“Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia, di pace.

Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno senza povertà, senza violenza, senza guerre” (FT)



404 Not Found

Not Found

The requested URL /index.php was not found on this server.

Additionally, a 404 Not Found error was encountered while trying to use an ErrorDocument to handle the request.


Insieme per la nostra Casa comune: Stefano Boeri al terzo incontro


Riportiamo l’intervista di oggi di Avvenire.it a Stefano Boeri che anticipa il tema del terzo incontro di questa sera, 13 gennaio, nella Basilica di San Giovanni in Laterano con l’architetto e urbanista milanese e il Cardinale Vicario De Donatis per il ciclo “Insieme per la nostra Casa comune“.
Appuntamento alle ore 19.

(Alessandro Beltrami)

Città-foreste dove la vegetazione popola gli edifici, e non solo costruisce un nuovo habitat per l’uomo ma contribuisce in modo attivo alla cura e alla salvezza del pianeta. «Piantare alberi è una soluzione pratica, rapida ed economica per ridurre la CO2» spiega Stefano Boeri, il cui Bosco Verticale a Milano è diventato il manifesto di «un nuovo patto tra natura e città», esteso a progetti urbanistici in tutto il mondo. L’architetto questa sera (ore 19) sarà a Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano per discutere con il cardinale vicario Angelo De Donatis sul tema “La radice umana della crisi ecologica†all’interno del ciclo di incontri “Insieme per la nostra casa comune” promosso dalla diocesi di Roma attorno ai temi dell’enciclica Laudato si’.

Photo credit: Avvenire.it – Il Bosco Verticale in progetto al Cairo – Stefano Boeri Architetti

Celentano qualche anno fa cantava che “la più grande sciagura sono gli architettiâ€. Quali sono le responsabilità, anche in prospettiva, della professione?

«L’architettura e l’urbanistica hanno la possibilità e l’onere di anticipare un futuro possibile. Hanno responsabilità gigantesche ma allo stesso tempo interpretano e declinano le grandi forze che trasformano lo spazio, governate dalle leggi economiche e sociali e orientate dalla politica. Oggi siamo in una situazione credo unica, nella quale l’anticipazione del futuro si misura con un momento della storia in cui forse per la prima volta le scelte nella vita quotidiana hanno una diretta relazione con l’evoluzione del pianeta. Quando si costruisce una città è per secoli, ma comincia a esserci il forte dubbio che questi secoli possano non esserci. Dal mio punto di vista il modo di anticipare il futuro attraverso architetture muscolari, e lo dico anche da un punto di vista positivo, oggi risulta abbastanza fragile per cui preferisco pensare alla “Grande Muraglia†di alberi, lunga ottomila km, che i Paesi africani stanno costruendo per arginare la desertificazione».

Urbanistica e politica condividono la stessa radice: “cittàâ€. Urbanistica è politica?

«Ogni atto politico modifica lo spazio. La differenza sostanziale è che l’urbanistica e l’architettura tendono in modo autoreferenziale all’obiettivo progettuale mentre la politica lavora in senso orizzontale, crea le condizioni. Sono due processi complementari che dovrebbero andare a braccetto, con l’obiettivo di trasformare un’idea astratta in uno spazio concreto. La politica dovrebbe avere una grande attenzione alla disciplina dello spazio per essere efficiente».

Ma un architetto oggi può indirizzare la politica?

«Il Bosco Verticale è anche un manifesto politico, ed è forse il suo valore più grande. Il messaggio è che oggi non ci può essere più un’architettura a prescindere dalla presenza del mondo vegetale. È un messaggio più generale rispetto alla città, che ha bisogno ovunque degli alberi. Dobbiamo cominciare a porci il problema di metropoli in cui la foresta è una presenza costante, diffusa ovunque. Le definizioni del futuro prodotte dall’urbanistica sono o nel senso dell’utopia o nel senso di regole che valgono per tutti. Oggi dovremmo trovare un punto di incontro tra utopia e sistema, tra regole, valide per tutti in modo coinvolgente e positivo, e una visione: che non è mai come una costruzione collettiva ma per forza di cose nasce dalla dimensione creativa di una persona».

