Il cardinale Reina al convegno sui 60 anni di Apostolicam actuositatem

(foto: Facebook/Azione cattolica Roma)

Guardare ai documenti del Concilio Vaticano II e in particolare al decreto Apostolicam Actuositatem, sull’apostolato dei laici, «non è solo fare memoria del passato» ma anche e soprattutto riferirsi a una fonte «importante per illuminare il ruolo dei laici nel mondo, oggi». Così il cardinale vicario Baldo Reina ha illustrato il valore del testo conciliare a cui questa mattina, 22 novembre, è stato dedicato il convegno “L’apostolato dei laici a 60 anni da Apostolicam actuositatem”, organizzato dall’Azione cattolica diocesana e dalla Caritas di Roma, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e l’Agesci Lazio, che ha avuto luogo nel Polo Caritas di Villa Glori, nel quartiere Parioli.

Guidando il momento di preghiera iniziale, Reina ha ripreso il brano evangelico della Pentecoste scelto per la meditazione osservando come «coloro che ascoltavano gli apostoli li sentono parlare le loro lingue» e ciò non riguarda tanto, o soltanto, «il lessico ma la modalità di comunicazione» in funzione della quale «si sentono capiti perché c’è qualcuno che parla davvero il loro linguaggio». Allora, come i protagonisti del brano del Vangelo «ricevono la Parola e il modo di parlare di Dio che subito diventano comprensibili», così anche oggi i laici sono chiamati «a parlare la lingua di Dio, che ricevono come dono dello Spirito Santo insieme alla capacità di sintonizzarsi con il mondo degli uomini senza perdere la loro identità», ha spiegato ancora il porporato. Per Reina, si tratta di agire «non come eroi ma da cittadini del Regno», realizzando la «vocazione come impegno e non come rivendicazione di spazi», in funzione di «una corresponsabilità partecipata».

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22 novembre 2025