3 Agosto 2025

«Un vero artista e un uomo amabile»: il vescovo Libanori ricorda l’amico Ennio Morricone

SCUOLA-006

Aveva chiesto un «funerale in forma privata» nel necrologio scritto di suo pugno, il maestro Ennio Morricone. E così è stato: le esequie si sono tenute lunedì 6 luglio nella cappella del Campus Bio Medico di Roma, dove il compositore Premio Oscar era ricoverato a seguito di una caduta che gli aveva causato la rottura del femore, e dove si è spento nella notte tra domenica e lunedì. Presenti solo i familiari più stretti: la moglie Maria, i figli, i nipoti. Qualche amico, come il regista Giuseppe Tornatore e l’avvocato Giorgio Assumma, ma nessun altro. «Non voglio disturbare», aveva scritto il maestro. E così è stato. A celebrare il funerale, il vescovo ausiliare del settore Centro della diocesi padre Daniele Libanori.

Amico lui stesso di Morricone, che conobbe quando era ancora rettore della Chiesa del Gesù e il compositore abitava poco lontano. «Ogni mattina presto usciva di casa, andava a comprare il giornale e poi veniva in chiesa a pregare – racconta il vescovo –; partecipava anche alla Messa con la signora Maria. Poi, per i duecento anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù, io lo avvicinai, una mattina d’estate, e gli chiesi se fosse disposto a scrivere una Messa; aggiunsi subito che non avrei mai potuto dargli un compenso e lui, con la generosità che gli era propria, rispose di sì». Immediatamente, ricorda monsignor Libanori, «cominciò a pensare a un’orchestra, a un coro, come se ci stesse pensando da chissà quanto tempo. Ma poi – prosegue – di lì a una settimana mi chiamò e mi disse di andarlo a trovare, e una volta giunto a casa sua, dove c’era anche la signora Maria, e mi chiese di scioglierlo dall’impegno, perché proprio non riusciva nell’intento. Io lo tranquillizzai, dicendo che l’ispirazione quando viene viene… E sta di fatto che di lì a due mesi avevamo la Messa».

Da allora tra il gesuita e il compositore iniziò una frequentazione assidua. «Lo andavo a trovare spesso, era un uomo molto piacevole – rievoca il presule –. Era una sorta di divo antidivo, è rimasto se stesso nonostante fosse un uomo di fama mondiale, con la sua semplicità e immediatezza. Aveva un carattere sanguigno ma anche una affettuosità grande». In poche parole, «un vero artista», come monsignor Libanori ha sottolineato anche durante il funerale. «L’ho detto nell’omelia: gli artisti muoiono ma lasciano in mezzo a noi la loro anima, perché lasciano la loro musica», dice il vescovo.

Commosso, ricorda i momenti passati insieme. «Era una persona che non amava farsi condizionare; quando accettava una committenza voleva sempre metterci del suo. È sempre stato estremamente riservato riguardo la sua fede, ma la sua è stata una fede semplice e schietta, era uomo dai sentimenti profondi. Ha sempre vissuto in maniera molto discreta. Se da una parte calcava i palcoscenici più famosi del mondo, quando rientrava a Roma viveva geloso della sua intimità, con la compagnia dei figli e dei nipoti». All’insegna della riservatezza decise di celebrare anche il sessantesimo anniversario di matrimonio con l’amata Maria. A presiedere la cerimonia c’era, anche allora, l’amico “padre Daniele”. «Quello fu davvero un momento molto bello per tutti noi. Ha vissuto con grande intensità e grande sobrietà. Il mio è il ricordo di un uomo al quale ho voluto bene».

Giulia Rocchi

8 luglio 2020

Gli spazi delle parrocchie a disposizione delle scuole per favorirne l’apertura a settembre

SCUOLA-006

Aule del catechismo e spazi parrocchiali a disposizione delle scuole romane per favorire a settembre la ripresa delle attività scolastiche. Mentre ci si interroga su didattica a orario ridotto o su come distanziare i banchi nelle classi, la diocesi di Roma lancia una iniziativa concreta per far sì che i ragazzi romani possano tornare a scuola in sicurezza. A spiegarla è, in una lettera inviata oggi a tutti i parroci, il prelato segretario generale del Vicariato monsignor Pierangelo Pedretti. «Seguendo le indicazioni del nostro cardinale vicario, abbiamo avviato un’iniziativa, coordinata dal vescovo ausiliare monsignor Paolo Selvadagi, con il supporto dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica e dell’Ufficio giuridico del Vicariato – si legge nella lettera – per aiutare le scuole di Roma a riprendere l’attività didattica il prossimo mese di settembre mettendo a disposizione, ove possibile, alcuni spazi parrocchiali».

