“Ascoltando i maestri” – 1700 anni del Laterano Mater e Caput (Uff. past. universitaria)
“Ascoltando i maestri” – (Uff. Past. Universitaria)
“Ascoltando i maestri” – (Uff. Past. Universitaria)
“Ascoltando i maestri” – (Uff. Cultura e Università)
“Ascoltando i maestri” – (Uff. Cultura e Università)
“Ascoltando i maestri” (Uff. Cultura e Università )
“Ascoltando i maestri” (Uff. Cultura e Università )
“Ascoltando i maestri di speranza. Speciale Giubileo” – Oscar Wilde (Uff. past. universitaria)
“Ascoltando i maestri di speranza. Speciale Giubileo” – Oscar Wilde (Uff. past. universitaria)
“Ascoltando i maestri di speranza. Speciale Giubileo” – Michelangelo (Uff. past. universitaria)
“Ascoltando i maestri di speranza. Speciale Giubileo” – Michelangelo (Uff. past. universitaria)
“Ascoltando i maestri di speranza. Speciale Giubileo” – Dante (Uff. past. universitaria)
“Ascoltando i maestri di speranza. Speciale Giubileo” – Dante (Uff. past. universitaria)
“Artbeat il cuore della periferia” presso il Centro giovanile Pino Puglisi (Uff. Caritas)
“Artbeat il cuore della periferia” presso il Centro giovanile Pino Puglisi (Uff. Caritas)
“Andate da Giuseppe”: la lettera del cardinale De Donatis ai sacerdoti per la festa del 19 marzo
«Ite ad Ioseph, andate da Giuseppe». Così diceva il Faraone al popolo stremato dalla carestia (Gen. 41, 55). Lo stesso si legge ai piedi di tante statue che ritraggono lo sposo di Maria. E il medesimo invito fa il cardinale vicario Angelo De Donatis ai sacerdoti romani, in una lettera scritta in vista della festa del 19 marzo, la festa del papà. Scrive come un padre che si rivolge ai suoi figli, il cardinale. Medita, in particolare, sulla lettera di Papa Francesco “Patris corde”, pubblicata l’8 dicembre dello scorso anno, in coincidenza con l’inizio dell’anno dedicato proprio al padre terreno di Gesù. Su san Giuseppe il cardinale tornerà a riflettere in televisione, nel corso di tre meditazioni che andranno in onda su Tv2000 il 16, il 17 e il 18 marzo alle ore 12.20, subito dopo il telegiornale.
«Papa Francesco – scrive il porporato – ci ha donato la splendida lettera “Patris corde” su san Giuseppe. Leggendola e meditandola, ho creduto più di una volta che il Papa pensasse, oltre ai papà di famiglia, in particolare a noi sacerdoti. Ha scritto per noi, perché riscoprissimo il dono, la responsabilità e la gioia della paternità. In una “società senza padri”, la Chiesa infatti ha ancor più bisogno di riscoprire la paternità, che nella lettera è delineata in modo completo, indicando Giuseppe come padre nella tenerezza, nell’obbedienza, nell’accoglienza, padre lavoratore e padre nell’ombra. Inoltre, come scrive al numero 5, Giuseppe è padre “dal coraggio creativo”».
Il vicario si sofferma in particolare, su quest’ultimo aspetto, «significativo in tempo di pandemia». Durante quest’ultimo anno, riflette infatti il cardinale De Donatis, forte è stata «la tentazione di fermarci e di abbandonare il campo; abbiamo però avuto tante testimonianze di pastori capaci di avere il coraggio creativo, tirando fuori risorse che non si pensava neanche di avere». Da un anno a questa parte, aggiunge, «stiamo affrontando situazioni cui non eravamo preparati; i ritmi e le attività del nostro ministero sono cambiati. A volte abbiamo sperimentato momenti di prova, di aridità, di incertezza sul presente e sul futuro. Siamo stati chiamati a cambiare gli stili di vita, ma soprattutto a rimettere al centro il Signore, con la sua Parola, con la sua Presenza, ritrovandolo nei piccoli e nei poveri da amare e servire. In qualche modo è stata ferita la nostra paternità, come una potatura necessaria, affinché potessimo purificarla e portare più frutto». Ed ecco che sono moltiplicate le Messe celebrate on line, la catechesi tramite tutorial, le raccolte di cibo straordinarie. «Io sono grato al Signore – sono ancora le parole del cardinale vicario – per il coraggio creativo di voi sacerdoti e, con voi continuo a camminare anche in questo tempo incerto, certo della presenza del Signore che provvede. Prego per voi, vi sostengo con affetto, chiedo che questa Quaresima possa essere veramente un’occasione per riscoprire la nostra paternità».
