20 Dicembre 2025

Il Papa: «Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre»

Il nuovo anno si apre «nel nome della Madre di Dio». Lo ha sottolineato Francesco introducendo ieri, 1° gennaio, l’omelia della Messa della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 51ª Giornata mondiale della pace, dedicata ai migranti e ai rifugiati. Riflettendo sul «titolo più importante della Madonna», vale a dire “Madre di Dio”, il Papa ha osservato che «in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi e cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo – ha affermato -. La carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre». L’espressione “Madre di Dio”, secondo Francesco, «ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo».

Nella parola “madre” – in latino “mater” -, però, c’è anche il rimando alla parola “materia”: «Nella sua Madre, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi ma anche come noi», le parole di Francesco. Ecco allora «il miracolo, la novità: l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio. L’anno si apre con questa novità. E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio!. È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta – ha proseguito il Papa -. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore». Per questo allora «servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante», che pure «va accolta, amata e aiutata».

Francesco ha indicato anche un antidoto alle «banalità corrosive del consumo» e agli «stordimenti della pubblicità», così come al «dilagare di parole vuote» e alle «onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore»: l’impegno a «ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio». Per il pontefice passa di qui la strada per «custodire la nostra anima e la nostra libertà». L’invito allora è a «rimanere in silenzio guardando il presepe, perché davanti al presepe ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile».

Ancora una volta, il modello indicato è Maria, che, riferisce il Vangelo, «custodiva. Semplicemente custodiva. Maria – ha osservato Francesco – non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale. Anche in questo la Madre è unita al Figlio: Gesù è infante, cioè senza parola, è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio». E il silenzio «ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio».

Il Papa ha indicato i due «segreti» della Madre di Dio: «Custodire nel silenzio e portare a Dio». Maria, ha rilevato, custodiva gioie ma anche dolori: «Da una parte la nascita di Gesù, l’amore di Giuseppe, la visita dei pastori, quella notte di luce. Ma dall’altra un futuro incerto, la mancanza di una casa, perché per loro non c’era posto nell’alloggio; la desolazione del rifiuto; la delusione di aver dovuto far nascere Gesù in una stalla. Speranze e angosce, luce e tenebra: tutte queste cose popolavano il cuore di Maria». Davanti a tutto questo, lei «non ha tenuto niente per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito. Affidando si custodisce – ha garantito il Papa -. Non lasciando la vita in preda alla paura, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ha a cuore, viene ad abitare le nostre vite».

L’invito finale allora è a «ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio». La devozione a Maria, ancora le parole di Francesco, «non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Guardando alla Madre – ha spiegato – siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna», l’omaggio del Papa. Mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, ha proseguito, «la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

L’augurio per il nuovo anno è che «la Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo». Se è vero infatti che «il cuore invita a guardare al centro della persona, degli affetti, della vita», anche «noi, cristiani in cammino, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal centro, di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta». Il Papa ha indicato allora il «punto di partenza»: la Madre di dio. «Maria – ha evidenziato – è esattamente come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa: Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa. Come figli – è la conclusione -, vi invito a salutarla con le parole dei cristiani di Efeso: santa madre di Dio».

Il Papa scrive all’Ordo Virginum nel 50° anniversario. Le consacrate a Roma

Sono passati esattamente cinquant’anni – era il 31 maggio 1970 – dalla promulgazione da parte della Congregazione del Culto Divino del nuovo Rito della Consacrazione delle vergini, voluto da Paolo VI. Papa Montini recepiva così la volontà dei Padri conciliari, che avevano chiesto di ripristinare questo rito in uso fin dai primi secoli della Chiesa. Per celebrare l’anniversario, Papa Francesco ha inviato una lettera alle consacrate dell’Ordo Virginum. «La vostra chiamata – dice il Santo Padre – mette in luce l’inesauribile e multiforme ricchezza dei doni dello Spirito del Risorto che fa nuove tutte le cose. Al tempo stesso essa è un segno di speranza».

Ricordando che «la pandemia ancora in corso ha costretto a rinviare l’incontro internazionale per festeggiare questo importante anniversario», il Pontefice evidenzia che «la fedeltà del Padre ancora oggi pone nel cuore di alcune donne il desiderio di essere consacrate al Signore nella verginità vissuta nel proprio ordinario ambiente sociale e culturale, radicate in una Chiesa particolare, in una forma di vita antica e al tempo stesso nuova e moderna». Di qui l’invito del Papa a proseguire «in questo cammino», e a collaborare con i vescovi perché «vi siano seri percorsi di discernimento vocazionale e di formazione iniziale e permanente».

