13 Settembre 2025

La riunione della Cel a Villa Campitelli

Villa Campitelli

Di seguito la nota diffusa dai vescovi del Lazio al termine della riunione della Conferenza episcopale laziale

Lunedì 13 gennaio, alle ore 9.30, presso Villa Campitelli a Frascati, si è riunita la Conferenza Episcopale Laziale. Dopo un saluto augurale da parte di sua eccellenza monsignor Mariano Crociata, vicepresidente, al cardinale Baldassare Reina, neopresidente, e al vescovo Renato Tarantelli Baccari, nuovo vicegerente di Roma, il cardinale presidente ha presentato lo strumento di lavoro per la fase profetica del cammino sinodale delle diocesi in Italia, illustrando i contenuti ed invitando i vescovi ad osservare le modalità e i tempi di lavoro stabiliti a livello regionale e diocesano. I vescovi hanno condiviso la proposta di lavorare insieme sulla scheda numero dieci circa il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana, anche alla luce di un lavoro comunitario in stile sinodale già intrapreso da oltre due anni dalla conferenza stessa.

È stato ascoltato poi don Lorenzo Ucciero, incaricato per la Pastorale Giovanile della regione ecclesiastica laziale circa il programma e la partecipazione del Giubileo dei Giovani e del Giubileo degli Adolescenti. Si è proceduto ad approvare poi il bilancio consuntivo 2024 e preventivo 2025 della Conferenza Episcopale Laziale. È stato poi espresso parere favorevole all’apertura delle cause di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio cardinale Bernardin Gantin e Lorenzo Cuneo, fedele laico della diocesi di Roma.

I vescovi hanno inoltre nominato monsignor Francesco Orazio Piazza, vescovo di Viterbo, a presidente della Commissione Regionale Cultura e Comunicazioni Sociali e monsignor Michele Di Tolve presidente della Commissione Regionale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università. Infine i vescovi hanno nominato don Federico Tartaglia, della diocesi di Porto e Santa Rufina, ad incaricato della Commissione Regionale per l’Evangelizzazione dei Popoli e la Cooperazione delle Chiese.

La Cel si riunirà nuovamente lunedì 3 marzo 2025.

14 gennaio 2025

Consulta delle aggregazioni laicali, l’incontro in Vicariato

«Essere un’unica grande famiglia, che non si chiuda nelle proprie realtà, ma che abbia sempre occhi e cuori spalancati al servizio del prossimo e del Signore». Questo l’invito che il cardinale vicario Baldassare Reina ha rivolto alla Consulta delle aggregazioni laicali della diocesi di Roma, riunita venerdì scorso nella Sala della Conciliazione, nel Palazzo Lateranense. All’incontro hanno partecipato oltre 70 delegati, rappresentanti di più di 50 realtà laicali, in un clima di dialogo e condivisione. Presenti all’evento anche il vescovo ausiliare e vicegerente della diocesi Renato Tarantelli Baccari e la segretaria della Cdal Lidia Borzì.

Quest’ultima, ringraziando il vicario per la tempestività di «questo prezioso momento di ascolto» e ripercorrendo il lavoro della Cdal in questi anni, «svolto sempre in spirito comunitario con il Comitato dei presidenti» ha sottolineato come «in un tempo segnato dall’individualismo e da crescenti forme di povertà, materiali, spirituali, educative e relazionali, l’impegno delle realtà laicali si rivela prezioso per contribuire a ricucire un tessuto sociale che sia più fraterno e solidale, nel segno delle connessioni stabili, come ci ha più volte chiesto il nostro amato vescovo Francesco». Da instaurare, ha proseguito, «tanto tra le organizzazioni laicali, quanto tra queste, le parrocchie e gli ambiti diocesani, per armonizzare e amplificare l’impegno di ciascuno».

