Gli esercizi spirituali per i laici: una testimonianza

Due mattinate, solo poche ore di ritiro spirituale: mi domandavo se ne valesse la pena, se non fosse un tempo decisamente troppo breve per poter godere della cosiddetta “grazia degli esercizi spirituali”. D’altra parte per tante circostanze di vita non mi era stato possibile pianificare esercizi più lunghi e completi e allora perché rinunciare anche a questa piccola occasione che mi veniva offerta come dipendente del Vicariato di Roma? Già, si trattava di esercizi per i dipendenti del Vicariato, ma quali erano i colleghi e le colleghe che avevano aderito alla proposta insieme a me? Con chi avrei condiviso il mio breve cammino?

Certo, il relatore si sapeva già che era bravo! Il vicegerente uscente, nuovo vescovo di Ascoli Piceno, ha voluto comunque essere fedele agli impegni presi ed è stato con noi per due giorni e poi altri due giorni con il turno successivo. È stato proprio monsignor Gianpiero Palmieri a ricordare a me, anziana “Nicodema”, che si rinasce dall’acqua della Parola e dallo Spirito Santo e che la Parola scava in noi una sorgente di vita che ci strappa dal quel vortice di buio interiore che a tradimento inghiottisce l’immagine di figlio e figlia amata in noi e negli altri. Così la Parola è stata spezzata e lo Spirito invocato con il piccolo gruppo dei colleghi e delle colleghe che erano con me, dono di fraternità che incoraggia nel cammino, che con la loro stessa presenza silenziosa erano garanzia di comunione in Cristo.

A ritroso penso che forse proprio il fatto di non potersi umanamente aspettare chissà che cosa da solo due giorni di ritiro mi ha dato una certa libertà interiore, la libertà della persona a cui non è richiesto nulla, di chi fa quello che può, di chi non deve per forza segnare chissà quale risultato, perché – si sa – dopo una settimana di esercizi qualche frutto lo devi portare a casa per forza, invece stavolta era diverso!

Da Nicodemo all’indemoniato guarito fino all’ingresso di Gesù a Gerusalemme e alla purificazione del tempio, monsignor Palmieri ci ha condotto fino a lì, fino alle porte del tempio.

Il racconto evangelico si confondeva con gli immensi affreschi della cappella del Seminario e noi, noi piccolo gruppo di colleghi e colleghe, eravamo lì, in mezzo ai grandi personaggi della storia della salvezza, ultimi arrivati davanti a Gesù che apre le porte del tempio ai pagani, ai malati, ai bambini, perché tutti, proprio tutti siamo parte del suo popolo.

Fin qui in breve il resoconto della mia esperienza di ritiro spirituale. Ora mi domando se non sia questo in fondo il senso anche del cammino sinodale che stiamo intraprendendo, nella nostra diocesi come in tutto il mondo, quello cioè di sentirci parte di un popolo di vicini e di lontani, di fedeli e di pagani, di sani e di malati, di bambini e di anziani… La sfida sarà allora quella di imparare a camminare insieme, o ricordarci come si fa, ma senza “romperci troppo la testa” per trovare un bel metodo, perché in fondo siamo tutti bambini che balbettano a cui lo Spirito permette (nostro malgrado) di lodare Dio.

Francesca De Martino

10 novembre 2021