È durato esattamente due ore l’incontro di Papa Francesco con i sacerdoti della diocesi di Roma tra gli 11 e i 39 anni di ordinazione, che si è tenuto oggi all’Università Pontificia Salesiana. Qui il Santo Padre è arrivato alle 16 e dapprima ha salutato i membri della comunità accademica dell’ateneo. Poi, nell’Aula Magna intitolata a Paolo VI, il dialogo con i circa 200 presbiteri presenti.
Dopo un breve saluto del vescovo Michele Di Tolve, delegato dell’Ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, e un momento di preghiera, si è aperto un colloquio tra il Papa e i preti presenti. Tra i temi affrontati, quelli di pastorale legati alla diocesi e al ruolo e all’identità del sacerdote, la bellezza di essere preti. In risposta alle domande, il Papa ha citato il modello di don Milani, «un grande, una luce per il prete italiano», il rischio di cadere nella mondanità, e ha parlato del bisogno di allargare l’accoglienza nelle parrocchie «a tutti, tutti, tutti!».
È emersa con forza la domanda della sofferenza delle persone, da accompagnare con vicinanza, compassione e tenerezza, tre qualità di Dio, da vivere – diceva il Papa – particolarmente per i vecchi. In questo senso si è parlato dell’importanza della pastorale ospedaliera e delle difficoltà della città di Roma: dell’emergenza abitativa, invitando alla generosità le congregazioni religiose provviste di strutture, del diffondersi delle droghe, della tragedia della solitudine, dei tanti che vivono il proprio dolore nell’invisibilità. «Nella vita di un prete l’invisibile è più importante del visibile, perché più denso, più doloroso» ha detto il Papa, e ha aggiunto: «Il nostro lavoro come preti è andare a cercare questa gente» perché «La chiesa o è profetica o è clericale: tocca a noi scegliere».
Il dialogo si è soffermato sull’attuale situazione in Europa e nel mondo, e il Papa ha citato con dolore le guerre in corso, in Terra Santa, Ucraina, ma anche in Myanmar, in Congo, e gli ingenti investimenti nelle armi, negli anticoncezionali, nelle spese veterinarie e nella chirurgia estetica. In tal senso ha esortato a lavorare nel magistero sociale della Chiesa, a un maggiore impegno per il bene comune, per la pace, e, in tempi di disimpegno e astensionismo, nella politica, «la più alta forma di carità».
La conversazione è stata l’occasione per ricordare e ringraziare il cardinale Angelo De Donatis, che il Papa ha lodato per la grande «capacità di capire e di perdonare», qualità preziose nel suo nuovo ruolo, dov’è chiamato ad essere «espressione del volto misericordioso del Padre». Nel concludere il Papa ha parlato del pericolo delle ideologie nella Chiesa ed è tornato sul tema dell’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali, ribadendo la necessità di accoglierle e accompagnarle nella Chiesa e l’indicazione prudenziale del Dicastero per il Clero circa il loro ingresso in seminario. Infine ha rivolto un ringraziamento ai preti presenti per il loro lavoro, esortandoli a continuare nel loro impegno, al discernimento comunitario e all’ascolto di tutti coloro che ad essi si rivolgono.
«Il Santo Padre oggi ha incontrato i preti che esercitano il loro ministero a Roma e che sono stati ordinati tra il 1985 e il 2013 – commenta il vescovo di Tolve –. Io li ho definiti un po’ le “colonne” della diocesi di Roma, perché sono preti che hanno davvero una corresponsabilità nella vita della diocesi, che portano anche dei pesi grandi. Il Papa li ha ringraziati per la loro dedizione, la loro passione, ha raccomandato loro di vivere il presbiterato con gioia e soprattutto tenendo insieme due grandi virtù: la fortezza e la mitezza. Ancora, ha ricordato di mettersi in ascolto del Popolo di Dio che è capace di indicarci, insieme nell’ascolto della Parola, quella che è la via che dobbiamo seguire oggi per essere una Chiesa profetica. All’inizio di questo anno che ci condurrà al Giubileo, davvero oggi è la scelta più bella che possiamo fare insieme con il Santo Padre».
11 giugno 2024