12 Maggio 2025

«Avete visto arrivare il lupo e non siete fuggiti né avete abbandonato il gregge»: Papa Francesco scrive ai sacerdoti della diocesi di Roma

Foto Cristian Gennari

«Pensavo di incontrarvi e celebrare insieme la Messa crismale. Non essendo possibile una celebrazione di carattere diocesano, vi scrivo questa lettera». Esordisce con semplicità, con tono colloquiale, il vescovo di Roma rivolgendosi ai suoi sacerdoti, il clero della diocesi di Roma. Oggi, sabato 30 maggio, Papa Francesco scrive infatti ai presbiteri romani «perché voglio essere più vicino a voi – dichiara – per accompagnare, condividere e confermare il vostro cammino».

«Vi scrivo guardando alla prima comunità apostolica – sono ancora le parole del Santo Padre, che fa un paragone con questo tempo di pandemia –, che pure visse momenti di confinamento, isolamento, paura e incertezza. Trascorsero cinquanta giorni tra l’immobilità, la chiusura, e l’annuncio incipiente che avrebbe cambiato per sempre la loro vita». Un po’ come è successo a tutti noi nei mesi scorsi. «Abbiamo patito la perdita repentina di familiari, vicini, amici, parrocchiani, confessori, punti di riferimento della nostra fede. Abbiamo visto i volti sconsolati di coloro che non hanno potuto stare vicino e dire addio ai propri cari nelle loro ultime ore. Abbiamo visto la sofferenza e l’impotenza degli operatori sanitari che, sfiniti, si esaurivano in interminabili giornate di lavoro preoccupati di soddisfare così tante richieste. (…) Abbiamo sperimentato la nostra stessa vulnerabilità e impotenza».

«La complessità di ciò che si doveva affrontare – si legge ancora – non tollerava ricette o risposte da manuale; richiedeva molto più di facili esortazioni o discorsi edificanti, incapaci di radicarsi e assumere consapevolmente tutto quello che la vita concreta esigeva da noi. Il dolore della nostra gente ci faceva male, le sue incertezze ci colpivano (…). Nessuno è estraneo a tutto ciò che accade». Più avanti, riflette il Pontefice, «la pandemia non conosce aggettivi, confini e nessuno può pensare di cavarsela da solo». Eppure, «in mezzo alle contraddizioni e all’incomprensibile che ogni giorno dobbiamo affrontare, sommersi e persino storditi da tante parole e connessioni, si nasconde la voce del Risorto che ci dice: “Pace a voi!”. È confortante prendere il Vangelo e contemplare Gesù in mezzo al suo popolo, mentre accoglie e abbraccia la vita e le persone così come si presentano».

Parole di incoraggiamento e di ringraziamento per i sacerdoti romani: «Come comunità presbiterale – scrive il Papa – non siamo stati estranei a questa realtà e non siamo stati a guardarla alla finestra; inzuppati dalla tempesta che infuriava, voi vi siete ingegnati per essere presenti e accompagnare le vostre comunità: avete visto arrivare il lupo e non siete fuggiti né avete abbandonato il gregge».

Il faro da cui farsi guidare è sempre il Signore. «La fede ci permette una realistica e creativa immaginazione – scrive Papa Francesco ai sacerdoti romani –, capace di abbandonare la logica della ripetizione, della sostituzione o della conservazione; ci invita ad instaurare un tempo sempre nuovo: il tempo del Signore. Se una presenza invisibile, silenziosa, espansiva e virale ci ha messo in crisi e ci ha sconvolto, lasciamo che quest’altra Presenza discreta, rispettosa e non invasiva ci chiami di nuovo e ci insegni a non avere paura di affrontare la realtà. Se una presenza impalpabile è stata in grado di scompaginare e ribaltare le priorità e le apparentemente inamovibili agende globali che tanto soffocano e devastano le nostre comunità e nostra sorella terra, non temiamo che sia la presenza del Risorto a tracciare il nostro percorso, ad aprire orizzonti e a darci il coraggio di vivere questo momento storico e singolare».

«La Risurrezione – è la conclusione – è l’annuncio che le cose possono cambiare. Lasciamo che sia la Pasqua, che non conosce frontiere, a condurci creativamente nei luoghi dove la speranza e la vita stanno combattendo, dove la sofferenza e il dolore diventano uno spazio propizio per la corruzione e la speculazione, dove l’aggressività e la violenza sembrano essere l’unica via d’uscita. Come sacerdoti, figli e membri di un popolo sacerdotale, ci spetta assumere la responsabilità per il futuro e proiettarlo come fratelli. Mettiamo nelle mani piagate del Signore, come offerta santa, la nostra fragilità, la fragilità del nostro popolo, quella dell’umanità intera».

