Papa Francesco al summit sulla pedofilia: “Ascoltiamo il grido di dolore dei piccoli”

“Lo Spirito Santo ci guidi in questo processo di purificazione”. E poi afferma: “L’età minima per il matrimonio dovrebbe essere 16 anni”

di PAOLO RODARI

CITTA’ DEL VATICANO. “Ascoltiamo il grido dei piccoli che chiedono giustizia”. Il popolo dei fedeli, infatti, “ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre”. E propone: “L’età minima del matrimonio deve essere portata a 16 anni”

Papa Francesco apre i lavori dell’Incontro su “La Protezione dei Minori nella Chiesa” (fino a domenica) davanti a 190 rappresentanti religiosi che avranno anche la possibilità di ascoltare le testimonianze delle vittime e ricorda subito che oltre le parole servono i fatti. Infatti, dice, “grava sul nostro incontro il peso della responsabilità pastorale ed ecclesiale che ci obbliga a discutere insieme, in maniera sinodale, sincera e approfondita su come affrontare questo male che affligge la Chiesa e l’umanità”. E ancora: “Iniziamo, dunque, il nostro percorso armati della fede e dello spirito di massima parresia, di coraggio e concretezza”.

Francesco introduce l’Incontro con un discorso breve, che si chiude con una preghiera “allo Spirito Santo” affinché sostenga i lavori e aiuti “a trasformare questo male in un’opportunità di consapevolezza e di purificazione”. E ancora: “La Vergine Maria ci illumini per cercare di curare le gravi ferite che lo scandalo della pedofilia ha causato sia nei piccoli sia credenti”.

Bergoglio distribuisce come linee-guida per il lavoro di questi quattro giorni un elenco di 21 proposte giunte dalle diverse Commissioni e Conferenze episcopali. Si va dall’elaborazione di un “vademecum pratico sui passi da compiere” da parte dell’autorità, alle “strutture di ascolto” per le vittime con personale esperto; dai criteri per il coinvolgimento del vescovo o del superiore religioso, all’informazione delle autorità civili ed ecclesiastiche; dallo “stabilire protocolli specifici per la gestione delle accuse contro i vescovi”, all'”accompagnare, proteggere e curare le vittime, offrendo loro tutto il necessario sostegno per una completa guarigione”; dall'”effettuare per i candidati al sacerdozio e alla vita consacrata una valutazione psicologica da parte di esperti qualificati e accreditati”, all'”elevare l’età minima per il matrimonio a 16 anni” (riformando il diritto canonico che prevede 14 anni per le donne, importante in certi Paesi per qualificare l’abuso sessuale come tale).

Si arriva al “formulare codici di condotta obbligatori per tutti i chierici, i religiosi, il personale di servizio e i volontari” e istituire “laddove non si è ancora fatto, un organismo di facile accesso per le vittime che vogliono denunciare eventuali delitti”.

“Sono punti importanti, molto pratici – commenta in un briefing l’arcivescovo di Malta Charles J. Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede -. Il Papa ci ha dato una ‘road map’ che indica il cammino anche per il futuro. Non tutto può essere esaminato in soli tre giorni e questi punti faranno parte anche del seguito di quest’incontro”.

L’inizio di questo primo giorno, sul tema “responsabilità” – le prossime due saranno su “rendere conto” (accountability) e “trasparenza” -, è segnato dall’ascolto commosso di alcune drammatiche testimonianze di vittime dai diversi continenti. Dopo Francesco prende la parola il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, quindi Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario sggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede e infine il cardinale Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà: “La mancanza di risposte da parte nostra alla sofferenza delle vittime, fino al punto di respingerle e di coprire lo scandalo al fine di proteggere gli abusatori e l’istituzione ha lacerato la nostra gente, lasciando una profonda ferita nel nostro rapporto con coloro ai quali siamo inviati per servirli”, dice nella sua relazione sul tema “L’odore delle pecore: conoscere il loro dolore e guarire le loro ferite è il cuore del compito del pastore”, paragonando, con emozione, il dolore delle vittime alle “ferite di Cristo”.

Monsignor Scicluna relaziona invece su “Assunzione di responsabilità per il trattamento dei casi di crisi di abuso sessuale e per la prevenzione degli abusi”: “La comunità di fede affidata alla nostra tutela deve sapere che facciamo sul serio. Devono conoscerci come paladini della loro sicurezza e di quella dei loro figli e dei loro giovani. Li coinvolgeremo con franchezza e umiltà. Li proteggeremo a ogni costo. Daremo la nostra vita per i greggi che ci sono stati affidati”, afferma, oltre a chiedere un coinvolgimento più ampio per le vittime nei processi canonici.

Terzo e ultimo della giornata, a parte i lavori nei gruppi, il cardinale di Bogotà Ruben Salazar Gomez, su “La Chiesa trafitta. Affrontare i conflitti e agire con decisione”: “Il fatto che avvengano abusi in altre istituzioni e gruppi non giustifica mai la presenza di abusi nella Chiesa perché contraddice l’essenza stessa della comunità ecclesiale e costituisce un mostruoso travisamento del ministero sacerdotale che, per sua propria natura, deve cercare il bene delle anime come suo fine supremo – dichiara -. Non vi è alcuna giustificazione possibile per non denunciare, per non smascherare, per non affrontare con coraggio e fermezza qualsiasi abuso si presenti all’interno della nostra Chiesa”.

Estratto da “Repubblica” 21 febbraio 2019 – © RIPRODUZIONE RISERVATA