Poi, un suggerimento: visto che gli esercizi spirituali “in presenza” sono stati giustamente cancellati per via delle disposizioni vigenti, il vicario del Papa per la diocesi di Roma invia una proposta di ritiro spirituale, con anche la traccia per la preghiera personale e per la condivisione. «Vuole essere un’opportunità – sottolinea – per fermarci un po’ di tempo davanti a Dio, da soli e con i fratelli, perché il Signore ci aiuti ad avere sempre più un cuore di padre». Per questo sono disponibili anche tre meditazioni, scaricabili dall’Archivio documenti del nostro sito internet. «Come è stato per i giorni in preparazione alla Pentecoste dell’anno scorso, questa è un’occasione da non perdere, un regalo che vogliamo farci per il nostro bene e per quello dell’intera diocesi di Roma – conclude –. Anche a noi è rivolta allora la stessa parola del faraone: Andate da Giuseppe! Da lui ci rechiamo fiduciosi, certi che, con cuore di padre, ci farà avere il Pane necessario per tutti».
Leggi il testo integrale della lettera
Scarica la seconda meditazione
12 marzo 2021
“Abitare il cuore dei giovani: esercizi di discernimento comunitario per ripensare le prassi di evangelizzazione”
“Abitare il cuore dei giovani: esercizi di discernimento comunitario per ripensare le prassi di evangelizzazione”.
“(Dis)uguaglianze”: la sintesi della lettera alla città del cardinale De Donatis
«Ha la Chiesa qualcosa da dire alla società di oggi? Ha da dire che il mondo attuale è inaccettabile, e che l’uomo ha la vocazione di trasformarlo e di ordinare l’orientamento del suo divenire personale e collettivo».
Così si espresse il 25 ottobre 1973 il Vicario di Roma dell’epoca, il Cardinal Ugo Poletti, nella conferenza stampa che aprì il percorso che condusse alla celebrazione del Convegno “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e giustizia nella città di Roma” che si svolse dal 12 al 15 febbraio 1974.
Di quel Convegno, che ha rappresentato una pagina fondamentale nella crescita della nostra Diocesi, sentiamo necessario fare memoria in occasione del 50° della sua celebrazione, con un evento che si terrà il 19 febbraio p.v. nella Sala della Conciliazione in Vicariato.
Ma quella domanda – nonostante i decenni trascorsi – la Chiesa di Roma continua ad avvertirla come propria ed essenziale per tutte le persone che vivono nella nostra città e che amiamo considerare come sorelle e fratelli. Al loro fianco sentiamo di essere chiamati a trasformare la realtà che ci circonda e che ci continua ad apparire inaccettabile.
Tra il Cammino Sinodale e la preparazione dell’Anno Santo 2025 quella domanda può essere l’opportuno interrogativo che accompagni un confronto capace di coinvolgere tutta la Città nel ripensare il ruolo, la vocazione e le prospettive di Roma.
È un richiamo alla responsabilità dei cristiani ma, come quei giorni del 1974, vogliamo rivolgerci anche ai cittadini, alle associazioni e alle istituzioni che formano la comunità urbana di Roma, ponendoci, anzitutto, nuovamente in loro ascolto.
La consapevolezza di fondo è che piuttosto di una commemorazione, ci si presenti oggi l’occasione per guardare al presente e al futuro di Roma con il contributo di tutti. «Roma avrà un futuro, se condivideremo la visione di città fraterna, inclusiva, aperta al mondo» ci ha ricordato papa Francesco, nel messaggio per le celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale.
La Roma di oggi è molto cambiata. Le attese di carità e giustizia sono in parte le medesime e in parte nuove, ma tutte in attesa di risposta. È oggi una città con, all’incirca, la stessa popolazione di cinquant’anni fa ma diversa è la sua composizione: l’età media supera i 46 anni diminuendo man mano che ci si allontana dal centro. Le famiglie monocomponente sono il 46%; nel centro storico sfiorano il 60%. L’incidenza della popolazione straniera, che arriva al 14%, è quasi il doppio della media nazionale.
Roma partecipa, seppur in forma relativamente attenuata, dell’inverno demografico italiano: popolazione stabile, invecchiamento, diradamento dei legami famigliari. Vive invece in modo più accentuato i fenomeni migratori.
L’ultimo Rapporto povertà della Caritas romana – “Le Città Parallele” (2023), permette di dare uno sguardo aggiornato che va oltre i valori medi per cogliere le differenze e pesare le diseguaglianze sul piano dell’accessibilità ai servizi; della distribuzione della ricchezza; delle opportunità di cura e di assistenza. Disuguaglianze che finiscono per assumere tre dimensioni caratteristiche: territoriale, con i Municipi del centro che si differenziano dalle periferie; generazionale, con le classi più anziane che percepiscono quote di reddito maggiori; di nazionalità, con i cittadini stranieri che presentano redditi di molto inferiori.
Dentro questo quadro squilibrato sono presenti attese che diventano a volte vere e proprie “grida di dolore”. Prendiamo quattro ambiti centrali che rappresentano ora come nel 1974 essenziali “beni” della vita sui quali si fonda la dignità delle persone e l’effettività dei loro diritti di cittadinanza: lavoro, casa, salute, scuola. E tutti questi ambiti sono attraversati dal un grido silenzioso della solitudine.