Come entra la dimensione economica in questo aspetto? Senza grandi forze finanziarie questo obiettivo non si raggiunge, ma il rischio della speculazione non è remoto.

«È un tema fondamentale, le risorse economiche del mondo privato sono imparagonabili rispetto alla finanza pubblica. Ma la questione vera è il concetto di responsabilità che in questo momento, più che alla coerenza tra intenzione e azione, è legato al rapporto le azioni e le loro conseguenze. Credo che il grado di civismo e di attenzione sociale delle imprese si basi su questo aspetto. Non possiamo fare a meno di coinvolgere, dalle grandi multinazionali alle piccole medie imprese. Il pubblico deve avere la capacità di orientare il privato perché si ponga il problema di essere cosciente degli effetti di quello che fa».

Il rischio, però, è che l’architettura sostenibile, visti anche i costi, si affermi come un fenomeno di élite, creando nuove disugualianze.

«Tutto il nostro lavoro in questi ultimi cinque anni è andato nella direzione di immaginare e progettare edifici alti con il verde e le piante in facciata, smart e accessibili a tutti. Ogni manifesto è un momento eccezionale che richiede grandi sforzi, creativi e di investimento, e così è stato anche per il Bosco Verticale, costruito grazie a operatori illuminati come Manfredi Catella che hanno accettato i rischi e costi. Le ricerche che abbiamo fatto sui materiali, sul modo per ancorare le piante nei vasi per evitare che il vento le spazzi via, le tecnologie di manutenzione, tutto è stato molto dispendioso. Ma grazie a ciò che abbiamo imparato a Milano oggi ad Eindhoven stiamo costruendo un Bosco Verticale a indirizzo sociale e in Cina stiamo progettando edilizia popolare. Inoltre lavoriamo a un prototipo con struttura in legno, che intendiamo presentare al prossimo Salone del mobile».

È sufficiente che una città sia ecologica perché sia anche etica?

«Se uniamo i potenziali effetti dell’automazione, che è l’altro grande vettore di sviluppo, a quelli dei cambiamento climatico possiamo costruire scenari estremamente preoccupanti, come quello in cui un’élite dotata di risorse per governare la tecnologia sarà autosufficiente e si costruirà “mondi†indipendenti e protetti, mentre la stragrande maggioranza della popolazione diventerà inutile e poverissima. È una nuova forma di totalitarismo che si affaccia all’orizzonte. Dobbiamo cercare di fare l’opposto, in modo inclusivo, far sì che l’innovazione tecnologica diventi una forma partecipata di controllo sull’innovazione nella vita quotidiana».

In un certo senso, dietro tutto questo c’è in gioco la democrazia.

«Sì. Anche perché si potrebbe davvero pensare che oggi servano grandi scelte autoritarie: ad esempio la Cina a Pechino e Shanghai ha decentrato tutte le industrie per ripulire l’aria. Ha ottenuto l’effetto: ma a discapito di chi? Il cambiamento climatico colpisce chi non è in grado di difendersi, ovvero i poveri e le periferie del pianeta. Sono 150 milioni i profughi previsti entro il 2050 a causa del cambiamento climatico. Il futuro è possibile solo se cambia la mentalità collettiva. La forestazione viaggia in questo senso. L’Etiopia l’estate scorsa ha annunciato di avere piantato 350 milioni di alberi in un giorno. Mi sembra un’immagine efficace».

