9 Agosto 2025

Il Papa in visita a San Crispino: no all’insulto e al chiacchiericcio

«L’insulto è capace di distruggere, così iniziano guerre domestiche, nel quartiere, nel posto di lavoro, nella scuola, nella parrocchia. Se avete delle critiche ditele in faccia, non alle spalle. Il chiacchiericcio non risolve nulla, anzi peggiora le cose». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata nella parrocchia di San Crispino da Viterbo, a Labaro, ieri pomeriggio (domenica 3 marzo).

Il Santo Padre è arrivato nella comunità del settore Nord della diocesi con un quarto d’ora di anticipo rispetto al programma annunciato. Ad attenderlo tanti fedeli, in fila dietro le transenne già dalle 13.30. Un grande striscione con la scritta “Benvenuto Papa Francesco” campeggia sul portale della Chiesa.

Anche questa visita pastorale, nell’estrema periferia nord di Roma, «vuole porre l’accento sul concetto di Chiesa in uscita, una Chiesa che si deve sentire unico corpo e non separato», ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis. Palpabile la trepidazione della comunità parrocchiale che accoglie Francesco «con gioia ed entusiasmo e particolare emozione perché non se lo aspettavano, è stata una sorpresa», ha fatto sapere De Donatis.

Mentre il Papa si intratteneva con i bambini, gli anziani e gli ammalati, in chiesa si recitava il Santo Rosario. Le famiglie, i catechisti, i bambini sono stati i primi ad incontrare Papa Francesco. La piccola Mia, 5 anni, gli ha donato un disegno: «Mi ha detto che sono molto brava a disegnare mi ha fatto una carezza». Commossi i genitori Ivan e Arianna, in braccio il secondogenito Mattia, un anno. «Ci ha ringraziato per il nostro essere genitori», hanno raccontato al termine dell’incontro.

Sono stati circa 80 i bambini e gli adolescenti che hanno incontrato Papa Francesco. I ragazzi hanno letto un lettera attraverso la quale hanno chiesto a Bergoglio di insegnare loro il modo per essere più vicini agli ultimi e a capire come crescere nella fede.

L’omelia completa di Papa Francesco è disponibile sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede e sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

4 marzo 2019

Il Papa in preghiera sul sagrato di San Pietro oggi alle 18

Oggi, 27 marzo 2020, alle ore 18, Papa Francesco presiederà un momento di preghiera sul sagrato della basilica di San Pietro, con la piazza vuota, come ha annunciato lui stesso il 22 marzo scorso, al termine della preghiera dell’Angelus trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico. Il Santo Padre ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine della Celebrazione il Santo Padre impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.

Il momento di preghiera sarà trasmesso, tra gli altri, in diretta da Tv2000 e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

27 marzo 2020

Il Papa il 1° maggio prega per la pace al Santuario del Divino Amore

Il Papa sarà martedì 1° maggio al Santuario della Madonna del Divino Amore. Pregherà per la pace nel mondo, e in particolare per la Siria, all’inizio del mese mariano. Il Pontefice reciterà il Rosario nel Santuario antico, davanti all’immagine della Madonna del Miracolo.

Ad accoglierlo ci saranno l’arcivescovo vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare per il settore Sud monsignor Paolo Lojudice, il presidente degli Oblati Figli del Divino Amore monsignor Enrico Feroci, il rettore del Santuario don Luciano Chagas Costa, il parroco don John Harry Bermeo Sanchez, il rettore del Seminario della Madonna del Divino Amore don Vincent Pallippadan, le congregazioni religiose degli Oblati Figli e delle Figlie della Madonna del Divino Amore. Al suo arrivo, il coro polifonico Mater Divini Amoris, diretto da don Domenico Parrotta, intonerà il canto “Tu es Petrus”.

Dopo la preghiera, incontrerà le comunità degli Oblati Figli della Madonna del Divino Amore e delle Figlie della Madonna del Divino Amore, e gli ospiti delle due strutture di accoglienza del Santuario: la casa di riposo del Divino Amore e la casa famiglia Mater Divini Amoris.

