Sono passati poco più di quarant’anni da quando, il primo novembre 1982, l’allora cardinale vicario Ugo Poletti ripristinava nella diocesi di Roma il diaconato permanente. «Il diacono è segno sacramentale – sosteneva Poletti – e quindi rappresentante e animatore della vocazione al servizio proprio di Cristo e della Chiesa, sua sposa, chiamata anch’essa a servire e a dare la sua vita in redenzione di molti. La sua presenza nella Chiesa è destinata a promuovere una più intima comunione dei cristiani tra loro e un loro maggior impegno missionario a sacrificarsi per la salvezza di ogni essere umano». In questi quattro decenni, i diaconi romani sono diventati sempre più numerosi, e sempre più presenti nelle parrocchie, impegnati in particolare nella carità e nella catechesi. A ricordare l’importante anniversario è il cardinale vicario Angelo De Donatis, che per l’occasione invita a partecipare a «un momento di ringraziamento venerdì 9 giugno prossimo nella basilica di San Giovanni in Laterano. L’appuntamento è alle ore 17 per vivere un incontro di memoria, di testimonianze e di prospettive del diaconato a Roma, moderato dal dottor Roberto Cetera, giornalista de “L’Osservatore Romano”. A seguire, alle 19, celebreremo la Santa Messa». (diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi di Roma).
“Diaconi, custodi del Servizio della Chiesa” è il tema del pomeriggio di riflessione e preghiera. «Papa Francesco, ricevendo i diaconi permanenti e le loro famiglie, nel giugno del 2019 – ricorda il cardinale De Donatis –, ci disse che i diaconi sono chiamati ad essere “custodi del servizio nella Chiesa”; guardando a loro, tutti siamo invitati a riscoprire una delle dimensioni costitutive della Chiesa stessa che è il servizio, la diaconia. Infine disse che i diaconi devono essere “umili, bravi sposi e padri, e sentinelle”. Quest’ultima immagine è molto bella. La sentinella vede i lontani, i poveri, i piccoli e aiuta la comunità cristiana a farsi carico dei fratelli che sono nella necessità e nella sofferenza».
In questi quarant’anni, più di 160 uomini sono stati ordinati diaconi nella nostra diocesi. Una trentina di questi sono defunti, mentre altrettanti sono i candidati che, insieme alle mogli, percorrono il cammino di formazione di almeno cinque anni. «Oltre alla liturgia – spiega il cardinale vicario –, il servizio dei diaconi si esprime in diverse forme, ma in particolare nelle opere caritative; nell’ambito della catechesi in vista del battesimo e del matrimonio; nel catecumenato degli adulti che si preparano a ricevere i sacramenti della iniziazione cristiana; nella pastorale familiare, etc…. Il diacono, in parrocchia, è punto di riferimento della comunità, segno di comunione tra i laici e sostegno dei sacerdoti. In ambito diocesano, ritroviamo i diaconi nell’ambito della carità, nelle carceri, negli ospedali e in altri servizi a livello di prefettura e di settore. La diaconia si articola quindi in particolare come diaconia della Parola, della Liturgia e della Carità».
Per diventare diaconi, nella nostra diocesi è previsto un cammino di formazione della durata di cinque anni, come illustra il vescovo Paolo Ricciardi, responsabile dell’ambito per la cura del diaconato. «Il primo è un anno propedeutico – spiega – durante il quale i candidati si orientano. Quindi ci sono quattro anni di formazione vera e propria, che viene portata avanti insieme alle mogli. Ogni candidato al diaconato è seguito da un sacerdote e da almeno tre diacono permanenti. Parallelamente, è prevista una formazione filosofica e teologica alla Pontificia Università Lateranense».
Il testo integrale della lettera del cardinale