Si parte dunque con una sorta di ricognizione, di quali e quante aule o locali siano disponibili in ogni parrocchia. «Per avere maggior contezza di tali necessità e per gestire in modo efficace questa importante iniziativa – scrive infatti il prelato segretario –, anche in relazione alle Istituzioni civili di riferimento con cui stiamo studiando una possibile intesa, vi chiediamo di far pervenire all’indirizzo e-mail di questa Segreteria Generale tutte le istanze ricevute sull’argomento e di provvedere a segnalare, sempre a mezzo di posta elettronica, le richieste che avete già ricevuto e la vostra eventuale disponibilità ad offrire alcuni spazi anche a prescindere dalle richieste ricevute».

7 luglio 2020

Campo diocesano per i ragazzi delle scuole superiori a Santa Maria dell’Acero (Velletri)

Campo diocesano per i ragazzi delle scuole superiori a Santa Maria dell’Acero (Velletri)

“L’amore familiare: vocazione e via di santità”

Il tema del prossimo Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Roma a giugno 2022, è: “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. «Nel quinto anniversario dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia e a tre anni dalla promulgazione di Gaudete et exsultate – si legge in un comunicato del dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, diffuso dalla Sala Stampa vaticana -, esso intende far risaltare l’amore familiare come vocazione e via di santità, per comprendere e condividere il senso profondo e salvifico delle relazioni familiari nella vita quotidiana».

Il meeting sarà organizzato dalla diocesi di Roma e dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e si svolgerà nel sesto anniversario di Amoris Laetitia e a quattro anni da Gaudete et Exsultate.

Nel dare forma all’esperienza concreta dell’amore, spiega un comunicato del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, «matrimonio e famiglia manifestano il valore alto delle relazioni umane, nella condivisione di gioie e fatiche, nello svolgersi della vita quotidiana, orientando le persone all’incontro con Dio. Questo cammino, quando vissuto con fedeltà e perseveranza, rafforza l’amore e realizza quella vocazione alla santità, propria di ogni persona, che si concretizza nei rapporti coniugali e familiari. In questo senso, la vita familiare cristiana è vocazione e via di santità, espressione del “volto più bello della Chiesa” (Gaudete et Exsultate 9)».

 

L’Incontro mondiale delle famiglie di Roma rinviato al 2022

Come riportato dal Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede dello scorso 10 aprile 2020, “a causa dell’attuale situazione sanitaria e delle sue conseguenze sullo spostamento e l’aggregazione di giovani e famiglie, il Santo Padre, insieme al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha ritenuto di posporre di un anno il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Roma nel giugno del 2021 a giugno 2022”. Rinviata anche la Giornata mondiale della Gioventù. 

Le famiglie si incontreranno a Roma a giugno 2022, anziché nel 2021. A spiegare nei dettagli i motivi di questo rinvio, in un’intervista tratta da Vatican News, è il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita:

R. – Questi due appuntamenti sono due eventi internazionali, allora nella situazione in cui ci troviamo in questo momento, è molto difficile sapere come sarà la nostra vita dopo questa pandemia. L’Incontro mondiale della Famiglie era stato fissato a giugno dell’anno prossimo, ma ora certamente bisognava portare avanti tutte le questioni di tipo organizzativo e anche logistico per preparare questo evento. Adesso però non abbiamo la certezza di come saranno nel prossimo anno la situazione economica e la situazione delle persone e delle famiglie e non è sicuro che sarebbero molti a venire qui a Roma dall’estero per questo evento l’anno prossimo. E così il Santo Padre e noi del Dicastero, dopo aver consultato le persone del Vicariato qui a Roma e i referenti del Portogallo, abbiamo pensato che la miglior cosa sarebbe aspettare un anno prima di iniziare questi eventi internazionali. Così si è deciso che l’appuntamento con le famiglie sarà il 2022 a Roma e quello per i giovani a Lisbona il 2023. C’è la preoccupazione per il futuro come sarà. Speriamo che possiamo ritornare alla normalità della nostra vita di tutti i giorni, ma questo non è realismo. Io credo che tante persone pensino che ci vorranno perlomeno due o tre anni per il ritorno alla normalità.

