17 Luglio 2025

Sono sospese le udienze con i sacerdoti

Sono sospese le udienze con i sacerdoti.

Sono sospese le udienze con i sacerdoti

Sono sospese le udienze con i sacerdoti.

Sono sospese le udienze ai sacerdoti

Sospese le udienze ai sacerdoti

Sono sospese le udienze

Sono sospese le udienze.

Solstizio d’inverno, conferenza a Santa Maria degli Angeli

L’autunno lascia il posto all’inverno e giovedì 21 dicembre, alle ore 12, si potrà comprendere meglio il solstizio di inverno partecipando alla conferenza che si terrà a Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, durante la quale sarà possibile anche osservare il transito del sole sulla Meridiana Clementina.

A tenerla sarà il fisico Costantino Sigismondi, che spiega: «Il solstizio segna l’inizio dell’inverno. Siccome la notte dura di più del dì fino all’equinozio di Primavera, il raffreddamento notturno è maggiore del riscaldamento diurno, e per questo d’Inverno fa più freddo che in Autunno, anche se le durate del giorno sono simmetricamente uguali. In altre parole abbiamo la stessa insolazione a dicembre e a gennaio, ma a gennaio fa più freddo di dicembre, così come novembre che è più caldo di febbraio e ottobre che si va ancora al mare è ben più caldo di marzo».

Un approfondimento scientifico ma anche storico e artistico, grazie alla Meridiana Clementina, che «testimonia la volontà di Papa Clemente XI di finanziare, nel 1700, gli studi astronomici, anche al fine di controllare gli algoritmi e i parametri che erano stati usati da Gregorio XIII nella riforma del Calendario del 1582», sottolinea Sigismondi. Lunga 45 metri e alta 20, si trova nella «basilica realizzata da Michelangelo nel 1561-64 come sua ultima opera da architetto», evidenzia il fisico, ed è ancora perfettamente funzionante. «Astronomi, storici e semplici appassionati visitano sempre la Meridiana – conclude Sigismondi –, specialmente nei giorni degli “anni cardines”, dei solstizi e degli equinozi».

15 dicembre 2023

Solidarietà dei sacerdoti del settore Centro della diocesi al vescovo Daniele Libanori

Di seguito la nota preparata dai sacerdoti del settore Centro della diocesi di Roma

Noi prefetti con i parroci, rettori e cappellani del lavoro del settore Centro storico della diocesi di Roma ci uniamo per esprimere solidarietà e vicinanza al nostro vescovo, Sua Eccellenza Daniele Libanori, fatto oggetto di continui attacchi diffamatori.
Vogliamo esprimere il nostro affetto e la nostra stima, insieme al nostro ringraziamento per il servizio appassionato che rende al nostro settore. Lo riconosciamo come guida e pastore onesto, dedito a tutti noi a servizio del Vangelo.
Come San Paolo nell’Aeropago, anche noi oggi siamo chiamati ad annunciare e testimoniare nel mondo contemporaneo la Parola del Risorto, che il nostro vescovo di settore ha messo come fondamento del suo ministero in mezzo a noi.
La vogliamo proclamare senza gridare, senza alzare il tono, tantomeno mettendoci in cattedra con la pretesa di sentirsi giudici degli altri, ma con l’umiltà di appartenere ad un Mistero più grande di tutti noi.
Perché la verità della Resurrezione non ha padroni, ma solo testimoni.

3 marzo 2024

Solidarietà al Libano: un fondo straordinario da 25mila euro

Il porto di Beirut dopo l'esplosione (foto Agenzia Sir)

Un fondo straordinario per le prime emergenze di 25 mila euro, una colletta nelle comunità parrocchiali di Roma e l’invito alla preghiera. Così la Chiesa di Roma, su iniziativa del cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, aderisce all’appello alla solidarietà che il Santo Padre ha pronunciato a favore della città di Beirut e della Chiesa del Libano duramente colpite dall’esplosione avvenuta lo scorso 4 agosto.

«Preghiamo – ha detto Papa Francesco – per le vittime e i loro familiari, e per il Libano, perché con l’impegno di tutte le componenti politiche, sociali e religiose possa affrontare questo momento così tragico e doloroso e con l’aiuto della comunità internazionale possa superare la grave crisi che sta attraversando».

Mentre continua a crescere il numero delle persone decedute, attualmente circa 150, e dei feriti che sono più di 5 mila, si parla di oltre 300 mila sfollati. «È una situazione terribile e disastrosa e ci troviamo nella confusione più totale», riferisce Rita Rhayem, direttore di Caritas Libano, il cui staff si è immediatamente attivato per soccorrere le persone colpite dall’esplosione. Solo nella giornata di ieri la Caritas Libano ha distribuito 2.300 pasti caldi, acqua e attivato un presidio sanitario. «La situazione è critica e questa è la prima volta che affrontiamo un’emergenza di tale portata. La situazione è apocalittica, ma noi non ci fermiamo e andiamo avanti per aiutare tutte le persone in difficoltà», sottolinea Rhayem. «Vi sono molti morti e molti feriti, e da un punto di vista sanitario il quadro probabilmente peggiorerà rapidamente a causa degli effetti dei gas tossici. Caritas Libano si sta preparando a questa eventualità, ma i nostri centri sanitari non hanno mezzi per affrontare una simile evenienza e le operazioni di salvataggio sono rese ancora più difficili dalla mancanza di elettricità». Anche il quartier generale di Caritas Libano è stato gravemente danneggiato dall’esplosione.

