Partenza dei campi estivi di formazione del Cor.
A Lourdes in diretta: il pellegrinaggio diocesano trasmesso in tv
Dal 24 al 27 agosto la diocesi di Roma promuove, come ogni anno, il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes guidato dal cardinale vicario Angelo De Donatis, con l’organizzazione dell’Opera romana pellegrinaggi. È il primo pellegrinaggio della diocesi in tempo di pandemia: un cammino di ringraziamento e di affidamento alla Vergine Maria, che ha accompagnato e ispirato la preghiera della diocesi fin dall’inizio del lockdown, con le celebrazioni quotidiane al santuario della Madonna del Divino Amore. Proprio per via della situazione sanitaria, buona parte del pellegrinaggio verrà trasmesso in televisione, in modo da consentire ai fedeli che non potranno partecipare fisicamente al cammino di essere uniti nella preghiera.
Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre, 18 di tivusat e 157 di Sky) trasmette, a partire da lunedì 24, alle ore 18, come di consueto, il Santo Rosario, con la Messa alle ore 19 dalla Grotta di Massabielle; lo stesso avverrà nelle giornate di martedì e mercoledì. Telepace (canale 73 e 214 in hd, 815 di tivusat e 515 di Sky) propone invece, oltre al Rosario delle 18 e alla Messa delle 19, alcune testimonianze in diretta alle ore 18.30 nella giornata di lunedì; nei giorni di martedì e mercoledì ci saranno invece due appuntamenti in diretta, alle 11.30 e alle 18.30, mentre giovedì soltanto alle 11.30. Il 27 inoltre, alle ore 8.45, Telepace proporrà in diretta la Messa conclusiva del pellegrinaggio. Su Nsl (canale 74 del digitale terrestre) andrà in onda il “Diario del pellegrinaggio” il 25, il 26 e il 27 alle ore 20; domenica, poi, alle 9.30, uno speciale sull’iniziativa diocesana. Ancora, la Messa delle 19 verrà trasmessa sulle pagine Facebook di Ewtn Vatican, Ewtn Vaticano, Aci Stampa. Previsti anche servizi sui canali Rai. Il pellegrinaggio potrà essere seguito anche sui social media della diocesi di Roma e dell’Opera romana pellegrinaggi.
«Quando si parte in pellegrinaggio non si va mai a pregare solo per se stessi – sottolinea il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma don Walter Insero –; trasmettere e raccontare alcuni momenti in televisione o sui social sarà un modo per condividere questa esperienza spirituale che tradizionalmente viviamo alla fine dell’estate, un modo per sentire ancor più forte la nostra appartenenza alla comunità diocesana che si riunisce come popolo in preghiera. Sarà l’occasione per portare alla Grotta delle apparizioni quanti non potranno fisicamente esserci, perché magari anziani o malati, ma che potranno vivere così questa esperienza in comunione con gli altri fedeli, con il cardinale vicario e i vescovi ausiliari e con i sacerdoti presenti».
«Andremo a Lourdes per ringraziare la Vergine Maria e per affidarci una volta di più alla sua protezione materna», dichiara don Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi. «Per dare nuovo vigore alla vita delle nostre comunità ed al nostro spirito missionario, abbiamo deciso di ritornare nei luoghi santi, dove più forte è l’azione dello Spirito, la vera sorgente dell’evangelizzazione – riflette il sacerdote –. Abbiamo molti motivi per prenderci un tempo di preghiera in questi luoghi di speciale vicinanza al Signore. Possiamo ringraziarlo per aver protetto le nostre vite, ma anche chiedere aiuto per tutte le nostre necessità, così come consegnare nelle sue mani tutte le persone a noi care. Diamo alla nostra città un’occasione di rinforzare la fiducia e la speranza, di sentirci confortati e rassicurati, di crescere in un vero senso di solidarietà».
La partenza, come detto, è prevista il 24 agosto, a bordo di voli Albastar, dall’aeroporto di Roma Fiumicino. Arrivati a Lourdes, i partecipanti alloggeranno in albergo e ogni giorno potranno prendere parte a catechesi e, celebrazioni, tutto nel rispetto delle disposizioni sanitarie. Il pellegrinaggio sarà aperto dalla presentazione del documentario “Lourdes”, dei registi francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, acclamato dalla critica in Francia e presentato alla Filmoteca Vaticana il 13 febbraio scorso. Al cammino diocesano prenderanno parte anche i vescovi ausiliari monsignor Paolo Ricciardi e monsignor Guerino Di Tora.