Questi incontri internazionali prevedono la possibilità per un numero consistente di persone di spostarsi e viaggiare. Non sappiamo quali saranno le prospettive per il futuro: come state pensando di operare?

R. – Quasi tutte le diocesi del mondo organizzano eventi anche nella propria nazione e ci sono incontri per le famiglie e i giovani. Noi continuiamo a lavorare per aiutare tutti i vescovi a promuovere nelle diocesi la vita familiare e anche il lavoro con i giovani. Speriamo che avremo sempre questi incontri mondiali internazionali, ma come ho detto non è realistico pensare che la gente possa viaggiare nei prossimi due anni. Il nostro lavoro non è soltanto organizzare questi due eventi, c’è anche il lavoro di tutti i giorni che dobbiamo fare per continuare a promuovere la vita familiare e anche la vita cristiana e dei giovani.

ll lockdown che abbiamo vissuto in tanti Paesi del mondo ci invita a guardare all’essenziale e a una centralità della famiglia. Quale insegnamento possiamo trarre da questa situazione?

R. – Io credo che il Papa tutti i giorni abbia dato un messaggio a tutte le persone del mondo: la famiglia è il luogo centrale della nostra vita, ci insegna tanto. L’obbligo che abbiamo di vivere in questi giorni così uniti in famiglia, ci insegna tante cose, come a vivere senza egoismo. Ciò che noi abbiamo vissuto è stata un’opportunità che il Signore ci ha dato per imparare a lasciare l’egoismo fuori dalla porta, a vedere ogni persona come un fratello o una sorella. Una cosa che noi abbiamo potuto imparare in quei giorni è che la famiglia è anche un luogo dove possiamo conoscerci, perché ci sono così tante cose nella vita di ognuno di noi ogni giorno che non riusciamo alle volte a vedere le necessità delle persone che abbiamo accanto, perché siamo preoccupati tanto di noi stessi. Allora è un momento per imparare a lasciare l’egoismo fuori della nostra vita e a preoccuparci di guardare gli altri.

 

 

 

Nuova illuminazione per Santa Maria in Trastevere

Nuova luce sulla basilica di Santa Maria in Trastevere grazie a un intervento di Roma Capitale e Acea. Sono stati posizionati 51 proiettori a led di ultima generazione, in modo tale da evidenziare il profilo architettonico della facciata, il portico, i preziosi mosaici e il campanile, per la prima volta illuminato in ogni suo lato. La tonalità della luce è calda e con un’alta resa cromatica. L’impianto di illuminazione è dotato, inoltre, di un sistema digitale di controllo che permette, attraverso una rete wi-fi bluetooth, di controllare ciascun punto luce, misurandone la giusta intensità per valorizzare ogni elemento architettonico. Completa l’illuminazione la presenza di un palo innovativo, progettato da Acea, che sostiene 9 punti luce diretti sulla facciata e sul campanile e che riduce l’impatto visivo dei fari nel contesto artistico della piazza.

«Tutti i romani, e in particolare i trasteverini, sono innamorati perdutamente di questa basilica, che è sempre stata un punto di riferimento nella complessità di un quartiere come il nostro e lo è ancora di più in un momento come quello attuale, dove il futuro è più incerto che mai», ha commentato il parroco monsignor Marco Gnavi. La nuova illuminazione, ha aggiunto, potrà contribuire a indicare la «porta di ingresso fisica e spirituale» verso un luogo di culto che emana «speranza, carità e senso di fratellanza».

6 luglio 2020

Vacanza in Val di Fassa per i sacerdoti della diocesi

Una settimana in Val di Fassa, precisamente a Soraga, da trascorrere tra preghiera e passeggiate, a contatto con la natura e con i confratelli nel sacerdozio. Questa l’iniziativa promossa dal Servizio diocesano per la formazione permanente del clero nei giorni dal 12 al 18 luglio, pensata i presbiteri della diocesi che compiono il decimo, il ventesimo e il trentesimo anniversario di ordinazione, guidata e voluta dal cardinale vicario Angelo De Donatis.

