1 Maggio 2025

San Giovanni in Laterano – Veglia Pasquale

San Giovanni in Laterano – Veglia Pasquale

San Giovanni in Laterano – Santa Messa in Coena Domini

San Giovanni in Laterano – Santa Messa in Coena Domini

San Giovanni in Laterano – Santa Messa

San Giovanni in Laterano – Santa Messa

San Giovanni in Laterano – Celebrazione della Passione del Signore

San Giovanni in Laterano – Celebrazione della Passione del Signore

San Giovanni in Laterano

Prenotazioni delle celebrazioni:

Sig. ROBERTO ROSELLI

e-mail: basilica@laterano.va
tel: 06.69886493

Sito Basilica:

https://www.basilicasangiovanni.va/it

Le prenotazioni si possono effettuare solo via mail

Gli orari delle celebrazioni delle Sante Messe possibili da prenotare sono i seguenti:

    • lunedì – venerdì: ore 8:00; 9:00; 10:00; 11:00; 16:00; 17:00
    • sabato: ore 8:00; 9:00; 10:00; 11:00; 17:30
    • domenica e festivi: ore 17:30

Note utili

La Basilica può contenere un massimo di 3000 pellegrini per celebrazione.

È possibile prenotare il passaggio alla Porta Santa attraverso l’ Area Riservata disponibile sul sito ufficiale del Giubileo 2025. Per agevolare l’operazione sono disponibili due video tutorial che spiegano in maniera accurata la procedura d’iscrizione.

Si sottolinea che i pellegrini già iscritti per i grandi eventi potranno attraversare la Porta Santa direttamente in quei giorni senza bisogno di ulteriori iscrizioni.


Luoghi sussidiari per celebrazioni che precedono l’ingresso in Basilica

Parrocchia SS. Salvatore e SS. Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano (Battistero)

Riferimenti e prenotazioni:

L’Ufficio parrocchiale è aperto al pubblico il martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle ore 9:00 alle ore 12:30

Celebrazione delle S. Messe:

    • Feriale ore 18:30
    • Prefestiva ore 18:30
    • Festiva ore 11:00 – 18:30
    • Dal lunedì al venerdì, ore 18:00, recita comunitaria del Rosario

Adorazione Eucaristica:

    • 3° venerdì del mese ore 17:30 – 18.30
    • 2° martedì del mese ore 19:00 – 21:00

 

Parrocchia Santa Croce in Gerusalemme

Riferimenti e prenotazioni:

Apertura Basilica:

    • tutti i giorni (durante il giubileo) 7:30 – 19:30

Celebrazione delle S. Messe:

    • Messe feriali 8:00; 18:30
    • Messe festive 8:00; 10:00; 11:30; 19:00;

La Basilica accoglie esclusivamente celebrazioni di pellegrinaggi giubilari diocesani accompagnati dai propri vescovi o conferenze episcopali.

 

Chiesa Rettoria S. Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum (Scala Santa)

Riferimenti e prenotazioni:

Santuario:

    • Feriali: 6:00 – 14:00 | 15:00 – 19:00
    • Festivi: 7:00 – 14:00 | 15:00 – 19:00

Scala Santa:

    • Feriali: 6:00 – 13:30 | 15:00 – 18:30
    • Festivi: 7:00 – 13:30 | 15:00 – 18:30

Sante Messe:

  • Feriali: 6:30 | 7:30 | 8:30 | 17:30
  • Festivi: 7:30 | 9:30 | 11:30 | 17:30

Confessioni:

  • Feriali: 9:00 – 12:00 | 15:30 – 18:00
  • Festivi: 7:30 – 12:00 | 16:00 – 18:30

 