Il Papa conclude il corso sul matrimonio, il cardinale vicario invita a partecipare

Sarà l’udienza di Papa Francesco nella basilica di San Giovanni in Laterano a concludere domani, giovedì 27 settembre, il corso di formazione su “Matrimonio e famiglia” organizzato dal Vicariato di Roma e dal Tribunale della Rota Romana.

«Il Papa nel suo intervento ci parlerà del catecumenato in vista del matrimonio, come ha già auspicato nell’Esortazione Apostolica “Amoris laetitia”», scrive ai sacerdoti della diocesi il cardinale vicario Angelo De Donatis. Quindi l’invito, a tutti, di partecipare. «Considerando l’importanza del tema e la sua urgenza per il nostro impegno pastorale, ritengo che sarebbe opportuno che in tanti poteste intervenire».

«Per coloro che sono già iscritti al corso – spiega ancora il vicario del Papa per la diocesi di Roma, sarà sufficiente esibire il tesserino consegnato il primo giorno; per gli altri occorre avere il celebret per poter accedere alla basilica. Si potrà entrare dal portone del Vicariato dalle ore 15.30 alle 16.15 considerando che il Papa arriverà alle 16.45, secondo quanto previsto».

26 settembre 2018

Il Papa battezza 34 bimbi: parlate il dialetto dell’amore

Festa del Battesimo del Signore, festa anche per 34 bimbi, 16 maschi e 18 femmine che nella Cappella Sistina sono stati battezzati dalle mani del Papa. Nell’omelia a braccio, tra i pianti dei piccoli, Francesco ha ricordato ai genitori il compito imprescindibile di trasmettere la fede ai propri figli, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo. Fatelo nel dialetto della famiglia, nella lingua dell’amore ha detto il Pontefice. Se in casa non si parla quella lingua ha ribadito il Pontefice, la fede non raggiungerà i cuori dei figli. “Gesù ci consiglia di essere come loro, di parlare come loro. Noi non dobbiamo dimenticare questa lingua dei bambini, che parlano come possono, ma è la lingua che piace tanto a Gesù… Il dialetto dei genitori che è l’amore per trasmettere la fede e il dialetto dei bambini che va ricevuto dai genitori per crescere nella fede”.

Il Papa annuncia un Concistoro: Feroci e Lojudice nuovi cardinali

Papa Francesco, nel corso dell’Angelus di ieri, domenica 25 ottobre, ha annunciato un Concistoro il 28 novembre per la creazione di 13 nuovi cardinali. Sei gli italiani, tra i quali monsignor Paolo Lojudice e monsignor Enrico Feroci.

Monsignor Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, è stato parroco a Santa Maria Madre del Redentore, San Luca Evangelista, direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore, vescovo ausiliare di Roma e incaricato per il Centro diocesano per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese.

Monsignor Enrico Feroci è parroco di Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva e rettore del Seminario della Madonna del Divino Amore, ed è stato direttore della Caritas diocesana di Roma dal 2009 al 2018.

 

26 ottobre 2020

Il Papa alle famiglie: «Viviamo con gli occhi puntati verso il Cielo»

Papa Francesco con Roberto e Maria Anselma Corbella (foto Cristian Gennari/diocesidiroma)

«Dobbiamo vivere con gli occhi puntati verso il Cielo». Papa Francesco ha esortato così le migliaia di famiglie riunite, ieri sera (mercoledì 22 giugno) nell’Aula Paolo VI per il Festival delle famiglie “The beauty of family”, che ha aperto ufficialmente il X Incontro mondiale delle famiglie. «Qual è la parola che il Signore vuole dire con la nostra vita alle persone che incontriamo? Quale passo in più chiede oggi alla nostra famiglia?», la domanda consegnata ai presenti. Poi la risposta: «Mettetevi in ascolto. Lasciatevi trasformare da lui, perché anche voi possiate trasformare il mondo e renderlo ‘casa’ per chi ha bisogno di essere accolto, per chi ha bisogno d’incontrare Cristo e di sentirsi amato». E ancora: «Ogni vostra famiglia ha una missione da compiere nel mondo, una testimonianza da dare».