Sarà «un tempo da vivere insieme ai tuoi compagni sacerdoti per ringraziare il Signore per il dono del ministero – scrive il cardinale nella lettera di invito – e per confrontarci sul nostro lavoro così come sul progetto pastorale della Diocesi. Saranno anche giorni di riposo nello splendido ambiente delle valli con diverse opportunità di escursioni a piedi».

Ai partecipanti è richiesto, pertanto, anche il giusto equipaggiamento, come sottolinea il responsabile del Servizio diocesano don Paolo Asolan. «Occorrerà portare scarpe comode o scarponi per le escursioni del mattino, e camice con stola bianca per la celebrazione della Messa comunitaria – anticipa il sacerdote –. Non esiste un programma rigido della settimana, se non una scansione generale delle giornate che prevede riposo o gite e svago la mattina, e momenti di riflessione nel pomeriggio». Come da normativa vigente, la sistemazione sarà in stanze singole e «anche durante i momenti comunitari, come le celebrazioni e i pasti, saranno rispettate le distanze di sicurezza», precisa don Asolan.

La settimana di ritiro in montagna per i sacerdoti che festeggiamo gli anniversari di ordinazione si ripete ormai da qualche anno. «Sono momenti importanti per i sacerdoti – riflette il direttore dell’Ufficio clero della diocesi don Massimo Cautero – che hanno così modo di raccontare al vicario il proprio cammino fino a raggiungere una delle tappe giubilari». Tre passaggi significativi, «che fanno parte della crescita umana e spirituale del sacerdote», ma non solo, «tre momenti che possono dire molto riguardo alla vita personale di ciascuno di loro ma anche, più in generale, che parlano della vita comunitaria della diocesi».

6 luglio 2020

E’ tornato alla casa del Padre Pompeo, il papà di don Davide Carbonaro

Il Cardinale Vicario Angelo De Donatis,

il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma,

sono vicini al dolore di don Davide Carbonaro,

parroco di Santa Maria in Portico in Campitelli,

per la morte del suo caro papà

Pompeo

e, assicurando preghiere di suffragio, invocano Dio Padre,

ricco di misericordia, perché conceda a Pompeo il premio

della vita eterna e dia conforto ai suoi familiari.

I funerali si svolgeranno domani, lunedì 6 luglio, alle ore 11.00,

nella Parrocchia Santa Maria in Portico in Campitelli.

5 luglio 2020

Don Andrea Sidoti ordinato sacerdote della Fraternità di San Carlo Borromeo

«La prima volta che partecipai ad una vacanza di Gioventù studentesca, ci andai solo perché non avevo programmi migliori. Arrivato al luogo dell’appuntamento da dove sarebbero partiti i pullman, ero demoralizzato all’idea di non conoscere nessuno. Mi dicevo che probabilmente avrei dovuto fare il viaggio da solo. Ma subito mi si fece incontro un ragazzo, dicendomi: “Tu sei Andrea, giusto? Il fratello di Caterina… Ti va se facciamo il viaggio insieme?”». Don Andrea Sidoti racconta così la storia della sua vocazione. Un cammino iniziato con un viaggio in pullman tanti anni fa che lo ha portato prima al Centro di via delle Sette Sale e all’incontro con don Sergio Ghio; infine alla chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria dove, lunedì 29 giugno, il vescovo di Porto – Santa Rufina monsignor Gino Reali lo ha ordinato sacerdote della Fraternità di San Carlo Borromeo. Nella stessa celebrazione sono stati ordinati diaconi Francesco Babbi, Tommaso Badiani, Stefano Peruzzo, Simone Valentini.

Romano, classe 1988, Andrea è segretario della Fraternità San Carlo. È cresciuto in una famiglia cristiana: la sorella maggiore, Caterina, è sposata e madre di tre figli; la minore, Benedetta, ha preso il nome di suor Agata e sta facendo il noviziato al monastero delle Trappiste di Vitorchiano. I genitori, Vito e Rita, si sono conosciuti all’interno del movimento di Comunione e liberazione. «È stato come se veramente mi avessero consegnato al Signore – dice don Andrea a proposito dei genitori –, da una parte attraverso i sacramenti e dall’altra facendomi conoscere il movimento. La mia storia è una storia che Dio ha voluto iniziare tanti anni fa, facendomi nascere in una famiglia cristiana».

