30 Aprile 2025

Il ricordo di don Luigino Pizzo a dieci anni dalla scomparsa

Sono trascorsi dieci anni dalla morte di don Luigino Pizzo, parroco a San Ponziano dal 2002 al 2008 e ancora prima, dal 1989, alla guida della comunità di Gesù Divin Lavoratore. Nella chiesa di Talenti, ieri pomeriggio (martedì 13 novembre), il cardinale vicario Angelo De Donatis ha presieduto la Messa in ricordo del sacerdote, scomparso nel 2008 dopo una lunga malattia. «Don Luigino ha incarnato il Vangelo nella sua vita sacerdote», ha sottolineato il porporato, che ha letto una brano e una lettera scritti da don Pizzo prima di morire.

«Sono immensamente felice di essere prete – scriveva il sacerdote nato a Roma il 6 giugno del 1953 –. Ti prego perché ogni prete possa sperimentare nel suo ministero le stesse gioie, anzi di più. Che celebri ogni giorno la Messa come se fosse la prima, come se fosse l’ultima, come se fosse l’unica. Che si guardi ogni tanto le mani, e le baci perché sono le mani di Cristo. Che sappia dare a ogni anima che accosta la dolcezza del tuo perdono, la forza della tua presenza, la bellezza della tua gioia».

Leggi l’omelia completa del cardinale De Donatis

Leggi la lettera scritta da don Luigino Pizzo al Santo Padre

14 novembre 2018

Corso per operatori culturali

Corso per operatori culturali, a cura del Servizio per la cultura e l’università.

Celebra la Messa nella parrocchia di San Ponziano in occasione del decimo anniversario della morte di don Luigino Pizzo

Celebra la Messa nella parrocchia di San Ponziano in occasione del decimo anniversario della morte di don Luigino Pizzo.

Convegno sulla “Laudato si'” e concerto

Convegno sulla “Laudato si'” al Teatro La Cometa. Al termine concerto a Santa Maria in Campitelli. Entrambe le iniziative sono promosse dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale.

La santità, un cammino «scomodo» che non deve «spaventare»

«La santità implica un cammino autentico di conversione, una trasformazione di vita sempre più profonda e radicale… quindi in un certo senso è un cammino scomodo, quello della santità. Questo non ci deve spaventare: chi ci vuole tirare fuori dalle nostre comodità sterili e spesso pericolose è sempre la forza dell’amore di Dio». Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha iniziato così la sua catechesi dedicata sulla Gaudete et exsultate di Papa Francesco, ieri (lunedì 12 novembre 2018) sera nella basilica di San Giovanni in Laterano. Era il secondo appuntamento del ciclo che la diocesi di Roma dedica in questo anno pastorale all’esortazione apostolica sulla “chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”, come recita il sottotitolo del documento pontificio.

Il porporato ha richiamato l’attenzione su due «nemici» della santità, diffusi «dentro di noi e nelle comunità in cui siamo inseriti»: lo gnosticismo e il pelagianesimo, che consistono «nel puntare tutto sull’intelligenza propria e sulla volontà propria – ha sottolineato il cardinale De Donatis –, senza cercare l’apertura umile alla grazia di Dio, l’arrendersi fiducioso alle mani del Signore».

Come di consueto, al centro della serata c’è stata anche la figura di un santo o di un beato. In questo caso, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, su cui si è soffermato monsignor Marco Frisina, rettore della basilica di Santa Cecilia a Trastevere. Sant’Alfonso è il santo dell’umiltà, «non è un atteggiamento, né un atto di volontà, né un bellissimo concetto. È la gioia di essere quello che si è e di farsi tutto a tutti, come dice San Paolo, con semplicità».

Leggi l’intervento completo del cardinale De Donatis

Leggi l’intervento completo di monsignor Marco Frisina

Laboratorio per sacerdoti

Laboratorio per sacerdoti sul tema “Quale comunità per i giovani?”, a cura del Servizio per la pastorale giovanile e del Servizio per la formazione permanente del clero.

Inizio V corso “Arte nelle chiese”

Inizio V corso “Arte nelle chiese”, che si occupa della formazione di guide turistiche. A cura del Servizio per la cultura e l’università e dell’Ufficio confraternite.

Incontro su “Guida alla pratica matrimoniale”

Incontro su “Guida alla pratica matrimoniale” a cura dell’Ufficio matrimoni.

Catechesi del cardinale vicario su “Gaudete et exsultate”

Catechesi del cardinale vicario Angelo De Donatis su “Gaudete et exsultate” nella basilica di San Giovanni in Laterano.

Itinerario giovani e lavoro

Itinerario giovani e lavoro a cura dell’Ufficio per la pastorale sociale.

Dies academicus della Laterense, annunciato il nuovo ciclo di studi in Scienze della Pace

«Per essere mediatrice credibile davanti all’opinione pubblica mondiale la Chiesa è chiamata a favorire “la soluzione di problemi riguardanti la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della vita, i diritti umani e civili” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 65). Un compito svolto anche attraverso l’azione che la Santa Sede conduce nella Comunità internazionale e nelle sue istituzioni operando con gli strumenti della diplomazia per superare i conflitti con i mezzi pacifici e la mediazione, la promozione e il rispetto dei diritti umani fondamentali, lo sviluppo integrale di Popoli e Paesi. Nel perseguimento di tale obiettivo ha un ruolo centrale il mondo universitario, luogo simbolo di quell’umanesimo integrale che necessita continuamente di essere rinnovato e arricchito, perché sappia produrre un coraggioso rinnovamento culturale che il momento attuale domanda». Sono parole di Papa Francesco, che ha scritto una lettera al cardinale vicario Angelo De Donatis, gran cancellieri della Pontificia Università Lateranense, in occasione del dies academicus dell’ateneo, celebrato questa mattina – lunedì 12 dicembre 2018 – nell’aula magna della struttura di piazza San Giovanni in Laterano.