Testimonianze come quelle che si sono succedute prima che prendesse la parola il Santo Padre. Introdotti dai conduttori Amadeus e Giovanna Civitillo, hanno raccontato la propria storia Serena Zangla e Luigi Franco, genitori di tre figli, conviventi da tanti anni e con il desiderio di potersi sposare cristianamente. Poi Roberto e Maria Anselma Corbella, che con le lacrime agli occhi hanno ricordato la figlia Chiara, morta dieci anni fa a causa di un tumore, per il quale aveva ritardato le cure poiché era incinta del figlio Francesco. Oggi Chiara è Serva di Dio. «Noi ci siamo ritrovati come Maria ai piedi della croce – hanno raccontato i suoi genitori –, abbiamo accettato senza capire, ma la serenità di Chiara ci ha aperto una finestra sulla eternità e continua ancora oggi a farci luce. È stato difficile per noi accompagnarla alle soglie del Paradiso e lasciarla andare, ma da quel momento è scaturita una tale grazia che ci ha fatto intravvedere il piano di Dio e ci ha impedito di cadere nella disperazione».

Il Volo (foto Cristian Gennari/diocesidiroma)
La Form-Orchestra Filarmonica Marchigiana (foto Cristian Gennari/diocesidiroma)

Poi un canto dei tre tenori de Il Volo – che avevano aperto la serata sulle note di “Grande amore” e, come tutti gli altri artisti presenti, dai conduttori alla Form-Orchestra Filarmonica Marchigiana al Coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina, sono intervenuti gratuitamente – e poi spazio alla testimonianza di Paul e Germaine Balenza, congolesi, sposati da ventisette anni, durante i quali hanno affrontato un periodo di separazione e poi di riconciliazione. Ancora, la famiglia di Pietro ed Erika Chiriaco, sei figli e le braccia ancora aperte per accogliere nella propria casa anche mamma Iryna con la sua Sofia, fuggite dall’Ucraina. «La decisione di partire non è stata facile, mi ha provocato tanta sofferenza – racconta Iryna, mentre in platea si sollevano alcune bandiere gialle e blu del suo Paese –. Da un lato desideravo stare in un luogo sicuro con mia figlia e riuscire a dormire senza la paura e i rumori che sentivamo a causa degli scontri, senza le sirene… Dall’altro lato non sapevamo che situazione avremmo trovato in Italia. Ero insicura, triste e piena di dubbi. Oggi ringrazio Dio perché ha mandato sul nostro cammino tante persone buone che ci hanno aiutato e hanno mostrato un grande cuore dandoci aiuto e speranza».

Per ultima ha parlato Zakia Seddiki, vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in un attentato in Congo. Con lei le tre figlie e la mamma, che sempre le è stata vicino in questi mesi difficili. «È un onore per me condividere e raccontare questa grande storia d’amore alla presenza di Papa Francesco – ha esordito –: le nostre tre bimbe che non conoscevano la figura del Papa, la prima volta che lo hanno incontrato, vedendolo vestito di bianco, hanno pensato che fosse un dottore. E non avevano tutti i torti: perché il Papa è un dottore che cura le anime di tutti i cristiani, che cura sempre chi ha bisogno di conforto. Grazie!».

Oggi il X Incontro mondiale delle famiglie entra nel vivo con i lavori del Congresso teologico pastorale. Sarà aperto dalla celebrazione nella basilica di San Pietro del cardinale Kevin Joseph Farrell e si concluderà con un concerto offerto ai delegati dalla diocesi di Roma, nel cortile del Palazzo Lateranense.

