La speranza appartiene pure alle generazioni più mature poiché «gli anziani, anche in età molto avanzata, continuano a sperare non solo in loro stessi ma anche in chi viene e verrà dopo». A sottolineare come i nonni e gli anziani siano non solo pellegrini ma anche testimoni di speranza, in linea con il tema che guida e orienta l’Anno Santo, è stato questa mattina, 27 luglio, il vescovo Renato Tarantelli, vicegerente della diocesi di Roma, presiedendo nella basilica di Santa Maria in Trastevere la Messa in occasione della V Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. A concelebrare, il vescovo Dario Gervasi, segretario aggiunto del dicastero pontificio per i Laici, la famiglia e la vita, don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, e don Carlo Abbate, incaricato dell’Ufficio per la pastorale familiare del Vicariato.
All’indomani della memoria liturgica dei nonni di Gesù, Gioacchino e Anna, il presule ha richiamato «il passo biblico di Gioele tante volte ricordato per cui gli anziani faranno sogni e i giovani avranno visioni», a dire la speciale «capacità dei nonni di entrare in relazione con i giovani, ad esempio con i propri nipoti», anche e soprattutto in virtù «dell’esperienza di vita maturata», laddove «sappiamo bene che si conosce meglio e davvero quello che si è vissuto e di cui si è fatta esperienza». Allora, i nonni e gli anziani, ha riflettuto Tarantelli, che «hanno attraversato le varie tappe della vita e sanno cosa vuol dire essere giovani e adulti», sono in grado di offrire un riferimento importante e di spendersi per il bene delle nuove generazioni, orientandole, dato che «non guardano più per loro stessi al futuro, quando il loro corpo è infatti rivolto non tanto alla fine quanto alla vita eterna, ma guardano invece al futuro e hanno la mente rivolta in avanti per le nuove generazioni».
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27 luglio 2025