Ed è stato proprio il Santo Padre, in questa missiva – letta durante la cerimonia dal sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra – ad annunciare l’istituzione presso la Lateranense di un nuovo ciclo di studi in Scienze della Pace: «Animato dal desiderio di trasporre in ambito accademico e dotare di metodo scientifico questo patrimonio di valori e di azioni – scrive il Pontefice –, istituisco presso codesta Pontificia Università, che in modo specifico partecipa alla missione del Vescovo di Roma, un ciclo di studi in Scienze della Pace, quale percorso accademico a cui concorrono gli ambiti teologico, filosofico, giuridico, economico e sociale secondo il criterio della inter- e transdisciplinarità».

Il dies academicus ha visto anche la lectio magistralis sulla nuova Costituzione Apostolica Praedicate evangelium della Curia Romana tenuta dal vescovo di Albano Marcello Semeraro, Segretario del Consiglio di Cardinali (C9), che ha condiviso le novità di una riforma fortemente voluta da Papa Francesco, più volta richiamata nel suo Magistero. Per il Santo Padre, ha sottolineato Semeraro, «riforma» è «ben più di un qualunque mutamento strutturale. Si tratta, invece, di ciò che è necessario perché nel fluire del tempo e nel cambiamento delle situazioni la Chiesa conservi la sua “sacramentalità”, ossia la sua trasparenza nei riguardi di Dio che la fa esistere e in essa dimora. E questo vale anche per la Curia».

Ad aprire la mattinata è stato il cardinale De Donatis: «Sono particolarmente lieto di presenziare a questo solenne Atto, che – come ogni anno – segna l’inizio di un nuovo Anno accademico per la nostra Università: il 246°, per l’esattezza», ha esordito il porporato. «Iniziando il nuovo Anno accademico, permettetemi di invitarvi a far vostro (almeno in parte!) il cammino di questa Chiesa di Roma – ha proseguito –, che ha raccolto la richiesta del Santo Padre, il papa Francesco, a riconoscere e chiamare per nome quelle malattie spirituali che impediscono l’irradiazione del Vangelo, annunciato e accolto: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la mondanità spirituale, la guerra tra di noi». «Nessuno di noi può presumere di esserne immune – ha ammonito –. Nella vicenda delle sue tentazioni anche Cristo ha dovuto combattere un’intelligenza del male, capace di usare mezzi, obiettivi, progetti, che disegnano altre vie che non sono quelle della fede; vie che possono condurre a insanabili divisioni interiori, a misteriosi stati d’animo e a scelte che ci allontanano da Dio e dai fratelli. Per questo ci serve un’intelligenza della fede che ci apra sempre di nuovo all’azione liberatrice e redentrice di Gesù Cristo, che guarisca la nostra intelligenza e tutte le potenze del nostro spirito, e ci renda cooperatori della Verità nella carità. È, questo, un carisma proprio del lavoro universitario».

In conclusione della mattinata, è intervenuto il rettore dell’ateneo Vincenzo Buonomo.

Leggi il discorso integrale del cardinale vicario

Leggi la lettera del Santo Padre

12 novembre 2018

Il vicario a San Stanislao: «Proseguite su questo cammino»

Sono parole cariche di affetto e di incoraggiamento quello che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha rivolto alla comunità di San Stanislao, che ha visitato domenica scorsa (11 novembre). La chiesa su viale Rolando Vignali, a due passi dagli studi cinematografici di Cinecittà, rappresenta un caso unico nella diocesi di Roma: è infatti affidata alle cure del diacono Andrea Sartori, che vive in canonica con sua moglie Laura e i 4 figli.

«È una gioia veramente grande per me oggi presiedere questa Eucarestia», ha esordito il porporato, che si è poi soffermato sul bravo evangelico del giorno, quello della vedova che dona al Tempio tutto quello che aveva, «affidandosi completamente a Dio».

«A volte – ha detto il cardinale De Donatis – si incontrano nella vita uomini e donne che nella loro trasparente umiltà, nel loro modo di vivere vero, semplice riescono a trasmettere l’intensità della loro relazione con Dio. Forse ognuno di noi ha incontrato queste persone nella propria vita che hanno testimoniato con tanta semplicità, con tanta bellezza come hanno vissuto e vivono la relazione con il Signore, e la cosa sorprendente è questa: che queste persone vivono tutto questo in una quotidianità disarmante. Veramente non si atteggiano mai a maestri di vita spirituale, semplicemente vivono dello Spirito, vivono del Vangelo e questo ci ricorda che il Vangelo non è prima di tutto un racconto scritto, il Vangelo prima di tutto è un racconto di vita, il racconto della vita di Gesù, un racconto che deve rivivere e continuare a vivere nella vita dei discepoli. Ecco perché quella povera vedova che lascia cadere furtivamente nel tesoro del Tempio due monetine, questa vedova è Vangelo per tutti noi».

Leggi l’omelia completa

12 novembre 2018

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