23 giugno 2022

Il Papa alle famiglie: «Condividete la gioia di questa chiamata»

Foto Gennari/diocesidiroma

Papa Francesco saluta tutte le famiglie che hanno partecipato al X Incontro Mondiale delle Famiglie ribadendone la bellezza, la necessità di difenderle «dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla cultura dell’indifferenza e dello scarto», ma soprattutto incoraggiandole «a riprendere con decisione il cammino dell’amore familiare, condividendo con tutti i membri la gioia di questa chiamata». Una gioia palpabile in piazza San Pietro, dove sabato 25 giugno, è stata celebrata la Messa alla presenza di famiglie provenienti da tutto il mondo, come testimoniato dalle tante bandiere che hanno colorato la piazza. Tra loro gli oltre duemila delegati delle Conferenze episcopali che hanno preso parte ai lavori del Congresso teologico-pastorale. Coppie di giovani con bambini piccolissimi e di nonni con al seguito nipoti di tutte le età che sembravano formare un’unica grande famiglia stretta nell’abbraccio del colonnato del Bernini. Una famiglia che è Chiesa. «La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret – ha ricordato il vescovo di Roma –, ed è fatta principalmente di famiglie». Prima della celebrazione, presieduta dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, Francesco ha attraversato la piazza in papamobile sulla quale c’erano anche alcuni bambini.

Alle famiglie che in questi giorni hanno meditato il tema dell’Incontro, “L’amore familiare: vocazione e via di santità”, Bergoglio ha chiesto di vivere questo amore in modo «sempre aperto, estroverso, capace di “toccare” i più deboli e i feriti che si incontrano lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato», ha sottolineato il Papa che ha tenuto l’omelia.

Grazie alle dirette streaming e televisive il X Incontro Mondiale delle Famiglie – che conclude l’Anno Famiglia Amoris laetitia –, è stato vissuto in ogni angolo della Terra nella sua inedita formula multicentrica e diffusa, dando vita a «una sorta di immensa costellazione» che ha un ricco bagaglio «di esperienze, di propositi, di sogni» ma anche di «preoccupazioni e di incertezze». Rifacendosi alle letture proposte dalla liturgia, il Papa ha parlato della libertà «uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo», che però manca «della libertà interiore». Ha riflettuto che chi si sposa e decide di fare figli fa la scelta «coraggiosa» di mettere la propria libertà a servizio del coniuge. Ha ribadito che oggi scommettere sull’amore familiare è un atto «coraggioso» che bisogna compiere con l’aiuto dei genitori che «devono spingere i figli a volare fuori dal nido». E nei momenti difficili, di crisi, che inevitabilmente ci saranno «non tornare a casa da mamma e papà – ha affermato a braccio Bergoglio – ma riscoprite l’amore».

«Così si vive la libertà in famiglia – le parole di Francesco –. Non ci sono “pianeti” o “satelliti” che viaggiano ognuno sulla propria orbita. La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. È il primo luogo dove si impara ad amare».
Il vescovo di Roma ha elargito consigli ai genitori che cercano di preservare i figli da ogni pericolo e dolore e che temono l’odierna società «dove tutto sembra caotico e precario». Un comportamento iperprotettivo che «a volte finisce persino per bloccare il desiderio di mettere al mondo nuove vite». Il suggerimento è quello di non tarpare le ali ai figli, di non preservarli «da ogni minimo disagio e sofferenza, ma cercare di trasmettere loro la passione per la vita, di accendere in essi il desiderio di trovare la loro vocazione e di abbracciare la missione grande che Dio ha pensato per loro. Se aiutate i figli a scoprire e ad accogliere la loro vocazione, vedrete che essi saranno “afferrati” da questa missione e avranno la forza di affrontare e superare le difficoltà della vita». Una forza che potranno attingere anche seguendo la testimonianza dei genitori che vivono «il matrimonio e la famiglia come una missione, con fedeltà e pazienza, nonostante le difficoltà, i momenti tristi e le prove».

Gli stessi genitori accogliendo la chiamata al matrimonio hanno «lasciato il “nido”» intraprendendo un cammino ignoto «con situazioni sempre nuove, eventi inaspettati, sorprese». Hanno accolto la chiamata di Dio e sono quindi invitate a «non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni – le parole del Papa – la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio rimpiangendo il passato».