21 agosto 2020
San Bernardo e la visione della Scala del Cielo
Il giorno 20 di questo mese di agosto facciamo memoria di uno dei santi mariani per eccellenza, colui che viene conosciuto per essere il cantore della Vergine per antonomasia, San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153).
Oltre ad essere il membro più famoso dei Cistercensi, fondati da Roberto di Molesmes a Cîteaux, è anche conosciuto per il suo carattere fermo e deciso nel vivere pienamente la regola di vita del suo ordine e per essere instancabile nell’esortare tutti alla santità.
Come spesso è accaduto nella gloriosa storia della nostra città di Roma, anche San Bernardo ha toccato il suolo romano. Era infatti l’anno 1138 quando il papa Innocenzo II decise di affidare la custodia dell’Abbazia dei Santi Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane all’ordine dei Cistercensi.
Allora come oggi, il complesso abbaziale delle Tre Fontane, anche se con le dovute differenze, vanta tre chiese molto importanti: la chiesa del martirio di San Paolo, dov’è custodita la colonna sulla quale, secondo la tradizione, è avvenuta la decapitazione dell’Apostolo delle Genti; la chiesa di Santa Maria in Scala Cœli, che nella cripta custodisce la prigione dove San Paolo trascorse le ultime ore prima del martirio, e la chiesa abbaziale vera e propria.
Al tempo di San Bernardo la Chiesa di Santa Maria in Scala Cœli, che già sorgeva sui resti di un antico tempio pagano, era un oratorio dedicato ai Santi Zenone e compagni martiri, soldati romani cristiani condannati a morire alle Tre Fontane dopo essere stati sfruttati dall’imperatore Diocleziano per la costruzione delle sue terme.
Precisamente in quest’oratorio, alla presenza dello stesso papa Innocenzo II, San Bernardo, mentre celebrava la Santa Messa, ebbe la visione delle anime del Purgatorio che su una scala venivano portate dagli angeli in Cielo, dove erano accolte da Maria. È stata proprio questa visione che ha dato il nome attuale alla chiesa: Santa Maria in Scala Cœli.
La chiesa, a pianta ottagonale in laterizio e travertino, risale al XVI secolo e i lavori furono iniziati nel 1582 da Giacomo della Porta su commissione di Alessandro Farnese. L’edificio presenta lungo i suoi lati tre absidi e la tela che rappresenta la visione di San Bernardo, di Desiderio de Angelis, è ospitata nell’abside alla sinistra dell’ingresso ed è incorniciata da due colonne con capitelli corinzi.
Nella tela vediamo il Santo intento a celebrare la santa Messa di suffragio per le anime del Purgatorio e sulla sinistra in basso possiamo vedere le anime sante, immerse nel fuoco purificatore del Purgatorio che, grazie al Santo Sacrificio della Messa, salgono al Cielo accompagnate dagli angeli e accolte alle porte del Paradiso da Colei che è la Ianua Cœli, la Porta del Cielo, Maria Santissima.
Quando si parla di San Bernardo, infatti, non si può trascurare il suo amore alla Vergine Maria alla quale soleva rivolgersi con affetto incondizionato e con fiducia senza pari. Facciamo nostra, in questo mese di agosto, una delle più belle preghiere scritte da Bernardo, che mostra la sua totale fiducia in Maria Santissima, e rinnoviamo ogni giorno il nostro amore a Lei, Aiuto dei cristiani e Porta del Cielo:
Ricordati, o piissima Vergine Maria,
non essersi mai udito al mondo
che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio,
implorato il tuo aiuto,
chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato.
Animato da tale confidenza,
a te ricorro, o Madre, Vergine delle Vergini,
a te vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro.
Non volere, o Madre del Verbo,
disprezzare le mie preghiere,
ma ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.