Leggi il testo integrale della lettera di Papa Francesco

30 maggio 2020

«Aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale»: la lettera della presidenza della Cei ai vescovi

«Lavorare insieme per porre le condizioni con cui aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale». È questo l’invito che la Presidenza della Cei rivolge in una lettera ai vescovi, in vista della ripresa autunnale delle attività pastorali, «necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica, alcune delle quali legate a valutazioni regionali».

Nel rinnovare la «riconoscenza ai sacerdoti e ai catechisti per la generosa e creativa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali», la Presidenza evidenzia ora l’urgenza «di progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggior coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale».

La lettera, frutto della riflessione maturata nell’ultima riunione della Presidenza, si sofferma sul ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia con il popolo, «segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato».

«Occorre un saggio discernimento per cogliere ciò che è veramente essenziale», osserva la Presidenza per la quale «la consegna della nuova edizione del Messale Romano sarà un’opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita».

Quanto alla celebrazione dei sacramenti, «a partire da quelli dell’iniziazione cristiana», la lettera ricorda che «non ci sono impedimenti a celebrare con dignità e sobrietà». «È bene – si raccomanda – aver cura che la loro celebrazione, pur in gruppi contenuti, avvenga sempre in un contesto comunitario». Per la Cresima, «oltre ad assicurare il rispetto delle indicazioni sanitarie, in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando». La stessa attenzione «sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati».

Mentre si attendono dal Ministero dell’interno indicazioni per un ritorno dei cantori e dei cori, «la possibilità dei familiari di partecipare insieme alle celebrazioni, stando in uno stesso banco, trova risposta positiva nella prassi della vita quotidiana». Circa la richiesta di poter derogare al numero delle 200 persone nei luoghi chiusi, il Comitato tecnico-scientifico affida la decisione alle Regioni.

Per ciò che concerne le attività pastorali per i ragazzi, gli Uffici catechistici, coordinati da quello nazionale «stanno lavorando per favorire e sostenere il loro impegno in un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal si è sempre fatto così, ma dalle possibilità che il tempo attuale offre».

Il tempo che stiamo vivendo, «con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche», suggerisce la Presidenza sottolineando che l’attuale situazione storica «invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente».

«Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima – conclude lettera – la riunione autunnale del Consiglio Permanente e l’Assemblea Generale (prevista a novembre) dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro».

24 luglio 2020

«Anche in mezzo all’epidemia possiamo vivere una vita eucaristica fatta di gratitudine al Padre e servizio al prossimo»

«Coraggio: riscopriamo la preghiera nel segreto della camera, la meditazione orante della Scrittura (che cancella i peccati veniali), la comunione spirituale, l’esame di coscienza fatto bene e a lungo in attesa di poter ricevere nuovamente l’assoluzione. E soprattutto preghiamo con l’orazione ufficiale della Chiesa che è la liturgia delle Ore. In questo momento, tutti noi battezzati siamo il popolo sacerdotale che intercede per il mondo e che sparge su di esso a piene mani l’acqua dissetante del Consolatore». Nella Messa celebrata questa mattina alla Conferenza episcopale italiana – naturalmente senza la presenza di fedeli – e trasmessa in diretta su Rai Uno, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha ricordato il momento difficile che stiamo vivendo, ma ha esortato al «coraggio».

«In questo tempo tribolato, in cui è anche difficile andare nelle nostre chiese di mattoni e non possiamo accostarci ai sacramenti – ha sottolineato infatti –, possiamo riscoprire come tutta l’esistenza del cristiano sia canale della grazia: Dio non è impotente… è ridicolo pensare che un virus possa impedirgli di consolare i suoi figli amati, di parlargli, di irrobustirli nella prova». E ancora: «Anche in mezzo all’epidemia possiamo vivere una vita eucaristica fatta di gratitudine al Padre e servizio al prossimo».

«Il cristiano, ogni battezzato – ha detto ancora il vicario commentando il Vangelo della samaritana – non è più un mendicante di felicità; un affamato che va in giro frugando nei rifiuti. Egli stesso è un pozzo, una sorgente inesauribile di Vita. Dio ha messo in ciascuno dei suoi figli tutto quello che serve per vivere e amarlo. Carissimi, non Gerusalemme o il monte Garizim, ma io – e i miei fratelli – siamo il tempio di Dio sulla terra».

Infine ha invitato a recitare il Rosario.