Proprio nella diocesi di Roma avvenne la prima consacrazione con il nuovo rito: nel 1973, con Rosella Barbieri. Le vergini consacrate attualmente presenti in diocesi sono trentanove, mentre una ventina sono le donne in formazione; a guidarle è il vescovo delegato monsignor Paolo Ricciardi, mentre l’assistente è don Concetto Occhipinti. «L’Ordo Virginum è una realtà in cui l’antico e il nuovo si intrecciano e prendono la forma dell’oggi – riflette Cecilia Caiazza, vergine consacrata della nostra diocesi -. Forma antica perché affonda le sue radici nei tempi apostolici, nella originalità della vita evangelica, e nuova per la sua rifioritura all’indomani del Vaticano II, quando si stabilì anche il rito della consacrazione delle vergini fosse rivisto».

«Con il cuore abitato dallo Spirito di Dio – osserva ancora Caiazza – e dall’intimità con Cristo Gesù fino ad assumerne “gli stessi sentimenti”, potremo abitare col cuore la città, come “lampade accese” che scrutano, vegliano, vigilano, ascoltano, soffrono e offrono, amano, ed accendere la fiamma della fede con l’olio della carità, della tenerezza, della maternità, fino “a dare la vita per un amore più grande”».

2 giugno 2020

Il Papa nella Veglia di Pentecoste: «Ascoltiamo il grido della città»

«Quanto vorrei che la gente che abita a Roma riconoscesse la Chiesa, ci riconoscesse per questo di più di misericordia – non per altre cose –, per questo di più di umanità e di tenerezza, di cui c’è tanto bisogno! Si sentirebbe come a casa, la “casa materna” dove si è sempre benvenuti e dove si può sempre ritornare. Si sentirebbe sempre accolta, ascoltata, ben interpretata, aiutata a fare un passo avanti nella direzione del regno di Dio…. Come sa fare una madre, anche con i figli diventati ormai grandi». Papa Francesco, ieri (sabato 8 giugno) alle ore 18, ha celebrato la Messa vespertina nella vigilia di Pentecoste sul sagrato della basilica di San Pietro. In piazza, oltre 50 mila persone: i fedeli della diocesi di Roma, i partecipanti alla Conferenza internazionale dei Carismatici, ricevuti in mattinata dal Pontefice, e i membri di tante realtà ecclesiali.

«Lasciamoci prendere per mano dallo Spirito – ha detto ancora il Santo Padre nell’omelia – e portare in mezzo al cuore della città per ascoltarne il grido, il gemito». E per metterci davvero in ascolto, ha proseguito, «abbiamo bisogno che il Signore ci prenda per mano e ci faccia “scendere”, scendere dalle nostre posizioni, scendere in mezzo ai fratelli che abitano nella nostra città, per ascoltare il loro bisogno di salvezza, il grido che arriva fino a Lui e che noi abitualmente non udiamo». Si tratta, ha aggiunto, «di aprire occhi e orecchie, ma soprattutto il cuore».

L’appello del Papa è stato ripreso dal cardinale vicario Angelo De Donatis, nella preghiera conclusiva della celebrazione. «O Signore che ti fai Dono d’amore per noi, nel tuo Spirito, guarda oggi questa tua Chiesa di Roma, riunita per celebrare una rinnovata Pentecoste. È una Chiesa che accoglie di nuovo l’impeto dello Spirito Santo, per uscire, come gli Apostoli, ad annunciare la Gioia del Vangelo. È una Chiesa che, come Madre accogliente, vuole continuare a generare alla fede nuovi figli in una città dove nessuno si senta straniero. È una Chiesa ricca di memoria, ricolma di santità, fatta di gente generosa, vivace, creativa, che non vuole cedere al pessimismo, all’accidia, all’indifferenza».

Leggi l’omelia completa

Leggi la preghiera completa del cardinale vicario

9 giugno 2019

Il Papa nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Il nuovo Anno “si apre nel nome della Madre di Dio”. “E’ quanto ha affermato Papa Francesco, presiedendo nella Basilica Vaticana la Santa Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per la 51.ma Giornata mondiale della pace. Nella sua Madre, il Dio infinito si è fatto piccolo. L’uomo – ha detto il Papa – “non è più solo”, “mai più orfano”. L’Anno si apre con questa novità: E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio! È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore. Perciò, servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata.

