Anche chi serve e spezza quotidianamente la Parola di Dio agli altri, è chiamato a mettersi in disparte, perché quella stessa Parola venga a lui servita. “Alzati mangia, perché è troppo lungo per te Il cammino. Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb” (1Re 19, 7-9). Le parole rivolte dall’angelo al profeta Elia sono il ritornello quotidiano delle meditazioni spirituali che in questi giorni, un gruppo di sacerdoti della diocesi di Roma, con il cardinale vicario e i vescovi ausiliari, stanno vivendo insieme, uniti nell’ascolto e nel silenzio. A contenere questa straordinaria avventura di fraternità sacerdotale, lo scenario suggestivo della costa di Santa Severa e la Domus Maria Consolatrice. Il corso di esercizi spirituali è guidato da Marina Stremfelj e da un gruppo di collaboratori del Centro Aletti. Ad accompagnare l’ascolto, lo sguardo immerso nell’opera iconografica di M. I. Rupnik, dalla quale, i tratti del mistero fanno irruzione nel quotidiano.
Ai presenti è chiesto di essere non semplici uditori o fruitori del bello, ma ascoltatori di quella Parola che genera e apre il cuore. Il percorso è offerto dal metodo della prima settimana degli esercizi ignaziani. Le meditazioni e le esercitazioni pratiche accompagnate da una guida esperta, mirano ad una conoscenza di Dio e di sé attraverso un percorso di purificazione che culmina con la riconciliazione, nella quale ci si scopre sì peccatori, ma amati e perdonati. La Parola pregata ha bisogno dei suoi tempi, non si può licenziarla in modo superficiale. Ha bisogno di luoghi che liberino la “memoria spirituale”. Ha bisogno del corpo, il dono che Dio ci ha fatto per entrare in relazione con lui, con noi stessi e con gli altri. Non si viene agli esercizi per apprendere nuove cose, essi sono un vero e proprio “allenamento nello Spirito d’amore”. Non partono da me, per non rischiare di “rimpicciolire Dio”. Tuttavia, ci aiutano a scoprire, di “essere amati da Lui in modo integrale”. Cosi, veniamo letteralmente “sintonizzati con lo Spirito, il quale sa di che cosa abbiamo bisogno”.
È la preghiera personale la grande protagonista delle giornate. Pregare entrando in una relazione sempre più profonda con Dio, ci permette di passare “da una fede imparata ad una fede sperimentata”. Sant’Ignazio afferma chiaramente che: “Non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente.” La matrice vitale della preghiera è il silenzio, dono che accarezza le ore che passano, trasformandole in tempo opportuno, occasione favorevole per sentire la voce di Dio, la più silenziosa.
Padre Davide Carbonaro
11 novembre 2021