Dall’ascolto alla fase del “cantiere”: bilancio del primo anno di cammino sinodale

«Conoscere» per sapere «riconoscere» e potere «ascoltare». Questo trittico di verbi racchiude in sintesi «la prima parte del cammino sinodale svolto dalla diocesi di Roma, che si appresta a continuare il cammino condiviso guidato dallo Spirito». Così padre Davide Carbonaro, coordinatore dell’équipe sinodale diocesana, tira le fila del primo tratto di cammino compiuto, «fatto essenzialmente di tre buone pratiche: l’idea della mappatura dei luoghi e delle diverse realtà presenti sul territorio diocesano, la rete di preghiera, che ha sostenuto e sostiene il cammino sinodale, e l’attività dei tavoli di lavoro sinodali, una parte dedicata al confronto». In primo luogo quindi si è trattato non semplicemente di «mappare il territorio ma di addentrarsi nella conoscenza dei luoghi che caratterizzano la diocesi e le singole parrocchie – spiega ancora Carbonaro –, perché la realtà ecclesiale vive nella realtà sociale. È stato quindi un modo per entrare in amicizia e vivere il coraggio di dialogare con un territorio più vasto, oltre i confini della parrocchia, come le realtà associative, le scuole, i comitati di quartiere o alcune realtà politiche. Insomma un modo per vivere e realizzare quella “Chiesa in uscita” di cui parla Papa Francesco».

Anche Miriam Fioravanti, che affianca padre Carbonaro nel coordinamento dell’équipe sinodale diocesana, mette in luce «la bontà e la validità di questo aspetto perché permetterà di pensare ad una pastorale più in sintonia con le reali esigenze del territorio, una pastorale specifica e “personalizzata”, che tiene conto e valorizza le sinergie con le associazioni e le realtà che sono già attive in certi settori e ambiti di competenza e dunque una pastorale che parte dalla realtà concreta e va incontro alle esigenze vere». Ora, volgendo lo sguardo in avanti, la prospettiva è quella «di favorire sempre più il passaggio dai frutti dell’ascolto di questa prima fase – aggiunge Fioravanti – all’avvio di processi, entrando nelle situazioni concrete, che ogni parrocchia individuerà come prioritarie per sé, tenendo conto della eterogeneità delle esigenze. Si passerà così alla dimensione del “cantiere”, secondo quelle che sono le indicazioni della Cei per questa seconda fase del cammino sinodale per il nuovo anno pastorale».

Il Vademecum realizzato dalla Conferenza episcopale italiana invita infatti a proseguire «il cammino – dedicato ancora all’ascolto del Popolo di Dio – cercando di coinvolgere persone, gruppi e ambienti finora non raggiunti, a partire dai frutti del primo anno e dalle priorità individuate». A fare da guida sarà «il testo della Cei “I cantieri di Betania” – dice Carbonaro –, che traccia le prospettive di questo secondo anno e propone i cantieri sinodali come assi di lavoro, da adattare alle singole realtà locali. I tre cantieri individuati sono quelli del villaggio globale, quello della casa e quello della diaconia e quindi del servizio». In particolare si tratterà di «curare l’ascolto di quegli ambiti che spesso restano in silenzio o sono inascoltati, a partire dal mondo delle povertà – specificano i vescovi nel documento –, ossia quegli spazi in cui la Chiesa vive e opera, attraverso l’azione personale e organizzata di tanti cristiani».

Carbonaro mette in luce che tanto è già stato fatto in questa direzione «grazie ai tavoli sinodali che hanno aperto un ponte con diverse realtà come quella del turismo, con il dialogo attivato tra Opera romana pellegrinaggi e il Ministero del turismo, ad esempio, o quanto fatto dalla Caritas, dall’Ufficio comunicazioni sociali e da altri Uffici nella prospettiva dell’apertura e della condivisione». Il referente tiene a sottolineare che «a fare quasi da sottofondo e a sostenere tutte queste attività è stata la rete di preghiera, che ha visto il coinvolgimento di tanti ordini religiosi, claustrali e monastici, ma anche delle parrocchie, con esperienze di Adorazione eucaristica, ad esempio, o dei gruppi e della realtà associative». A dire che «per vivere davvero il cammino sinodale in comunione – conclude Carbonaro – serve invocare la guida dello Spirito Santo».

di Michela Altoviti da Roma Sette

26 settembre 2022