Il Papa invita a pregare il Rosario

ROMA 24-10-2009SUPERMERCATO - FARE LA SPESA TRA CRISI E ANTI CRISI PH: CRISTIAN GENNARI

Pregare il Rosario, da soli o in famiglia, per sconfiggere la pandemia. Ecco l’invito di Papa Francesco, che scrive ai fedeli e invita appunto a sgranare la corona nel mese tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio. «È ormai vicino il mese di maggio – scrive il Santo Padre –, nel quale il popolo di Dio esprime con particolare intensità il suo amore e la sua devozione alla Vergine Maria. È tradizione, in questo mese, pregare il Rosario a casa, in famiglia. Una dimensione, quella domestica, che le restrizioni della pandemia ci hanno “costretto” a valorizzare, anche dal punto di vista spirituale».

Unico consiglio: pregare con «semplicità», seguendo schemi che possono essere trovati anche su internet, come suggerisce lo stesso Papa Francesco che offre, comunque, due testi di preghiere alla Madonna da recitare al termine del Rosario, «che io stesso reciterò nel mese di maggio – aggiunge –, spiritualmente unito a voi. Le allego a questa lettera così che vengano messe a disposizione di tutti».

«Contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre – è la conclusione della lettera –, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova. Io pregherò per voi, specialmente per i più sofferenti, e voi, per favore, pregate per me».

Leggi la lettere e le preghiere alla Madonna

27 aprile 2020

Il Papa incontra i sacerdoti con oltre 40 anni di ordinazione: «testimoni della memoria»

Questo pomeriggio, 14 maggio, Papa Francesco è arrivato poco prima delle 16 nella parrocchia di San Giuseppe al Trionfale per incontrare i circa 70 preti della diocesi di Roma con oltre quarant’anni di ordinazione. Al suo arrivo ha salutato quanti lo attendevano all’ingresso della chiesa, ha percorso la navata e raggiunto la sala dove si è svolto l’incontro.

Dopo la preghiera recitata insieme e il saluto del vescovo Di Tolve, Papa Francesco ha rivolto alcune parole ai presenti, ringraziandoli per l’accoglienza ed esortandoli a essere «testimoni della memoria», che si deve unire al coraggio giovanile e andare avanti insieme.

Nel corso della conversazione tra i preti e il Papa si è parlato di temi pastorali, dell’impegno nella diocesi e nelle parrocchie di Roma, e il Papa ha sottolineato il valore del lavoro del parroco e del prete sulla strada, l’importanza di usare dolcezza per condurre il gregge: «La gente quando vede la dolcezza del pastore si avvicina».

Il dialogo ha toccato i temi dell’accoglienza, del sacramento della confessione, dell’ascolto e del perdono, come quello dell’impegno nei santuari della diocesi. E sono emerse anche alcune delle difficoltà dei preti più anziani: la solitudine dopo anni di vita nel gregge, la fatica ad affrontare il cambiamento, l’amarezza talvolta, da vincere con la preghiera, il ricordo dell’amore del Signore e il senso di figliolanza con la Madonna.

Papa Francesco ha sottolineato in più occasioni il valore del rapporto tra sacerdoti vecchi e giovani: «Che discutano, è vita, e vadano avanti insieme», perché, ha aggiunto il Papa, «i nonni devono rimanere in famiglia».

Al termine di quasi due ore di colloquio, il pontefice ha ringraziato del dialogo, esortando i presenti a non stancarsi, a pregare e ad accompagnare le chiese. Quindi, dopo aver salutato individualmente i sacerdoti, si è fermato in chiesa con i circa 70 bambini della prima comunione, 100 bambini della vicina scuola San Giuseppe e un gruppo di un centinaio di fedeli. Al termine, il rientro in auto in Vaticano.

14 maggio 2024

Il Papa incontra i diaconi, «sentinelle» della comunità cristiana

«La ringraziamo con tutto il cuore per aver voluto questo incontro tra Lei, Vescovo di Roma, e i suoi diaconi. Il legame tra il Papa e i diaconi della sua Diocesi è profondo ed è il fondamento sacramentale del loro ministero». Così il cardinale vicario Angelo De Donatis ha introdotto l’incontro di ieri mattina (sabato 19 giugno) in Vaticano.

