San Giuseppe dei Falegnami: lo scrigno romano del Padre putativo di Gesù
Il mese di marzo è da tradizione dedicato al glorioso San Giuseppe, padre putativo di Gesù e sposo della Beata Vergine Maria. In quest’anno “giuseppino” indetto da Papa Francesco ci prepariamo a festeggiare con particolari onori, come il Santo Padre ci esorta, colui che fu il custode della Sacra Famiglia di Nazaret. Anche questa volta, la nostra amata città di Roma, ci porge dal suo forziere di bellezza una piccola gemma di particolare splendore: la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano.
Situata alle pendici del Campidoglio, la chiesa sorge sopra l’antichissimo carcere mamertino dove, i nemici illustri di Roma, venivano rinchiusi in attesa di essere giudicati. Ebbene, la tradizione ci dice che in questo preciso luogo, vennero rinchiusi anche San Pietro e San Paolo i quali, nonostante le catene, convertirono i loro carcerieri e altri quarantasette pagani. Questo luogo fu poi consacrato da Papa Silvestro I (IV secolo) e, immediatamente, divenne meta di ingenti pellegrinaggi.
Quando, il 1°maggio del 1540 nacque a Roma la Compagnia di San Giuseppe, composta da trenta falegnami, venne loro assegnata la piccola chiesa di San Pietro al Mamertino. Tuttavia, come bene possiamo immaginare, la struttura del carcere era alquanto disagevole per le necessità della compagnia. Pertanto, già dal 1546 i registri della Compagnia dei falegnami attestano l’esistenza di lavori per realizzare una chiesa al di sopra del carcere mamertino. In ogni modo, non molto si sa di quali fossero le fattezze della chiesa primitiva se non grazie a delle antiche vedute del ‘500.
Con il tempo il numero dei falegnami annessi alla Compagnia crebbe sempre di più, tanto da poter pensare di iniziare la costruzione di una nuova e più degna chiesa dedicata a San Giuseppe loro patrono. I lavori della chiesa nuova iniziarono nel 1597 anno in cui Giovanni Battista Montani fornì i primi prospetti architettonici. L’aspetto attuale della facciata è rimasto inalterato rispetto a quanto ad allora; l’unico elemento che è venuto meno è stata la doppia scalinata di accesso alla Chiesa. Difatti, per via del piano urbanistico del 1932 volto alla sistemazione del Foro di Cesare, non ne rimane che una. La chiesa si presenta a pianta rettangolare con due cappelle a nicchia per lato e un’abside originariamente quadrangolare divenuto poi semicircolare sormontato da una calotta semisferica. Tutta la chiesa narra le vicende più significative che hanno segnato la vita di San Giuseppe e, danno onore, come i falegnami volevano, al loro protettore.
Ed ora, in quest’anno giuseppino, mentre entriamo virtualmente all’interno della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami lasciamoci guidare dalle parole di Papa Francesco contenute nella lettera apostolica Patris Corde e gustiamo così tutta la bellezza dell’antico e sempre nuovo connubio tra arte e fede.
Trovandoci dinanzi alla prima cappella sulla sinistra, contente la tela dello Sposalizio della Vergine di Orazio Bianchi ci vengono incontro le parole di Papa Francesco che, quasi ad introduzione, ci aiutano a comprendere la grandezza di San Giuseppe che «consiste nel fatto che egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù» (PC 1). È in questo momento dunque, fissato mirabilmente dalla pittura, che possiamo contemplare il momento che sancisce la definitiva unione delle vite di Maria e di Giuseppe: esistenze consumate interamente e totalmente al servizio del disegno salvifico di Dio. Proseguendo, incontriamo nella seconda cappella di sinistra il neonato Gesù Bambino che, nella grotta di Betlemme, viene dato alla luce da Maria Santissima. La scena della Natività (1650), rappresentata dal Maratti, è uno dei tesori di questa chiesa e ci aiuta a riflettere sulle condizioni nelle quali San Giuseppe si trovò ad adoperarsi per cercare di dare un luogo degno alla nascita al Figlio di Dio. Come non commuoversi dunque dinanzi al «Figlio dell’Onnipotente che viene nel mondo assumendo una condizione di grande debolezza. [Gesù] si fa bisognoso di Giuseppe per essere difeso, protetto, accudito, cresciuto. Dio si fida di quest’uomo, così come fa Maria, che in Giuseppe trova colui che non solo vuole salvarle la vita, ma che provvederà sempre a lei e al Bambino» (PC 5).