Articolo a cura delle Missionarie della Divina Rivelazione
E’ entrato nella luce della Resurrezione il padre di don Antony Chako
Il Cardinale Vicario Angelo De Donatis,
il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma,
sono vicini al dolore di don Antony Thekkekalathunkal Chako,
per la morte del sua caro papà
signor Chako
di anni 91
e, assicurando preghiere di suffragio, invocano Dio Padre,
ricco di misericordia, perché conceda a Chaco il premio
della vita eterna e dia conforto ai suoi familiari.
Il 15 settembre alle ore 18, nella Parrocchia della Trasfigurazione di Nostro
Signore Gesù Cristo (Piazza della Trasfigurazione, 2), verrà celebrata una Messa di
suffragio.
Solidarietà al Libano: un fondo straordinario da 25mila euro
Un fondo straordinario per le prime emergenze di 25 mila euro, una colletta nelle comunità parrocchiali di Roma e l’invito alla preghiera. Così la Chiesa di Roma, su iniziativa del cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, aderisce all’appello alla solidarietà che il Santo Padre ha pronunciato a favore della città di Beirut e della Chiesa del Libano duramente colpite dall’esplosione avvenuta lo scorso 4 agosto.
«Preghiamo – ha detto Papa Francesco – per le vittime e i loro familiari, e per il Libano, perché con l’impegno di tutte le componenti politiche, sociali e religiose possa affrontare questo momento così tragico e doloroso e con l’aiuto della comunità internazionale possa superare la grave crisi che sta attraversando».
Mentre continua a crescere il numero delle persone decedute, attualmente circa 150, e dei feriti che sono più di 5 mila, si parla di oltre 300 mila sfollati. «È una situazione terribile e disastrosa e ci troviamo nella confusione più totale», riferisce Rita Rhayem, direttore di Caritas Libano, il cui staff si è immediatamente attivato per soccorrere le persone colpite dall’esplosione. Solo nella giornata di ieri la Caritas Libano ha distribuito 2.300 pasti caldi, acqua e attivato un presidio sanitario. «La situazione è critica e questa è la prima volta che affrontiamo un’emergenza di tale portata. La situazione è apocalittica, ma noi non ci fermiamo e andiamo avanti per aiutare tutte le persone in difficoltà», sottolinea Rhayem. «Vi sono molti morti e molti feriti, e da un punto di vista sanitario il quadro probabilmente peggiorerà rapidamente a causa degli effetti dei gas tossici. Caritas Libano si sta preparando a questa eventualità, ma i nostri centri sanitari non hanno mezzi per affrontare una simile evenienza e le operazioni di salvataggio sono rese ancora più difficili dalla mancanza di elettricità». Anche il quartier generale di Caritas Libano è stato gravemente danneggiato dall’esplosione.
La catastrofe colpisce un paese già piegato da una pesante crisi economica e sociale acuitasi nell’ultimo anno: più di un quarto della popolazione vive con meno di 5 dollari al giorno. Dall’ottobre 2019, migliaia di persone hanno riempito le piazze del Paese per protestare contro la corruzione endemica dell’establishment politico, alimentata dal sistema “confessionale” che genera povertà.
A questo si aggiunge l’altissimo numero di rifugiati ospitati nel paese: circa un milione – quasi tutti siriani colpiti da una guerra che dura da 10 anni – su 4,5 milioni di abitanti compresi i cittadini palestinesi rifugiati negli anni precedenti. Il Libano è tra i paesi al mondo con il più alto numero di profughi in rapporto alla popolazione: ogni mille abitanti se ne contano più di 150. Moltissimi fra i profughi non hanno un’identità legale: niente documenti, niente lavoro, niente diritti. Un quadro complesso in un paese sempre più alla fame.
È possibile contribuire con donazioni al conto corrente postale 001021945793 intestato a Fondazione “Caritas Roma” – ONLUS (Via Casilina Vecchia 19), causale “Libano 2020”; bonifico bancario Banco Posta IBAN: IT 50 F 07601 03200 001021945793.
6 agosto 2020
Il vicario ai sacerdoti di Roma: «Chiedo per voi il dono della compassione»
Nel giorno della memoria liturgica del Curato d’Ars, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha voluto scrivere una lettera ai sacerdoti della Diocesi di Roma. Il porporato – si legge nel testo – ha chiesto per loro, per intercessione di San Giovanni Maria Vianney, il dono della compassione e della vicinanza amorevole al Santo popolo fedele di Dio.