“I poveri hanno bisogno più di persone che di cose”. È una frase di Mons. Luigi Di Liegro un protagonista del Convegno del 1974.
La Roma odierna vede l’allentarsi e sovente lo spezzarsi del tessuto delle relazioni famigliari e sociali. La solitudine diventa così un perfido moltiplicatore del dolore per chi si trova in condizioni di fragilità economica, di debolezza educativa, di disagio mentale.
Ricordare il Convegno e riproporne l’approccio è un’occasione per la comunità cristiana di riconsiderare e rinnovare la propria vocazione alla carità. Ma è anche un’offerta di collaborazione e un richiamo alla corresponsabilità rivolto all’insieme della comunità urbana. Roma condivide con tutte le grandi città un ruolo ambivalente. Esse sono i luoghi dove si concentrano le risorse finanziarie, le competenze, le imprese, il lavoro. Ma sono anche gli spazi dove sono più forti diseguaglianze e marginalità, tensioni e conflitti. Accanto ad essi ci sono però nella Città – ed ecco i motivi di speranza – tanti segni di energia positiva, di solidarietà, di ben operare nelle dimensioni pubbliche, private e sociali, dalle quali poter partire per riconciliare, per ricostruire e per riparare, laddove vi sono ferite aperte e contraddizioni e disuguaglianze non più accettabili.
Andare oltre il ricordo significa oggi coltivare la speranza, impegnarsi tutti per far diventare Roma “città della speranza”, come Papa Francesco ci invitava a prepararla a diventare, il 31 dicembre scorso nella preghiera del Te Deum di ringraziamento per l’anno trascorso. La Chiesa di Roma chiama i suoi figli, tutti, vicini e lontani, perché possano ritrovarsi e dialogare, per il bene di tutti e particolarmente dei più poveri, per ritrovare insieme quella speranza e lavorare per quella città che non c’è ancora ma che possiamo e dobbiamo costruire insieme.
Angelo card. De Donatis
vicario generale di Sua Santità
per la diocesi di Roma
“(Dis)uguaglianze”: la diocesi di Roma in ascolto della città a 50 anni dai “Mali di Roma”
«Ha la Chiesa di Roma qualcosa da dire alla società di oggi? Ha da dire che il mondo attuale è inaccettabile, e che l’uomo ha la sua vocazione di trasformarlo e di ordinare l’orientamento del suo divenire personale e collettivo». Così si espresse nel 1973 l’allora cardinale vicario Ugo Poletti, nella conferenza stampa di apertura del percorso che condusse poi al convegno “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e giustizia nella città di Roma”, meglio noto come convegno sui “Mali di Roma”, dal 12 al 15 febbraio 1974. Cinquant’anni dopo, per fare memoria dell’evento e continuare a interpellare la città, la diocesi di Roma organizza il convegno “(Dis)uguaglianze”, in programma il 19 febbraio nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico Lateranense alle ore 16.
L’evento sarà aperto dai saluti del cardinale vicario Angelo De Donatis, del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e del sindaco di Roma Roberto Gualtieri; seguiranno gli interventi di don Federico Corrubolo, docente di Storia moderna e contemporanea all’Istituto Ecclesia Mater; Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio; Giuseppe De Rita, sociologo e fondatore del Censis; Luigina Di Liegro, segretario generale della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro; Pierciro Galeone, vicepresidente della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro; Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma. Il convegno è a ingresso libero e gratuito, fino a esaurimento posti. Verrà inoltre trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube della diocesi di Roma.
È in programma anche una conferenza stampa di presentazione dell’appuntamento, che si terrà venerdì 16 febbraio nella Sala degli Imperatori del Palazzo Apostolico Lateranense alle ore 12.15. Moderati da padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della diocesi, interverranno il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma; monsignor Giuseppe Lorizio, teologo e direttore dell’Ufficio per la Cultura della diocesi di Roma; Luigina Di Liegro; Augusto D’Angelo, professore di Storia contemporanea a La Sapienza Università di Roma; Giustino Trincia. Durante la conferenza verrà diffusa una lettera alla città, che sia “sale e lievito” in vista del convegno del 19 febbraio e di altri quattro appuntamenti, che nei prossimi mesi – da marzo a giugno – si svolgeranno in diversi luoghi della Capitale su temi specifici: scuola, salute, lavoro, casa.
Il cardinale De Donatis afferma: «Ricordare il Convegno e riproporne l’approccio è un’occasione per la comunità cristiana di riconsiderare e rinnovare la propria vocazione alla carità. Ma è anche un’offerta di collaborazione e un richiamo alla corresponsabilità rivolto all’insieme della comunità urbana. Roma condivide con tutte le altre grandi città un ruolo ambivalente. Esse sono i luoghi dove si concentrano le risorse finanziarie, le competenze, le imprese, il lavoro. Ma sono anche gli spazi dove sono più forti diseguaglianze e marginalità, tensioni e conflitti sociali. Le diseguaglianze sono i mali del nostro tempo».
10 febbraio 2024