Papa Francesco ha esortato a «superare la piaga del clericalismo, che pone una casta di sacerdoti “sopra” il Popolo di Dio». Il che significa non «“mezzi preti” o preti di seconda categoria, né “chierichetti di lusso”» ma «servi premurosi». E in proposito ha riassunto «la spiritualità diaconale» nella «spiritualità del servizio» fatta di «disponibilità dentro e apertura fuori», con tre caratteristiche: umiltà, essere «bravi sposi e bravi padri. E bravi nonni» e essere sentinelle, capaci di aiutare «la comunità cristiana ad avvistare Gesù nei poveri».

All’inizio dell’udienza Papa Francesco ha salutato in modo particolare Giustino Trincia, nominato appena il giorno prima, nuovo direttore della Caritas di Roma. E ha scherzato sul fatto che il diacono sia piuttosto alto di statura, al contrario del suo predecessore monsignor Benoni Ambarus, vescovo delegato alla Carità per la diocesi di Roma. «Mi rallegro – ha commentato il Santo Padre – che tu, Giustino, sia stato nominato direttore della Caritas: guardando te penso che crescerà, tu hai il doppio di statura di don Ben, vai avanti!». Ancora, un saluto speciale il Pontefice lo ha riservato ad Andrea Sartori, a cui è affidata la parrocchia di San Stanislao: l’unica, all’interno della diocesi di Roma, guidata da un diacono e non da un sacerdote. «Nei primi secoli – ha ricordato il Papa – i diaconi si occupavano a nome e per conto del vescovo delle necessità dei fedeli, in particolare dei poveri e degli ammalati», e «a Roma si è cercato di recuperare questa antica tradizione con la diaconia nella chiesa di San Stanislao».

20 giugno 2021

Il Papa in visita alla parrocchia del Santissimo Sacramento

Papa Francesco visiterà domenica 6 maggio la parrocchia del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi. Un nuovo segno di attenzione per le periferie, fisiche ed esistenziali. Inaugurerà infatti la “Casa della gioia”, una casa famiglia per persone con disabilità realizzata nei locali del sottotetto, fino a qualche tempo fa adibiti a magazzino. Un progetto sostenuto e condiviso dal Vicariato di Roma. Momento culminante della visita sarà la Messa, durante la quale Francesco impartirà il sacramento della Cresima a una bambina della parrocchia affetta da malattia mitocondriale e a sua madre.

Ad accoglierlo, alle ore 16 circa, ci saranno il vicario di Roma Angelo De Donatis, il cardinale titolare José Gregorio Rosa Chàvez, il parroco don Maurizio Mirilli, il vice parroco don Vasile Alexandru Muresan, i collaboratori parrocchiali don Dieudonné Kambale Kasika, don Juan Pablo Castillo e don Mauro Riccardi. Con loro, anche l’arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Luis Antonio Tagle, legato alla nascita della “Casa della gioia”. Da una predicazione di Tagle agli esercizi spirituali scaturì infatti nel parroco l’impulso a mettere in piedi l’iniziativa.

In oratorio il Santo Padre risponderà a quattro domande, poste da un genitore, da un giovane, da un adolescente e da un bambino. Poi si sposterà nel salone parrocchiale, dove abbraccerà gli anziani e gli ammalati. Salirà quindi nei locali della “Casa della gioia”. Negli spazi adibiti a centro diurno, incontrerà alcune realtà parrocchiali legate alla carità. Quindi si fermerà con i disabili del centro diurno e con le loro famiglie. Passerà, subito dopo, a visitare la casa famiglia vera e propria e ne benedirà gli ambienti.

3 maggio 2018

Il Papa in visita a San Crispino: no all’insulto e al chiacchiericcio

«L’insulto è capace di distruggere, così iniziano guerre domestiche, nel quartiere, nel posto di lavoro, nella scuola, nella parrocchia. Se avete delle critiche ditele in faccia, non alle spalle. Il chiacchiericcio non risolve nulla, anzi peggiora le cose». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata nella parrocchia di San Crispino da Viterbo, a Labaro, ieri pomeriggio (domenica 3 marzo).

Il Santo Padre è arrivato nella comunità del settore Nord della diocesi con un quarto d’ora di anticipo rispetto al programma annunciato. Ad attenderlo tanti fedeli, in fila dietro le transenne già dalle 13.30. Un grande striscione con la scritta “Benvenuto Papa Francesco” campeggia sul portale della Chiesa.