Al termine della celebrazione – che ha visto tra i concelebranti 15 cardinali, tra cui il vicario per la diocesi di Roma Angelo De Donatis, 140 vescovi, tra cui l’ausiliare Dario Gervasi, delegato per la pastorale familiare nella diocesi di Roma, e 271 sacerdoti – è stato consegnato e letto il testo dell’Invio Missionario delle Famiglie firmato da Francesco. «Siate il seme di un mondo più fraterno – scrive tra l’altro il Papa –. Siate famiglie dal cuore grande, siate il volto accogliente della Chiesa». Prima della benedizione il cardinal Farrell, volgendo un saluto, ha spiegato che il dicastero sta lavorando con le Conferenze episcopali e le diocesi per aiutarle a rispondere alla chiamata del Papa ad evangelizzare le famiglie e ad evangelizzare con le famiglie. «C’è ancora tanto lavoro da fare – ha ammesso –, ma dopo questo incontro nel nostro cuore ci sono fiducia e un rinnovato entusiasmo. Le famiglie, con la loro vocazione specifica alla santità, sono davvero il volto più bello della Chiesa e possono contribuire in maniera unica ad evangelizzare il mondo con la loro capacità di testimoniare l’amore, la fortezza nelle difficoltà e la perseveranza nell’abbandono fiducioso a Dio». Ha quindi annunciato che il prossimo raduno delle famiglie con Papa Francesco sarà il “Giubileo delle Famiglie” che si celebrerà a Roma in occasione del Giubileo del 2025, mentre l’XI Incontro Mondiale delle Famiglie si svolgerà nel 2028. Infine, è stata diffusa la preghiera ufficiale per il X Incontro Mondiale delle Famiglie. Il testo dell’Invio missionario e la preghiera, stampati in migliaia di copie, saranno distribuiti ai fedeli anche durante la recita dell’Angelus di domenica 26.

di Roberta Pumpo

25 giugno 2022

Il Papa alla diocesi di Roma: «Esercitare uno sguardo contemplativo» – I testi integrali degli interventi

«Vi lascio due compiti. Primo: esercitare uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone che abitano la città. Cerchiamo di raccogliere storie di vita esemplare, significative di quello che vive la gran parte delle persone… Secondo: esercitare uno sguardo contemplativo sulle nuove culture che si generano nella città. È necessario trovarle e capirle». Ecco le indicazioni di Papa Francesco alla diocesi di Roma, lasciate ieri sera (giovedì 9 maggio) durante l’assemblea diocesana, nella basilica di San Giovanni in Laterano. L’appuntamento conclude idealmente il percorso dell’anno pastorale, e getta le basi per il lavoro da compiere in futuro.

Prima dell’assemblea, il Santo Padre aveva incontrato nella sagrestia della cattedrale di Roma la famiglia Omerovic, duramente contestata nei giorni scorsi per via dell’assegnazione di una casa popolare nel quartiere di Casal Bruciato.

Quindi il via all’appuntamento diocesano vero e proprio, aperto dagli interventi del cardinale vicario Angelo De Donatis; di don Mario Pecchielan, parroco a San Giovanni Battista de Rossi; di don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma; di Simona Vassallucci, responsabile di due case famiglia per il progetto “Ospedale da campo”; e della famiglia Perelli.

«Il fenomeno culturale europeo dei populismi cresce seminando paura», ha denunciato Papa Francesco durante l’assemblea. Anche a Roma ci sono «guerre tra poveri, xenofobia e razzismo», ha lamentato il Pontefice, sottolineando che «spesso non ascoltiamo o dimentichiamo il grido della gente perché abbiamo smesso di abitare con il cuore».