Il vicario ha poi ripreso le parole di Papa Francesco, nella lettera del 31 maggio scorso, sia Dio “a insegnarci ad accompagnare, curare e fasciare le ferite del nostro popolo, non con timore ma con l’audacia e la prodigalità evangelica della moltiplicazione dei pani; con il coraggio e la premura e la responsabilità del samaritano; con la gioia e la festa del pastore per la sua pecora ritrovata…”.
Leggi la lettera del Cardinale
4 agosto 2020
Pellegrinaggio di formazione per giovani 18-35 anni in Scozia e Inghilterra
Pellegrinaggio di formazione per giovani 18-35 anni in Scozia e Inghilterra, a cura dell’Ufficio catechistico.
Servizio al Cottolengo di Torino per giovani dai 18 anni (II turno), a cura del Servizio per la pastorale giovanile
Servizio al Cottolengo di Torino per giovani dai 18 anni (II turno), a cura del Servizio per la pastorale giovanile.
E’ tornata alla casa del Padre Rosina, mamma di don Massimiliano Nazio
Il Cardinale Vicario Angelo De Donatis,
il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma,
sono vicini a don Massimiliano Nazio per la morte della sua cara mamma
Rosina di anni 88
e, assicurando preghiere di suffragio, invocano Dio Padre della vita, ricco di misericordia, perché conceda a Rosina il premio della vita eterna e dia conforto ai suoi familiari.
I funerali si svolgeranno lunedì 3 Agosto 2020, alle ore 10.00, presso la Parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret.
Lezioni scolastiche in parrocchie ed enti ecclesiali: firmato il protocollo di intesa
Il cardinale vicario Angelo De Donatis, la sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi e il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per il Lazio Rocco Pinneri hanno firmato questa mattina il protocollo di intesa «finalizzato alla formalizzazione della comune intenzione di elaborare e attuare un “Progetto di collaborazione per la ripresa dell’attività scolastica ed educativa in Roma”». Il documento stabilisce che parte delle prestazioni didattiche pubbliche si possano svolgere, nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile, negli spazi ecclesiastici.
«Roma Capitale e Città metropolitana di Roma Capitale procederanno, con l’ausilio dell’Ufficio scolastico regionale per il Lazio e dei competenti dirigenti scolastici, all’effettuazione di una ricognizione dei fabbisogni di ulteriori spazi utili e segnaleranno al Vicariato le esigenze rilevate, specificando altresì l’area urbana di interesse e fornendo, per ciascun istituto, informazioni sulla popolazione scolastica servita». Dal canto suo, il Vicariato farà da tramite con le parrocchie e gli altri enti religiosi, che «metteranno a disposizione, secondo le proprie possibilità, ambienti chiusi e aree scoperte che possano consentire ai diversi istituti di ampliare lo spazio-scuola e rispettare con maggiore cura le indicazioni (in primis il “distanziamento fisico”) fornite dalle autorità governative e sanitarie per prevenire, nel contesto scolastico, forme di contagio da Covid-19».
Una volta individuate le esigenze degli istituti e le disponibilità delle parrocchie, «Roma Capitale e Città metropolitana – ciascuna nell’ambito delle proprie competenze, sentiti i dirigenti scolastici e con l’ausilio dell’Ufficio scolastico regionale per il Lazio – elaboreranno i necessari interventi di adattamento e ristrutturazione funzionale sugli ambienti e aree scoperte che verranno utilizzati per l’attività didattica». Tutti gli interventi saranno a carico delle parti proponenti, ma dovranno essere sottoposti al Vicariato di Roma.
Sarà cura di Roma Capitale e Città metropolitana attivarsi anche per la necessaria copertura assicurativa e per garantire la pulizia e il decoro degli spazi utilizzati. I rapporti tra istituzioni, parrocchie o enti religiosi e scuole verranno regolati tramite specifici contratti di comodato, per stabilire nel dettaglio orari, ambienti utilizzati, tipologia di attività da svolgere.
Il protocollo è valido fino al termine dell’anno scolastico 2020-2021, ma non è escluso che possa essere prorogato, «in base sia all’esperienza maturata nell’attuazione del Progetto sia all’andamento della situazione epidemiologica generale».
