30 Aprile 2025

Cadere, rialzarsi, allenarsi: la veglia di Francesco con i giovani

Foto DiocesiDiRoma/Gennari

«Camminare, e se si cade rialzarsi. Camminare con una meta e allenarsi tutti i giorni perché nella vita nulla è gratis, tutto si paga. Solo l’amore di Gesù è gratis. Con l’amore di Gesù e con la voglia di camminare andiamo alle nostre radici e avanti. Senza paura. Non abbiate paura». Con un «ciao» pronunciato in italiano Papa Francesco saluta il milione e mezzo di pellegrini che partecipa alla veglia a Campo da Graça, situato nel Parco Tejo-Trancão di Lisbona. In un discorso tenuto quasi completamente a braccio, Francesco incita i ragazzi a non arrendersi mai, neanche quando nella vita si incontrano ostacoli e si cade. «Bisogna rialzarsi, è una cosa bella – dice –. Chi non lo fa e rimane per terra è andato in pensione dalla vita, ha chiuso con la speranza». O forse non ha incontrato nessuno disposto ad aiutarlo a rialzarsi. Per questo Bergoglio invita i pellegrini del mondo ad aiutare chi è caduto: «è l’unico momento in cui è lecito guardare una persona dall’alto in basso», ammonisce.

Il Papa arriva all’appuntamento clou della Gmg intorno alle 20.25 ora locale e tra due ali di folla in festa percorre in papamobile il tragitto che lo separa dall’ingresso al palco. A Campo da Graça regna il silenzio durante il discorso che pronuncia in spagnolo. Supportati dalle radioline che tramettono la traduzione simultanea, i ragazzi applaudono quando il Pontefice chiede loro se amano il calcio, di cui è grande tifoso. Utilizzando quindi una metafora calcistica, spiega che «dietro un gol c’è moltissimo allenamento, dietro un successo c’è moltissimo allenamento». Ogni traguardo nella vita si può tagliare solo se ci si allena perché «non si può fare sempre quello che si vuole».

Avviando il dialogo con i giovani, il Papa chiede se testimonieranno agli altri l’esperienza della Gmg. «Voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita – dice –, lo terrete per voi o lo porterete agli altri?». Bisogna parlarne perché «la gioia è missionaria, dobbiamo trasmettere tutto quello che abbiamo ricevuto. E allo stesso tempo ricordare chi ha portato gioia nei nostri cuori genitori, nonni, sacerdoti, religiose, catechisti, animatori, insegnanti. «Sono le radici della nostra gioia», afferma chiedendo ai ragazzi di ricordarli in silenzio.

In occasione della veglia al Campo da Graça, come gli organizzatori hanno ribattezzato il terreno del parco del Tago, intorno alle 18 sono stati portati i due simboli della Gmg. Sulle note di Emmanuel, l’inno della Gmg del 2000, la croce pellegrina e l’icona della Madonna Salus Populi Romani hanno raggiunto la riva del fiume Tago. Hanno quindi attraversato Campo da Graça fino al palco. I due simboli sono stati trasportati a bordo di un miliceiro, tipica imbarcazione simile a una gondola usata nel nord ovest del Portogallo.

La veglia si è aperta con le testimonianze di don Antonio Ribeiro de Matos, 33 anni, dal Portogallo e di Marta Luis, diciottenne del Mozambico. Il primo ha parlato della gioia del suo incontro con Cristo avvenuto in seguito a un terribile incidente stradale. Marta Luis, originaria della provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, ha raccontato della guerra che ha stravolto il suo Paese, della fuga dal suo villaggio e dalla foresta dove si era rifugiata con la mamma e le quattro sorelle. «In mezzo a tanta sofferenza mai abbiamo perso la fede e la speranza che un giorno ricostruiremo di nuovo la nostra vita», ha detto.

6 agosto 2023

Burkina Faso: «Continuate a pregare per questa porzione di umanità!»

Paola Garbini Siani

«Di fronte all’efferatezza di questa mattanza che si perpetua ancora in questa porzione di umanità già fortemente provata da secoli di dittature, restiamo senza parole e sgomenti. Il mese scorso 500 persone. L’altra notte 600 persone. Sono avvenimenti così forti e così crudeli che non ci sappiamo calmare, non sappiamo trovare una spiegazione possibile. Ci arriva il conforto del Santo Padre per le vittime di questo Paese e di quest’Africa così bistrattata. Continuate a sostenerci, Chiesa di Roma, e a pregare per questa porzione di umanità!». È l’accorato appello di Paola Garbini Siani, missionaria laica della diocesi di Roma, che opera da anni in Burkina Faso prendendosi cura degli orfani e dei bisognosi, dopo le stragi dei giorni scorsi, ricordate anche da Papa Francesco all’Angelus di domenica primo settembre.

Padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma e giornalista missionario, riflette: «Purtroppo vi è un’algida classificazione per quanto riguarda le aree di conflitto a livello planetario: guerre di serie A e guerre di serie B. Un inganno istigato dal sistema massmediale mainstream per cui alcune aree del pianeta sono coperte dalla stampa internazionale, altre finiscono nel dimenticatoio». Emblematico è il caso del Burkina Faso, prosegue, «dove una nostra missionaria laica, Paola Garbini Siani, opera da diversi anni in questo tormentato paese dell’Africa Saheliana. Questa donna, fondatrice del Centre Wend Daabo – Ziniaré, ci ha inviato delle immagini strazianti dell’ennesimo massacro perpetrato in quella terra dimenticata da tutto e da tutti. D’altronde basta leggere i report di Human Rights Watch – una organizzazione statunitense che monitora le violazioni di diritti umani – per rendersi conto della gravità della situazione».

«Il Burkina Faso – riprende padre Albanese – si è imposto da anni come l’epicentro delle insorgenze delle milizie jihadiste nella regione africana del Sahel, innescando tentativi di repressione culminati nel doppio golpe militare del 2022 e l’insediamento della giunta militare guidata da Ibrahim Traoré. Purtroppo lo stesso ragionamento va esteso al Sudan dove la guerra civile contrappone, dall’aprile dello scorso anno, l’esercito, sotto il comando del generale Abdel Fattah al-Burhane, ai paramilitari delle Forze di supporto rapido (Fsr) del suo ex vice, il generale Mohamed Hamdane Daglo. Il Sudan è sull’orlo della carestia e a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile. Stime, citate dall’inviato statunitense per il Sudan, Tom Perriello, parlano di 150mila persone uccise. E cosa dire del settore nordorientale della Repubblica Democratica del Congo dove i massacri avvengono quasi quotidianamente? È bene ricordare che l’Africa è il continente con il maggior numero di conflitti a livello statale, ben 28, seguita dall’Asia con 17, dal Medio Oriente con 10, dall’Europa con 3 e dalle Americhe con 1 (la Colombia). Si tratta di un livello di belligeranza in crescita esponenziale se consideriamo che il numero dei conflitti in Africa è quasi raddoppiato rispetto a dieci anni fa e nell’ultimo triennio si sono avuti più di 330mila morti legati alla guerra. Tra questi conflitti, oltre alle aree di crisi già menzionate, è importante ricordare quello legato alle violenze di Boko Haram in Nigeria o quello che imperversa nel Nord del Mozambico».

«È evidente – è la conclusione – che molte di queste guerre sono legate allo sfruttamento delle commodity (materie prime) da parte di potentati stranieri più o meno occulti. Sarebbe pertanto auspicabile che nel Piano Mattei promosso dal nostro governo per aiutare l’Africa, l’informazione sulle reti pubbliche e private fosse posta come conditio si ne qua non per dare voce a chi non ha voce. Perché l’informazione è la prima forma di solidarietà».

Buon compleanno, Santità!

Oggi Papa Francesco compie 83 anni. Auguri da tutta la comunità diocesana di Roma!

17 dicembre 2019

Buon 11mo anniversario di pontificato, Papa Francesco!

Foto Cristian Gennari

Santità, La comunità diocesana ricorda con gioia l’undicesimo anniversario della Sua elezione al ministero petrino.

Ci sentiamo onorati e privilegiati per averLa come nostro Vescovo e pastore. Le siamo grati perché in tutti questi anni non ha mai smesso di aprirci prospettive spirituali e pastorali di ampio respiro, essendoci testimone, stimolo a muoverci.

Le siamo grati perché non ha mai dimenticato di manifestare sempre la parte degli ultimi, dei diseredati e per essere strenuo difensore della pace.

Santità, lo sappiamo e lo vediamo quanto Lei lavori senza risparmiarsi; ed anche in questo ci è di esempio. Il Popolo santo di Dio che è in Roma, e di cui lei è padre, lo vede e rimane sempre edificato.

Nel porgerLe gli auguri per questo anniversario, Le rinnoviamo la nostra vicinanza e Le assicuriamo la nostra costante preghiera.

Card. Angelo De Donatis
Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma

Bullismo viaggia nei social e prospera con l’arroganza del sistema

Sempre più spesso all’attenzione dei servizi di psicologia e di neuropsichiatria infantile giungono ragazzi e ragazze che sono stati oggetto di vessazioni, in genere da parte di coetanei, nelle forme più svariate, il più delle volte nell’ambiente scolastico, o comunque in esso originate, talvolta al di là della stessa immaginazione, come si fosse protagonisti di un videogioco.

È un prodotto del tempo che viviamo, che si nutre ormai abitualmente della realtà virtuale (ossimoro per eccellenza!) che tende a far credere che ogni cosa sia possibile… e ciò forse è vero nella misura in cui ogni cosa si muova all’interno della propria dimensione. Purtroppo nel nostro tempo accade con sempre maggior frequenza che il mondo bidimensionale salti fuori dal monitor per invadere gli spazi reali, fino a prenderne il sopravvento e a determinare uno stravolgimento dell’esame di realtà da parte di chi non ha ancora sufficienti strumenti per distinguere il falso dal vero, parafrasando Guccini.