San Giovanni dei Fiorentini e l’accoglienza per i più fragili

Foto Diocesi di Roma / Gennari

I colori del logo del Giubileo spiccano sulla porta d’ingresso. Un ascensore porta direttamente nel salone centrale. Sulla parete di destra sono incise le parole di san Filippo Neri: «Beati voi giovani che avete del tempo per fare del bene». Una quarantina di sedie sono disposte ai due lati della stanza, mentre sul fondo si intravede un proiettore. Regna il silenzio, ma ben presto verrà sostituito dalle voci e dall’allegria di tanti ospiti e volontari. È stato inaugurato mercoledì con la benedizione del cardinale vicario Baldo Reina, lo spazio di accoglienza del Giubileo per persone fragili e con disabilità, realizzato dal Circolo S. Pietro nei locali dell’Oratorio San Filippo Neri della basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Grazie all’impegno di 70 volontari, sarà aperto dalle 12 alle 17 ogni mercoledì per le udienze generali di Papa Francesco e ogni sabato e domenica, in occasione degli eventi giubilari. L’obiettivo, hanno spiegato i promotori, è proseguire anche dopo l’Anno Santo, affinché diventi un punto di riferimento per tutte le famiglie.

Prima della benedizione, il cardinale ha celebrato la Messa. «Il centro non è soltanto un luogo di passaggio ma molto di più – ha detto nell’omelia che è stata tradotta simultaneamente nella lingua dei segni da un’interprete –. I nostri fratelli in difficoltà sono al centro dell’attenzione e dell’accoglienza della Chiesa». Infine, ha invitato a essere per gli ospiti «un segno concreto di speranza». Uno di loro ha assistito in carrozzina nelle prime file alla celebrazione. Il porporato l’ha visto e si è fermato a salutarlo per qualche secondo, prima di raggiungere l’altare maggiore.

Finita la celebrazione, in molti si sono spostati all’interno dei nuovi locali che sono stati ristrutturati senza barriere architettoniche. È stato aggiunto un piccolo ascensore e un montascale. Subito dopo l’ingresso, c’è una zona di prima accoglienza, per lasciare in sicurezza bagagli ed effetti personali, poi una sala allestita come ludoteca, un’area relax con poltrone reclinabili e separé per la privacy, un angolo dove trovare bevande calde o riscaldare pietanze, una stanza dove mangiare con comodità e vedere la televisione, e naturalmente non mancano i servizi igienici.

«Siamo qui con il cuore pieno di speranza – ha sottolineato Niccolò Sacchetti, il presidente del Circolo S. Pietro, che ha affisso sul muro della ludoteca una croce e un quadro della Vergine Maria -. Il progetto è partito subito dopo l’udienza di giugno con Papa Francesco – ha aggiunto –. Il Santo Padre ci invitò ad aprire un cantiere della carità. Vogliamo che diventi un punto di riferimento per Roma e per tutte le persone in difficoltà». Gli ha fatto eco monsignor Franco Camaldo, assistente ecclesiastico del Circolo. «Il nostro motto è “Preghiera, azione e sacrificio”. Ci impegneremo per far rifocillare non soltanto il corpo, ma anche lo spirito delle persone che arriveranno». A fianco lui, Maria Luisa Campa, coordinatrice del gruppo dei volontari. «Saranno divisi in squadre – ha spiegato –. Abbiamo già stilato un programma per 90 giorni di apertura. Ci stiamo preparando a vivere il presente, ma anche il futuro del centro».

Presenti nelle prime file anche don Luigi D’Errico, referente del settore disabili e catechesi dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, e padre Alfredo Feretti, direttore del Centro La Famiglia, il primo consultorio sorto nella città di Roma. Una preghiera per Papa Francesco ha introdotto la benedizione. Subito dopo, il cardinale Reina ha invitato tutti a leggere in coro le parole di san Filippo Neri incise sulla parete. «È un privilegio servire gli altri – ha detto il porporato, che poi ha visitato tutte le stanze –. In questo modo riceviamo dagli altri la benedizione del Signore». L’inaugurazione si è conclusa poi con un’Ave Maria e con la consegna di una stola al cardinale vicario da parte della comunità indiana del Kerala della chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, presentata dal parroco don Roberto Paoloni. Foto e sorrisi hanno chiuso il sipario, che però è pronto essere subito riaperto. (di Giuseppe Muolo da Roma Sette)

26 gennaio 2025

San Giovanni Bosco e San Giuseppe nella Chiesa del Sacro Cuore a Castro Pretorio

Nella splendida Basilica del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio, costruita a fine XIX secolo dell’architetto Francesco Vespignani, si trova un altare dedicato a San Giuseppe, patrono della Chiesa Universale. L’altare fu voluto da san Giovanni Bosco, che con tanti sacrifici si prodigò per la realizzazione della chiesa e dell’annesso oratorio per l’educazione dei giovani abbandonati. 