Leggi il discorso di Papa Francesco

Leggi il saluto del cardinale vicario

Leggi l’intervento di don Benoni Ambarus

Leggi l’intervento di monsignor Pecchielan

Leggi l’intervento di Simona Vassallucci

Leggi l’intervento di Doretta Perelli

10 maggio 2019

Il Papa alla diocesi di Roma: «Ascoltate lo Spirito Santo ascoltandovi»

Ascoltarsi gli uni con gli altri e ascoltare lo Spirito Santo: ecco l’imperativo che Papa Francesco lascia alla diocesi di Roma, nell’udienza generale di oggi, sabato 18 settembre. «Sono venuto qui per incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale – ha detto il Santo Padre – e a dirvi che lo Spirito Santo ha bisogno di voi. Ascoltatelo ascoltandovi. Non lasciate fuori o indietro nessuno. Farà bene alla diocesi di Roma e a tutta la Chiesa, che non si rafforza solo riformando le strutture, dando istruzioni, offrendo ritiri e conferenze, o a forza di direttive e programmi, ma se riscoprirà di essere popolo che vuole camminare insieme, tra di noi e con l’umanità. Un popolo, quello di Roma, che contiene la varietà di tutti i popoli e di tutte le condizioni: che straordinaria ricchezza, nella sua complessità! In questo tempo di pandemia, il Signore spinge la missione di una Chiesa che sia sacramento di cura. Il mondo ha elevato il suo grido, ha manifestato la sua vulnerabilità: ha bisogno di cura. Coraggio, e grazie!»

Nell’Aula Paola VI, questa mattina, c’erano più di 2.500 persone tra sacerdoti, religiosi, laici. L’incontro è stato aperto da un momento di preghiera, animato dal Coro della Diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina. Quindi il saluto del cardinale vicario Angelo De Donatis: «Siamo felici di poterla incontrare, siamo contentissimi!». Nella prima parte della mattinata, anche la testimonianza di due laici del quartiere di Torre Spaccata – Angela Marzuillo e Federico Mattia – dove le due parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio e Santa Maria Regina Mundi hanno «iniziato insieme un processo di lettura del territorio, e si trovano insieme ad affrontare i temi più sensibili del quartiere, come la povertà, gli anziani e la mancanza dei servizi essenziali». Un esempio di sinodalità e di comunione, che si è allargato anche a scuole, associazioni e altre realtà del territorio, dando vita a “La Rete”. «La Rete si muove compatta e le istituzioni stesse ci ringraziano, perché in noi trovano un interlocutore rappresentativo di una intera cittadinanza», hanno sottolineato.

Sulla sinodalità si è concentrato Papa Francesco nel suo intervento. «Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia – ha sottolineato infatti – , e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative». Ancora, ha proseguito, «non possiamo capire la “cattolicità” senza riferirci a questo campo largo, ospitale, che non segna mai i confini. Essere Chiesa è un cammino per entrare in questa ampiezza di Dio».

Chiesa sinodale significa «Chiesa sacramento di questa promessa – ha rimarcato il Pontefice –, che si manifesta coltivando l’intimità con lo Spirito e con il mondo che verrà. Ci saranno sempre discussioni, ma le soluzioni vanno ricercate dando la parola a Dio e alle sue voci in mezzo a noi; pregando e aprendo gli occhi a tutto ciò che ci circonda; praticando una vita fedele al Vangelo; interrogando la Rivelazione secondo un’ermeneutica pellegrina che sa custodire il cammino cominciato negli Atti degli Apostoli. Diversamente si umilierebbe lo Spirito Santo».

Tornando al processo sinodale, ha proseguito, «la fase diocesana è molto importante, perché realizza l’ascolto della totalità dei battezzati, soggetto del sensus fidei infallibile in credendo. Ci sono molte resistenze a superare l’immagine di una Chiesa rigidamente distinta tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare, dimenticando che a Dio piace ribaltare le posizioni: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,52). Camminare insieme scopre come sua linea piuttosto l’orizzontalità che la verticalità. La Chiesa sinodale ripristina l’orizzonte da cui sorge il sole Cristo: innalzare monumenti gerarchici vuol dire coprirlo. I pastori camminano con il popolo, a volte davanti, a volte in mezzo, a volte dietro. Davanti per guidare, in mezzo per incoraggiare e non dimenticare l’odore del gregge, dietro perché il popolo ha “fiuto”. Ha fiuto nel trovare nuove vie per il cammino, o per ritrovare la strada smarrita».

