Uno spazio e un tempo per pensare, andando in profondità. Sembra essere questo per Agnese, che ha 10 anni e frequenta l’ultimo anno della scuola primaria, l’insegnamento della religione cattolica. «Mi piace perché posso non solo conoscere sempre cose nuove su Gesù e su Dio – dice – ma anche pormi delle domande sulla vita, alle quali la religione mi sa rispondere quasi sempre, sapendo inoltre che c’è una maestra con cui posso studiare perfino Dante e parlare della nostra vita». Proprio «dalla esperienza e dalle domande della vita viene il contenuto religioso» che pone al centro delle sue lezioni Cristina Carnevale, docente di religione cattolica da 30 anni e attualmente in servizio nell’Istituto comprensivo Borgoncini Duca, in zona Gregorio VII. «L’insegnamento della religione cattolica è un’offerta formativa culturale aperta a tutti – dice -. Si tratta di un insegnamento confessionale ma proprio per questo che riflette la sua natura laddove cattolico vuol dire universale, che quindi non esclude nessuno, anzi, la parola-chiave è inclusione. Io in particolare svolgo una didattica ermeneutico-esistenziale che equivale a partire dalle domande e dalla vita dei bambini e dei ragazzi: c’è un processo interpretativo della propria esperienza, con lo sguardo sempre aperto e allargato anche alle altre esperienze religiose». In particolare Carnevale spiega come si tratti di «decodificare e capire il nostro ambiente e come e quanto esso sia stato influenzato dal cristianesimo anche nelle tradizioni e in merito ad una certa sensibilità» laddove «il messaggio di Gesù ha cambiato la storia». Ancora, l’irc è per la docente «un insegnamento prezioso in merito alla trasmissione di certi valori, come l’incontro con l’altro», ed è inoltre «l’unica disciplina che apre al mistero, seppure anche la letteratura, la storia e la filosofia portino a porsi domande di senso, certamente, ma in modo e con un approccio differente». Sta allora alla professionalità del singolo docente «saper proporre dei contenuti in dialogo col tempo che stiamo vivendo e coi nuovi bisogni dei più giovani – afferma Chiara Di Cosimo, che insegna religione cattolica all’Istituto Carlo Urbani di Ostia -: le domande dei ragazzi sono quelle di tutti, sono domande esistenziali che emergono da situazioni concrete ed esperienze di vita particolari». Per l’insegnante, in servizio nella diocesi di Roma da 12 anni, «la nostra materia non solo fa comunità all’interno della scuola» ma ha inoltre una peculiarità ossia «abbraccia a 360° tutto ciò che ci circonda e che circonda i ragazzi e loro questo aspetto e questo taglio particolare e interdisciplinare lo colgono». Ancora, Di Cosimo ritiene che sia fondamentale «mettere passione e spenderci nel nostro lavoro e dentro la scuola, che si vive, non si fa», così come «fondamentali» sono «la formazione e l’aggiornamento». Di questo è convinto anche Rosario Chiarazzo, direttore dell’Ufficio scuola del Vicariato, che sottolinea come «diventare ed essere un insegnante di religione cattolica comporta un impegno formativo permanente per venire incontro alle specifiche istanze educative che giungono dal mondo della scuola». Ancora, il direttore ritiene che un idr debba avere come «suo orizzonte quello della lettura della realtà nella sua duplice dimensione culturale e religiosa, per una sintesi tra fede e cultura, tra Vangelo e storia, tra i bisogni degli alunni e le loro aspirazioni profonde» così da favorire «la maturazione completa delle giovani generazioni e una visione completa della realtà che le circonda, inclusa la dimensione religiosa così rilevante nella nostra tradizione culturale e civile».