Il funerale di Michelle Maria Causo: l’omelia del vescovo Baldo Reina

Foto DiocesiDiRoma/Gennari

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore porta molto frutto”. Al centro della nostra celebrazione eucaristica in suffragio di Michelle abbiamo ascoltato queste parole di Gesù. Il Maestro sta parlando del mistero della sua morte; sta aiutando i suoi amici a vedere con occhi nuovi la fine della sua esperienza terrena, e a volgere lo sguardo alla sua trasfigurazione, nella giustizia più grande, quella di Dio che lo risorgerà dai morti. Gesù prende spunto da quello che succede in natura; un piccolo chicco di grano viene gettato in mezzo al terreno e affinché porti frutto è necessario che muoia; quella morte sarà la premessa di una nuova vita e di un raccolto abbondante.

Oggi, davanti alla bara di Michelle ci sentiamo tutti sconfitti e affranti. Davanti alla morte di questa nostra sorella come prima cosa ci dobbiamo fermare; dobbiamo togliere i sandali delle nostre tante certezze e avere l’onesta di compiere un sano e sincero discernimento. La morte di Michelle ci pone delle domande come Chiesa e come Società Civile. Dove stiamo andando? Siamo coscienti o no che la nostra è una crisi di civiltà? Cosa stiamo offrendo ai nostri giovani? Ce la sentiamo ancora di dire che stiamo costruendo un futuro per loro, oppure siamo diventati tutti complici di progetti di morte? Sono domande forti. Lo so. Ma sono domande che, penso, tutti portiamo dentro e che ci invitano ad un attento esame di coscienza! Questa società nella quale tutti siamo immersi e di cui siamo parte integrante, non ha forse perso la bussola? Il degrado non è in un quartiere o in una periferia. Il degrado è nel cuore di ognuno di noi. Il degrado è nella cultura che respiriamo, nella mentalità che tutti contribuiamo a creare, nel deserto dell’anima, immolando sull’altare dell’egoismo umano vittime sacrificali. La morte di Michelle ci deve mettere tutti quanti in discussione perché quello che è successo a lei poteva succedere a chiunque. Anzi. Per certi versi si è già consumato in ognuno di noi!

E in ascolto della parola del Vangelo ci domandiamo perché? Non vediamo più Michelle, non vediamo più il seme di cui parla il Vangelo: il piccolo seme inghiottito dalla terra. E non possiamo immaginare che non possa venire niente di buono da questa morte. Vediamo il vuoto, avvertiamo la mancanza, subiamo l’ingiustizia di questo male compiuto, siamo nel buio della terra che l’ha divorata. La terra, la nostra città, questo quartiere, l’angosciante dilemma delle cause, degli intrecci, dei disagi inascoltati, di agenzie educative andate in tilt tra la frenesia di una società che impone solo una corsa insensata. Ancora più dolore provoca la storia dei suoi ultimi momenti che vorticano nella nostra testa amplificando quella domanda che rivolgiamo al cielo, per tornare alla terra, tra noi: perché?
Oggi, Signore, tu abiti le nostre domande per tenerci compagnia nell’attesa di risposte, in attesa del frutto che verrà da questo seme che è morto.

Quando hai raccontato questa parabola, stavi parlando di te. Che sarebbe venuta la morte e ti avrebbe divorato. Sarebbe stata ingiusta, come ci pare sempre la morte, ma ancora di più perché ti avrebbero ucciso. Parlavi di te, dandoti il coraggio di continuare a credere che l’amore con cui ti consegnavi poteva, solo l’amore, generare salvezza. Abbiamo tutti bisogno di salvezza, di essere riscattati da quanto inchioda disperatamente la nostra esistenza. Abbiamo bisogno di salvezza in questo momento storico durante il quale ci sentiamo immersi in una crisi di valori senza precedenti che tutti ci divora e disorienta.

Ora parli a noi, perché vuoi aiutarci a credere che la morte non tiene prigioniera una vita, che il suo potere si piega alla potenza di una giustizia che risponde all’ingiustizia, che è la morte a morire per una vita più grande: stavi parlando della tua risurrezione, e ora lo dici a noi: sarà così anche per Michelle, sarà così anche per voi. E questo è il frutto che non si vede ancora, come quando tu, Gesù, sei stato calato dalla croce e posto in una tomba, nel pianto di chi ti amava. Anche il sole si era oscurato, la creazione piangeva il suo lutto come ora tutti noi piangiamo questa morte. Rimaneva solo il tuo corpo morto.

Ma poi, per te arrivò il mattino in cui quella grande e pesante pietra che sigillava il tuo sepolcro venne spostata, e non sarebbe stato possibile, ma mani invisibili la sollevarono. Quella pietra assomiglia a tutto quello che oggi ci fa pensare soltanto a una fine senza ritorno, che ci fa sentire insostenibile l’assenza di Michelle, offesa e trafitta la sua bellezza, i suoi sogni dissolti, interrotti i suoi progetti, soffocato il respiro della sua giovinezza.

