San Vincenzo de’ Paoli (Ostia)
Ore 10:00 Apertura Porta Santa Basilica di San Giovanni in Laterano
Ore 10:00 Apertura Porta Santa Basilica di San Giovanni in Laterano
Per i sacerdoti che desiderano concelebrare sono a disposizione dei biglietti presso l’Ufficio Liturgico (al secondo piano del Palazzo Lateranense) che possono essere ritirati entro venerdì 20 dicembre (mercoledì 18 dalle 14.30 alle 17.00; giovedì 19 e venerdì 20 dalle 8.30 alle 13.00). I fedeli che vorranno partecipare alla celebrazione del 29 dicembre non necessitano di biglietto.
Inaugurata la nuova piazza San Giovanni in Laterano
Fontane a raso con zampilli e nebulizzatori, sanpietrini, strisce di prato. E’ stata inaugurata oggi (sabato 28 dicembre 2024), alle ore 16, la nuova piazza San Giovanni in Laterano, dopo i lavori di risistemazione iniziati ad aprile e durati diversi mesi. La piazza è stata inaugurata alla vigilia dell’apertura della Porta Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano, che avverrà domani mattina alle ore 10.
Ad aprirla sarà il cardinale vicario Baldo Reina, che ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione di oggi pomeriggio; presenti anche il pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione l’arcivescovo Rino Fisichella, il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessora ai Lavori pubblici Ornella Segnalini, la soprintendente speciale di Roma Daniela Porro, il presidente del VII Municipio Francesco Laddaga.
L’intervento di piazza San Giovanni interessa una superficie di 18mila metri quadri e ha un costo complessivo di 15 milioni di euro, grazie ai finanziamento dei fondi giubilari. Il progetto è stato realizzato dalla società di architettura OneWorks e prevede una ripavimentazione che richiama i motivi cosmateschi della basilica. Inaugurata anche la nuova illuminazione artistica della facciata della cattedrale, curata da Areti.
Il nuovo volto della piazza antistante alla basilica è «un’immagine che ci stimola – ha affermato il cardinale Reina -. Ricorda il nostro essere Chiesa sulla soglia. Una piazza aperta alla città è un appello al nostro essere Chiesa attenta a tutti coloro che la vivono». Con la nuova pavimentazione la piazza, vista da lontano, sembra aprirsi come due braccia che accolgono. Proprio come la Porta Santa di San Giovanni che è l’immagine «delle braccia aperte di Dio», ha aggiunto il vicario riflettendo sul fatto che il Giubileo si è aperto al termine del percorso sulle (Dis)uguaglianze promosso dalla diocesi di Roma in occasione dei 50 anni del convegno sui “mali di Roma”. «È provvidenziale – ha aggiunto -. È l’invito ad essere attenti alle tante disuguaglianze della nostra città. L’apertura della Porta Santa di San Giovanni non può essere solo un gesto legato alla pietà di ognuno ma un gesto al quale corrispondere con una apertura reale della nostra vita e del nostro cuore».
Per il sindaco Gualtieri: «Ora abbiamo una piazza più adeguata a una basilica storica come San Giovanni in Laterano, una piazza con splendide pavimentazioni in marmo, con l’acqua, con del verde, un intervento che chiuderemo in anticipo sul cronoprogramma nella sua configurazione finale: era previsto per marzo ma chiuderemo a febbraio. Nonostante lo stop per i ritrovamenti archeologici, siamo riusciti ad aprire la piazza per l’apertura della Porta Santa: un risultato altro straordinario che testimonia la validità del metodo Giubileo».
28 dicembre 2024
Santa Messa presso la parrocchia Sant’Andrea Avellino
Santa Messa presso la parrocchia Sant’Andrea Avellino
L’indizione della visita pastorale alla diocesi di Roma – La lettera del cardinale vicario
«Non solo “con voi”, ma “tra voi”». Usa questa formula, il cardinale vicario Baldo Reina per annunciare, in questo tempo di Avvento e in coincidenza con l’avvio del Giubileo della Speranza, la visita pastorale alla diocesi di Roma. Di seguito il testo integrale.
Carissimi,
vi raggiungo con questa lettera animato da un profondo desiderio di comunione e condivisione per essere non solo “per voi” ma “tra voi” (Mc 10,43) che sostanzia la qualità relazionale del servizio che il Maestro ha affidato a ogni comunità di discepoli perché non si ceda mai alla tentazione del potere ma si coltivi il desiderio di comunione per servire la Chiesa.
L’inizio del Giubileo e la scelta del Santo Padre di chiamarmi al delicato servizio di suo vicario per la Diocesi di Roma mi spingono a ricercare un rapporto di maggiore conoscenza con ogni realtà di cui si compone la Diocesi e di tutte le persone che l’arricchiscono, così da poter dare corpo al mistero di comunione che deve poter sempre trasparire dal santo popolo di Dio. La comunione in Cristo la si realizza nel segno del comune battesimo e della partecipazione di tutti in vista della missione per il Regno di Dio. Essere popolo missionario è credere e operare insieme per il Vangelo. Infatti siamo stati costituiti come unico corpo, e questa nostra chiesa si edifica attraverso il servizio alle realtà che in ogni forma esprimono bisogno di salvezza.
