“Festa della Riconoscenza”: mattinata di festa con i bambini degli oratori (COR)
Santa Messa con gli ammalati oncologici – Santa Maria della Consolazione al Foro Romano
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San Lorenzo al Verano – Santa Messa con i Diaconi Permanenti della Diocesi
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Francesco ha aperto la Porta Santa anche nel carcere di Rebibbia
Mentre fuori era ancora buio e Roma dormiva, l’attività all’interno del nuovo complesso di Rebibbia era già frenetica alle 6.30 di questa mattina, 26 dicembre. Per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta Santa è stata aperta all’interno di un carcere. Nel giorno in cui la chiesa ricorda santo Stefano, il primo martire, Papa Francesco ha presieduto il rito nella cappella del carcere romano dedicata al Padre Nostro. Il pontefice, accostandosi alla Porta, ha ricordato: «La prima l’ho aperta a Natale a San Pietro ma ho voluto che la seconda fosse qui, in un carcere perché tutti, chi è dentro e chi è fuori, avessero la possibilità di spalancare le porte del cuore. Sia per tutti un impegno a guardare al nostro avvenire con speranza». Già nella bolla di indizione del Giubileo, “Spes non confundit”, Francesco aveva espresso il desiderio di farsi pellegrino di speranza in un luogo di reclusione.
Bergoglio si è avvicinato alla Porta, ornata con fiori bianchi, e, come prevede il rito, l’ha oltrepassata per primo, seguito dal vescovo Benoni Ambarus, ausiliare di Roma, incaricato per l’ambito della Diaconia della carità, da alcuni detenuti e agenti della polizia penitenziaria. Durante la breve omelia, tenuta completamente a braccio, ha ribadito che «aprire la porta significa aprire il cuore, ed è questo che fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano a vivere, sono duri come pietre e si dimenticano della tenerezza. La grazia del Giubileo è quella di aprire i cuori alla speranza che non delude mai».
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Santa Messa presso la parrocchia Natività di Nostro Signore Gesù Cristo
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Santa Messa in diretta su Rai Uno – basilica dei Santi XII Apostoli
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Papa Francesco apre la Porta Santa di San Pietro
Alle 19.18 di questa sera, 24 dicembre, Papa Francesco ha varcato la soglia della Porta Santa della basilica di San Pietro. È iniziato il Giubileo 2025 “Pellegrini di speranza”. Nell’Anno Santo l’impegno condiviso deve essere quello di portare la speranza dove il buio ha preso il sopravvento, nei tanti luoghi abitati dalla «desolazione» del nostro tempo, pensiamo «alle guerre, ai bambini mitragliati, alle scuole e agli ospedali bombardati» ha affermato Francesco che ha presieduto il rito dell’apertura della Porta Santa e la Messa nella Notte della Solennità del Natale del Signore. In questo anno bisogna seminare speranza lì «dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore». Questo è il 27° Giubileo ordinario della storia, come ricorda il dicastero per l’Evangelizzazione, e il secondo nel pontificato di Francesco dopo quello straordinario del 2016 dedicato alla misericordia.
Il rito è iniziato nell’atrio della basilica. Mentre il coro intonava “È questa la porta del Signore. Per essa entrano i giusti” il Papa si è avvicinato alla Porta Santa, per l’occasione adornata con fiori gialli e rossi. L’ha quindi aperta in silenzio raccogliendosi qualche istante in preghiera. Dopo aver spalancato i due battenti di bronzo ha fatto ingresso in basilica e si è diretto all’altare della Confessione accompagnato dal suono delle campane e dall’inno “Pellegrini di speranza”. Dietro di lui cardinali, vescovi, il presidente del consiglio Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (in basilica anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana e il ministro Alessandra Locatelli), 54 fedeli provenienti dai cinque continenti – tutti con abiti tipici dei loro Paesi – e dieci bambini di diverse nazioni che hanno omaggiato con dei fiori la statua di Gesù Bambino posta davanti all’altare.
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