Passando poi alle pareti della centrale cappella maggiore ammiriamo i due affreschi di C. Mariani, entrambi datati al 1883: Il viaggio a Betlemme e, di fronte, La Bottega di San Giuseppe. La peculiare e unica elezione a divenire il custode del Figlio di Dio e della sua Santissima Madre, difatti, vede San Giuseppe superare numerosi pericoli e le svariate prove perché sa – e ce lo insegna- che «Gesù e Maria sua Madre sono il tesoro più prezioso della nostra fede» (PC 5). Nonostante tutto Giuseppe non si abbatte mai e sempre, confidando nella Divina Provvidenza, reagirà alle controversie della vita «non cercando scorciatoie, ma affrontando “ad occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità» (PC 4). Inoltre, la laboriosità di Giuseppe, nel nascondimento di Nazaret, oltre ad insegnare a Gesù il valore e la dignità del lavoro gli insegna «nel suo ruolo di capo famiglia ad essere sottomesso ai genitori […] e a compiere sempre la volontà del Padre» (PC 3); cosa che egli farà fino al patibolo della croce.
Continuando poi a muovere lo sguardo in senso orario ci soffermiamo nella seconda cappella di destra dove, G. Ghezzi immortala La Sacra Famiglia con Sant’Anna (1692); opera questa che ancora una volta ci aiuta a comprendere un aspetto importantissimo del padre putativo di Gesù: il suo essere padre castissimo. Difatti, mentre in prima linea ci sono Maria e Sant’Anna che intrattengono il piccolo Gesù, dietro, sulla sinistra, in piedi, si vede Giuseppe che veglia su di loro. Egli vive così, sempre un passo indietro, nell’ombra. Un’ombra però che non è fuggevolezza bensì attenta e vigile custodia. Difatti, «essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze» (PC 7).
Questa vita, continuamente vissuta sulla scia di quel “Non temere Giuseppe” (Mt 1,20) rivoltogli dall’angelo culminerà nella consolante tela del Transito di San Giuseppe, dipinta da Bartolomeo Colombo nella prima cappella di destra. Qui, ai lati di Giuseppe morente si trovano coloro per i quali l’umile carpentiere di Nazaret aveva dato tutto: Maria, la sua amatissima sposa, e, dal lato opposto, Gesù. Giuseppe aveva sempre saputo che quel Bambino che aveva visto crescere era stato affidato alle sue cure e che egli, per Gesù, era solo l’ombra del Padre celeste. Quale grande beatitudine, tuttavia, avrà riservato Dio Padre a colui che qui in terra accolse con tanto amore il Figlio di Dio e quale grande beatitudine riserverà anche a noi se, sull’esempio di Giuseppe, faremo di Gesù e di Maria il nostro tesoro!
Seguiamo quindi l’esortazione di Papa Francesco per quest’anno giuseppino; scopriamo la potente intercessione del padre Putativo del Redentore e, come da molti santi è sovente raccomandato: Ite ad Joseph, Andate da Giuseppe ed egli, per l’amore che Gesù gli porta, non mancherà di intercedere per noi.
A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione
San Giuseppe dei Falegnami, le opere d’arte in salvo
Stabilire le cause del crollo e progettare la ricostruzione della porzione venuta giù all’improvviso in quel pomeriggio del 30 agosto. Sono questi i due obiettivi degli uffici competenti del Vicariato di Roma, d’intesa con gli altri organismi interessati, a nove giorni dal crollo del tetto di San Giuseppe dei Falegnami, la chiesa del XVII secolo al Foro Romano sopra il Carcere Mamertino. Un fatto improvviso che non ha coinvolto nessuna persona visto che in quel momento l’edificio di culto era chiuso. Sono rimaste la prima capriata in corrispondenza della cantoria, dove è collocato il pregevole organo a canne del XVIII secolo, e la volta dell’area presbiteriale.
