9 Maggio 2025

Rinnovati il Consiglio Presbiterale e il Consiglio dei Prefetti

Foto DiocesiDiRoma/Gennari

Si riuniscono questa mattina, lunedì 11 novembre 2024, il Consiglio dei Prefetti e il Consiglio Presbiterale nella loro composizione rinnovata.

Il primo è formato, oltre che dai membri del Consiglio episcopale, da 45 sacerdoti. Si tratta di:
• Monsignor Riccardo Battocchio
• Monsignor Pietro Bongiovanni
• Don Simone Carosi
• Don Stefano Charles Cascio
• Don Alessandro Caserio
• Don Roberto Cassano
• Padre Sergio Cavicchia
• Padre Francesco Celestino
• Don Angelo Compagnoni
• Don Diego Conforzi
• Don Nunzio Currao
• Don Renzo Del Vecchio
• Monsignor Miquel Delgado Galindo
• Don Francesco Donega
• Don Claudio Falcioni
• Don Fabio Fasciani
• Don Anthony Galea
• Don Sergio Ghio
• Don Antonio Granio
• Padre Piotr Aleksander Jaworski
• Don Luigi Lani
• Don Aniello Luongo
• Padre Sandro Mauro
• Don Tommaso Mazzucchi
• Don José Fidel Medina Salinas
• Padre Guy Léandre Nakavoua-Londhet
• Don Concetto Occhipinti
• Don Giovanni Vincenzo Patanè
• Don Giacomo Pavanello
• Monsignor Francesco Pesce
• Don Giuseppe Petrioli
• Don Carlo Purgatorio
• Don Francesco Rondinelli
• Don Roberto Savoja
• Don Marco Simeone
• Don Slawomir Skwierzynski
• Don Danilo Spagnoletti
• Don Stefano Sparapani
• Padre Aniello Stoia
• Don Massimo Tellan
• Padre Francesco Tomasoni
• Padre Walter Vinci
• Don Francesco Zanoni
• Don Alessandro Zenobbi
• Don Luigi Zucaro

Del secondo, oltre ai membri del Consiglio episcopale, fanno parte 39 sacerdoti. Sono:
• Don Manrico Accoto
• Don Emanuele Albanese
• Padre Giulio Albanese
• Padre Angelo Anatriello
• Monsignor Manlio Asta
• Monsignor Riccardo Battocchio
• Padre Lucio Boldrin
• Don Valerio Bortolotti
• Padre Maurizio Botta
• Don Andrea Carosella
• Don Alessandro Caserio
• Monsignor Andrea Celli
• Padre Luigi Colleoni
• Don Lorenzo Colombo
• Monsignor Giuseppe D’Alonzo
• Don Romano De Angelis
• Don Giorgio De Iuri
• Don Francesco Donega
• Padre Alceo Grazioli
• Don Isidor Iacovici
• Don Carol Iakel
• Don Janusz Kapusta
• Don Davide Lees
• Don Giovanni Lo Giudice
• Don Dario Loi
• Monsignor Paolo Mancini
• Don Paolo Matarrese
• Don Massimiliano Memma
• Don Giorgio Mocci
• Don Gabriele Nasca
• Don Gianmario Pagano
• Don Salvatore Policino
• Don Giuseppe Redemagni
• Don Pier Luigi Stolfi
• Don Alfredo Tedesco
• Don Alfio Tirrò
• Don Gabriele Tomarelli
• Don Marco Valenti
• Don Alessandro Zenobbi

Abusi, veglia per le vittime a Santa Bernadette

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Lunedì 18 novembre la Chiesa Italiana celebra la IV Giornata Nazionale di Preghiera per le Vittime di abusi. Un appuntamento significativo, che esprime e accompagna l’impegno della comunità ecclesiale ad affrontare con chiarezza, competenza e dedizione, questo dramma, soprattutto nella sua diffusione intraecclesiale. «Custodire, ascoltare e curare» sono i verbi consegnati dal Santo Padre ai referenti diocesani dei Servizi per la Tutela dei minori e le persone vulnerabili e ai responsabili dei Centri di Ascolto. Tre verbi che la nostra diocesi riascolterà e mediterà in occasione della veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo Baldo Reina, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma.