Papa Pio IX acquistò a proprie spese il terreno lungo la Via di Porta San Lorenzo (l’odierna via Marsala), con l’intenzione di farvi edificare una chiesa da dedicare a San Giuseppe, che l’8 dicembre 1870 era stato dichiarato dal pontefice “Patrono della Chiesa universale”. In seguito ai tragici eventi della presa di Porta Pia, Roma fu annessa al regno d’Italia e si pose fine al potere temporale del Papa. Il popolo di Dio, dinanzi ad una società sempre più ostile alla Chiesa, cercò protezione nella devozione al Sacro Cuore di Gesù e da tutto il mondo cattolico si chiedeva al Santo Padre la costruzione di un tempio dedicato al Sacro Cuore, proprio a Roma. Pio IX decise di cambiare il suo progetto iniziale e dedicò l’erigenda chiesa al Sacro Cuore di Gesù. 

Alla morte di Pio IX nel 1878, i lavori si arrestarono per mancanza di fondi. Il nuovo Papa Leone XIII, che tanto ammirava l’opera di Don Bosco, decise di affidare al fondatore della Società di San Francesco di Sales il compimento dell’opera. 

Il 13 maggio 1887, i lavori della chiesa furono ultimati e Don Bosco offriva a Leone XIII il bellissimo Tempio del Sacro Cuore, come l’opera della devozione e dell’affetto che tutta la realtà salesiana nutriva per la Cattedra di Pietro. Il 16 maggio, l’anziano sacerdote celebrò la sua unica messa all’altare di Santa Maria Ausiliatrice, durante la Santa Messa per più di 15 volte ruppe in lacrime. La Vergine in quel Santo Sacrificio gli concesse la grazia di comprendere come tutta la sua vita era stata un olocausto gradito a Dio per la salvezza delle anime dei ragazzi a lui affidati. Don Bosco, a nove anni, infatti, aveva fatto un sogno, dove aveva intravisto la sua missione di portare i ragazzi a Gesù, e la Vergine gli aveva promesso: «A suo tempo, tutto comprenderai». Don Bosco, dopo aver portato a compimento il suo ministero, si spense a 72 anni nella sua amata Torino, il 31 gennaio del 1888. 

L’altare dedicato a San Giuseppe, in omaggio all’originario desiderio di Papa Pio IX, si trova sul lato destro del transetto. A realizzare la pala d’altare fu Giuseppe Rollini, un artista cresciuto tra i ragazzi dell’oratorio di Valdocco. Ammiriamo la splendida tela che presenta in alto un angelo recante tra le mani un cartiglio con la scritta: “Ite ad Joseph”, ricorda l’episodio biblico in cui il Faraone invita il popolo ad andare da Giuseppe per essere sfamato (cf. Gn 41, 55). 

La Vergine Maria con le mani incrociate sul petto rimane accanto al suo sposo Giuseppe, che sorregge il Bambino Gesù e stringe nella sinistra un corto bastone fiorito, segno di autorità e di purezza. Gesù regge nella destra il globo del mondo, Egli è il Signore dell’Universo! Eppure, con tanta tenerezza il Bimbo si aggrappa alla fibbia del mantello di Giuseppe, che in realtà è un piviale, il paramento liturgico usato dal sacerdote per impartire la Benedizione Eucaristica. In primo piano, un angelo si inginocchia maestoso, mentre porge il modellino della Basilica di San Pietro alla benedizione del santo Patriarca. Solo Gesù Bambino volge lo sguardo verso l’osservatore per invitarlo a ricorrere in ogni necessità al suo caro Padre putativo. 

Ringraziamo di cuore Papa Francesco, che con la sua lettera apostolica “Patris corde” dell’8 dicembre 2020, in occasione del 150° anniversario dalla dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa Universale, ha voluto ricordarci che San Giuseppe, custode della santa Famiglia, è anche il custode del Corpo mistico di Cristo, cioè della Chiesa, e ha indetto l’anno di San Giuseppe, concedendo l’Indulgenza plenaria ai fedeli che reciteranno “qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe”. Approfittiamo di quest’anno per invocare la protezione di questo grande santo e per ricorrere a lui in ogni nostra necessità: “Ite ad Joseph!” – “Andate da Giuseppe”, che ci otterrà dal Signore la grazia richiestagli, perché in vita non negò nulla a suo Figlio Gesù. 