A confermare che non c’era stato nessun segnale premonitore era stato già subito dopo il crollo il vescovo Daniele Libanori, gesuita, rettore della chiesa, che risiedeva nell’adiacente casa canonica. Subito è partita la messa in sicurezza da parte dei Vigili del Fuoco di Roma che, di concerto con la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio del Comune di Roma, il Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale e l’ente proprietario, l’arciconfraternita di San Giuseppe dei Falegnami legata al Vicariato di Roma, hanno provveduto al recupero di opere d’arte presenti nella chiesa iniziata da Giacomo della Porta. E a tutti gli organismi coinvolti, compresa la Polizia locale di Roma Capitale, va il «grazie» di don Pier Luigi Stolfi, direttore dell’Ufficio edilizia di culto del Vicariato di Roma. «Si è avvertita, oltre alla loro preziosa collaborazione, la professionalità e la sensibilità delle persone; tutti, con competenza e professionalità, hanno interagito per far fronte all’inatteso evento».
Tra le opere d’arte recuperate – ora custodite nel Palazzo Lateranense – i dipinti del XVII secolo “La Natività” di Carlo Maratta e “Lo sposalizio di Maria Vergine” di Orazio Bianchi e diverse suppellettili ecclesiastiche tra cui quattro preziosi busti reliquiari. «Le operazioni relative alla gestione dell’emergenza e di prima messa in sicurezza – afferma don Pier Luigi – si sono concluse il 4 settembre e sono state eseguite tempestivamente in considerazione delle previsioni meteorologiche all’indomani dell’evento (erano previste delle piogge, ndr) e al fine di evitare ulteriori crolli».
Intanto, la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo per il reato di disastro colposo, ha apposto i sigilli alle macerie e alla parte di tetto non crollata: atti necessari per le verifiche dell’inchiesta. I tecnici lavorano su un duplice fronte: stabilire le cause del crollo e progettare la ricostruzione. Già costituita una équipe di professionisti. «L’edificio – aggiunge don Pier Luigi – era stato oggetto di interventi di restauro e risanamento conservativo negli anni 2013–2015 che hanno riguardato le facciate, i prospetti interni e la revisione del manto di copertura». Avviata l’elaborazione del progetto di ricostruzione allo scopo di ripristinare al più presto la funzionalità dell’edificio di culto. Già si pensa al dopo, insomma. «Sono state predisposte tutte le attività necessarie al collocamento di una copertura provvisoria in strutture metalliche che avrà lo scopo di proteggere la chiesa e salvaguardare l’interno dell’area liturgica. Il passo successivo, la messa in sicurezza della cella campanaria e del timpano interno».
di Angelo Zema, da Roma Sette
10 settembre 2018
San Giuseppe dei Falegnami, ad un anno dal crollo le speranze, i lavori, il restauro – Testimonianza di S.E. Mons. Daniele Libanori
RETTORIA DI S. GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
Stanno procedendo rapidamente i lavori per il ripristino del tetto della Chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano. Poi sarà la volta del cassettonato, di cui si spera di poter inaugurare il restauro durante il periodo natalizio.
Alle 14.59 del 30 agosto scorso un boato e una nuvola di polvere hanno sconvolto la quiete estiva. I turisti in visita al carcere mamertino e i pochi presenti sulla piazzetta sono fuggiti urlando verso l’angolo più lontano. La chiesa era chiusa e io stavo riposando, essendo rientrato più tardi del solito dall’ufficio. Il tonfo improvviso, una leggera scossa, le grida e la nuvola di polvere mi portavano a pensare a un attentato al Campidoglio: erano giorni in cui l’allarme era più vivo di quanto non sia ora. Ma il suono insistito del campanello e il grido di un vigile urbano che invitava ad uscire perché era crollata la Chiesa mi ha subito restituito il quadro di ciò che era accaduto. Sono uscito immediatamente; l’aria era densa di polvere. Uno sguardo, poi sono rientrato andando alla Chiesa per vedere come recuperare il Santissimo. Il portone che dall’oratorio dà sulla Chiesa era sbarrato dalle travi crollate. Mi sono diretto alla Sagrestia e di là al presbiterio, che era stato risparmiato dal crollo. Ho preso la pisside e l’ho portata in casa, poi sono uscito di nuovo. Non ho guardato l’orologio, ma non era passato un quarto d’ora e nella piazzetta antistante il Carcere Mamertino c’era il mondo intero: il Soprintendente dott. Prosperetti, la Soprintendente per il Foro Romano, i Vigili Urbani, la Polizia Capitolina, i Pompieri, la Polizia e i Carabinieri. Un apparato imponente e immediatamente operativo con un’efficienza da manuale. Dopo qualche minuto è arrivato Mons. Ruzza con don Pier Luigi Stolfi. Confesso che sono stato stupito di un simile spiegamento di forze, tanto più che non c’erano state vittime. Ma questo potevo saperlo solo io. E probabilmente non avevo ancora realizzato la gravità di ciò che era accaduto. Attorno a me vedevo affaccendarsi persone che, ciascuna secondo la sua competenza, si muoveva con rapidità e precisione; i tecnici si confrontavano per le prime valutazioni.