(Avvenire.it, 13 gennaio 2020)

Appunti di ecologia integrale

La road map di Papa Francesco: dalla Evangelii Gaudium alla Fratelli Tutti“: https://fb.watch/dEgsNse8x_/

Oltre l’emergenza per promuovere la cultura della cura” – Don Maurizio Tarantino, Direttore Caritas di Otranto: https://fb.watch/dEgx2k-FER/

“Il processo sinodale: luogo dell’ascolto e della condivisione†– Mons. Francesco Pesce, Incaricato Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro e Oliviero Bettinelli, Vicedirettore Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro: https://fb.watch/dEgAkckCaK/

Custodi del creato al tempo dei cambiamenti climatici†– Cecilia Dall’Oglio, Direttrice programmi europei “Movimento Laudato Si’â€, Pierluigi Sassi, Presidente Earth Day Italia: https://fb.watch/dEgEzichiA/

“Quando commerciare fa rima con armareâ€- Don Renato Sacco, Consigliere Nazionale Pax Christi, redattore di Mosaico di Pace: https://fb.watch/dEgK32ZCpd/

“Informare per partecipare: dal PNRR ai trattati internazionali†– Monica Di Sisto, giornalista, vicepresidente Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima e con Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia WWF Italia https://fb.watch/dEgOrJVYfP/

“Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura†– don Tonio Dell’Olio, Presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi, giornalista e redattore di Mosaico di Pace: https://fb.watch/dEgUr2TpWm/

Pace è giustizia sociale†– Nicoletta Dentico, responsabile programma di salute globale, Society for International Development (SID): https://fb.watch/dEgX_UItj9/

La finanza: meccanismi e responsabilità†– Simone Grillo, Banca Etica: https://fb.watch/dEg-LxIDhM/

“Migrazioni e migranti†– Luca Di Sciullo, Presidente Centro Studio e Ricerche IDOS: https://fb.watch/dEh2E6iAkj/

“A proposito di economia trasformativa†– Riccardo Troisi , economista e docente di Economia Trasformativa presso l’Università Cooperativa di Colombia: https://fb.watch/dEh61_WndS/

“Questa economia uccide†– Monica Di Sisto , giornalista, Vicepresidente di Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima: https://fb.watch/dEh9hhR_M6/

“Dalle buone prassi alla buona politica†– Toni Mira, giornalista Avvenire, esperto di problemi sociali: https://fb.watch/dEhbZaFxqX/

Il tortuoso mondo del lavoro. Sulle tracce di percorsi possibili†– Soana Tortora (Solidarius Italia) e con Marco Ruopoli (coop. SOPHIA): https://fb.watch/dEhff_xT6s/

Pensare progetti per iniziare processi. La sfida e la pazienza del lavoro di comunità” – Oliviero Bettinelli, Vicedirettore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Roma: https://fb.watch/dEhhQhipux/

“La comunità ecclesiale tra coerenze, impegno e annuncio. Tracce di un cammino†– Mons. Francesco Pesce, Incaricato Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro: https://fb.watch/dEhjEhe0ex/

 

Editoriale

Il diritto a “Laudare Deum ” di Oliviero Bettinelli

RIFLESSIONE SULLA LAUDATE DEUM, OLIVIERO BETTINELLI

La carta dei diritti dell’uomo si evolve con la nostra storia. Gli uni non cancellano gli altri, ma li integrano con sempre maggiore consapevolezza. Papa Francesco ne è interprete e guida. La sua riflessione e il suo discernimento nella “Laudate Deum†ci orientano con sapienza a declinare alcuni diritti che come singolo e come comunità siamo chiamati a esercitare.

Abbiamo diritto a governanti che reagiscano di più, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura.

Abbiamo diritto di non nasconderci di fronte agli eventi che ci dicono come “l’impatto del cambiamento climatico danneggi sempre più la vita di molte persone e famiglie.

Abbiamo il diritto di non pagare gli effetti del disastro che si instaura in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti

Abbiamo il diritto di considerare i problemi legati all’ambiente come un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana.

Abbiamo il diritto ad una informazione corretta che non cerchi di negare l’evidenza dei segni del cambiamento climatico, di nasconderli, di dissimularli o di relativizzarli.

