«Smetto di mangiare»: i genitori e le adolescenti anoressiche

Evitare di sottovalutare il problema, cogliere alcuni segnali precisi e, quando si manifestano, ricorrere a uno psicoterapeuta. Per farlo può essere utile una persona di fiducia della ragazza

La notizia è dei giorni scorsi: la Polizia postale italiana ha oscurato un blog in cui le adolescenti erano spinte verso l’anoressia. La proprietaria del sito è stata denunciata per istigazione al suicidio. Non si tratta di un caso isolato. È, in realtà, un fenomeno noto da diversi anni (i blog di questo tipo sono diffusi in tutto il mondo e sono conosciuti come Pro-Ana).

Molti giornali hanno riportato una parte dei contenuti del blog incriminato. In primo luogo, ciò che colpisce sono i consigli che venivano dati alle ragazze – il disturbo riguarda in gran parte la popolazione femminile – che si collegavano al sito («essere magri è più importante che essere sani», «non sarai mai troppo magra», ecc.); ma sono soprattutto dolorosamente istruttivi i commenti che le adolescenti stesse facevano sul blog. Una scrive: «In questi giorni mi sono sentita come un maiale all’ingrasso…ed è stata una sensazione orribile… mi è mancata ana… mi sono mancati i morsi della fame», un’altra: «Non potete immaginare quanto mi conforti sapere che ci sono così tante ragazze che cercano la perfezione, mi aiutate a non sentirmi sola!».

Certamente, queste e decine di altre frasi che si trovavano nel blog sarebbero interessanti punti di partenza per una discussione clinica sul tema dei disturbi alimentari. Chiunque, per esempio, leggendole, noterà che certi contenuti paradossali che normalmente giacciono riposti in qualche angolo segreto del nostro animo, qui emergono tranquillamente in superficie: chi mangia è un maiale; oppure, dimagrire, lasciando letteralmente solo la pelle sopra le ossa, costituisce la perfezione e così via.

Potrà essere, però, molto più utile soffermarsi, qui, su un problema pratico: cosa deve fare (e non fare) un genitore che pensa di avere una figlia anoressica. Anzitutto, occorre evitare di sottovalutare il problema, quando c’è, ma anche di allarmarsi con troppa facilità. In forme blande, il cattivo rapporto con il cibo è così frequente da poter essere considerato un malessere sociale. Non basta che una ragazza avvii una dieta quando non ce n’è alcun bisogno o che si lamenti di continuo della propria forma fisica per considerarla anoressica.

Il disturbo, nelle sue forme più serie, è associato ad alcuni segnali non difficili da notare soprattutto quando si vive nella stessa casa: oltre, ovviamente, al dimagrimento eccessivo, si deve fare attenzione alla presenza di un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche quando è significativamente basso come, per esempio, il procurarsi il vomito dopo aver mangiato oppure l’assumere farmaci anoressizzanti o ancora praticare maniacalmente una attività fisica. Se questi segnali ci sono ed in particolare, se si manifestano tutti insieme, c’è anche il problema e non si può pensare di risolverlo in casa: occorre l’intervento di uno psicoterapeuta combinato con un trattamento medico-nutrizionale.

La prima difficoltà sarà probabilmente quella di convincere l’adolescente a svolgere un colloquio con un professionista. Molto spesso le anoressiche negano di avere un problema alimentare ed è il motivo per cui i blog Pro-Ana funzionano così bene: sono frequentati da persone che hanno un unico modo di vedere le cose. Non di rado, questo delicato passo può essere fatto grazie a una persona, anche esterna alla famiglia, della quale la ragazza si fida, in modo particolare può essere un parente, un amico di famiglia o il medico di base, che potrà peraltro metterla autorevolmente in guardia sui pericoli di certi comportamenti alimentari.

In genere, un genitore tende a fare il suo mestiere: rimprovera la figlia, la obbliga a mangiare oppure, in modo più sottile, imbandisce una tavola piena di prelibatezze per costringerla a cedere. In questo caso, però, i rimproveri e le forme di sfida non funzionano e anzi sono dannosi.

Bisognerà cominciare a riflettere sul fatto che, pur essendo molto varie le ragioni per cui una ragazza inclina verso comportamenti alimentari errati, non di rado i genitori hanno una parte di responsabilità. È, questo, un punto molto delicato, perché di solito un genitore, come verifichiamo continuamente nella nostra esperienza di consultorio, tende ad assumere due atteggiamenti opposti, entrambi poco utili: o va a cercare una colpa generica nel mondo (“le anoressiche sono così perché…”) oppure tende ad assumersi lui stesso colpe che spesso non ha.

Si deve invece considerare che non è affatto strano che un genitore, senza essere colpevole di nulla, avendo anzi messo tutto il suo impegno nella crescita dei figli, sia suo malgrado una delle cause delle loro difficoltà. Anche se non è facile, ci vuole coraggio e la possibilità di accedere ad altre risorse: se il motore del disturbo è dentro la famiglia, come spesso è, molto difficilmente la famiglia stessa, da sola, riuscirà a trovare una soluzione. Di solito, dunque, la soluzione a questi problemi, cui con un po’ di pazienza immancabilmente si arriva, comincia con un genitore che prende atto dei propri limiti e va a cercare aiuto all’esterno. (Tiziana Lania, psicologa e psicoterapeuta)

 

15 dicembre 2017