Sono seguiti sopralluoghi e indagini scientifiche per comprendere le cause del disastro.
Poi l’inizio dei lavori di sgombero: un’impresa da manuale. Le macerie sono state rimosse a mano per recuperare tutti i pezzi del prezioso controsoffitto ora in fase di restauro. Grazie alla cura meticolosa di quella raccolta si può contare su oltre il 90 per cento della vecchia struttura, che potrà essere ricollocata. Poi la rimozione delle macerie mantenendo ciascuna delle travi nella posizione di caduta mediante l’allestimento di supporti. Alla fine restava un intrico di travi come sospeso quasi fosse un’istallazione. I tecnici in questo modo hanno potuto ricostruire la dinamica della caduta. Infine lo sgombero delle travi e delle suppellettili e l’inizio dei lavori di restauro.
Le pale d’altare, a cominciare da quella di Carlo Maratti – una splendida natività – non hanno subito alcun danno. Le pareti della Chiesa sono rimaste sostanzialmente integre perché il crollo si è verificato al centro della navata. Le cantorie hanno subito danni facilmente recuperabili. Il pavimento invece ha registrato, analogamente ai lacunari istoriati che decoravano il cassettonato, il danno maggiore e richiederà un intervento significativo.
In tutto questo, se dobbiamo riconoscere la gravità della ferita al patrimonio artistico, dobbiamo anche essere grati a Dio perché non vi sono state vittime. Solo due giorni dopo si sarebbe dovuto celebrare un matrimonio …
Da mesi stiamo assistendo a un intervento di restauro che si sviluppa con un tempismo veramente eccezionale, sotto la direzione dell’ing. Alessandro Bozzetti dello Studio Croci e della Soprintendenza e con l’assidua sorveglianza di don Pier Luigi Stolfi, Commissario Straordinario della Confraternita di S. Giuseppe dei Falegnami, proprietaria della Chiesa. Sono state ricollocate le nuove capriate e a giorni inizierà la posa delle coperture, che si spera di completare nell’anniversario del crollo.
Tutte le fasi di questo processo sono state attentamente documentate e ci auguriamo di poterle vedere pubblicate unitamente alle indagini tecniche e ai progetti di recupero perché ci sembra che questo intervento per molti aspetti potrà costituire un modello per interventi analoghi sul nostro splendido patrimonio artistico e religioso.
+ Daniele Libanori SI
Chiunque sia interessato a conoscere l’evolversi dei lavori, può farlo attraverso la piattaforma web, www.sangiuseppedeifalegnami.org, sulla quale è possibile seguire il cantiere.
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San Giuseppe dei Falegnami un anno dopo: benedizione e apertura del cantiere
Il 30 agosto 2019 ricorre un anno dal crollo della copertura di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano. In questi dodici mesi, l’Ufficio edilizia di culto e beni culturali del Vicariato di Roma ha coordinato i lavori di restauro della chiesa per restituire questo prezioso luogo di culto alla città.
I risultati fin qui ottenuti saranno condivisi nella giornata del 30 agosto attraverso una straordinaria apertura del cantiere, dalle ore 10 alle ore 18. Il via con il rito di benedizione della nuova copertura, presieduto da monsignor Daniele Libanori, vescovo ausiliare per il settore Centro e rettore della chiesa, di cui è titolare il cardinale Francesco Coccopalmerio. I cittadini, i rappresentanti delle istituzioni e i giornalisti che desiderano partecipare all’evento, saranno accompagnati nel corso della visita da un team di professionisti che illustrerà le fasi di avanzamento dei lavori.