Il cardinale Reina ha tracciato le coordiante del cammino futuro, ponendo l’accento su due parole chiave: unità e collaborazione: «Non basta coltivare solo il proprio ambito d’impegno, ma è necessario valorizzare la diversità dei carismi in un ottica d’insieme e guidati da un’anima non strategica ma spirituale». Ha esortato poi i presenti a «rischiarare lo sguardo e avere il coraggio di osare per lasciare segni concreti di speranza nella città, a favore delle famiglie, dei bambini, degli anziani, dei senzatetto e dei poveri tutti».

Un appello accolto con grande slancio dai delegati, che hanno partecipato numerossimi al dibattito, rappresentando grande apprezzamento nei confronti del parole del vicario ed esprimendo la disponibilità ad aprirsi e confrontarsi per lavorare in sinergia su obiettivi comuni, come richiesto anche da monsignor Tarantelli. Il vescovo vicegerente, nelle sue conclusioni, offrendo ampia disponibilità a supportare il lavoro della Cdal dal punto di vista logistico e organizzativo, ha ribadito: «Il carisma della diocesi di Roma si accresce attraverso le iniziative portate avanti dalle realtà laicali ed è fondamentale individuare tematiche d’impegno su cui unirsi per realizzare dei progetti condivisi». L’incontro si è conluso con un momento di preghiera guidato dal cardinale Reina.

14 gennaio 2025

Partecipa agli Esercizi Spirituali ad Ariccia

Partecipa agli Esercizi Spirituali ad Ariccia

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria Stella Matutina

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria Stella Matutina

Inaugurazione Anno Accademico ISSR “Ecclesia Mater”

Inaugurazione Anno Accademico ISSR “Ecclesia Mater”

Partecipa alla Conferenza Episcopale Laziale

Partecipa alla Conferenza Episcopale Laziale

Esercizi spirituali per sacerdoti, diaconi e consacrati a Fatima (ORP)

Esercizi spirituali per sacerdoti, diaconi e consacrati a Fatima (ORP)

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria Stella Matutina

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria Stella Matutina

Incontri di formazione per le Religiose che operano nella Pastorale Sanitaria – ore 15.30 Sala Conferenze Pontifico Seminario Romano – Uff. Sanità

Incontri di formazione per le Religiose che operano nella Pastorale Sanitaria – ore 15.30 Sala Conferenze Pontifico Seminario Romano – Uff. Sanità

Basilica di San Giovanni in Laterano: beatificazione di don Giovanni Merlini

Basilica di San Giovanni in Laterano: beatificazione di don Giovanni Merlini

Festa del Señor de Esquipulas (Comunità del Guatemala) – Chiesa di Santa Maria della Luce (Uff. Migrantes)

Festa del Señor de Esquipulas (Comunità del Guatemala) – Chiesa di Santa Maria della Luce (Uff. Migrantes)

Il valore della cultura religiosa e il patrimonio storico italiano

Di seguito una riflessione del vescovo Michele Di Tolve, pubblicata su “Vita pastorale”, sull’insegnamento della religione cattolica a scuola

Credo sia il caso di fare un discorso chiaro sull’“ora di religione” a scuola. Ma anche sui contenuti, la metodologia, la preparazione degli insegnanti e il rapporto con le altre discipline. E, non ultimo, sull’inserimento in ruolo degli insegnanti di religione. L’insegnamento della religione (IRC) dipende dal Concordato del 1929, che così recita all’articolo 36: «L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato». L’Accordo di revisione del Concordato del 1985 stabilisce, a mio avviso, una continuità e un orientamento nuovo, quando dice: «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i princìpi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado». Più che evidente la continuità con il passato, ma è anche da evidenziare il nuovo assetto dell’IRC, che viene messo in relazione non con l’istruzione pubblica, ma con il patrimonio culturale del popolo italiano e sempre in rapporto con le finalità della scuola. Sono due le sottolineature da evidenziare: da una parte per chiarire le caratteristiche di un insegnamento che si inserisce nella formazione culturale dell’alunno affinché possa “decodificare” tutto il patrimonio culturale ed europeo, che per il 95% è composto da contenuti che si riferiscono al cristianesimo e alle religioni; dall’altra per distinguere l’IRC dalla catechesi. Ma valore culturale del cattolicesimo non significa insegnamento dimezzato, ma conoscenza precisa nella sua interezza, che comprende contenuti della fede, aspetti di vita, espressioni di culto e quant’altro è necessario per apprenderlo. Il tutto orientato alle finalità scolastiche che sono di conoscenza della cultura italiana, che non si può spiegare e conoscere in tutte le sue forme (letteratura, arte, musica…) senza il cattolicesimo.