Leggi il testo integrale dell’omelia

15 marzo 2020

«Abbiamo sentito l’esigenza di incontrarci nella gratuità»: si conclude la settimana di fraternità sacerdotale in Val di Fassa

Si conclude questa sera (venerdì 16 luglio) la settimana di fraternità sacerdotale promossa dal Servizio per la formazione permanente del clero a Soraga di Fassa, per i sacerdoti che festeggiano il decimo, il ventesimo e il trentesimo anniversario di ordinazione. Una consuetudine che si ripete da qualche anno, come spiega il cardinale vicario Angelo De Donatis, che guida il gruppo: «L’intuizione di vivere una settimana di fraternità sacerdotale è nata da una semplice constatazione: facciamo tante riunioni, ma tutti finalizzate ai piani pastorali – osserva il porporato –, mentre c’era l’esigenza di incontrarci nella gratuità, per scoprire la bellezza del vivere fraternamente, passeggiando e lodando Dio attraverso la natura, pregando e comunicando semplicemente la nostra fede».

Al centro delle riflessioni di questi giorni, il libretto “Usciamo dunque… essere prete a Roma oggi”, che raccoglie vari contributi al Consiglio presbiterale diocesano. Ad accompagnare il gruppo anche il vescovo ausiliare Guerino Di Tora e monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato di Opera romana pellegrinaggi.

«L’esperienza della fraternità è sempre una ricchezza – osserva monsignor Andrea Manto, che festeggia il ventesimo di ordinazione –, anche perché noi la abbiamo vissuta anche in maniera narrativa. È una esperienza di condivisione personale, di condivisione dei nostri cammini vocazionali, delle nostre esperienze significative nel nostro cammino di fede e pastorale. E abbiamo riflettuto anche su come portare questa grazia e questa bellezza che abbiamo ricevuto in dono agli altri, su come generare alla fede, accompagnando le famiglie e i giovani, come far scoprire la bellezza del donarsi al Signore e del servire i fratelli. Le parole di don Angelo ci hanno molto confortato e incoraggiato, e il resto lo fa questo panorama fantastico. Del resto il monte è un luogo teologico per definizione».

Don Carol Iakel è parroco a Santa Maria Stella Maris e porterà i frutti di questa settimana all’interno della sua comunità. «Sono grato al Signore per questo traguardo dei dieci anni di sacerdozio – confida –, non è affatto scontato nel mondo di oggi. Don Angelo è come un padre per noi! Come Gesù, nel Vangelo di domenica prossima, dirà agli apostoli “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”, e si farà raccontare quello che avevano fatto e insegnato, così in questi giorni ha fatto il vicario con noi».

16 luglio 2021

“Usciamo dunque…. Essere prete a Roma oggi”: in un volume il cammino del Consiglio presbiterale

Ripercorre il cammino del Consiglio presbiterale della diocesi di Roma degli ultimi anni – precisamente dal 2017 al 2021 – il volume “Usciamo dunque… Essere prete oggi a Roma”. Curato da fra Agnello Stoia, parroco della basilica di San Pietro, e presentato nella mattina di lunedì 7 giugno ai sacerdoti romani, il libro raccoglie alcuni dei contributi offerti al Consiglio presbiterale che si richiamano all’esortazione di Papa Francesco a essere “Chiesa in uscita”. Si leggeranno dunque pagine scritte dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, dal teologo Jean-Pierre Sonnet, dall’arcivescovo Giacomo Morandi, dal vescovo ausiliare Paolo Selvadagi, dalla professoressa Paola Bignardi, dall’arcivescovo Marco Tasca, dal professor Salvatore Abbruzzese. L’introduzione è firmata invece dal cardinale vicario Angelo De Donatis.

Si tratta di «un’esortazione a fare anche del nostro ministero – scrive il cardinale – un esodo, un passaggio da un certo tipo di vita (sedentaria e routinaria) ad una nuova esistenza caratterizzata dal dinamismo della sequela (la nube e il fuoco!) e della libertà».

Ancora, i brani raccolti si propongono di aiutare i presbiteri a diventare, sempre più, «la Sposa bella dell’Agnello». Spiega il cardinale De Donatis: «Cioè a fare di noi dei preti nei quali possa risplendere la gloria di Dio – si legge ancora nell’introduzione al volume –; a rendere la nostra umanità uno spazio aperto e accogliente, generatore di vita; a fare del nostro sacerdozio un’offerta quotidiana della nostra volontà perché Cristo sia in tutti noi».

Formazione, sinodalità e missione sono i nuclei tematici dei diversi interventi. «Si ritrovano trasversalmente nei contributi dei diversi relatori – sottolinea fra Agnello Stoia – ed evolvono nell’arco temporale riassunto in questo documento: un diario di viaggio a servizio dei confratelli presbiteri che raccoglie appunti e riferimenti, per segnare i punti fermi del cammino e cogliere i numerosi spunti di approfondimento». Nel volume anche quattro discorsi del Papa indirizzati in particolare al presbiterio diocesano.