A pochi giorni dal crollo, i tecnici dell’Ufficio edilizia di culto e beni culturali hanno predisposto e seguito le attività di sgombero delle macerie, messa in sicurezza e il contestuale riconoscimento, recupero e catalogazione delle parti lignee del cassonettato e della struttura di copertura crollate; operazioni svolte sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Speciale Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Roma, e secondo le indicazioni della Procura di Roma, che ancora oggi sta svolgendo le sue attività.
«Dal 3 giugno ad oggi sono state realizzate e giustapposte le due nuove capriate in sostituzione di quelle collassate – sottolinea il progettista e direttore dei lavori Alessandro Bozzetti –, mentre è stato possibile conservare, mediante l’inserimento di alcuni elementi, le strutture ancora in situ che sostengono la parte del cassonettato rimasto in opera. È stata poi realizzata tutta l’orditura secondaria della copertura, compreso il posizionamento di un sistema di isolamento termico, che permette di controllare il microclima del sottotetto e tenere i valori di temperatura e umidità all’interno di un definito intervallo, ideale per la migliore conservazione del legno delle strutture delle falde e del cassettonato. Questo nuovo sistema si integra con la progettazione di un monitoraggio ambientale, in armonia con la Soprintendenza e il contributo scientifico del professor Giovanni Carbonara e secondo il protocollo GBC HB (Green Building Council Historic Building), al fine di conseguire un intervento sostenibile».
Contemporaneamente tutti i frammenti lignei del cassettonato recuperati sono stati puliti, consolidati, trattati con sostanze antiparassitarie e censiti per definirne l’esatta ricollocazione, anche grazie all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro che, nel mese di luglio, ha eseguito un cantiere scuola con alcuni studenti del secondo anno provenienti dalla sede di Matera.
«Attraverso i dati ottenuti da laser scanner e i rilievi effettuati prima e dopo il crollo – prosegue Bozzetti –, e al fine di realizzare correttamente il ripristino del cassettonato, il team di professionisti ha realizzato un modello in BIM (Building Information Modeling) che sarà la base di partenza per la progettazione del sistema di sospensione del cassettonato e garantirà la comprensione e la corretta geometria del costruito». Tutti gli interventi sono stati possibili grazie innanzitutto al contributo dell’otto per mille della Chiesa Cattolica, ma anche ad altre donazioni tra cui l’importante sostegno del Centro Commerciale Euroma2, nella persona del presidente Davide Zanchi, che hanno aderito al progetto “Insieme Ri-Costruiamo”.
Si conclude dunque il restauro della copertura, ma si prosegue con i lavori nell’aula di culto, il riposizionamento del cassonettato, il restauro dei due organi storici e il consolidamento della volta della Cappella del Crocifisso. «Molto resta da fare – osserva monsignor Libanori – ma San Giuseppe dei Falegnami è sempre nel cuore dei romani!».
Gli interessati a conoscere l’evolversi dei lavori, possono farlo attraverso il sito internet www.sangiuseppedeifalegnami.org, sul quale è possibile seguire il cantiere attraverso un’accurata documentazione fotografica in costante aggiornamento. Sulla stessa piattaforma, chi volesse potrà sostenere i restauri con una donazione (totalmente deducibile dal reddito d’impresa), per sentirsi parte di una Chiesa viva e presente, anche attraverso il mantenimento delle opere artistiche e storiche della nostra città.
28 agosto 2019
San Giuseppe dei Falegnami riapre al pubblico fino al 6 gennaio
Riapre dal 21 dicembre al 6 gennaio (ad eccezione del 28 dicembre) la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, interessata dal crollo del tetto lo scorso 30 agosto. Oggi (21 dicembre) alle ore 12.30, il cardinale vicario Angelo De Donatis sarà nella chiesa a ridosso dei Fori Imperiali; porgerà gli auguri di Natale a coloro che, a vario titolo, hanno collaborato per rendere possibile la riapertura della chiesa e porterà loro il ringraziamento di tutta la diocesi di Roma.