«Questa feconda sinergia, nata nel contesto di una grave emergenza sanitaria, assume anche un grande valore storico e sociale. Rivela l’importanza dell’imprescindibile cooperazione tra le istituzioni civili e la comunità ecclesiale, necessaria per il perseguimento del bene comune di tutti i cittadini della nostra città. È una gioia e una grande soddisfazione aver avviato questa collaborazione. Ringrazio la sindaca Virginia Raggi, il capo di gabinetto Stefano Castiglione, le assessore Veronica Mammì e Linda Meleo, l’Ufficio scolastico regionale per il Lazio nella persona del direttore generale Rocco Pinneri». Sono le parole del prelato segretario generale del Vicariato monsignor Pierangelo Pedretti, che ringrazia anche tutti i sacerdoti, a nome del cardinale vicario, «per la generosità e lo spirito di collaborazione dimostrati fin dall’inizio – dichiara –, nel mettere a disposizione gli ambienti delle parrocchie e degli enti ecclesiali per l’incremento degli spazi-scuola presenti nei nostri quartieri».
29 luglio 2020
Papa Luciani, un sorriso che risplende ancora
Pubblichiamo le riflessioni di monsignor Antonio Panfili, vicario episcopale per la vita consacrata della nostra diocesi, dopo la visita al Musal, il Museo dedicato ad Albino Luciani. La visita risale a qualche giorno fa, durante la vacanza in Val di Fassa promossa dal Servizio diocesano per la formazione permanente del clero.
Può capitare in montagna una giornata in cui sia prevista pioggia. Si cercano allora programmi alternativi con visite culturali. È quello che è successo a noi che eravamo a Soraga – Val di Fassa – per un corso di formazione permanente con i presbiteri del 10°, 20°, 30° anniversario di ordinazione guidati dal cardinale vicario, dal vescovo Libanori e dal vescovo Palmieri. Mercoledì 15 luglio non potendo fare l’escursione in montagna ci siamo recati a Canale d’Agordo (Belluno) per visitare la Casa Natale di Papa Giovanni Paolo I.
Siamo stati accolti dal direttore del Museo Musal (Museo Albino Luciani), che con affabilità e professionalità ci ha guidati prima nella chiesa parrocchiale dove è “cresciuta” la fede di Albino Luciani (che è stato battezzato in casa per motivi di salute) e poi nella casa vatale. Nella parrocchia, intitolata a San Giovanni Battista, il piccolo Albino ha ricevuto la Comunione e la Cresima e vi ha celebrato la prima Messa da neo sacerdote!
Con raccoglimento il cardinale ha presieduto la Santa Liturgia e noi tutti abbiamo concelebrato; il vescovo Paolo Ricciardi, appena unitosi a noi, ha proferito l’omelia ricordando in sintesi che “il Papa del sorriso” aveva cercato di parlare a tutti, piccoli (la sua gente) e colti (con il libro “Illustrissimi”), poveri e ricchi (le sue origini e il ministero a Venezia) fino alla soglia di Pietro dalla quale si è rivolto a tutto il mondo e agli uomini di buona volontà (con l’originalità che gli ha ispirato lo Spirito). Dopo la celebrazione c’è stata la visita alla casa natale di Papa Luciani e al Museo cittadino a lui intitolato.
E se la semplicità e la povertà dignitosa regnava nella abitazione della famiglia di contadini e lavoratori che lo ha generato e forgiato come cristiano e presbitero veneto, nel Museo invece – strutturato in più piani e con un percorso molto intelligente e articolata – abbiamo tutti potuto verificare come la Chiesa Agordina fosse vitalissima nei suoi parroci e nei suoi pastori.
Pur nella mancanza di mezzi, i parroci facevano di tutto per creare lavoro per la loro gente (le prime cooperative furono fondate proprio nella Valle d’Agordo) e cultura per il popolo (anche i primi cinematografi della Valle furono realizzati nei saloni parrocchiali). Tale vivacità di cultura e catechismo generava tante vocazioni sacerdotali e missionarie, frutto e risultato di un tessuto cristiano e popolare “impregnato” profondamente dei valori cristiani ed evangelici più autentici.
