Pedofilia, il grido del Papa: nella rabbia della gente c’è l’ira di Dio

Francesco chiude il summit con un discorso duro: gli abusi sono una piaga diffusa, ma ciò «non diminuisce la sua mostruosità nella Chiesa», dove questa «disumanità è più grave e scandalosa». La promessa: anche un solo caso sarà affrontato con la massima serietà, senza più coperture. E lancia 8 linee guida, «adottando» le best practices dell’Oms.

Domenico Agasso jr

Gli abusi sono una piaga diffusa, ma questo non ne «diminuisce la mostruosità nella Chiesa». Anzi, nell’ambito ecclesiastico questa «disumanità» è «ancora più grave». Lo afferma il Papa nel suo discorso conclusivo dei quattro giorni di summit sulla protezione dei minori. Bergoglio esprime varie denunce e un forte grido: nella rabbia della gente c’è l’ira di Dio. Promette: anche un solo caso sarà affrontato con la massima serietà, senza più coperture. E lancia otto linee guida per l’itinerario legislativo, «adottando» le best practices dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Nella «Sala Regia» del Palazzo apostolico Vaticano, il Vescovo di Roma rivolge il suo discorso di cinque pagine e corredato da ben tre pagine di note davanti ai presidenti delle conferenze episcopali, ai capi delle Chiese Orientali, ai rappresentanti dell’Unione dei Superiori generali e dell’Unione internazionale delle Superiore generali, ai membri della Curia romana e del Consiglio di Cardinali che hanno partecipato all’incontro su «La Protezione dei Minori nella Chiesa», che si è svolto in Vaticano dal 21 febbraio a oggi, 24 febbraio. Una prima volta nella storia.

Francesco illustra i dati sulla diffusione del fenomeno nelle famiglie, scuole, nello sport, sul web, nel turismo sessuale. Ma «l’universalità di tale piaga – precisa – mentre conferma la sua gravità nelle nostre società, non diminuisce la sua mostruosità all’interno della Chiesa». Anzi, «la disumanità del fenomeno a livello mondiale diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa, perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica».

Il Papa avverte: «Il consacrato, scelto da Dio per guidare le anime alla salvezza, si lascia soggiogare dalla propria fragilità umana, o dalla propria malattia, diventando così uno strumento di satana. Negli abusi noi vediamo la mano del male che non risparmia neanche l’innocenza dei bambini».

Ecco perché nella Chiesa «attualmente è cresciuta la consapevolezza di dovere non solo cercare di arginare gli abusi gravissimi con misure disciplinari e processi civili e canonici, ma anche affrontare con decisione il fenomeno sia all’interno sia all’esterno della Chiesa. Essa si sente chiamata a combattere questo male che tocca il centro della sua missione: annunciare il Vangelo ai piccoli e proteggerli dai lupi voraci».

Il Papa desidera ripromettere «chiaramente: se nella Chiesa si rilevasse anche un solo caso di abuso – che rappresenta già di per sé una mostruosità – tale caso sarà affrontato con la massima serietà». Poi il suo grido: «Infatti nella rabbia, giustificata, della gente, la Chiesa vede il riflesso dell’ira di Dio, tradito e schiaffeggiato da questi disonesti consacrati». 

Ammonisce Francesco: «L’eco del grido silenzioso dei piccoli, che invece di trovare in loro paternità e guide spirituali hanno trovato dei carnefici, farà tremare i cuori anestetizzati dall’ipocrisia e dal potere. Noi – scandisce – abbiamo il dovere di ascoltare attentamente questo soffocato grido silenzioso».

È giunto il tempo «di collaborare insieme per sradicare tale brutalità dal corpo della nostra umanità, adottando tutte le misure necessarie già in vigore a livello internazionale e a livello ecclesiale».

Ed è arrivata «l’ora di trovare il giusto equilibrio di tutti i valori in gioco e dare direttive uniformi per la Chiesa, evitando i due estremi di un giustizialismo, provocato dal senso di colpa per gli errori passati e dalla pressione del mondo mediatico, e di una autodifesa che non affronta le cause e le conseguenze di questi gravi delitti».

Osserva quanto sia «difficile capire il fenomeno degli abusi sessuali sui minori senza la considerazione del potere, in quanto essi sono sempre la conseguenza dell’abuso di potere, lo sfruttamento di una posizione di inferiorità dell’indifeso abusato che permette la manipolazione della sua coscienza e della sua fragilità psicologica e fisica».

Ribadendo poi di vedere nella pedofilia «la mano del male che non risparmia neanche l’innocenza dei piccoli», ha detto che «ciò mi porta a pensare all’esempio di Erode», che, «spinto dalla paura di perdere il suo potere, ordinò di massacrare tutti i bambini di Betlemme. Dietro a questo c’è satana», dice guardando negli occhi gli alti prelati.

Francesco esorta a «trasformare questo male in opportunità di purificazione», invitando a «liberarci dalla piaga del clericalismo, che è il terreno fertile per tutti questi abomini». 