Scarica il volume completo

7 giugno 2021

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati -Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati – Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati -Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati – Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati -Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati – Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati -Uff. Vocazioni

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“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati -Uff. Vocazioni

“Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore” (Pr 31,10) – Percorso per ragazze sul carisma-vocazione della femminilità in collaborazione con le monache agostiniane e con la dott.ssa Lugli, referente diocesana e coordinatrice regionale del Lazio per la tutela dei minori – Monastero dei SS. Quattro Coronati – Uff. Vocazioni

“Un giorno al Laterano”, un documentario per scoprire le bellezze del complesso lateranense

Perché la “sedia stercoraria”, custodita nel chiostro della basilica di San Giovanni in Laterano, si chiama così? Quando fu realizzato l’organo “Luca Blasi” all’interno della cattedrale di Roma? E cos’era il Sancta Sanctorum, in cima alla Scala Santa? Sono alcune delle curiosità che si possono scoprire guardando il documentario “Un giorno al Laterano”, realizzato dal Servizio per la cultura e l’università della diocesi di Roma e dall’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport della diocesi di Roma.

«Vuole essere un viaggio virtuale alla scoperta della storia e della bellezza di uno dei luoghi più suggestivi di Roma: il complesso del Laterano di cui fanno parte anche la Pontificia Università Lateranense e la Biblioteca Beato Pio IX», spiega monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio per la cultura e l’università e “guida”, nel documentario, all’interno del Laterano. Ad accompagnare gli spettatori in questo viaggio, oltre al sacerdote, diversi ospiti, a cominciare dal cardinale vicario Angelo De Donatis. E ancora: dall’attore Giovanni Scifoni all’organista Giandomenico Piermarini, dall’architetto Riccardo Roselli al sottosegretario Linda Ghisoni, del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, solo per citarne alcuni.

Linda Ghisoni
Riccardo Roselli

«L’idea originale – fa sapere monsignor Lonardo – era di fare un percorso aperto, reale. Sarebbe stata una giornata dalle 10 del mattino fino a mezzanotte con gruppi di universitari, professori, che avrebbero accolto le persone in tutti quanti i luoghi. Ma abbiamo deciso di rimandare all’anno prossimo la versione reale e di fare almeno una piccola visita virtuale».

Monsignor Lonardo è autore e narratore di “Un giorno al Laterano”, mentre don Francesco Indelicato, direttore dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, ha curato riprese e montaggio; Francesco d’Alfonso è direttore di produzione e curatore delle musiche; mentre Claudio Tanturri si è occupato delle riprese e della segreteria di produzione con Annalisa Ceravolo, che ha anche realizzato tutte le fotografie di backstage e non solo (anche le bellissime immagini che accompagnano questo testo sono di Annalisa Ceravolo).

“Un giorno a Laterano” è disponibile sul canale YouTube del Servizio per la cultura e l’università nonché sul sito internet del Servizio diocesano.

9 luglio 2020

“Un di più di vicinanza”, accanto ai malati

«Un’occasione per ascoltare la testimonianza di persone malate che con la loro forza e la loro fede ci aiutino a capire come mettersi in ascolto di chi soffre. In questo tempo di cammino sinodale è infatti quanto mai importante saperci accostare ai malati, ricordando che, come ci diceva Papa Francesco il 18 settembre scorso, anche i malati “sono parte della Chiesa”». Il vescovo Paolo Ricciardi, delegato diocesano per la pastorale sanitaria, spiega così il senso del percorso di riflessione e approfondimento “Un di più di vicinanza”, giunto alla terza edizione.

Promosso dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria, il corso prenderà il via l’8 marzo ed è indirizzato particolarmente alle persone che sono più a contatto con i malati: medici, infermieri, operatori socio sanitari, volontari, ministri della comunione.

Tre gli incontri previsti, nella Sala Conferenze del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dalle 18.30 alle 20. Il primo si terrà l’8 marzo e verterà su “Dalla Croce alla pace. Un cammino d’amore! La malattia oncologica e la sfida della vita”. Secondo appuntamento il 22 marzo su “Dal buio alla luce attraverso la cecità. Gli occhi dell’anima che svelano la luce”. Ultimo incontro il 5 aprile sul tema “Dal dolore all’amore! Vorrei esistere…. Fibromialgia: i malati invisibili”.

Per partecipare è necessario iscriversi presso il Centro per la pastorale sanitaria: 06.69886227; segreteria.sanitaria@diocesidiroma.it.

1 marzo 2022

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