o singoli fedeli. Si tratta di un’opportunità di autentica conoscenza del contesto ecclesiale, per poter avere una sempre più efficace capacità di proposta e di azione.
Un lavoro che si presenta, ormai, come naturalmente propedeutico in vista del Sinodo dei Vescovi, dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, che nel periodo tra il 2021 ed il 2023, vuole coinvolgere, a vari livelli, sia le Chiese particolari, nel 2021, che la Chiesa universale, con l’Assemblea Generale del 2023, ed infine, nuovamente le Chiese particolari nella fase attuativa. La mattinata si è conclusa con la celebrazione Eucaristica, presieduta dal Cardinal Vicario.
Nel pomeriggio i partecipanti all’incontro sono andati presso la cattedrale di La Storta, dove sono stati accolti dall’amministratore apostolico della diocesi di Porto- Santa Rufina, il vescovo Gianrico Ruzza, per un pellegrinaggio alla cappella della Visione, che ricorda l’esperienza mistica che ebbe Sant’Ignazio di Loyola nel venire a Roma nel 1537. L’occasione è stata un’opportunità per ricordare la figura del santo fondatore della Compagnia di Gesù nell’anno a lui dedicato in occasione dei cinquecento anni dalla battaglia di Pamplona, evento al quale lo stesso sant’Ignazio fa risalire l’inizio della sua conversione.
di Nicola Pigna
8 settembre 2021