Il risultato migliore «e la risoluzione più efficace che possiamo dare alle vittime, al Popolo della Santa Madre Chiesa e al mondo intero sono l’impegno per una conversione personale e collettiva, l’umiltà di imparare, di ascoltare, di assistere e proteggere i più vulnerabili».

E in «tale contesto desidero menzionare le “Best Practices” formulate, sotto la guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da un gruppo di dieci agenzie internazionali che ha sviluppato e approvato un pacchetto di misure chiamato INSPIRE, cioè sette strategie per porre fine alla violenza contro i bambini». Così,  avvalendosi di queste «linee-guida, la Chiesa, nel suo itinerario legislativo, grazie anche al lavoro svolto negli anni scorsi dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e al contributo di questo nostro incontro, si concentrerà» su otto dimensioni.

Eccole:

«La tutela dei bambini: l’obiettivo primario di qualsiasi misura è quello di proteggere i piccoli e impedire che cadano vittime di qualsiasi abuso psicologico e fisico».

«Serietà impeccabile: vorrei qui ribadire che “la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti. La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso” (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2018)».

«Una vera purificazione: nonostante le misure prese e i progressi fatti in materia di prevenzione degli abusi, occorre imporre un rinnovato e perenne impegno alla santità dei pastori, la cui configurazione a Cristo Buon pastore è un diritto del popolo di Dio».

«La formazione: ossia le esigenze della selezione e della formazione dei candidati al sacerdozio con criteri non solo negativi, preoccupati principalmente di escludere le personalità problematiche, ma anche positivi nell’offrire un cammino di formazione equilibrato per i candidati idonei, proteso alla santità e comprensivo della virtù della castità».

«Rafforzare e verificare le linee guida delle Conferenze Episcopali: ossia riaffermare l’esigenza dell’unità dei Vescovi nell’applicazione di parametri che abbiano valore di norme e non solo di orientamenti. Norme, non solo orientamenti. Nessun abuso deve mai essere coperto (così come era abitudine nel passato) e sottovalutato, in quanto la copertura degli abusi favorisce il dilagare del male e aggiunge un ulteriore livello di scandalo. In particolare sviluppare un nuovo approccio efficace per la prevenzione in tutte le istituzioni e gli ambienti delle attività ecclesiali».

«Accompagnare le persone abusateil male che hanno vissuto lascia in loro delle ferite indelebili che si manifestano anche in rancori e tendenze all’autodistruzione. La Chiesa ha il dovere dunque di offrire loro tutto il sostegno necessario avvalendosi degli esperti in questo campo. Ascoltare, mi permetto la parola: “perdere tempo” nell’ascolto. L’ascolto guarisce il ferito, e guarisce anche noi stessi dall’egoismo, dalla distanza, dal “non tocca a me”, dall’atteggiamento del sacerdote e del levita nella parabola del Buon Samaritano». 

«Il mondo digitale: la protezione dei minori deve tenere conto delle nuove forme di abuso sessuale e di abusi di ogni genere che li minacciano negli ambienti in cui vivono e attraverso i nuovi strumenti che usano. I seminaristi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori pastorali e tutti devono essere consapevoli che il mondo digitale e l’uso dei suoi strumenti incide spesso più profondamente di quanto si pensi.

Si evidenziano qui le nuove norme “sui delitti più gravi” approvate dal Papa Benedetto XVI nel 2010, ove era stata aggiunta come nuova fattispecie di delitto “l’acquisizione, la detenzione o la divulgazione” compiuta da un membro del clero “in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori”. Allora si parlava di “minori di anni 14”, ora pensiamo di dover innalzare questo limite di età per allargare la tutela dei minori e insistere sulla gravità di questi fatti». 

«Il turismo sessuale: per combattere il turismo sessuale occorre repressione giudiziaria, ma anche sostegno e progetti di reinserimento delle vittime di tale fenomeno criminale».

Il Papa pronuncia peraltro anche «un sentito ringraziamento a tutti i sacerdoti e ai consacrati che servono il Signore fedelmente e totalmente e che si sentono disonorati e screditati dai comportamenti vergognosi di alcuni loro confratelli». Esclama: «Tutti – Chiesa, consacrati, Popolo di Dio e perfino Dio stesso – portiamo le conseguenze delle loro infedeltà». Dunque ringrazia, «a nome di tutta la Chiesa, la stragrande maggioranza dei sacerdoti che non solo sono fedeli al loro celibato, ma si spendono in un ministero reso oggi ancora più difficile dagli scandali di pochi (ma sempre troppi) loro confratelli. E grazie anche ai fedeli che ben conoscono i loro bravi pastori e continuano a pregare per loro e a sostenerli». 

Papa Francesco conclude il suo ampio intervento facendo «un sentito appello per la lotta a tutto campo contro gli abusi di minori, nel campo sessuale come in altri campi, da parte di tutte le autorità e delle singole persone, perché si tratta di crimini abominevoli che vanno cancellati dalla faccia della terra: questo – evidenzia il Pontefice – lo chiedono le tante vittime nascoste nelle famiglie e in diversi ambiti delle nostre società».

Estratto da “La Stampa” 24/02/2019 – © RIPRODUZIONE RISERVATA