Abbiamo il diritto di essere guidati da pastori liberi da opinioni sprezzanti e irragionevoli , che riconoscano che l’origine antropica del cambiamento climatico «non può più essere messa in dubbio» e ne facciano oggetto di riflessione.

Abbiamo il diritto a momenti di sensibilizzazione competenti perché come società possiamo vincere la tendenza a «minimizzare» il problema o addirittura a metterlo in ridicolo, riducendolo a una questione «solo ambientale, “verdeâ€, romantica» e non invece – quale è – un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli.

Abbiamo il diritto di dimostrare che non è vero che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico porteranno a una riduzione dei posti di lavoro quando, al contrario, milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico, come l’innalzamento del livello del mare o la siccità.

Abbiamo il diritto di camminare verso un punto di svolta reale, all’insegna della responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo.

Abbiamo il diritto di essere consapevoli che non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato e, forse, siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici.

Abbiamo il diritto di denunciare le grandi potenze economiche che non si preoccupano di questo, ma solo di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibile.

Abbiamo il diritto di temere un «paradigma tecnocratico», sottovalutando che il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni e siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza.

Abbiamo il diritto di denunciare la logica del massimo profitto al minimo costo e con essa la decadenza etica del potere reale, ormai mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, da meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi.

Abbiamo il diritto di partecipare nello spazio dovuto alle aggregazioni e organizzazioni della società civile che a livello politico e diplomatico auspicano un multilateralismo dal basso che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi ma che abbia un’efficacia stabile.

Abbiamo il diritto di avere governanti che sviluppino più democratizzazione» nella sfera globale, anche tramite una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni, poiché quella stabilita diversi decenni fa non è sufficiente e non sembra essere efficace. Non sarà utile sostenere istituzioni che preservino e tutelino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti.

Abbiamo il diritto di richiedere un’inversione di rotta, che superi la logica dell’apparire sensibili al problema ma che non attivi con coraggio cambiamenti sostanziali.

Abbiamo il diritto a costruire un futuro di speranza per evitare il rischio nel quale corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare.

Abbiamo il diritto di essere profondamente e dignitosamente umani, responsabili e custodi del Creato che ci è stato dato in Dono, organizzando la speranza in modo efficiente, vincolante e facilmente monitorabile.

In Evidenza

Ascoltare i territori per narrare la speranza

17 aprile 2023

L’Ufficio della “Pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato†della Diocesi di Roma promuove il 17 aprile alle ore 17,30, presso la “sala Poletti†del Vicariato di Roma, un incontro su “RETI DI MUTUALISMO E POLI CIVICI A ROMAâ€: 0sservatorio delle reti romane di mutualismo e sperimentazione di centri civici a supporto dello sviluppo locale integrale delle periferieâ€.

Per leggere il comunicato: https://www.diocesidiroma.it/pastoralesociale/index.php/ascoltare-i-territori-per-narrare-la-speranza/

 

 

 

 

Iscriviti alla NewsLetter

Logo

Calendario Eventi

Apri Calendario Completo

Eventi di Maggio 2025

lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì sabato domenica
28 Aprile 2025
29 Aprile 2025
30 Aprile 2025
1 Maggio 2025
2 Maggio 2025
3 Maggio 2025
4 Maggio 2025
5 Maggio 2025
6 Maggio 2025
7 Maggio 2025
8 Maggio 2025
9 Maggio 2025
10 Maggio 2025
11 Maggio 2025
12 Maggio 2025
13 Maggio 2025
14 Maggio 2025
15 Maggio 2025
16 Maggio 2025
17 Maggio 2025
18 Maggio 2025
19 Maggio 2025
20 Maggio 2025
21 Maggio 2025
22 Maggio 2025
23 Maggio 2025
24 Maggio 2025
25 Maggio 2025
26 Maggio 2025
27 Maggio 2025
28 Maggio 2025
29 Maggio 2025
30 Maggio 2025
31 Maggio 2025
1 Giugno 2025

Eventi di Oggi