Apre una struttura per ex detenute

Cinque appartamenti per sedici posti letto, in una palazzina completamente ristrutturata, dotata di pannelli fotovoltaici, nel quartiere Gianicolense. Si presenta così il Villino La Palma, voluto dalla diocesi di Roma tramite l’Opera Ronconi – Pennesi, dove vengono accolte donne in misure alternative al carcere o che hanno già scontato la pena. L’inaugurazione ufficiale ci sarà martedì 9 dicembre, con il cardinale vicario Baldo Reina che benedirà i locali rinnovati dopo la ristrutturazione. La struttura è già operativa, seguita da operatori e volontari appositamente formati, che hanno frequentato, lo scorso anno, il corso proposto dal Servizio diocesano per la pastorale carceraria.

La casa, per le donne che qui vengono accolte, rappresenta un tassello fondamentale nel cammino di rinascita personale e sociale, ma non basta. «Il senso della pastorale carceraria è proprio questo – spiega Chiara D’Onofrio, del Servizio diocesano –, cioè occuparsi non solo di chi è in carcere, ma anche di chi è fuori. Non abbiamo a che fare con detenuti, ma con persone, per le quali la detenzione è soltanto una tappa. Affinché possano intraprendere un vero percorso di rinascita personale, è fondamentale garantire loro un accompagnamento all’esterno».

Il Villino La Palma, allora, non sono soltanto quattro mura, un rifugio sicuro senza sbarre alle finestre, ma un punto da cui ripartire. «Noi cerchiamo di affiancare e sostenere queste donne a reinserirsi nella società – prosegue D’Onofrio – e nello stesso tempo di sensibilizzare e supportare la società, e in particolare la comunità ecclesiale, ad avere uno stile di accoglienza e cura verso questi fratelli e sorelle. In questo senso è importante il radicamento nel territorio, e collaborare in rete, ci si fa del bene reciproco». Importante dunque anche la dimensione ecclesiale: «La cosa bella di quest’Opera per cui rendere grazie è che è frutto di una sinergia fra molti. E ora che siamo alle porte di questo inizio, fra gli altri, credo importante ringraziare ancora una volta “don Ben” (il vescovo Ambarus, ndr) che, come responsabile della Pastorale carceraria, si era adoperato perché tutto potesse avviarsi per il bene di tanti».

5 dicembre 2025