Giuseppe Cionti
Proprio nelle ore in cui si svolgeva il primo incontro della Scuola di attivazione politica sulle Economie Trasformative: “Progettare una economia trasformativa per una comunità sostenibile e solidale a Romaâ€, con l’avvio di una “Piattaforma collaborativa e condivisaâ€, a molti chilometri di distanza nel Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo, si era consumata la drammatica vicenda che ha coinvolto l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio e i suoi due compagni. In questa storia, ironia della sorte, si racchiude plasticamente tutto ciò che si tenterà di approfondire nella “scuola†con altri cinque incontri (ogni lunedì dalle 18 alle 20.30): conflitti dimenticati, economie di morte, periferie dell’umanità , ambienti ricchi di risorse e bio-diversità quanto sfruttati, interessi dei ricchi a danno dei poveri. E poi, “belle†persone che hanno fatto una scelta: quella di cercare di cambiare le cose nelle istituzioni e fuori. Insomma: “resistenza umanaâ€.
Tutto quello che ci puoi ritrovare nella via tracciata da Papa Francesco con le sue encicliche (Laudato sì e Fratelli tutti) che hanno fatto da linea conduttrice già nell’incontro di lunedì 22 febbraio che ha visto oltre 150 iscritti.
Una iniziativa nata dalla collaborazione di realtà come Fairwatch, Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro Diocesi di Roma , Rete di Economia Sociale Solidale Roma , Commonfare, Assocazione Laudato Si’, grazie alla collaborazione dell’ARCS nell’ambito del progetto “P come Partecipazione: azioni di capacity building per uno sviluppo sostenibile partecipato†finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
“Dobbiamo avviare processi, tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare appartenenze. Ogni sforzo per amministrare, curare, migliorare la nostra casa comune, se vuole essere significativo, richiede di cambiare gli stili di vita, i modelli di produzione e consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società . Senza fare questo non farete nullaâ€. Parole che contengono un ammonimento, queste pronunciate da Papa Francesco al termine dell’Incontro di Assisi su “The economy of Francesco†del novembre 2020, che hanno tracciato un cammino che anche a Roma si è iniziato a percorrere come hanno spiegato Riccardo Troisi di Fairwatch e Silvia Stilli di Arcs . “L’idea del nostro corso – ha affermato la Stilli – è quella di raccontare belle storie circolari che vanno molto più in là di quella resilienza che ci viene costantemente chiesta ma che procede nella direzione delle comunità trasformative. Un progetto per rafforzare quel welfare di prossimità di cui a Roma c’è grande necessità â€.
“Ci stiamo mettendo tanto entusiasmo per scoprire cose nuove. – ha detto Mons. Francesco Pesce, Incaricato dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Roma – Lo abbiamo pensato come un corso per introdurre un altro parlare che ci aiuti a scoprire un altro modo di vivere. Come cristiani, in questo periodo di Quaresima, siamo chiamati a questo, a una conversione. Occorre ribaltare il tavolo e ripartire dai territori attraverso legami sociali di base, che ci portino a individuare e difendere i diritti delle persone e del creato. Un ambiente dove si rispetti la dignità del lavoro partendo da quel meraviglioso testo che è la Costituzionale repubblicana. Dai territori si può ripartire e la Diocesi di Roma è contenta di questa collaborazioneâ€.