«Tale insegnamento», diceva già il Concordato del ’29, «sarà dato a mezzo di maestri e professori, sacerdoti o religiosi, approvati dall’autorità ecclesiastica e sussidiariamente a mezzo di maestri e professori laici, che siano a questo fine muniti di un certificato di idoneità da rilasciarsi dall’Ordinario diocesano». Nel protocollo addizionale alla revisione del Concordato viene ribadito che «l’insegnamento della religione cattolica è impartito da insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica, nominati, d’intesa con essa, dall’autorità scolastica». E lo stesso si dice degli insegnanti delle scuole materne ed elementari. In una contestazione studentesca, qualche anno fa, si invitava a boicottare l’ora di religione perché i docenti «non soltanto saranno scelti dalla Curia e pagati dallo Stato, ma saranno assunti per legge». E sempre in quel pianeta così variegato del mondo giovanile è facile cogliere una certa ereditarietà e debito verso una cultura laicista e anticlericale, che fa dire ai giovani: «Si faccia la Chiesa le sue scuole e lì dia i suoi insegnamenti religiosi».

Vorrei dire che non la Chiesa ma lo stesso Stato deve nelle scuole pubbliche avere il coraggio di trasmettere la genuina cultura del popolo italiano che respira cristianesimo e cattolicesimo in specie da tutti i suoi pori. Anche espressioni di dissenso con il cattolicesimo non si possono comprendere senza il confronto con quella matrice culturale che viene contestata. Ma ancor di più coloro che vorrebbero un insegnamento di storia delle religioni, ignorano che gli studenti non chiedono di sapere la storia, ma cercano il senso, il significato dentro ogni percorso storico, e questo non è possibile se non a partire da un’identità. A ognuno il suo compito: alla Chiesa quello di far crescere nella fede una comunità nazionale che oggi stenta a riconoscere nel cattolicesimo la sua identità; alla Scuola pubblica (statale e paritaria) l’impegno di non far perdere traccia di quelle radici. Nel concorso si richiede, come condizione, il decreto di idoneità dell’autorità ecclesiastica. Se lo facesse lo Stato allora non sarebbe più uno Stato laico, ma confessionale. È qui che l’atipicità di tale insegnamento ha la sua radice ed espressione. A molti è sembrata un’ingerenza nelle cose della “res-pubblica”. Concludo col dire che è obbligo di giustizia dare un assetto giuridico all’IRC e ai relativi docenti, ma è certo un dovere ineludibile guardare a tale insegnamento con fiducia, affinché un allievo sappia rendere ragione della sua cultura e confrontarsi con altre culture e religioni, nel pieno rispetto di tutti. Il fatto che ci sia l’ora del “nulla” piuttosto che l’ora di attività alternativa, fa paura perché ancor più ragazzi sceglierebbero di partecipare all’IRC. Siamo in un momento in cui proprio la mancanza di senso della vita, porta i ragazzi a togliersi la vita non sopportandone il peso e la fatica. E ci sono persone che fanno ancora polemica sull’esistenza dell’IRC che, nonostante gli attacchi ripetuti, continua a essere scelta, anche se taluni dirigenti scolastici fanno di tutto per far sì che i ragazzi non la frequentino. Una scuola che preferisce avere i ragazzi per strada e non nelle aule a cercare il senso della vita, attraverso la bellezza di tutta la cultura, anche quella nata dal cristianesimo e da altre religioni, non è a rischio di fallimento totale, sia culturale che educativo?

11 gennaio 2025

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