Si è scelto, quest’anno, di celebrare la veglia in una parrocchia romana, Santa Bernadette Soubirous, con il desiderio di coinvolgere la gente e il territorio in una riflessione profonda, che tutti ci riguarda, affinché la Chiesa di Roma cresca sempre più in una cultura della tutela, della cura e del rispetto per la dignità e la bellezza di ogni persona umana, specie i piccoli e vulnerabili. Seguendo il tema scelto dalla Conferenza episcopale italiana – “Ritessere Fiducia” – si pregherà per le vittime e i sopravvissuti, chiedendo al Signore di chinarsi sul loro dolore e toccare, anche attraverso la nostra disponibilità, quelle ferite che solo il Suo Amore Crocifisso può riparare.

11 novembre 2024

Presiede l’incontro congiunto del Consiglio presbiterale e del Consiglio dei Prefetti

Presiede l’incontro congiunto del Consiglio presbiterale e del Consiglio dei Prefetti

Presiede la riunione del Consiglio Episcopale

Presiede la riunione del Consiglio Episcopale

Esercizi spirituali per i Vescovi Ausiliari e tutti i sacerdoti

Esercizi spirituali per i Vescovi Ausiliari e tutti i sacerdoti – dalla cena dell’11 al pranzo del 16 novembre – Centro Sacro Cuore di Gesù (Rocca di Papa)

Al Teatro Quirino la prima visione del documentario su Matteo Ricci

La Comunità di Vita Cristiana d’Italia, l’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma e la Pontificia Università Gregoriana promuovono, insieme, la prima visione italiana del documentario su Matteo Ricci, prodotto dai gesuiti del Kuangchi Program Service in collaborazione con la Televisione Nazionale Cinese. “Matteo Ricci: un confuciano occidentale in Oriente” è il titolo del documentario, che verrà presentato giovedì 14 alle 20.30 al Teatro Quirino (via delle Vergini 7).

Interverranno padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’educazione; monsignor Baldo Reina, vicario generale della diocesi di Roma; e monsignor Stephen Chow, arcivescovo di Hong Kong. Si tratta di un film-documentario televisivo in quattro parti sul gesuita italiano Matteo Ricci (1552-1610) realizzato in stretta collaborazione con la China Central TV, la più grande emittente televisiva al mondo. In parte è stato girato anche presso la chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio e presso il Liceo Visconti, già visto da circa un miliardo di cinesi. L’evento costituisce un importantissimo tassello nel cammino di normalizzazione tra Chiesa Cattolica e Cina.

10 novembre 2024

Celebra la Messa e visita la parrocchia di San Lino

Celebra la Messa e visita la parrocchia di San Lino

Dedicazione di San Giovanni in Laterano: l’omelia dell’arcivescovo Reina

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da monsignor Reina il 9 novembre 2024, in occasione della Messa per i 1.700 della basilica lateranense

Al centro della celebrazione che stiamo vivendo vi è la realtà della Chiesa, mistero di comunione, “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1). L’annuale ricordo della Dedicazione per noi oggi assume un significato particolare poiché ricordiamo i 1700 anni di questa Basilica, sede della Cattedra di Pietro, punto di riferimento particolarissimo per la nostra Diocesi e per la Chiesa universale. Per un anno intero si sono organizzati eventi e celebrazioni per mettere in risalto il ruolo di questa Chiesa Mater et Caput di tutte le Chiese del mondo; ringrazio di cuore il Capitolo dei Canonici di San Giovanni per l’impegno profuso affinché fosse ancora più forte il legame tra la nostra Cattedrale e le diverse realtà pastorali della Diocesi e ringrazio tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato per la riuscita degli eventi programmati.

Le letture che abbiamo ascoltato ci aiutano ad entrare nella realtà profonda della Chiesa, nella sua natura e nella sua missione. In particolare vorrei soffermarmi sulla pagina di Vangelo, recuperando qualche elemento dalle altre letture.

