Il Beato Angelico «volle essere un cristiano che donava i suoi tesori a Cristo». Le sue opere sono «un regalo suo e di Dio al mondo». Il 18 febbraio, giorno in cui ricorre la memoria liturgica di fra Giovanni da Fiesole – così si chiamava il celebre pittore toscano vissuto a cavallo tra i Trecento e il Quattrocento –, patrono degli artisti, il cardinale vicario ha presieduto la Messa nella basilica di Santa Maria sopra Minerva, dove è sepolto. Al termine della celebrazione eucaristica, animata dalla Cappella Augustea del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, nella stessa chiesa del centro si è tenuto l’incontro del ciclo “Roma by night” – promosso dal Servizio diocesano per la cultura e l’università e dall’Ufficio catechistico diocesano – dedicato a “La luce dell’arte sulla vita degli uomini”, con monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio diocesano, e Riccardo Lufrani, priore del convento di Santa Maria sopra Minerva e docente di Teologia morale alla Lumsa di Roma.
Il cardinale De Donatis ha concluso la sua omelia con un appello ai tanti artisti presenti nella basilica. «Dobbiamo tornare tutti insieme a far risplendere Roma – ha esortato –, che è stata, era e sarà una luce nel mondo. Io so che ne avete il desiderio e le potenzialità. Roma ha bisogno degli artisti. Roma ha bisogno di testimoni che assicurino che il buono, il bello e il vero esistono e sono raggiungibili. Quando il Beato Angelico rappresentò il Paradiso dipinse uomini e donne che si abbracciano insieme, fra di loro e con gli angeli, perché la vita è condivisione, ed è salvezza raggiunta insieme. Che il Beato Angelico interceda per noi nel raggiungere questa meta».
19 febbraio 2019