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26 Febbraio 2024 |
27 Febbraio 2024Incontri formativi: Il nodo antropologico nel contesto contemporaneo alla luce della RivelazioneIncontri formativi: Il nodo antropologico nel contesto contemporaneo alla luce della Rivelazione27 Febbraio 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio È opinione diffusa quella secondo cui con l’emergere dell’umano si sia conclusa la fase dell’evoluzione biologica della specie “animale” e sia iniziata quella dell’evoluzione “culturale”, nella quale siamo immersi e che a tratti sembra sfuggire dalla presa della nostra comprensione razionale. Sia la “transizione ecologica” che quella “digitale”, con i loro evidenti risvolti politico-sociali non possono non interpellare la teologia. Ma la nostra prospettiva credente chiede anche di pensare l’umano nella contingenza attuale del queer e in rapporto all’identità di genere. Partiamo dalla convinzione secondo cui la critica all’umanesimo, anzi ad ogni umanesimo, nasce e si sviluppa intorno alla presupposta attribuzione di un’idea necessariamente fissista al sintagma “natura umana”, senza in alcun modo tener conto di una visione personologica della stessa, capace di declinare in termini dinamici l’antropologia (e naturalmente l’ontologia). Altro presupposto è quello secondo cui la critica all’umanesimo nasce dall’autarchica concezione dell’uomo, di cui esso è portatore e da cui prende spunto e si sviluppa ogni antropocentrismo. Di qui la necessità, attraverso adeguati processi di “ibridazione” di rompere il guscio di questa autoreferenzialità in modo che il postumano venga a costituirsi dalla compenetrazione di umano e non-umano (= animale o macchina o elementi chimici ecc.). Anche in questo caso rileviamo come possa risultare condivisibile una critica dell’antropocentrismo autarchico, così come a partire dalla modernità, che ovviamente ha le sue radici nell’umanesimo, nel pensiero e nel vissuto dell’Occidente si è coltivato. E tuttavia ci sembra quantomeno riduttivo sostenere che l’alterità per l’uomo sia data dalla macchina o dall’animale o dalla chimica o dal cyberspazio, tutti aspetti immanentistici dell’alterità, laddove il vero problema risiede nella capacità di abitare e pensare la trascendenza, in senso non solo antropologico, bensì ontologico e metafisico. Inoltre, siamo chiamati a liberarci dall’idea secondo cui le Scritture Sante ci consegnano un’antropologia sistematica e definita, laddove siamo chiamati a cogliere elementi antropologici emergenti non solo dalla lettura, ma dalla interpretazione del testo ispirato. Testo di riferimento: Pontificia Commissione Biblica, Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica, LEV 2019. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
28 Febbraio 2024 | 29 Febbraio 2024 | 1 Marzo 2024 | 2 Marzo 2024 | 3 Marzo 2024 |
4 Marzo 2024 | 5 Marzo 2024 | 6 Marzo 2024 |
7 Marzo 2024Incontri formativi: La teologia delle donneIncontri formativi: La teologia delle donne7 Marzo 2024 – Prof.ssa Stella Morra La voce delle donne in teologia ha ormai una sua storia non breve: una breve storia delle posizioni ci porta all’oggi dov’è la voce della donna è chiamata ad una partecipazione sinodale. clicca qui per registrarti a questo incontro formativo: https://forms.gle/uU91YkvQ6wrPfVaGA Le Registrazioni sono aperte |
8 Marzo 2024 | 9 Marzo 2024 | 10 Marzo 2024 |
11 Marzo 2024Incontri formativi. Denatalità e possibili futuri scenari: una comune riflessioneIncontri formativi. Denatalità e possibili futuri scenari: una comune riflessione11 Marzo 2024 – Gigi De Palo La natalità è la nuova questione sociale. Se non ripartono le nascite, infatti, oltre a crollare il Pil, oltre a crollare il sistema pensionistico, oltre a crollare il sistema sanitario nazionale, ci saranno ripercussioni pesantissime anche sul sistema d’istruzione, che dovrà fare i conti con una drastica riduzione degli alunni, a partire dalla scuola dell’infanzia per poi, a cascata, interessare anche i successivi gradi scolastici. Gigi De Palo ha dato vita alla Fondazione per la Natalità che ogni anno organizza un evento dal titolo stati generali della natalità che prova a trasformare il tema demografico in un argomento popolare. I cambiamenti a cui stiamo andando incontro metteranno in difficoltà soprattutto le persone più fragili. Quali sono gli scenari futuri? Quali strategie dal punto di vista educativo ? clicca qui per registrarti all'incontro formativo: https://forms.gle/pRgKce9RAq2i6kfp6 Le Registrazioni sono aperte |
12 Marzo 2024 | 13 Marzo 2024 | 14 Marzo 2024 | 15 Marzo 2024 |
16 Marzo 2024Giornata di Spiritualità in preparazione alla S. PasquaGiornata di Spiritualità in preparazione alla S. Pasqua16 Marzo 2024 – Pellegrinaggio Basilica Lateranense |
17 Marzo 2024 |
18 Marzo 2024Incontri formativi. Indicazioni nazionali e il posto dell’Irc nell’area linguistica-artistico-espressivaIncontri formativi. Indicazioni nazionali e il posto dell’Irc nell’area linguistica-artistico-espressiva18 Marzo 2024 – Michele Contadini Nelle Indicazioni Nazionali per l’IRC principalmente la disciplina viene messa in riferimento all’area o asse linguistico-artistico-espressiva. Un inserimento nell’ambito storico-geografico avrebbe potuto far pensare ad un IRC legato al passato piuttosto che a una fede vissuta da una comunità viva e operante oggi. L’area linguistico-artistico-espressiva valorizza invece molteplici aspetti dell’IRC: la sua dimensione di significatività che si lega a profonde domande di senso, la ricchezza artistica propria della tradizione cristiana, l’espressività propria del sentire religioso cattolico, la sfera essenziale del linguaggio religioso. Durante l’incontro esploreremo questi aspetti mettendo in luce le possibili connessioni interdisciplinari, in un’ottica di visione ampia e formativa dell’IRC Clicca qui per registrarti all'incontro formativo: https://forms.gle/Wc5T9kSteErCRVJp6 Clicca qui per richiedere l’attestato di partecipazione a questo incontro rilasciato dal Gruppo Editoriale La Scuola: https://www.gruppolascuola.it/formazione/corsi/le-indicazioni-nazionali-e-il-posto-dellirc-nellarea-linguistica-artistico-espressiva-roma Le Registrazioni sono aperte |