L’intervento integrale del Santo Padre

18 settembre 2021

Il Papa all’assemblea diocesana: «Ricucire lo strappo, seminare speranza»

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Non trema la voce di Mariagrazia, studentessa del liceo classico Amaldi di Tor Bella Monaca, mentre si rivolge a Papa Francesco e ai tanti fedeli che venerdì sera, 25 ottobre, hanno riempito la basilica di san Giovanni in Laterano per l’assemblea diocesana. Le scappa anche una piccola risata, di quelle che raccontano la gioia di vivere, quando parla dell’importanza del supporto reciproco. «Da quando ho iniziato ad aiutare il prossimo ho scoperto che si è più felici quando si fanno felici gli altri», dice a Francesco che la ascolta in silenzio con la dolcezza di un nonno.

Si è aperta con un segno di speranza la celebrazione che ha presentato al Papa i risultati del lavoro svolto negli ultimi mesi con il percorso “(Dis)uguaglianze”, a 50 anni dal convegno sui “mali di Roma”. «Ancora oggi ci sono tante disuguaglianze e povertà in città – ha esordito il pontefice -. Tutto questo ci addolora, ma ci fa comprendere quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. Come possiamo accettare che si buttino quintali di cibo e allo stesso tempo ci siano famiglie che non hanno da mangiare? O che ci siano migliaia di spazi vuoti e migliaia di persone che dormono su un marciapiede».

I poveri, ha spiegato, «non sono numeri o peggio ancora uno scarto. Sono i nostri fratelli, carne della nostra carne. Una città che assiste inerme a queste contraddizioni», ha rimarcato il Papa, è «una città lacerata». Un luogo dove «giovani non riescono a trovare un lavoro o una casa, ammalati e anziani non hanno accesso alle cure, ragazzi sprofondano nelle dipendenze, persone sono segnate da sofferenze mentali».

Un lungo applauso ha salutato il suo ingresso in basilica. Francesco è arrivato intorno alle 17.05 in sedia a rotelle, accompagnato dalle note del Coro diocesano diretto da monsignor Marco Frisina. Il Papa ha indicato tre strade da percorrere: «Portare ai poveri il lieto annuncio, ricucire lo strappo e seminare speranza». A braccio, ha esortato a guardare negli occhi il bisognoso e a tendergli veramente la mano, senza «buttare solo la moneta». Gesù, ha continuato Francesco, «ci chiede di dire ai poveri che sono amati dal Signore». Secondo il pontefice, «dobbiamo sentire la questione della povertà come un’urgenza ecclesiale». E, ancora a braccio, ha esclamato: «Un cristiano che non si fa vicino, che non è compassionevole, e che non è tenero non è cristiano».

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26 ottobre 2024

Il Papa al Gemelli, proseguono le terapie

Il Policlinico Agostino Gemelli (foto diocesidiroma/Gennari)

«I risultati degli accertamenti effettuati nei giorni scorsi e nella giornata odierna hanno dimostrato una infezione polimicrobica delle vie respiratorie che ha determinato una ulteriore modifica della terapia. Tutti gli accertamenti effettuati sino ad oggi sono indicativi di un quadro clinico complesso che richiederà una degenza ospedaliera adeguata». Questo il testo della nota diffusa nella tarda mattinata di oggi, lunedì 17 febbraio 2025, in merito alle condizioni di salute del Santo Padre.

Papa Francesco, lo ricordiamo, è ricoverato al Policlinico Universitario Agostino Gemelli da venerdì 14 febbraio. Nella mattinata di ieri ha ricevuto l’Eucarestia ed ha seguito la Santa Messa in televisione, mentre nel pomeriggio ha alternato la lettura al riposo. Non ha guidato la recita dell’Angelus domenicale «per facilitare la ripresa» e seguire le prescrizioni dello staff medico di «riposo assoluto».

17 febbraio 2025

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