 

A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione

San Giovanni Battista de La Salle, «avvicinare i lontani»

È «avvicinare i lontani» l’obiettivo che si pone la parrocchia di San Giovanni Battista de la Salle che il giorno dell’Epifania ha ricevuto la visita pastorale del cardinale vicario Baldo Reina. Proprio in occasione della memoria liturgica della manifestazione del Figlio di Dio a chi era giunto da lontano per adorarlo, la comunità del Torrino ha accolto il vicario del Papa per la diocesi di Roma con la rappresentazione del presepe vivente, dopo la celebrazione della Messa delle 11.30. A seguire, il pranzo comunitario e, nel pomeriggio, la visita del porporato al quartiere; infine, una seconda celebrazione presieduta dallo stesso Reina alla sera.

«La partecipazione dei parrocchiani è stata grande ed è stata una gioia avere tra noi il cardinale vicario», dice il parroco don Francesco Zanoni che guida la comunità dal 2018. È stata «una giornata intensa e aperta a tutti» anche per Miriam, 23 anni e membro del consiglio pastorale oltre che attiva nel gruppo giovani della parrocchia. Lo stile dell’apertura, sottolinea ancora, è tipico anche della realtà giovanile «che non prevede un unico gruppo ma il servizio da parte di noi giovani ognuno secondo il proprio carisma: con il catechismo in preparazione alla Comunione e alla Cresima, nell’oratorio o con l’animazione della Messa». Miriam aggiunge poi che «mensilmente, il viceparroco don Samuel Piermarini cura un momento formativo a cui anche chi non è direttamente impegnato nelle attività parrocchiali può prendere parte». Durante i tempi forti dell’Avvento e della Quaresima, inoltre, parroco e viceparroco «propongono a noi giovani dei cicli di catechesi che mettono in dialogo la letteratura con il messaggio evangelico. Quest’anno ci è stato proposto “Il canto di Natale” di Dickens e anche una rilettura di Dante. Pure queste sono occasioni per avvicinare i “lontani”», conclude.

Edoardo, 23 anni, è tra i referenti del servizio di accoglienza dei pellegrini che si recheranno quest’anno a Roma in occasione del Giubileo. Ribadisce l’idea dell’apertura all’altro spiegando che «saremo in grado di accogliere circa 400 pellegrini, ospitandoli nei locali parrocchiali e nell’Istituto scolastico Santa Chiara che afferisce al territorio della parrocchia». Il gruppo dei volontari che «si sta dedicando da settembre in maniera attiva» all’organizzazione di questo servizio è costituito da 35 giovani e «la richiesta di accoglienza è stata aperta a tutti i parrocchiani per offrire ospitalità ai pellegrini anche nelle case», aggiunge.

In tema di «apertura degli ambienti parrocchiali a tutti e per tutti», Edoardo riferisce pure dell’aula studio «creata per metterla a disposizione di tutti i giovani studenti, anche quelli lontani dai gruppi della parrocchia» così come «hanno l’obiettivo di portare e unire nel gruppo nuovi giovani le esperienze forti estive come lo sono state per me il Cammino di Santiago o la Gmg di Lisbona». Forte e molto sentita sul piano spirituale è anche l’esperienza dell’adorazione perpetua, come fa sapere Giulio, uno dei referenti insieme alla moglie Paola, «che coinvolge circa 200 adoratori stabili, provenienti anche da altre parrocchie, e quasi altrettanti adoratori occasionali». (di Michela Altoviti da Roma Sette)

12 gennaio 2025

San Gioacchino in Prati, scrigno di indicibile bellezza

Il giorno 26 di questo mese di luglio, ricorre la festa dei nonni di Gesù, Santi Gioacchino ed Anna, e pertanto vogliamo volgere l’attenzione a una parrocchia romana, bellissimo scrigno di indicibile bellezza affidata, già dal 1898 alla custodia dei Padri Redentoristi: San Gioacchino in Prati.