Le famiglie patriarcali curavano i figli portatori di handicap nella cerchia domestica (la sorella poco più grande di Papa Luciani era sordomuta eppure ha insegnato al piccolo Albino i fondamenti e le materie scolastiche … poi si sarebbe fatta suora al Cottolengo di Torino) e valorizzavano gli anziani nella custodia della memoria familiare come patrimonio di sapienza!
Anche la guerra, la Grande Guerra del 15-18, è stata vissuta nell’infanzia da Papa Luciani lasciandogli un ricordo di devastazione e profonda esperienza di “fame fisica e morale!” (citava spesso il Papa quei momenti terribili…). Il Museo di Canale d’Agordo ci ha fatto rivivere la vita da seminarista, da giovane prete, da vescovo e da patriarca di don Albino Luciani fino all’inatteso Pontificato.
La registrazione dal vivo del suo racconto: “Questa mattina mi sono recato alla Sistina con gli altri cardinali …” fatta con la sua voce esile e commossa ci ha riportati a quel giorno dell’agosto 1978 in cui il mondo intero si stupì nell’accogliere la Benedizione Urbi et Orbi da un nuovo Pontefice che per primo sceglieva un nome doppio (spiegato da lui stesso: Giovanni in ricordo del Papa Buono e Paolo in ricordo di Montini suo predecessore) e soprattutto che per primo lasciava il “noi” maiatestatico e parlava semplicemente con l’io!
A chi era presente in San Pietro dopo la fumata bianca (a dir la verità le cronache riportano un’iniziale fumata “grigia” che ha disorientato tutti e che poi è diventata decisamente bianca!) e a chi lo ha seguito da casa o al televisore come la maggior parte di noi tutti, ha colpito “il cambio di un’epoca” con il solo tono di voce, con il timido “mi sono recato stamattina alla Sistina” e soprattutto con lo stile umile e profondo insieme, stile di un Papa venuto dalla montagne alte ed esigenti, dalla gente veneta, tenace e credente, e dal Concilio in corso di applicazione, col suo continuo rincorrersi tra novità e tradizione! Era il Papa giusto al momento giusto!
All’uscita del Musal ci ha raggiunto il sindaco per rendere omaggio al cardinale vicario di Roma, vescovi e presbiteri della Capitale e, mentre facevamo una foto ricordo abbastanza importante per noi e per il paese, vedevamo come la vita di Canale d’Agordo scorreva normale e serena, seria e dignitosa come è tipico di questa gente operosa e frugale! Il tempo di risalire in macchina che il caldo sole gustato durante la visita alla casa natale di Papa Luciani e al Musal ha lasciato posto ad un torrenziale acquazzone estivo-montano! Ci ha fatto ricordare come questa visita era stata fatta per il meteo poco favorevole per le escursioni e ci siamo resi conto di aver vissuto un evento provvidenziale, intenso ed evocativo… forse proprio come il Pontificato breve di 33 giorni del nostro Giovanni Paolo I!
Provvidenziale perché lo Spirito Santo e i cardinali elettori hanno chiaramente seguito le indicazioni della Provvidenza nello scegliere un Pontefice che venisse dal popolo fervente, che fosse “esperto in umanità” e che proponesse una dottrina solida ma in modo originale. (Tutti si stupirono alla sua catechesi “Dio è Padre e Madre insieme” che oggi tutti citiamo!). Intenso non solo per la durata (33 giorni), ma anche per la novità con cui ha “rivestito” il Pontificato Romano di gesti semplici ma “fragorosi” come il parlare in prima persona, rinunciare alla Sedia gestatoria e alla Tiara (già omessa da Polo VI), chiamare un bambino all’improvviso all’Udienza Generale per fare come un Parroco al catechismo e così via! Evocativo perché non avremmo avuto Giovanni Paolo II senza Papa Luciani e non solo per la conferma del nome; perché anche Benedetto XVI si è posto nel solco della sua sapienza spiegando la dottrina con semplicità.