Sorride papà Vito, autore Rai. «Come genitori sentiamo la sproporzione di tanta bellezza che è accaduta nella nostra famiglia… Sentiamo di non aver fatto nulla di particolare perché accadesse questo. Abbiamo vissuto la nostra fede con semplicità e naturalezza, ed evidentemente i nostri figli hanno visto che era una cosa buona anche per loro. Noi li abbiamo aiutati, tenuti per mano sperando che nella loro vita accadesse quello che è accaduto nella nostra: cioè ci fosse l’incontro con una presenza vita, l’incontro con Cristo. Ma non si può scegliere una strada così definitiva e controcorrente – conclude – solo perché si è stati educati in un certo ambiente».

«Se riguardo la mia storia – riflette ancora don Andrea –, non posso che riconoscere con gratitudine la mano di Dio che ha tessuto e intrecciato tanti fili, preparando trame che poco a poco si svelano davanti ai miei occhi. Ancora non riesco a vedere tutto, ci sono intrecci che non capisco, che non so che disegno formeranno. Ma sono certo che colui che ha in mano il disegno è affidabile, per questo desidero rispondere: “Eccomi”».

3 luglio 2020

Presentazione delle linee pastorali diocesane 2020-2021

L’ultimo saluto del cardinale De Donatis al vescovo Matarrese

Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha celebrato il funerale del vescovo emerito di Frascati, monsignor Giuseppe Matarrese, morto sabato scorso a 86 anni dopo una lunga malattia. Nell’omelia della Messa esequiale, nella cattedrale di Frascati, il cardinale ha ricordato il carattere schietto e la testimonianza offerta attraverso il suo «viaggio della sofferenza, nell’inquieta ricerca di chi si lascia interrogare da una domanda e si apre ad accogliere quella rivelazione che non viene dalla propria carne e dal proprio sangue ma dal Padre che è nei Cieli».

Monsignor Matarrese, nato ad Andria il 3 giugno 1934, era stato ordinato sacerdote il 15 marzo 1959. Vice parroco a Roma prima in Santa Maria Ianua Coeli, poi ai Santi Patroni d’Italia a Trastevere e a San Giovanni Battista De Rossi all’Alberone, l’ 8 dicembre 1970 divenne parroco dei Santi Martiri dell’Uganda a Poggio Ameno sull’Ardeatina. La chiesa in realtà era un negozio adattato ma proprio grazie all’ impegno del sacerdote pugliese si riuscì a realizzare un luogo di culto vero e proprio. Tra gli altri incarichi ricoperti in quel periodo, Matarrese fu presidente dell’Istituto Interdiocesano per il Sostentamento del clero della diocesi di Roma, e consigliere e tesoriere della Fondazione Migrantes.

Eletto alla sede vescovile di Frascati l’ 11 novembre 1989, Matarrese ricevette la consacrazione episcopale il 16 dicembre successivo dal cardinale Ugo Poletti. Durante il suo servizio a Frascati accanto all’ intensa attività pastorale si impegnò molto per l’ edilizia di culto, inaugurando, tra le altre cose, la Cattedrale di San Pietro Apostolo e la fontana dell’omonima piazza, rimesse a nuovo dopo lunghi lavori di restauro.

Il cordoglio della comunità diocesana per la morte di monsignor Georg Ratzinger

La comunità diocesana di Roma affida l’anima di monsignor Georg Ratzinger al Padre celeste, Dio della resurrezione e della vita, ed esprime amore filiale, vicinanza e preghiere per il vescovo emerito Benedetto XVI.

Anche il nostro vescovo, Papa Francesco, ha espresso il suo cordoglio e la vicinanza a Benedetto XVI con una lettera, diffusa dalla Sala Stampa vaticana. «Lei – scrive il Santo Padre al Papa emerito – ha avuto la delicatezza di comunicarmi per primo la notizia del decesso del suo amato fratello monsignor Georg. Desidero rinnovarle l’espressione del mio più sentito cordoglio e della spirituale vicinanza in questo momento di dolore. Assicuro la mia preghiera di suffragio per il compianto defunto affinché il Signore della vita, nella sua bontà misericordiosa, lo introduca nella patria del cielo e gli conceda il premio preparato per i fedeli servitori del Vangelo. E prego anche per Lei, Santità – conclude – invocando dal Padre, per intercessione della Beata Vergine Maria, il sostegno della speranza cristiana e la tenera consolazione divina. Sempre uniti nell’adesione al Cristo risorto, sorgente di speranza e di pace».

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