Tra quelli che «in maniera straordinaria, si sono resi presenti sia nella triste circostanza del crollo, sia nei giorni seguenti – sottolinea il vescovo Daniele Libanori, ausiliare per la diocesi di Roma e rettore della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami – penso agli Uffici pubblici, ai Vigili del Fuoco, ai Vigili Urbani, le Soprintendenze interessate, le Forze dell’Ordine, i tecnici e il personale del Vicariato e delle imprese coinvolte».
Durante il periodo di apertura della chiesa, i fedeli avranno la possibilità di pregare di fronte al presepe ligneo, realizzato nei primi anni del XVII secolo da Giovan Battista Montano, e collocato originariamente nel lacunare centrale del soffitto crollato: «È stato ripulito e ricomposto – spiega il vescovo Libanori –. Ci conforta il fatto che sia stata recuperata la quasi totalità delle sculture lignee che ornavano il bellissimo soffitto e la metà delle cornici che separavano i lacunari». Il presepe è stato collocato all’interno della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e potrà essere ammirato durante tutto il periodo di riapertura della chiesa stessa. «San Giuseppe dei Falegnami non verrà ancora riaperta al culto – aggiunge il presule –, ma quello che ci preme è di riproporre alla città un monumento che sembrava perduto e che invece, grazie a una bella sinergia di lavoro, è agli inizi di una nuova vita. Ci auguriamo che questa esperienza, con tutti gli studi che ha generato, possa essere d’aiuto per molte situazioni analoghe relative ad altri monumenti, religiosi e non, sia a Roma che in Italia».
In più, sempre da oggi, riaprirà al pubblico anche il Carcer Tullianum (Carcere Mamertino) che si trova al di sotto della cinquecentesca chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e la cui gestione è affidata all’Opera romana oellegrinaggi (info: https://www.operaromanapellegrinaggi.org/it/roma-cristiana/carcer-tullianum-museo).
21 dicembre 2018
San Giuseppe al Trionfale, Messe in streaming per la festa patronale
Una festa patronale decisamente diversa da quelle del passato, ma forse per questo ancor più sentita. La basilica di San Giuseppe al Trionfale si prepara ai celebrare il suo patrono, il 19 marzo, con un programma rivisto per l’emergenza coronavirus, con le Messe celebrate in streaming sulla pagina Facebook parrocchiale. Inoltre, la basilica rimarrà aperta tutto il giorno dalle ore 08.45 alle ore 18.45 per la preghiera personale.
Si comincia alle ore 8 di giovedì 19, con la Messa presieduta da don Marico Carrera, segretario generale della Pia Unione del Transito. Alle 18.30 è in programma invece un singolare flash mob: mentre le campane della basilica del Trionfale suoneranno, i fedeli sono invitati ad affacciarsi alla finestra e gridare per tre volte: “Evviva san Giuseppe!”. Seguirà, alle 19, la Messa solenne presieduta dal parroco don Wladimiro Bogoni, con apertura del giubileo parrocchiale e benedizione dei papà. «In considerazione delle celebrazioni “sine populo” si invitano i fedeli a scattarsi una foto o un selfie, singolo o di famiglia – è la proposta del parroco – e a inviarlo con l’autorizzazione all’utilizzo delle immagini (sia per i maggiorenni che per i minorenni), alla mail comunicazione.sgtrionfale@gmail.com entro le ore 12 di mercoledì 18 marzo 2020. Le foto saranno poste sui banchi in occasione della celebrazione, così la basilica si riempirà dei volti dei devoti di san Giuseppe». Alle 21 si terrà la recita del Rosario come indicato dalla Cei, e da San Giuseppe al Trionfale partirà la diretta di Tv2000.
«Mai avremmo immaginato di non poter vedere il nostro amato san Giuseppe percorrere le nostre strade – riflette don Bogoni –. Le circostanze di questi giorni ci hanno fatto capire però che, con l’aiuto della fede, i nostri cuori possono superare ogni barriera».
17 marzo 2020
San Giovanni in Laterano: Santa Messa giubilare dell’avvocatura italiana
San Giovanni in Laterano: Santa Messa giubilare dell’avvocatura italiana