A Porta Asinaria rivive la Betlemme di 2mila anni fa

Inaugurato il presepe vivente allestito dalla comunità di San Giulio, alla presenza del vescovo Marciante e dell’assessore Baldassarre. Fino a Natale le visite per le scuole; quindi l’apertura il pomeriggio, fino al 6 gennaio

Un tuffo nel passato di duemila anni. Una Betlemme che ha come sfondo Porta Asinaria. La nascita di Gesù viene riproposta dalla comunità parrocchiale di San Giulio, che ha allestito un presepe vivente a due passi da piazza di Porta San Giovanni. “Venite adoremus” è il titolo della rappresentazione, inaugurata questa mattina, lunedì 18 dicembre, dal vescovo Giuseppe Marciante, ausiliare per il settore Est, e dall’assessore alla Persona e alla Scuola di Roma Capitale Laura Baldassarre. Sono stati loro, dopo il taglio del nastro, a firmare per primi, all’ingresso, il registro dei visitatori. L’iniziativa punta a raccogliere offerte per ricostruire il tetto della chiesa parrocchiale, in via Francesco Maidalchini, a Monteverde. I lavori sono in corso da due anni e le Messe attualmente si svolgono nella tensostruttura montata in oratorio.

«Grazie alla comunità di San Giulio – ha affermato Baldassarre – riapriamo uno spazio poco conosciuto e possiamo ricordare che ogni nascita è sacra». Una nascita, quella di Gesù, che per ciascuno può essere «una rinascita dopo un’esperienza dolorosa», secondo monsignor Marciante. «È possibile ricostruire di nuovo dopo una catastrofe o la pace dopo una guerra. Questo è il messaggio del Natale: da un’esperienza di dolore può rinascere la vita. In questo caso – ha aggiunto -, anche la parrocchia di San Giulio, dopo una situazione di disagio, che la comunità ha dovuto vivere, si sta dando da fare per ricostruire il tetto della propria chiesa. E questo ci fa pensare a quanti non hanno un tetto».

Numerosi i ragazzi delle scuole che in mattinata hanno visitato la rappresentazione, guidati dagli insegnanti. Fino a Natale il presepe vivente è aperto, di mattina, per loro. Sono stati i primi di tremila che si recheranno nella Betlemme ricreata nel sito archeologico del 270 d.C. Una città divisa in una parte più ricca e in una più povera. Tanti i dettagli del presepe vivente curati nei particolari, come i costumi d’epoca dei figuranti, realizzati da tre sarte della parrocchia, e gli arnesi per la rappresentazione dei vari mestieri. Nelle stalle o nei recinti, un cavallo e diverse pecore addomesticate. Immancabili, accanto alla culla del Bambino, un bue e un asinello. È la zona più affollata dai bambini. Qualcuno ne approfitta per scattare un selfie, che riporta al tempo presente.

Nel percorso che si snoda per la via del sito diverse capanne riproducono invece le attività dell’epoca, dalla locanda al laboratorio del falegname. I giovani della parrocchia indossano le armature dei centurioni, mentre gli anziani i panni del fabbro o delle filatrici di lana. Così il calzolaio lavora le suole consumate dei sandali, lo speziale prepara gli intrugli, le tessitrici ricamano. Le attività sono presentate da un passo della Sacra Scrittura scritto su un cartello, all’ingesso della capanna. Un palco ospiterà ogni giorno un gruppo corale differente che intratterrà all’ingresso i visitatori con canti natalizi, mentre su uno dei due lati della porta, grazie alla tecnologia multimediale di video mapping, saranno proiettati giochi di luci e video a tema.

Il presepe vivente, patrocinato dal Vicariato di Roma, dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dall’assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, potrà essere visitato ogni pomeriggio, dalle 16 alle 20, dal 25 dicembre al 6 gennaio, escluso il 31 dicembre.

18 dicembre 2017