Nell’incontro tra Gesù e Zaccheo non è difficile riscontrare il paradigma di ogni cammino di fede; Zaccheo racconta la nostra umanità, la nostra storia, il nostro determinarci secondo la logica del mondo; descrive l’esperienza che facciamo tutti noi, nel momento in cui ci guardiamo allo specchio e ci accorgiamo che nonostante abbiamo tutto ci manca tutto; ci sentiamo incompleti perché la nostra sete di verità e di bellezza, pur in mezzo a sforzi e fatiche non è pienamente soddisfatta da quello che possediamo. Allora, come Zaccheo ci mettiamo alla ricerca di Colui che solo può dare senso alla nostra vita. Cerchiamo di vederlo, di entrare nel suo mistero e di afferrare la sua potenza.

Il tema del vedere e il tema della casa sono nevralgici nel brano di Luca. Zaccheo cerca di vedere Gesù, non ci riesce a motivo della folla, corre più avanti e per riuscire a vederlo sale un albero; passando Gesù alza lo sguardo, lo vede e lo invita a scendere; alcuni vedendo ciò mormorano e nel cuore dell’incontro Zaccheo impara a vedere i poveri e decide di dare a loro ogni cosa.

Tutti questi movimenti convergono all’interno di una casa; anzi, potremmo dire che trovano pienezza nello spazio domestico; immagine di questa casa, luogo di incontro tra Dio e i suoi figli, luogo di comunione tra di noi e spazio di verità in cui, pur essendo in tanti, impariamo a stare con noi stessi per ritrovarci e per ri-centrarci.

Il primo movimento che vorrei sottolineare è quello che porta Zaccheo a vedere Gesù. Tutto parte dal desiderio di quest’uomo; l’evangelista non ne specifica il motivo. Si limita a dire che Zaccheo “cercava di vedere di Gesù”. Il suo è un desiderio che non si ferma di fronte agli ostacoli. Ci sono dei limiti suoi – è basso di statura – e delle difficoltà che derivano dalla grandezza della folla. Ma lui non demorde. Quando pensiamo al nostro essere Chiesa abbiamo bisogno di prendere le mosse da ciò che ci abita, prima ancora che da ciò che esternamente potremmo trovare. E quando arriviamo in Chiesa, ancora una volta, il primo tirante deve essere quello di voler incontrare Dio. La Chiesa è quella realtà che ci permette di fare esperienza di comunione con Dio. La Chiesa è il nostro “sicomoro” che ci consente di salire un po più alto per vedere Gesù che passa, è uno spazio in cui lo spazio perde la sua dimensione fisica e diventa un riflesso di Cielo, in cui ritrovare noi stessi, per dare voce alle domande, ai dubbi, alle insoddisfazioni, ai dolori, a ciò che viviamo nel profondo e che solitamente non abbiamo né il coraggio né la voglia di manifestare.

Se tutti arriviamo in Chiesa in questo modo e viviamo i momenti celebrativi con questa tensione la Chiesa diventa occasione di verità e di libertà per tutti. Zaccheo questa sera ci chiede di esprimere il bisogno di essere Chiesa che desidera vedere Gesù, che c’è per cercarlo, che vince i limiti e i peccati partendo da una profonda sete di Infinito.