La catastrofe colpisce un paese già piegato da una pesante crisi economica e sociale acuitasi nell’ultimo anno: più di un quarto della popolazione vive con meno di 5 dollari al giorno. Dall’ottobre 2019, migliaia di persone hanno riempito le piazze del Paese per protestare contro la corruzione endemica dell’establishment politico, alimentata dal sistema “confessionale” che genera povertà.

A questo si aggiunge l’altissimo numero di rifugiati ospitati nel paese: circa un milione – quasi tutti siriani colpiti da una guerra che dura da 10 anni – su 4,5 milioni di abitanti compresi i cittadini palestinesi rifugiati negli anni precedenti. Il Libano è tra i paesi al mondo con il più alto numero di profughi in rapporto alla popolazione: ogni mille abitanti se ne contano più di 150. Moltissimi fra i profughi non hanno un’identità legale: niente documenti, niente lavoro, niente diritti. Un quadro complesso in un paese sempre più alla fame.

È possibile contribuire con donazioni al conto corrente postale 001021945793 intestato a Fondazione “Caritas Roma” – ONLUS (Via Casilina Vecchia 19), causale “Libano 2020”; bonifico bancario Banco Posta IBAN: IT 50 F 07601 03200 001021945793.

6 agosto 2020

Solennità di Cristo Re

Solennità di Cristo Re

Solennità di Cristo Re

Solennità di Cristo Re

Solenne Pontificale a San Giovanni in Laterano

Solenne Pontificale a San Giovanni in Laterano

Solenne inaugurazione dell’Adorazione perpetua Parrocchia dei SS. Antonio e Annibale Maria a piazza Asti

Sabato 20 ottobre 2018 alle ore 19:00
Solenne inaugurazione dell’Adorazione perpetua presso la Parrocchia dei SS. Antonio e Annibale Maria a piazza Asti.
Presiederà S.E. Mons. Paolo Ricciardi.

l’Adorazione è frutto della missione eucaristica che si è tenuta dal 1 al 7 ottobre animata dai sacerdoti e dalle missionarie del Movimento eucaristico nazionale.

Orari:
Diurna: dal termine della Messa delle 9 del mattino fino alle 22 (in cappella).
Notturna: dalle 22 del sabato alle 9 della domenica (in chiesa grande).
Domenica: dal termine della Messa delle 12 fino alle 22 (in chiesa grande).
(si ripone momentaneamente per la Messa delle 19).

Oltre 200 persone della Parrocchia hanno dato l’adesione per i turni.
Presto anche le comunità rogazioniste saranno coinvolte.
Questa adorazione perpetua sarà dedicata alla preghiera per le vocazioni.

Sinodo, Papa Francesco: «Camminiamo insieme». Leggi le parole del Santo Padre

Papa Francesco ha inaugurato ufficialmente il Sinodo, ieri 10 ottobre, nella basilica di San Pietro, esortando la Chiesa ad un esame di coscienza sulla sua capacità di incarnare lo “stile di Dio”, fatto di incontro, ascolto e discernimento e incarnato dall’atteggiamento di Gesù, che «non guardava l’orologio» pur di mettersi a disposizione delle persone incontrate sulla strada. «Oggi, aprendo questo percorso sinodale, iniziamo con il chiederci tutti – Papa, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, sorelle e fratelli laici, tutti i battezzati – : noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del ‘non serve’ e del “si è sempre fatto così? ». Si è aperta con questa serie di domande, sotto forma di esame di coscienza, l’omelia di Papa Francesco per la Messa di apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.

Il Sinodo non è «una convention ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito Santo», ha ribadito il Papa: «In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi», ha spiegato Francesco: «a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci. L’incontro e l’ascolto reciproco non sono qualcosa di fine a sé stesso, che lascia le cose come stanno», il monito del Papa: «Al contrario, quando entriamo in dialogo, ci mettiamo in discussione, in cammino, e alla fine non siamo gli stessi di prima, siamo cambiati. Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo», l’auspicio finale.

«Viviamo questo Sinodo nello spirito della preghiera che Gesù ha rivolto accoratamente al Padre per i suoi: “Perché tutti siano una sola cosa”. A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare». È cominciato con questo invito, il discorso del Papa del 9 ottobre per il momento di riflessione del processo Sinodale, nell’Aula Nuova del Sinodo.

«Siete venuti da tante strade e Chiese, ciascuno portando nel cuore domande e speranze, e sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento del nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità», il saluto iniziale del Santo Padre all’inizio della mattinata, che è iniziata con un lungo momento di preghiera in silenzio di tutti i presenti. «Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito», l’esortazione di Francesco, che si è soffermato sulle tre parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione.

«Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria», ha detto il Papa, ricordando che il Concilio Vaticano II «ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra. Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – le linee maestre, enunciate dal Concilio», ha ricordato Francesco citando le parole di Papa Montini nell’Angelus dell’11 ottobre 1970.

Leggi il testo integrale del Santo Padre 9 ottobre

Leggi il testo integrale dell’Omleia 10 ottobre

 

11 ottobre 2021

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