Ero presente alla Prima Udienza per il clero romano in cui spiegò, quel 7 ottobre 1978, la “grande disciplina della Chiesa da conservare nella vita dei sacerdoti”. Sarebbe “piccola” tale disciplina se uno la osservasse solo formalmente o esteriormente – disse – ma è Grande quando è frutto di convinzioni profonde e proiezione libera e gioiosa di una vita vissuta intimamente con Dio “generata dal raccoglimento continuo e dall’amore al proprio servizio”! Mi restò impresso ed essendo alla viglia del mio diaconato ne feci un programma di vita … sigillato purtroppo dalla sua morte giunta improvvisa il 28 settembre 1978 a sconvolgere il mondo! “Evocativo” infine perché Papa Francesco ha continuato nella “semplicità” e “normalità” iniziata da Papa Luciani, che poi diventa originalità e novità di un Pontefice “parroco del Mondo” come in quei 33 giorni è stato Giovanni Paolo I!
28 luglio 2020
Pagine di storia religiosa: La Chiesa di Roma durante la peste del 1656/57
di Domenico Rocciolo
Gli studiosi sono concordi nell’affermare che la peste romana del 1656/57 causò la morte di circa 9.000/14.000 persone. Sul piano dei numeri si fu lontani dai 150.000 morti di Napoli e dai 60.000/80.000 di Genova degli stessi anni. Tuttavia, è certo che la chiusura delle porte della città, l’allestimento dei lazzaretti, la recinzione di Trastevere dove si verificò il primo caso di contagio, l’interdizione dalle attività lavorative, il passaggio dei carri pieni di ammalati e il defluire lungo il Tevere dei barconi carichi di cadaveri portati dai monatti dall’Isola Tiberina fino alle fosse di San Paolo, atterrirono il popolo senza distinzione di ceto sociale.
In un primo momento si pensò che la minaccia fosse sotto controllo, ma poi gli effetti della malattia assunsero proporzioni rilevanti. Molti cercarono di fuggire, altri si ammalarono o videro morire i familiari e i conoscenti. Si ritenne che la peste passasse attraverso il contatto e le forme di socialità. La città prese subito un aspetto desolato.
Quando si seppe che a Napoli il flagello stava colpendo pesantemente la popolazione, la Congregazione di Sanità intervenne formando un fitto cordone sanitario e facendo disinfettare le strade e le cloache. Ciononostante, ai primi di giugno 1656 l’infezione varcò le mura cittadine e a metà mese si verificarono i primi decessi. Le voci sul contagio si diffusero rapidamente e si cominciò ad approntare i primi ricoveri per i malati di peste. Le condizioni di vita divennero durissime: scarseggiarono i viveri, si perse il lavoro, i rapporti con i familiari furono interrotti.
Alcuni medici e sacerdoti diedero testimonianza di grande eroismo. Ad esempio, il medico Giovanni Maria Costanzi si coprì «d’una veste di tela incerata, cappuccio e guanti» per poter curare i malati del lazzaretto di San Bartolomeo all’Isola. Non trascurò nessun ammalato, ebbe parole di conforto per tutti e nessuno ignorò la sua opera di carità. Tra i sacerdoti ne morirono diversi per l’esposizione prolungata all’infezione. Una volta varcata la soglia dei lazzaretti e delle case contaminate, corsero pericoli tremendi e persero la vita, come accadde agli assistenti spirituali dell’Ospedale Benefratelli, del Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, dei lazzaretti al Casaletto e all’Isola Tiberina. Ricordo, per tutti, gli oratoriani Pierfrancesco Scarampi e Prospero Airoli, sepolti entrambi nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo. Liste dei morti per peste si stilarono nelle parrocchie, come avvenne a Sant’Andrea delle Fratte. I deceduti a causa del morbo furono trasportati alle fosse della basilica ostiense, dove furono svestiti, sotterrati e coperti di calce.
Il Vicariato rivolse l’invito alla comunità diocesana di pregare affinché la città fosse liberata dal flagello. Il Papa Alessandro VII esortò i fedeli a pregare intensamente nel chiuso delle proprie case. Molti accolsero l’esortazione a compiere gesti di penitenza e di digiuno. In molte occasioni i riti religiosi furono vietati per evitare l’accelerazione della trasmissione della malattia. Eppure, la pietà restò la più grande risorsa. Così, i devoti elevarono le loro preghiere dinanzi alla Santissima Vergine del Portico, a moltissime altre sacre immagini mariane e al Santissimo Crocifisso di San Marcello al Corso. La peste finì nell’estate del 1657. La pietà vissuta dai fedeli fu di sostegno alla città sofferente e fu largamente condivisa.
28 luglio 2020