«Attraversare la notte con la certezza di ritrovare la luce»

Attraversare la notte con la certezza di ritrovare la luce. È il messaggio che padre Gaetano Piccolo, decano della facoltà di Filosofia all’Università Gregoriana, ha lasciato in dono come spunto di riflessione agli insegnanti di religione cattolica della diocesi di Roma che sabato pomeriggio, 20 dicembre, si sono riuniti per il consueto ritiro di Natale nella cappella del Seminario Romano di piazza di San Giovanni in Laterano.

Meditando su “Della notte e di come attraversarla”, il religioso ha spiegato come «in sintonia con il tempo liturgico che stiamo vivendo» è importante considerare come «la notte non è solo un topos letterario ma un archetipo che ci rimanda alle nostre paure di bambini, da un lato, ma che ci richiama anche la dimensione della meraviglia». Questa ambivalenza è stata presentata da padre Piccolo a partire dall’analisi di alcuni testi letterari, da un brano de “La notte” di Wisel al noto estratto dei Promessi sposi relativo alla notte dell’Innominato, a dire che «non esiste solo la nostra notte ma c’è la notte anche per l’umanità», come una dimensione universale, dunque, che «sembra divorare tutto». Eppure nella notte di Natale, in una mangiatoia, «il mistero dell’Incarnazione» mostra che «Dio non esita a stare là dove tu sei, là dove ti sei perso». Ciò che conta, per padre Piccolo, è saper riconoscere questa situazione e «da un nome al nostro buio, alla notte che stai sperimentando», avendo a mente che «Dio ci indica delle vie per attraversarla»; in primo luogo il religioso ha guardato al brano della Genesi che al capitolo 28 racconta di «una delle notti di Giacobbe, quella del sogno», mediante il quale «Dio lo raggiunge esattamente dove si sente perso e nel sogno c’è un dialogo profondo tra Dio e l’uomo» laddove «la scala rappresenta proprio il simbolo e lo strumento della comunicazione».

Centrale, nel brano biblico, il monito “Io sono con te” che aiuta a riconoscere come «in questo viaggio che è la tua vita – sono ancora le parole di padre Gaetano -, Dio ti accompagna» e dunque «nei tempi della vita in cui ti senti perso, guarda meglio: non sei solo». Ancora, il rimando al Cantico dei cantici, e in particolare ai capitoli 3 e 5 in cui «si parla della notte e della notte anche nella vita spirituale per cui più vai avanti e più devi avanzare anche nella notte», a dire che «Dio vuole essere cercato, probabilmente per farci uscire dall’egoismo del nostro io». Dunque, ha concluso padre Piccolo, «la Parola di Dio non cancella la notte, anzi, ci invita a riconoscerla, a darle un nome e ci indica però delle vie per attraversarla e a cogliere qualche piccola luce che è già accesa», come per Nicodemo «che va da Gesù di notte e nelle notte del suo cuore e che si lascia mettere in discussione perché dal buio alla luce ci vuole e c’è una progressione». Quindi anche se «la luce fatica ad entrare nella notte di Nicodemo», e di ognuno, per «nascere di nuovo e ricominciare serve trovare un modo nuovo di amare», ha detto infine padre Piccolo, come è stato per Nicodemo che «nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 19, è tra coloro che vanno a chiedere il corpo di Gesù». La luce si trova, quindi, a patto di essere disposti a cambiare il cuore e il modo di amare.

Della ricerca della strada del bene ha parlato anche il vescovo Michele Di Tolve, responsabile dell’Ambito educativo, guardando al Vangelo della quarta domenica di Avvento e alla figura di Giuseppe perso «con la testa piena di pensieri di notte e, non vedendo una soluzione, la tentazione è quella di chiudere la porta del cuore». Ma proprio «quando il cuore è stanco e la testa è piena – sono ancora le parole del presule – Dio entra e dice “Non temere”» e questo «ci dice che anche noi dentro le nostre mediazioni della nostra vita, anche a scuola dove voi siete inviati a nome della Chiesa, se permettiamo a Cristo di giungere, con tutto quello che porta, noi accogliamo il mistero di Dio, come Giuseppe». Allora nel Natale, «Dio non ci dà una formula né un’idea ma ci dona Suo figlio, ci fa compagnia nella nostra vita e ci mostra un’altra strada per tenere il cuore aperto, rendendoci non arrendevoli ma pieni di speranza», ha sottolineato Di Tolve. Infine, incoraggiando i docenti di religione cattolica ad essere veri testimoni «sul fronte della scuola come Chiesa che ha il cuore aperto», il vescovo ha ricordato a tutti come «siete chiamati ad essere una porta aperta perché non evitate le domande più profonde», consapevoli che «la fede cattolica è una sorgente che ha fatto fiorire arte e cultura e se si dimenticano le radici della cultura nella fede cristiana, sempre più ci si allontana dalla dignità umana» mentre «chiediamo al Signore che nella vita di ognuno entri il Re della gloria e così entrerà anche quella speranza che non delude».

Al termine della celebrazione, la consegna da parte del vescovo Di Tolve del decreto di idoneità a più di 40 docenti: non un «privilegio», come ha spiegato il direttore dell’Ufficio scuola Rosario Chiarazzo, ma «una responsabilità ecclesiale» laddove i docenti di religione cattolica nella scuola «non sono solo trasmettitori di sapere ma testimoni di quella speranza che non delude mai», ha sottolineato il responsabile dell’Ufficio diocesano.

23 dicembre 2025