Anche questa visita pastorale, nell’estrema periferia nord di Roma, «vuole porre l’accento sul concetto di Chiesa in uscita, una Chiesa che si deve sentire unico corpo e non separato», ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis. Palpabile la trepidazione della comunità parrocchiale che accoglie Francesco «con gioia ed entusiasmo e particolare emozione perché non se lo aspettavano, è stata una sorpresa», ha fatto sapere De Donatis.

Mentre il Papa si intratteneva con i bambini, gli anziani e gli ammalati, in chiesa si recitava il Santo Rosario. Le famiglie, i catechisti, i bambini sono stati i primi ad incontrare Papa Francesco. La piccola Mia, 5 anni, gli ha donato un disegno: «Mi ha detto che sono molto brava a disegnare mi ha fatto una carezza». Commossi i genitori Ivan e Arianna, in braccio il secondogenito Mattia, un anno. «Ci ha ringraziato per il nostro essere genitori», hanno raccontato al termine dell’incontro.

Sono stati circa 80 i bambini e gli adolescenti che hanno incontrato Papa Francesco. I ragazzi hanno letto un lettera attraverso la quale hanno chiesto a Bergoglio di insegnare loro il modo per essere più vicini agli ultimi e a capire come crescere nella fede.

L’omelia completa di Papa Francesco è disponibile sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede e sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

4 marzo 2019

Il Papa in preghiera sul sagrato di San Pietro oggi alle 18

Oggi, 27 marzo 2020, alle ore 18, Papa Francesco presiederà un momento di preghiera sul sagrato della basilica di San Pietro, con la piazza vuota, come ha annunciato lui stesso il 22 marzo scorso, al termine della preghiera dell’Angelus trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico. Il Santo Padre ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine della Celebrazione il Santo Padre impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.

Il momento di preghiera sarà trasmesso, tra gli altri, in diretta da Tv2000 e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

27 marzo 2020

Il Papa il 1° maggio prega per la pace al Santuario del Divino Amore

Il Papa sarà martedì 1° maggio al Santuario della Madonna del Divino Amore. Pregherà per la pace nel mondo, e in particolare per la Siria, all’inizio del mese mariano. Il Pontefice reciterà il Rosario nel Santuario antico, davanti all’immagine della Madonna del Miracolo.

Ad accoglierlo ci saranno l’arcivescovo vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare per il settore Sud monsignor Paolo Lojudice, il presidente degli Oblati Figli del Divino Amore monsignor Enrico Feroci, il rettore del Santuario don Luciano Chagas Costa, il parroco don John Harry Bermeo Sanchez, il rettore del Seminario della Madonna del Divino Amore don Vincent Pallippadan, le congregazioni religiose degli Oblati Figli e delle Figlie della Madonna del Divino Amore. Al suo arrivo, il coro polifonico Mater Divini Amoris, diretto da don Domenico Parrotta, intonerà il canto “Tu es Petrus”.

Dopo la preghiera, incontrerà le comunità degli Oblati Figli della Madonna del Divino Amore e delle Figlie della Madonna del Divino Amore, e gli ospiti delle due strutture di accoglienza del Santuario: la casa di riposo del Divino Amore e la casa famiglia Mater Divini Amoris.

Il Papa conclude il corso sul matrimonio, il cardinale vicario invita a partecipare

Sarà l’udienza di Papa Francesco nella basilica di San Giovanni in Laterano a concludere domani, giovedì 27 settembre, il corso di formazione su “Matrimonio e famiglia” organizzato dal Vicariato di Roma e dal Tribunale della Rota Romana.

«Il Papa nel suo intervento ci parlerà del catecumenato in vista del matrimonio, come ha già auspicato nell’Esortazione Apostolica “Amoris laetitia”», scrive ai sacerdoti della diocesi il cardinale vicario Angelo De Donatis. Quindi l’invito, a tutti, di partecipare. «Considerando l’importanza del tema e la sua urgenza per il nostro impegno pastorale, ritengo che sarebbe opportuno che in tanti poteste intervenire».

«Per coloro che sono già iscritti al corso – spiega ancora il vicario del Papa per la diocesi di Roma, sarà sufficiente esibire il tesserino consegnato il primo giorno; per gli altri occorre avere il celebret per poter accedere alla basilica. Si potrà entrare dal portone del Vicariato dalle ore 15.30 alle 16.15 considerando che il Papa arriverà alle 16.45, secondo quanto previsto».

26 settembre 2018

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