Possiamo aiutarci a sperare e a credere che quella pietra com’è stata tolta dalla tua tomba verrà tolta dai nostri cuori e impareremo a riconoscerti vivo e insieme a te anche Michelle?
Vorremmo dirlo subito che Michelle non è morta, ma vive. Ma ora noi stiamo di fronte al suo corpo morto, straziato. Questo suo corpo porta i segni del male che l’ha ucciso. E tu Gesù non smettere di raccontare questa parabola che parla di te e di Michelle finché riusciremo a crederci che il frutto verrà, che questa morte non sarà vana. Che da qui, proprio da questa bara sapremo ripartire, sapremo rialzarci, sapremo vivere da risorti camminando in una vita nuova. Oggi, davanti alla bara di Michelle sentiamo il tuo invito a prenderci cura della vita e a rialzarci. Si! È proprio questo che farebbe Gesù: ci aiuterebbe a rialzarci! Direbbe a tutti noi: «rialzatevi imparando a custodire la vita perché è preziosa». Lo direbbe ai ragazzi: «custodite la vita; una volta per tutte dite di no alle droghe, ai crack, alle sostanze. Custodite la vita perché voi siete preziosi». Non smettere Signore di sussurrare ai giovani quanto è importante che si prendano cura della loro vita; che non facciano le cose perché le fanno tutti, che non sprechino la vita dietro mode omicide, che abbiano il coraggio di dire di no agli spacciatori di morte, che voltino le spalle a chi li considera merce di scambio, a chi li svende per un mucchio di denari, a chi li confonde dicendo che sballo è felicità mentre è solo un terribile baratro che inghiotte corpi e coscienze. Lo direbbe a noi adulti: «custodite i ragazzi che non sono solo il futuro ma sono il presente di ogni società, custodite i loro sogni, la loro bellezza, la loro generosità. Lo direbbe ai genitori: custodite i vostri figli. Accompagnateli nella difficile sfida educativa». Lo direbbe alla chiesa: «custodite i giovani, andateli a cercare dove vivono, dove si divertono, dove passano il tempo. Non li aspettate in chiesa, uscite, cercateli, state con loro, amateli». Lo direbbe ai politici: «custodite i giovani creando per loro opportunità di sviluppo integrale, prospettive vere di impegno e di lavoro, progetti di società in cui loro siano davvero protagonisti». I giovani vi chiedono centri di socializzazione tutti per loro, ambienti più sicuri, luoghi più accoglienti, L’appello di Gesù sarebbe soprattutto rivolto in questa circostanza alle agenzie educative: «custodite i ragazzi, non stancatevi di accompagnarli nel processo di maturazione umana, per favore parlate dei Valori! Solidarietà, giustizia, bene comune, rispetto della vita, rispetto del creato… testimoniandoli voi per primi».

Lo ripetiamo nella preghiera del Padre nostro e te lo ripetiamo oggi con forza: liberaci dal male. Signore, anche tu hai chiesto al Padre di essere liberato dal male quando avvertivi che la tua ora si avvicinava e quella parabola si stava realizzando. E forse, come noi, avrai avuto il pensiero che sarebbe stata solo la morte a vincere, e con lei il male che l’avrebbe provocata. Ma poi, avrai chiuso gli occhi, entrando nel buio del mistero per tenerci anche così la mano, compagno delle nostre notti oscure, e sostenerci a sperare. La speranza che questo frutto possa vedersi ed essere colto.
E in questa nostra ora oscura, quale può essere il frutto per cui sperare?

Quello che è successo parla di un mondo guasto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce più quanto preziosa sia una vita. Può avvenire che si banalizzi la vita così da trascinare nella banalità anche il male, che noi abbiamo il dovere di distinguere ed estirpare.

Il nostro dolore ora diventa una denuncia, ma deve tradursi anche in cambiamento. Eccolo il frutto, che questa morte non sia sprecata e che diventi il segno di una necessità, quella di cambiare insieme questo nostro mondo, perché non si arrivi mai a combinare eventi che travolgano l’esistenza, che sacrifichino la giovinezza sprecandola, che uccidano la vita. Il nostro dolore, nel suo impasto di rabbia e disperazione, deve trasformarsi in concime di speranza per una vita diversa, costruendo tutti una società dove queste cose non avvengano più, perché diventi il frutto di una vita nuova.

Insieme innalziamo la nostra preghiera in suffragio di Michelle. La ricordiamo come una ragazza solare e bella. Porteremo nel cuore il suo sorriso e la sua voglia di vita. Ma soprattutto ci impegneremo perché quanto accaduto ci renda persone migliori, amici del bene, attraverso dei “no” convinti al male in tutte le sue forme e dei “si” responsabili a tutto ciò che rende la vita più bella.

Signore Gesù, aiutaci. Non fare mancare la pace ai genitori di Michelle, alla sua famiglia, al suo fidanzato, ai suoi tanti amici di Primavalle, e a tutti noi. Aiutaci a rialzarci, a credere nella risurrezione, a portare amore in ciò che facciamo, ad essere sempre strumenti di vita e mai di morte. Addio Michelle, A Dio ti affidiamo. Oggi e sempre. Amen

5 luglio 2023