Il secondo movimento è quello che si realizza proprio nel momento in cui Zaccheo è sul sicomoro; lui che si era spinto fin lassù per cercare di vedere Gesù si scopre visto da Lui. Immaginiamo per un istante questo intreccio di sguardi. È la vera sorgente della fede. Tutto parte da li; mentre faccio tutti gli sforzi possibili per vedere Gesù scopro che è Lui che ha voglia di vedermi; mi aspetta e non esita un istante ad alzare lo sguardo per intercettare il mio vissuto confuso e pieno di contraddizioni. Pensiamo per un istante a come si è sentito Zaccheo. Desideroso di incontrare il Maestro ha scoperto un Dio che aveva il desiderio di stare con lui. Quello sguardo lo avrà disarmato, avrà fatto crollare tutti i costrutti e tutte le sue paure; avrà certamente scaldato il suo cuore. A partire da quello sguardo ha smesso di sentirsi inadeguato, sbagliato, fallito. Zaccheo scopre la propria estraneità a quanto lo contrassegnava nell’essere visto prima di vedere. Nello sguardo di Gesù si sente a casa e per questo modellerà la sua vecchia casa e la sua vecchia vita a quella di Gesù. La precedenza di Gesù esprime la gratuità di Dio. La Basilica più che essere fatta di mura che ammiriamo è impressa dallo sguardo di gratuità, modellando la Diocesi alla gratuità di Dio, che in Gesù esce per andare a trovare chi ancora non sa cosa e chi potrà incontrare. Non sono le mura che stabiliscono confini di appartenenza per delimitare chi sta dentro e chi fuori. La Chiesa, questo edificio dove ci troviamo è il luogo in cui sperimentiamo ogni volta un Dio che ci aspetta e ci lancia uno sguardo di amore e di tenerezza. Ci scruta e ci conosce, sa le nostre parole prima ancora che le pronunciamo e vede la nostra vita meglio di come possiamo vederla noi. È più intimo a noi di noi stessi. Che bello sapere che ogni volta che mettiamo piede qua dentro Dio ci vede in profondità e ha voglia di dialogare con ognuno di noi. Nel silenzio di nuovo sentiamo la bellezza di quello sguardo e nell’adorazione lo assaporiamo come l’unico in grado di riempire la nostra vita. È vero che la parola “dedicazione” riporta alla memoria il momento in cui la Chiesa è stata consacrata, ma mi piace pensare che questo termine fa riferimento al fatto che Dio ha sempre uno sguardo da dedicare a ciascuno di noi e a tutti noi come suo popolo, stirpe eletta, nazione santa, gente che gli appartiene. Qui, in questa Chiesa, facciamo l’esperienza di Zaccheo; ci sentiamo costantemente guardati con amore da Dio, come fa una mamma con i figli, quando li vede stanchi o scoraggiati, quando raccoglie i loro sguardi spenti e i loro corpi pieni di lividi. Quello sguardo, come certamente è avvenuto a Zaccheo, mette in movimento il cuore perché fa afferrare in un attimo che Dio ha cuore per te e per la tua storia. S.Paolo nella seconda lettura ci ha voluto scuotere: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”

Non si allontani mai da noi – nonostante tanti limiti nostri e del nostro essere Chiesa – la consapevolezza non solo di abitare il tempio di Dio ma di essere sua stabile dimora.
L’ultimo movimento è quello che porta Zaccheo a cambiare vita, a convertirsi: “Ecco Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Il movimento del vedere non è a due; non è fra Zaccheo e Gesù e viceversa ma coinvolge tanti altri. Zaccheo capisce che ciò che ha vissuto non può essere soltanto per lui; non serve a mettergli l’animo in pace. Nella visione di Ezechiele l’acqua che lambisce il tempio si fa sempre più vasta fino a diventare un fiume grandissimo, espressione di quello Spirito che riempie il tempio. Ma quella visione fa anche riferimento a una umanità che si dilata, che si fa più grande, perché quando si scopre amata da Dio fa di tutto perché tanti altri sperimentino quanto ha vissuto. La Chiesa è per natura contagiosa di bene e di bellezza. Altrimenti non è. Quel fiume che esce dal Tempio esprime l’attesa di Dio di riempire il mondo del suo amore. Nasce da qui la dimensione missionaria della Chiesa, prolungamento vivo del mistero di Cristo morto e risorto, affinchè a tutti gli uomini sia annunciata la salvezza e l’ingresso nel Regno.

Fra qualche settimana entreremo nel tempo di grazia del Giubileo. Come Diocesi di Roma abbiamo la vocazione e la responsabilità non solo di accogliere i pellegrini ma di testimoniare a tante persone che arriveranno da tutto il mondo che la comunione ecclesiale cambia la vita, riscalda il cuore, ti aiuta a deporre l’uomo vecchio per essere creatura nuova; chi vive pienamente il mistero della Chiesa ama i poveri, soccorre lo straniero, aiuta gli anziani, incoraggia i giovani, da speranza a chi è deluso; chi vive autenticamente la Chiesa è sempre disposto a dare quattro volte tanto; si fa testimone della moltiplicazione della gioia e della misericordia. Se non è così siamo o rischiamo di essere una Chiesa sterile, svuotata di senso prima ancora che di persone. La Chiesa è come uno specchio: raccoglie la luce e la riflette su altri. Nella bolla di indizione dell’anno santo il Santo Padre ci chiede di saper esprimere segni di speranza. Ce lo siamo detti durante l’Assemblea dello scorso 25 ottobre e, ancor prima, lo abbiamo scritto nel piano pastorale diocesano di quest’anno. Insieme ai temi della corresponsabilità e della missione ci siamo presi l’impegno di realizzare segni concreti di attenzione agli ultimi, a partire dalla povertà educativa, dal bisogno di giustizia per i lavoratori, l’accoglienza diffusa di chi non ha casa. Insomma, una Chiesa che sa guardare oltre i propri confini e sa essere mistero di comunione con tutti. Da oltre un anno, avendo recuperato l’eredità del Convegno del ’74 stiamo cercando di riflettere sulle tante disuguaglianze che segnano la nostra città. È un cammino che siamo chiamati a declinare nelle singole comunità per porre in essere gesti concreti di giustizia e di fraternità. Come Zaccheo anche noi vogliamo essere Chiesa che vive una costante conversione e che esprime l’impegno a essere dono per tutti.