In questo momento mi afferra l’evidenza che nulla potrei fare senza i presbiteri e i diaconi, senza le associazioni, i gruppi di volontariato, gli operatori pastorali, i religiosi e le religiose. Tendo ora la mia mano per cercare le vostre dove riverbera quanto il nostro Signore Gesù continua a donare attraverso ciascuno. Il dono di Dio ci precede sempre e anche noi possiamo essere sorpresa del gratuito per chi incontriamo. Le sue parole –“questo è il mio corpo, mangiatelo” – non solo costituiscono la forma della Chiesa, una e in comunione di carismi e ministeri, ma vigilano permanentemente sul come essere chiesa.
Per chi come me inizia un’esperienza nuova è necessario darsi un tempo per conoscere e farsi conoscere. Tra le responsabilità che mi sono affidate c’è quella di custodire e di orientare una visione di chiesa, per cui è necessario elaborare i delicati processi che sostengono le decisioni. Sarebbe insensato pensare questo come una pratica solitaria. Il vescovo come i padri e le madri nella vita familiare hanno compiti che afferiscono alla loro condizione che spesso prevedono l’impossibilità di delega. E come si devono mettere in conto errori e incomprensioni, bisogna accettare anche la solitudine. Ma nell’esperienza pastorale dobbiamo imparare a non presumere di poter fare da soli, specialmente in questo tempo dove la complessità delle situazioni esistenziali deve distoglierci dall’illusione dell’autosufficienza. Così nei diversi territori che caratterizzano la nostra Diocesi dobbiamo essere capaci di riconoscere la dignità e il valore di ogni persona impedendo che le differenze, anche di fede, possano impedire la collaborazione.
Ho voluto scrivervi in questo tempo di Avvento, nell’imminenza di celebrare la nascita di Gesù, segno permanente della prossimità di Dio, per comunicarvi il mio bisogno e la mia attesa di incontrarvi, conoscervi, per dialogare, incoraggiarci, ringraziare, chiedere perdono, correggerci, aiutarsi a ricominciare. Con queste intenzioni desidero farvi sapere che a partire dal prossimo mese di gennaio inizierò la visita pastorale alla nostra Diocesi. È lo strumento che da secoli la Chiesa affida ai pastori affinché dedichino del tempo alla conoscenza delle singole comunità, ne ascoltino le gioie e i dolori, riconoscano i carismi e colgano i segni attraverso cui individuare insieme i passi di crescita da compiere. Unito alle necessarie scelte programmatiche ed organizzative di questa esperienza pastorale vorrei che avvertiste il mio desiderio di abbracciare ognuno fraternamente.
Nei prossimi giorni Vi comunicherò le modalità precise di tale visita; intanto Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera; implorate il Signore perché io possa vivere questo servizio con semplicità e gioia.
Consapevole delle fatiche di ognuno Vi accompagno costantemente con la preghiera affinché, insieme, possiamo edificare una comunità sempre più fedele al Vangelo per essere pellegrini e testimoni di speranza.
Baldo Card. Reina
21 dicembre 2024
“Festa della Riconoscenza”: mattinata di festa con i bambini degli oratori (COR)
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Santa Messa con gli ammalati oncologici – Santa Maria della Consolazione al Foro Romano
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San Lorenzo al Verano – Santa Messa con i Diaconi Permanenti della Diocesi
San Lorenzo al Verano – Santa Messa con i Diaconi Permanenti della Diocesi
Francesco ha aperto la Porta Santa anche nel carcere di Rebibbia
Mentre fuori era ancora buio e Roma dormiva, l’attività all’interno del nuovo complesso di Rebibbia era già frenetica alle 6.30 di questa mattina, 26 dicembre. Per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta Santa è stata aperta all’interno di un carcere. Nel giorno in cui la chiesa ricorda santo Stefano, il primo martire, Papa Francesco ha presieduto il rito nella cappella del carcere romano dedicata al Padre Nostro. Il pontefice, accostandosi alla Porta, ha ricordato: «La prima l’ho aperta a Natale a San Pietro ma ho voluto che la seconda fosse qui, in un carcere perché tutti, chi è dentro e chi è fuori, avessero la possibilità di spalancare le porte del cuore. Sia per tutti un impegno a guardare al nostro avvenire con speranza». Già nella bolla di indizione del Giubileo, “Spes non confundit”, Francesco aveva espresso il desiderio di farsi pellegrino di speranza in un luogo di reclusione.
Bergoglio si è avvicinato alla Porta, ornata con fiori bianchi, e, come prevede il rito, l’ha oltrepassata per primo, seguito dal vescovo Benoni Ambarus, ausiliare di Roma, incaricato per l’ambito della Diaconia della carità, da alcuni detenuti e agenti della polizia penitenziaria. Durante la breve omelia, tenuta completamente a braccio, ha ribadito che «aprire la porta significa aprire il cuore, ed è questo che fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano a vivere, sono duri come pietre e si dimenticano della tenerezza. La grazia del Giubileo è quella di aprire i cuori alla speranza che non delude mai».
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