10 Maggio 2025

La Festa della vita consacrata

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Tutto pronto per la Festa della vita consacrata, che verrà celebrata domenica prossima. Sabato primo febbraio Papa Francesco celebrerà i Primi Vespri con omelia nella basilica di San Pietro. Per il giorno seguente, come annuncia il direttore monsignor Antonio Panfili, l’Ufficio diocesano per la vita consacrata organizza un pellegrinaggio giubilare dei consacrati e delle consacrate della diocesi.

L’appuntamento è il 2 febbraio presso la basilica di Santa Croce in Gerusalemme per il raduno dei partecipanti; verrà brevemente presentata la basilica sessoriana con le reliquie della Passione. Quindi, alle ore 15.45, inizierà il pellegrinaggio a piedi verso la basilica di San Giovanni in Laterano, guidato dal vescovo Michele Di Tolve, attraverso i giardini di via Carlo Felice con canto delle litanie e preghiera giubilari. Alle ore 16.15 è previsto l’ingresso in basilica con attraversamento della Porta Santa. Infine, alle ore 16.30, i vespri cantati nella cattedrale presieduti dal cardinale vicario Baldo Reina.

30 gennaio 2025

San Santurnino si punta sulla formazione liturgica

Si articola in due giornate la visita pastorale del cardinale vicario Baldo Reina nella parrocchia di San Saturnino, nel quartiere Trieste. Questa mattina il porporato celebra la Messa delle 12 mentre nel pomeriggio incontrerà prima i San Saturnino membri del Consiglio pastorale e di L’auspicio del parroco don Reyes. L’impegno del Coro Psallite Sapienter La “Casa della Carità” permette di ospitare una mamma originaria del Mali e i suoi bambini quello per gli affari economici e poi il gruppo del post-Cresima. Domani, invece, il programma prevede l’incontro con i catechisti e con gli altri operatori pastorali alle 17 e a seguire la celebrazione della Messa. Ad accogliere il vicario del Papa per la diocesi di Roma una comunità di 26mila fedeli «vivace e molto ben avviata e strutturata nelle attività», dice il parroco don Ricardo Reyes Castillo che è alla guida della parrocchia dallo scorso settembre. «Spero che questa comunità parrocchiale possa diventare un centro di formazione liturgica – continua il sacerdote, liturgista –: auspico di dare continuità alla catechesi e alla formazione liturgica per adulti e già abbiamo avviato un corso per i lettori così come ne ho tenuto uno dedicato durante l’Avvento».

Ad animare la liturgia – in particolare la Messa domenicale delle 12 e le altre celebrazioni solenni – è il coro Psallite Sapienter, «fondato nel 1975 e che nella sua lunga storia ha partecipato a numerosi convegni, raduni, Messe e concerti sia in Vaticano sia a livello diocesano», riferisce Laura, componente del Consiglio pastorale. Presentando la comunità di San Saturnino, la parrocchiana fa sapere che «ci sono molte persone adulte e anziane ma si sta risvegliando prepotentemente in questo ultimo periodo la realtà dei giovani, a partire dal gruppo del post-Cresima e anche degli universitari, grazie alle iniziative promosse dal viceparroco don Roberto Buattini». Afferisce alla parrocchia inoltre un gruppo Scout «gemellato con quello della vicina parrocchia di Sant’Agnese», sono ancora le parole di Laura, mentre in sinergia con un’altra parrocchia vicina, quella di Sant’Emerenziana, «in Quaresima viene organizzata una Via Crucis tra le due comunità», aggiunge. Ancora, la terza domenica di ogni mese «si riunisce nella nostra chiesa per la celebrazione della Messa delle 12 la comunità guatemalteca di Roma, con cui si condivide poi un pranzo comunitario nel teatro parrocchiale».

Il cuore delle iniziative di San Saturnino, però, è legato al gruppo Caritas che «da 13 anni si dedica a due tipi diversi di povertà – spiega Carlo, il coordinatore della attività –: quella materiale, che riguarda i senza fissa dimora, gli immigrati, chi ha perso il lavoro e si trova in una situazione di difficoltà economica, e quella legata alla solitudine e al bisogno di relazione». A questo secondo tipo di povertà sono legate una serie di proposte «di carattere sociale per le persone anziane – sono ancora le parole del referente – mentre la distribuzione di pacchi viveri e di vestiario o ancora il servizio docce una volta al mese con la colazione offerta e la distribuzione di tessere per fare la spesa negli empori della Caritas diocesana rispondono alle necessità delle persone più bisognose».

Ancora, la “Casa della carità” permette di ospitare in parrocchia una mamma originaria del Mali e i suoi 2 bambini mentre l’Associazione parrocchiale Amici casa famiglia salesia sostiene in varie forme le attività della struttura di via Anapo gestita dalle Suore Salesie. (di Michela Altoviti da Roma Sette)

26 gennaio 2025

Udienze

Udienze

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio

Visita al consultorio familiare “Al Quadraro”

Visita al consultorio familiare “Al Quadraro”

Udienze

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Pastorale sociale, incontro con Monica Di Sisto

Monica Di Sisto

«Non abbiamo solo diritti. Abbiamo molti doveri. Alcuni ci sono imposti dalle regole che ci vengono date, altri ci sono imposti dalle scelte che facciamo, altri, e sono i più pesanti, dalle scelte che altri fanno per noi». Con queste parole, monsignor Francesco Pesce, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale, del lavoro e della custodia del Creato della diocesi di Roma presenta l’appuntamento di giovedì 6 febbraio del ciclo “Percorsi per una ecologia integrale. Un caffè con noi…”.

