Mettere al centro i malati con le loro necessità, ma anche ascoltare i medici che quotidianamente li seguono, unendo le forze e le risorse presenti a Roma. E far sapere che la Chiesa è vicina agli uni e agli altri. Con questi obiettivi si è tenuta, martedì pomeriggio al Seminario Maggiore, la prima riunione del Tavolo tecnico diocesano dedicato alle malattie reumatiche, alla fibromialgia e al dolore cronico, promosso dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria che, in pieno stile sinodale, si mette in “ascolto” delle realtà del territorio ospedaliere del territorio. Presenti all’incontro, infatti, 23 primari di reumatologia di strutture ospedaliere romane, oltre a immunologi, fisiatri, medici specializzati in terapia del dolore.
Tra i partecipanti, anche il professor Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società Italiana Reumatologia (Sir) e direttore UOC Reumatologia dell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini: «In questo genere di malattie è fondamentale la diagnosi tempestiva – ha evidenziato – che riduce l’accumulo del danno. Come Sir da sempre portiamo avanti questa campagna, come pure quella per implementare le piattaforme di telemedicina, ancor prima della pandemia».
Ha invitato a «immaginare percorsi omogenei nella Regione per i malati reumatologici» la dottoressa Silvia Bosello, dirigente medico, UOC Reumatologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Nella struttura della Pineta Sacchetti esiste, da circa un anno e mezzo, anche un ambulatorio dedicato alla fibromialgia, patologia non ancora riconosciuta nei Lea. «La presenza di un ambulatorio dedicato è una grossa novità per i pazienti, che hanno così dei medici di riferimento – ha sottolineato la dottoressa Nunzia Capacci, responsabile dell’ambulatorio –. Finora abbiamo preso in carico e visitato più di 300 pazienti, in sinergia con il Centro di ascolto del Centro diocesano».
Presto avrà un suo ambulatorio dedicato anche il Campus Biomedico, come ha annunciato Luca Navarini, ricercatore in Reumatologia al Policlinico Universitario Campus Biomedico: «Sarà aperto otto ore al giorno – ha anticipato –; si tratta di un progetto in cui crediamo molto». Anche la struttura del Campus si interfaccerà con il Centro di ascolto diocesano diretto da Edith Aldana, infermiera e lei stessa malata di fibromialgia. «La difficoltà più grande per questi malati – ha spiegato – è quella di sentirsi soli. La malattia non è riconosciuta nei Lea, quindi queste persone, pur soffrendo molto, non hanno esenzioni e non possono richiedere la 104. Spesso ne conseguono problemi sul lavoro o all’interno della famiglia. Stiamo creando una rete anche con le comunità parrocchiali, organizzando incontri nelle diverse zone, per far sentire loro la nostra vicinanza».
9 novembre 2022