«Se l’essere umano si costituisce autonomo dalla realtà e dominatore assoluto vede sgretolarsi la base della vita, la base della sua esistenza, perché invece di essere collaboratore di Dio nell’opera della creazione si sostituisce a Dio. E finisce così con il provocare la ribellione della natura». Lo ha detto ieri, 13 gennaio, il cardinale vicario Angelo De Donatis nel corso del terzo incontro di “Insieme per la nostra Casa Comune”, itinerario di approfondimento e riflessione sull’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco.
«L’enciclica mette in guardia nei confronti di questo “antropocentrismo deviato” che rischia di cedere il passo a un biocentrismo che sminuirebbe le peculiari capacità di conoscenza, di volontà, di libertà e di responsabilità dell’essere umano, correndo il rischio che si affievolisca nelle persone la coscienza della responsabilità». Il cardinale ha, quindi, segnalato il nesso indicato dal Papa tra «antropocentrismo deviato» e «stile di vita deviato» che «favorisce atteggiamenti che causano al tempo stesso il degrado ambientale e il degrado sociale. Quando l’essere umano pone al centro se stesso finisce per dare priorità assoluta al suo interesse immediato, contingente, e tutto il resto diventa relativo – ha osservato -. Si scade così nel relativismo pratico che caratterizza il nostro tempo e spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come oggetto, a considerare la nostra casa comune come una cosa da sfruttare per il nostro profitto».
Per l’architetto e urbanista Stefano Boeri, ospite della serata a San Giovanni, «l’Enciclica Laudato si’ è uno straordinario manifesto culturale, religioso e politico sulla contemporaneità». La «grande sfida» per rallentare il «riscaldamento del pianeta», secondo Boeri, sta in «una ecologia capace di costruire una prospettiva diversa», che «non si limita a intervenire sul piano tecnologico né in alcune scelte come cambiare le nostre diete, o a innovazioni nel campo della mobilità, ma cerca un nuovo rapporto con la natura».
«La sfida è assorbire l’anidride carbonica attraverso i processi di fotosintesi – ha aggiunto l’architetto -. Solo gli alberi, sofisticata tecnologia costitutiva della natura, sono capaci di assorbire la CO2 prodotta». Quello auspicato, quindi, è «un nuovo rapporto tra sfera urbana e la natura. Occorre pensare a un’architettura che abbia il verde come componente essenziale. Così aumentiamo anche la biodiversità delle specie viventi e miglioriamo la qualità della nostra salute».
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