«Ci sono dei doveri che silenziosi si annidano nella nostra coscienza e che a volte facciamo fatica ad ascoltare. La Settimana Sociale dei cattolici in Italia, celebrata a Trieste, ce ne ha messi davanti un paio, sollecitandoci a mettere a fuoco come coltivare la democrazia alimentandola con la partecipazione. Ne è venuto fuori che democrazia e partecipazione non sono solo diritti da esigere. Sono doveri a cui, come cittadini e come cristiani, dobbiamo rispondere».

Di questi e altri temi si parlerà con Monica Di Sisto, vicepresidente di Fairwatch, osservatorio italiano su clima e commercio, giovedì 6 febbraio alle 18,30. L’incontro è in via della Madonna dei Monti 41, nella sala Roberto Sardelli.

 

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio

Visita pastorale alla parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio

Monsignor Paolo Ricciardi nominato vescovo di Jesi

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Jesi monsignor Paolo Ricciardi, finora vescovo ausiliare per il settore Est, responsabile dell’ambito della Chiesa ospitale e “in uscita” nonché presidente della Commissione regionale per il servizio della Salute della Conferenza episcopale laziale. L’annuncio è stato dato dal cardinale vicario Baldassare Reina, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense alle ore 12 di oggi, martedì 28 gennaio 2025.

Nato a Roma il 14 marzo 1968, monsignor Ricciardi ha compiuto gli studi presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e ha poi conseguito la Licenza in Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato presbitero il 2 maggio 1993 per la diocesi di Roma. Nominato ausiliare della diocesi di Roma il 23 novembre 2017, è stato ordinato vescovo il 13 gennaio 2018. Tra i vari incarichi ricoperti, ricordiamo quelli di assistente al Pontificio Seminario Maggiore (1993 – 1998), di vicario parrocchiale a Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario (1998 – 2003), di addetto dell’Ufficio Catechistico e Servizio per il Catecumenato del Vicariato (2001 – 2003). Ancora, è stato parroco a Santa Silvia dal 2003 al 2015 e parroco a San Carlo da Sezze dal 2015 al 2018; ha prestato il suo servizio come membro del Collegio dei Consultori, segretario del Consiglio Presbiterale, commissario straordinario dell’Arciconfraternita di San Gregorio Magno dei Muratori, delegato diocesano pro tempore dell’Ordo Virginum, direttore dell’Ufficio diocesano per il clero e referente dell’Ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa.

Il cardinale Reina, nell’annunciare la nomina, ha ringraziato il vescovo Ricciardi «a nome di tutta la Chiesa di Roma» e ne ha sottolineato «la bontà, la mitezza, la pacatezza nel tratto». Il presule, dal canto suo, ha ripercorso i suoi «2623 giorni» da ausiliare della diocesi di Roma, «un tempo pieno, bellissimo e faticoso insieme, ricco soprattutto di tanta grazia da parte di Dio e di tante mancanze da parte mia». Dopo soli «ventiquattro anni di sacerdozio, con bellissime esperienze parrocchiali – ha proseguito –, la chiamata all’episcopato mi ha aperto da subito alla conoscenza della realtà dei luoghi di cura, dei malati e di quanti si adoperano per loro. Mi sono arricchito, riscoprendo l’essenziale, relativizzando tanti problemi che io credevo importanti. Quando si incontrano persone allettate, genitori di bambini malati, operatori che dedicano la vita a chi soffre, si capisce quanto siamo noi malati nel cuore. Si capisce che basterebbe così poco per essere più cristiani, più umani, più fratelli. Basterebbe così poco, anche tra noi, per essere più accoglienti, più aperti, più semplici, per recuperare la gentilezza. Quel “poco” è nel tesoro del cuore: alcune stanze di ospedale, dove ho amministrato la cresima a malati terminali; incontri in casa di persone disabili; momenti di fraternità con i cappellani; incontri sulla Parola nelle case dei diaconi permanenti che ringrazio e a cui voglio un gran bene; i sette presbiteri e i venti diaconi che ho avuto la gioia di ordinare in questi anni; i momenti di formazione permanente che ho proposto ai preti intorno ad un camino per chiederci solamente “come stai?”; l’accompagnamento dell’Ordo Virginum nel cammino di discernimento e di vita; l’esperienza di momenti belli con le religiose».

