Carissime/i
il Triduo Pasquale, ci riporta al cuore della fede cristiana. La Chiesa, come sappiamo, non si limita a ricordare la passione, la morte e la risurrezione del Signore: è la nostra stessa umanità che viene assunta, salvata e trasformata da ciò che Cristo ha vissuto.
Con S. Leone Magno siamo invitati a guardare il Crocifisso “con gli occhi del cuore”, per riconoscerci in Lui. La croce di Cristo, centro della storia della salvezza, è anche come lo specchio della nostra condizione, delle nostre stanchezze, delle nostre ferite e di quelle che incontriamo nel mondo della scuola. È il luogo in cui l’Amore si è spinto fino all’estremo, assumendo su di sé la sofferenza di ogni uomo, anche quella nascosta tra i banchi di un’aula o celata nello sguardo di un collega.
È nel cuore del Venerdì Santo che si prepara la luce della Pasqua, e, come ci ha ricordato Papa Francesco nell’omelia per la Veglia pasquale del 2020,
«La tomba è il luogo dove chi entra non esce. Ma Gesù è uscito per noi, è risorto per noi, per portare vita dove c’era morte, per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra. Lui, che ha ribaltato il masso all’ingresso della tomba, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore. Perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza. Possiamo e dobbiamo sperare, perché Dio è fedele. Non ci ha lasciati soli, ci ha visitati: è venuto in ogni nostra situazione, nel dolore, nell’angoscia, nella morte. La sua luce ha illuminato l’oscurità del sepolcro: oggi vuole raggiungere gli angoli più bui della vita. Sorella, fratello, anche se nel cuore hai seppellito la speranza, non arrenderti: Dio è più grande. Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Coraggio, con Dio niente è perduto!»
Il dono immenso di questi giorni santi non è solo per noi: la sua luce si riflette in tutte le situazioni in cui viviamo e operiamo – nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali, nella scuola in cui insegniamo, nelle relazioni con gli studenti e i colleghi, nei consigli di classe cui partecipiamo e nei colloqui con i genitori che incontriamo.
Anche nelle fatiche quotidiane e nei gesti spesso invisibili, la Pasqua ci dona uno sguardo capace di riconoscere i segni anche impercettibili della vita che rinasce. La risurrezione del Signore non cancella le ferite, ma le trasfigura; non elimina la fatica, ma la rende feconda. Anche lì dove sembra dominare la stanchezza o l’indifferenza, possiamo continuare a sperare, perché il Risorto cammina con noi.
Auguri a tutti per una S. Pasqua nella letizia della Speranza di quest’anno giubilare 2025.