19 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)19 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
20 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)20 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
21 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)21 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
22 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)22 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
23 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)23 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
24 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)24 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
25 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)25 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
26 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)26 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
27 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)27 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
28 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)28 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
29 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)29 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
30 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)30 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |
31 Marzo 2024Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)Incontri formativi: La dimensione culturale, pubblica e politica della fede cristiana (Programmato per il19 marzo e RINVIATO AL 18 APRILE)31 Marzo 2024 – Prof. Giuseppe Lorizio Ci proponiamo il superamento di una visione privatistica e individualistica della fede cristiana, rilevandone in primo luogo la dimensione comunitaria, con riferimento alla chiesa e alla ecclesiogenesi come “comunicazione della fede”. In secondo luogo, siamo chiamati, anche come docenti, a vivere ed esprimere la dimensione culturale della fede cui aderiamo. Sembra un momento favorevole per tanti motivi. Nel nostro Paese è in atto un dibattito, a tratti vivace, su quella che il potere di turno denomina “egemonia culturale”. Non possiamo sottrarci dal partecipare e dire la nostra, prendendo le distanze proprio da una concezione che rischia di strumentalizzare la dimensione culturale per affermare l’egemonia del proprio gruppo o peggio del proprio partito sugli altri. La cultura autentica ci libera da tali tentazioni sempre in agguato. Al tempo stesso non possiamo non misurarci con la tendenza all’esculturazione del cristianesimo. Non possiamo riprodurre modelli del passato, perché, come afferma papa Francesco nella Veritatis gaudium, abbiamo bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” (n. 3 e nota 27 con riferimento alla Laudato si). Tale rivoluzione sarà possibile e si potrà attuare grazie alla nostra (personale e di gruppo) capacità di compenetrare i contesti nei quali siamo inseriti. La Chiesa Italiana richiama di recente la necessità dell’impegno nell’ambito culturale. Rimando per tutto ciò al mio articolo pubblicato su Avvenire (https://www.avvenire.it/agora/pagine/chiesa-e-cultura-e-arrivato-il-tempo-della-presenza). Infine, ma non per ultima la dimensione “politica” della fede e la necessità di una rinnovata “teologia politica”. Se abbiamo assistito a una sorta di irruzione del “religioso” in politica, è perché, certamente con intenti strumentalizzanti, i politici intercettano aspetti inquietanti e diffusi di quel “ritorno al sacro” di cui si parla da tempo. Non si tratta di episodi da marginalizzare e non prendere sul serio, anche perché pongono domande cruciali alla teologia. Dal mio personale (spero non individuale) punto di vista, quella della politica è un’esigenza profonda della stessa teologia, che non può non sporgersi sulle vicende umane e sulle loro espressioni. La polis ha un urgente bisogno di presenze religiose che non si affermino solo a partire dall’emozione e dal sentimento, ma anche dal pensiero e dalla ragione. La minaccia del fondamentalismo religioso e del conflitto di civiltà non si sradica soltanto con iniziative di intelligence poliziesca. Abbiamo bisogno di un’intelligence della fede e delle fedi per non soccombere a tentazioni di pericoloso fideismo. In questo contesto ricevere dalla teologia cristiana una elaborata riflessione sulla “laicità”, a partire dal loghion cristologico (e direi gesuano) del “restituite a Cesare ciò che è di Cesare e restituite a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 16-17) può certamente ispirare l’azione politica di quanti non intendano la laicità come pura e semplice neutralità, ma piuttosto come appartenenza ad un popolo (laos) che crede e che vuole pensare. Testo di riferimento: Aa. Vv., Tra Cesare e Dio. La cultura del risorgimento a 150 anni da Porta Pia, Edizioni rosminiane, Stresa 2022. clicca qui per registrarti ai due incontri formativi del prof. Lorizio: https://forms.gle/i6WP8Hbktx1QXMvQ7 Le Registrazioni sono aperte |