Il vescovo ha voluto esprimere a tutti il suo grazie, senza dimenticare parole di affetto per la diocesi che si prepara ad accoglierlo. «Forse proprio perché Dio sa che amo la familiarità delle relazioni – ha detto –, mi concede ora di essere pastore di una diocesi con dimensioni umane, ricca di storia e di fede, dove vado prima di tutto ad imparare. Grazie al vescovo Gerardo per la sua testimonianza di fedeltà e di amore; grazie ai sacerdoti di Jesi, ai religiosi e alle religiose, ai diaconi; a tutti coloro che ancora non conosco, ma che già amo. Non so quasi nulla di questa Chiesa che mi attende, ma so che mi attende e soprattutto che Cristo mi precede a Jesi. Questa è un’ulteriore occasione che Dio mi dà per santificarmi e santificare. Mi affido anche a san Settimio che, consacrato vescovo da Papa Marcello, dopo il 308 partì da Roma per andare a Jesi. Possa anch’io, come lui, perdere la testa per Dio e per la Chiesa che mi è affidata».

28 gennaio 2025

San Giovanni dei Fiorentini e l’accoglienza per i più fragili

Foto Diocesi di Roma / Gennari

I colori del logo del Giubileo spiccano sulla porta d’ingresso. Un ascensore porta direttamente nel salone centrale. Sulla parete di destra sono incise le parole di san Filippo Neri: «Beati voi giovani che avete del tempo per fare del bene». Una quarantina di sedie sono disposte ai due lati della stanza, mentre sul fondo si intravede un proiettore. Regna il silenzio, ma ben presto verrà sostituito dalle voci e dall’allegria di tanti ospiti e volontari. È stato inaugurato mercoledì con la benedizione del cardinale vicario Baldo Reina, lo spazio di accoglienza del Giubileo per persone fragili e con disabilità, realizzato dal Circolo S. Pietro nei locali dell’Oratorio San Filippo Neri della basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Grazie all’impegno di 70 volontari, sarà aperto dalle 12 alle 17 ogni mercoledì per le udienze generali di Papa Francesco e ogni sabato e domenica, in occasione degli eventi giubilari. L’obiettivo, hanno spiegato i promotori, è proseguire anche dopo l’Anno Santo, affinché diventi un punto di riferimento per tutte le famiglie.

Prima della benedizione, il cardinale ha celebrato la Messa. «Il centro non è soltanto un luogo di passaggio ma molto di più – ha detto nell’omelia che è stata tradotta simultaneamente nella lingua dei segni da un’interprete –. I nostri fratelli in difficoltà sono al centro dell’attenzione e dell’accoglienza della Chiesa». Infine, ha invitato a essere per gli ospiti «un segno concreto di speranza». Uno di loro ha assistito in carrozzina nelle prime file alla celebrazione. Il porporato l’ha visto e si è fermato a salutarlo per qualche secondo, prima di raggiungere l’altare maggiore.

Finita la celebrazione, in molti si sono spostati all’interno dei nuovi locali che sono stati ristrutturati senza barriere architettoniche. È stato aggiunto un piccolo ascensore e un montascale. Subito dopo l’ingresso, c’è una zona di prima accoglienza, per lasciare in sicurezza bagagli ed effetti personali, poi una sala allestita come ludoteca, un’area relax con poltrone reclinabili e separé per la privacy, un angolo dove trovare bevande calde o riscaldare pietanze, una stanza dove mangiare con comodità e vedere la televisione, e naturalmente non mancano i servizi igienici.

«Siamo qui con il cuore pieno di speranza – ha sottolineato Niccolò Sacchetti, il presidente del Circolo S. Pietro, che ha affisso sul muro della ludoteca una croce e un quadro della Vergine Maria -. Il progetto è partito subito dopo l’udienza di giugno con Papa Francesco – ha aggiunto –. Il Santo Padre ci invitò ad aprire un cantiere della carità. Vogliamo che diventi un punto di riferimento per Roma e per tutte le persone in difficoltà». Gli ha fatto eco monsignor Franco Camaldo, assistente ecclesiastico del Circolo. «Il nostro motto è “Preghiera, azione e sacrificio”. Ci impegneremo per far rifocillare non soltanto il corpo, ma anche lo spirito delle persone che arriveranno». A fianco lui, Maria Luisa Campa, coordinatrice del gruppo dei volontari. «Saranno divisi in squadre – ha spiegato –. Abbiamo già stilato un programma per 90 giorni di apertura. Ci stiamo preparando a vivere il presente, ma anche il futuro del centro».

Presenti nelle prime file anche don Luigi D’Errico, referente del settore disabili e catechesi dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, e padre Alfredo Feretti, direttore del Centro La Famiglia, il primo consultorio sorto nella città di Roma. Una preghiera per Papa Francesco ha introdotto la benedizione. Subito dopo, il cardinale Reina ha invitato tutti a leggere in coro le parole di san Filippo Neri incise sulla parete. «È un privilegio servire gli altri – ha detto il porporato, che poi ha visitato tutte le stanze –. In questo modo riceviamo dagli altri la benedizione del Signore». L’inaugurazione si è conclusa poi con un’Ave Maria e con la consegna di una stola al cardinale vicario da parte della comunità indiana del Kerala della chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, presentata dal parroco don Roberto Paoloni. Foto e sorrisi hanno chiuso il sipario, che però è pronto essere subito riaperto. (di Giuseppe Muolo da Roma Sette)

26 gennaio 2025

Udienze

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Riunione Direzionale

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