Desiderosi di vedere Gesù, sorpresi perché è sempre Lui a precedere il nostro sguardo, capaci di guardare con il cuore i fratelli. Nel giorno in cui ricordiamo la Dedicazione di questa Basilica chiediamo che il Signore ci conceda di essere Chiesa che vive così il proprio mistero e la propria missione. Ci aiuti San Giovanni Battista, ci sostenga la Vergine Santissima nostra Madre perché pieni di gioia, possiamo rinnovare la certezza che “oggi la salvezza è entrata in questa casa”.
Amen

Celebra la Messa e visita la parrocchia di Nostra Signora di Valme

Celebra la Messa e visita la parrocchia di Nostra Signora di Valme

Incontro di formazione per le consacrate impegnate nella pastorale sanitaria – Sala Conferenze del Pontificio Seminario Romano Maggiore (Uff. past. sanitaria)

Incontro di formazione per le consacrate impegnate nella pastorale sanitaria – Sala Conferenze del Pontificio Seminario Romano Maggiore (Uff. past. sanitaria)

Incontri di formazione per le Religiose che operano nella Pastorale Sanitaria – ore 15.30 Sala Conferenze Pontifico Seminario Romano – Uff. Sanità

Incontri di formazione per le Religiose che operano nella Pastorale Sanitaria – ore 15.30 Sala Conferenze Pontifico Seminario Romano – Uff. Sanità

A Todi la XXI Giornata degli universitari

“Amor, lo tuo effetto dà lume a lo ‘ntelletto”. Questo verso di Jacopone da Todi farà da filo conduttore alla XXI Giornata degli universitari, che si svolgerà appunto della cittadina umbra il prossimo sabato 16 novembre. Oltre 1.500 studenti di università pontificie, private e statali raggiungeranno Todi a bordo di circa 25 pullman.

«Partiranno da collegi e parrocchie, ma ci saranno anche gruppi da Albano, Viterbo, Cassino, che utilizzeranno mezzi propri», spiega Annalisa Ceravolo, dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, che sta organizzando l’evento. «Per la prima volta la Giornata degli universitari farà tappa a Todi, che abbiamo scelto proprio per la presenza delle spoglie di Jacopone – illustra Ceravolo –. Sia la città che la diocesi di Todi si sono dimostrate molto accoglienti, offrendoci spazi e mettendoli a disposizione gratuitamente».

Se la prima parte della Giornata vedrà infatti la catechesi di don Fabio Rosini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, nel tempio di San Fortunato, alle ore 11, la seconda sarà invece dedicata alle visite alle bellezze della cittadina, che saranno a ingresso gratuito per i giovani studenti. Nei luoghi più significativi, inoltre, alcuni studenti del Conservatorio di musica Santa Cecilia, dell’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico e dell’Accademia nazionale di danza, offriranno delle performance artistiche ai loro colleghi che frequentano i corsi universitari più classici. In particolare, nella cattedrale della santissima annunziata di esibiranno gli allievi del Conservatorio; nella Sala del Consiglio all’interno del Palazzo del Capitano ci saranno invece gli allievi della Silvio d’Amico; mentre l’Accademia di Danza si esibirà nella Sala delle Pietre del Palazzo del Capitano. I brevi spettacoli saranno ripetuti più volte nel corso del pomeriggio, in modo da dare l’opportunità di assistervi al maggior numero di studenti.

6 novembre 2024

Articoli recenti