Convitato di pietra dell’incontro, naturalmente, la crisi pandemica che però, ha fatto notare Monica Di Sisto di Fairwatch e tra i facilitatori de La società della cura, sarebbe sbagliato considerare “congiunturale, cioè giunta senza una avvisaglia. “Non è stata solo la forte crisi sanitaria a provocare una crisi strutturale di queste proporzioni. Certo il Covid ha portato guasti come i 305 milioni di posti lavoro a tempo pieno svaniti nel mondo o il 3% di perdita del valore degli scambi, ma prima della pandemia c’era una situazione già drammatica che vedeva, ad esempio, una persona su otto in stato di povertà â€. La Di Sisto ha poi ricordato che il sistema economico capitalista è in recessione dal 2008 con la “riorganizzazione del mercato che ha provocato un problema di sottrazione del reddito personale per spostarlo su quello da capitale con la conseguenza diretta della paralisi della crescita globaleâ€. Ma il vero punto è un altro, afferma la Di Sisto: “Quale è il piano di sviluppo che si sta pensando per l’Italia e per l’Europa? Noi vorremmo che si arrivi alle trasformazioni necessarie seguendo un paradigma trasformativo con dei pilastri come la trasformazione dei processi di produzione e ri-orientamento dei consumi verso produzioni circolari, più sobrie e territorialiâ€. Insomma una “economia popolare†che contempli anche “una nuova imprenditorialità . Un esempio? Roma – argomenta la rappresentante di Fairwatch – anche se pochi lo sanno, è la più grande provincia agricola d’Europa che potrebbe sfamare tutto il suo territorio ed esportare ma, nel concreto, a chiudere durante il lock down sono stati i mercati rionali con la gente buttata nelle braccia della grande distribuzioneâ€.
Daniela Padoan, dell’ Associazione Laudato Sì, ha invece, descritto la situazione attuale come “un gorgo problematicoâ€. Enciclica Laudato sì “ci ha chiesto uno sforzo e un cambio di paradigma capendo che tutto è connesso e che occorre uscire dal nostro specifico per cercare di mettere insieme le competenze di ognuno. Il Papa – ha spiegato la Padoan – ha detto una frase essenziale, e cioè che non c’è giustizia ambientale senza che ci sia giustizia sociale. Questo partendo dalla consapevolezza che la nostra casa comune l’abbiamo trasformata in merce e ridotta a quello che Francesco chiama lo ‘scarto’, che sia industriale o sociale. Uno scarto che produce una gerarchia di diritti per gli uomini e trasforma tutti gli esseri viventi in potenziale spazzatura. Questa è la coscienza storica che ci viene dal Novecento. E’ ormai suonato un preciso campanello d’allarme che occorre cogliere, mentre invece, passato il primo impatto del virus, mi sembra stiamo assistendo alla costruzione dell’indifferenza. Oggi è importante che, anche appoggiandoci all’enciclica, si contrasti questa indifferenza, anche dal punto di vista politicoâ€.
Infine, Nicoletta Dentico di Society for International Development ha sostenuto che “rischiamo, per la terza volta dopo il crollo delle Torri Gemelle e la crisi finanziaria, di non cogliere l’insegnamento che ci viene dal Covid. Questa esperienza ci chiede un passo diverso che purtroppo sembra non arrivare mentre si stanno addirittura ampliando gli ‘approfittatori pandemici’, quello 0,6% della popolazione mondiale che ha guadagnato trilioni di dollari in questi mesiâ€.
“Siamo dentro un sistema economica putrescente, e dico che il Covid sta al capitalismo come il crollo del muro di Berlino sta al comunismo. Di fronte a questa realtà che si fa fatica a percepire, i territori debbono essere visti come un baluardo per la resistenza e per fare cultura . Proprio la sanità sul territorio, il suo dispiegarsi tra la gente in carne ed ossa, d’altronde, – ha detto ancora la Dentico – ha sempre incarnato una visione universalistica delle politiche e delle coscienze di popolo. Un elemento che le persone colgono appieno e senza troppe spiegazioniâ€.
“Se la pandemia ha fatto tutti questi danni – ha poi concluso – è perché non abbiamo ascoltato anche quello che l’enciclica Laudato sì ci metteva davanti e continuiamo ad affrontare anche il Covid con schemi e metodi vecchi. Tutto ciò impone un radicale cambiamento e ci porta a valutare come ci stiamo rapportando al governo delle nostre comunità â€.