Sotto il termine “bullismo” si possono raggruppare comportamenti che ormai vengono considerati parte della cosiddetta normalità, perché nel mondo virtuale il bullo assume le stesse caratteristiche del furbo, si muove cioè sotto false credenziali, diventando così un modello cui aspirare, un esempio di pragmatismo cibernetico. E si sa che nel web non c’è spazio né per sentimentalismi né per moralismi.

Qui risiede la differenza fra il bullismo moderno e quello di una volta… un sempre maggiore assottigliamento dell’area affettiva, fino alla trasparenza, per usare una metafora radiologica. Il ritrovarsi cioè di fronte a una generazione con un progressivo indebolimento della capacità di criticare il proprio operato, perché viene sempre più a mancare la palestra del moralismo, sia esso pratico o puro.

Il bullo tradizionale, invece, era raggiungibile, aveva ben efficiente la capacità di confrontarsi con le proprie azioni, ed era proprio sul terreno del pragmatismo che poteva mostrare le proprie qualità sottostanti, alle quali agganciarsi per costruire un’alternativa, un percorso direzionato verso l’integrazione sociale.

Oggi il fenomeno bullismo viaggia attraverso i neo-social e fa proselitismo grazie all’arroganza del sistema, concepito in termini algoritmicamente verticistici, per cui uno solo può amministrare l’espressione del gruppo nascondendosi dietro l’omertà informatica, più bieca e cinica di quella conosciuta dalla mia generazione. Chi viene attaccato, infatti, non possiede appigli, non può far leva sulla dialettica e sulla razionalità, se viene circondato non trova nessuno su cui appoggiarsi… e se oggi questo accerchiamento avviene fisicamente, per la strada, gli altri, quelli onesti, non sono più abituati a frapporsi, a fare da scudo contro l’ingiustizia e la stupidità, come se si stesse perdendo sul piano epigenetico la capacità spontanea di proteggere gli individui della specie esposti a un rischio contingente nel contesto sociale.

Il fatto preoccupante è che attualmente gli insegnanti, ultimo baluardo da frapporre fra i bulli e le loro vittime, sono in seria difficoltà, non avendo la piena autorevolezza che veniva riconosciuta come insita nel loro ruolo, venendo addirittura non infrequentemente sconfessati dagli stessi genitori. In questo stravolgimento dei tradizionali ruoli sociali, un intervento dell’insegnante rischia di attivare meccanismi di rinforzo da parte dei genitori stessi, fino a poter precludere l’efficacia educativa di un deciso richiamo alle regole di convivenza e di reciproco rispetto.

Ciononostante, proprio gli insegnanti possono configurarsi come l’anello di congiunzione tra le parti in gioco, potendo agire sia sui precursori del bullismo, cioè sul vuoto antecedente che favorisce l’attecchimento del gioco sadico che seleziona la vittima e la offre in pasto al carnefice, sia sugli eventi successivi all’episodio di bullismo, laddove solo l’intervento di un arbitro adulto consente di stroncare l’aggressione prima che incida sull’equilibrio di chi subisce, fino a determinare effetti in alcuni casi devastanti.

Di fronte alla prepotenza del “disimpegno morale”, occorre riaffermare il primato delle regole basate sul rispetto e sulla responsabilità individuale, presupposto imprescindibile per la costruzione di una società giusta e solidale. Albert Einstein, in modo acuto, osserva: «Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di chi compie azioni malvagie, ma di quelli che osservano senza dire nulla». (Roberto Rossi, neuropsichiatra dell’età evolutiva)

 

10 novembre 2017

Bullismo ed accettazione – Signa Veritatis

Bruno Forte a San Tommaso Moro

Mercoledì 22 maggio alle ore 20 nella parrocchia di San Tommaso Moro (via dei Marrucini) monsignor Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, presenterà il suo libro “Gerusalemme, città della pace, crocevia di conflitti”. Interverranno Oren David, ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, e il giornalista Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della Sera, che modererà l’incontro.

«Sarà un’occasione – auspica il parroco don Andrea Celli – per confrontarsi su un argomento di attualità, e favorire il dialogo interreligioso».

15 maggio 2019

Benedizione dei bambinelli in piazza San Pietro

Benedizione dei bambinelli in piazza San Pietro, a cura del Centro oratori romani.

Benedizione dei Bambinelli a San Pietro (Cor)

Benedizione dei Bambinelli a San Pietro (Cor)

Benedizione dei Bambinelli a San Pietro (COR)

Benedizione dei Bambinelli a San Pietro (COR)

Benedice i lavori di restauro della Rettoria di San Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum (Scala Santa)

Benedice i lavori di restauro della Rettoria di San Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum (Scala Santa).

Articoli recenti