Quando nel 1878, con la costruzione del ponte di Ripetta il quartiere Prati cominciò a popolarsi si eressero tre chiese una delle quali, in omaggio a papa Leone XIII (Gioacchino Pecci), fu dedicata a San Gioacchino. La chiesa fu offerta in dono al pontefice da numerosi paesi del mondo tra cui 14 spiccano per il loro contributo: Argentina, Irlanda, Olanda, Belgio, Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Inghilterra, Canada, Polonia, Baviera, Portogallo e Brasile. Ognuno di questi paesi appena citati ha, lungo le navate laterali, la propria cappella nazionale. Già dalla facciata della chiesa si comprende il motivo che ne guida la realizzazione: l’adorazione eucaristica riparatrice del mondo cattolico. Quest’ultima, fortemente voluta dal papa Leone XIII trova in questa chiesa il suo luogo prediletto in Roma. Difatti, l’attico lungo la trabeazione, realizzato dalla Società Musiva Veneziana, rappresenta l’adorazione eucaristica dinanzi alla quale cinque donne rappresentano i cinque continenti. Il mosaico è affiancato da quattro statue di santi particolarmente eucaristici realizzate sempre dalla Società Musiva Veneziana nel 1939: Sant’Alfonso Maria de Liguori, Santa Giuliana di Liegi, San Tommaso d’Aquino e Santa Chiara d’Assisi.

Salendo ancora con lo sguardo ci si imbatte nella mirabile statua di San Gioacchino con la Beata Vergine Maria, dietro alla quale spicca il sontuoso timpano musivo dove, due angeli in ginocchio adorano il Santissimo Sacramento. Infine, la maestosa cupola stellata è ancor una volta coronata da un ostensorio per ribadire nuovamente l’identità di questo luogo volto all’adorazione eucaristica delle nazioni cattoliche.

Passando il bellissimo atrio sorretto da sei colonne di ordine corinzio, già si comincia a constatare la straordinaria cooperazione tra le varie nazioni per la realizzazione di tale impresa. I basamenti in granito rosso di Baveno, le pareti ricoperte dal marmo scuro dei Pirenei, il pavimento fatto con il marmo proveniente dall’Aquila, le porte realizzate in cedro del Libano, le colonne fiancheggianti la porta centrale in marmo rosa provenienti dalla Russia. Come detto, un dono dei figli al papa e alla Chiesa.

Una volta varcata la porta d’ingresso la magnificenza della chiesa viene incontro con tutta la sua potenza. Le numerosissime decorazioni parietali in marmo, mosaico, affreschi, ceselli catturano l’attenzione. Il presbiterio è coronato dall’incantevole cupola che mostra all’interno il proprio cielo stellato cosparso di stelle su sfondo turchino. Il cuore però decisivo della decorazione di questa chiesa è l’altare in marmo rosso dei Pirenei che presenta al centro una croce e gli stemmi di Leone XIII in metallo dorato.

Accanto al prezioso tabernacolo a forma di tempietto sono disposti venti tondi di malachite verde che contribuiscono a dare lustro all’altare. Dietro ad esso, la scalinata in marmo rosso di Levante conduce al luogo dove si trova il trono per le solenni celebrazioni eucaristiche donato dalla Francia e composto da quattro grandi angeli bianchi, due con dei candelieri in mano e altri due in ginocchio che tengono in mano una banda con la scritta: “Cuore Eucaristico di Gesù, abbi pietà di noi”. La decorazione parietale dell’abside è uno stupendo affresco realizzato da V. Monti nel quale Gesù in trono, offre il calice e l’ostia all’adorazione.

Tutto in questa chiesa ruota intorno all’importanza dell’adorazione eucaristia, all’incontro con quel cuore palpitante che aspetta gli uomini di tutto il mondo per donargli il suo amore. Amore questo che ogni fedele è chiamato a riversare sul prossimo. E questa chiesa è testimone anche di un fatto di notevole valore. Durante la Seconda Guerra Mondiale, dal novembre del 1943 al giugno del 1944, quando già era stato ordinato ai militari tedeschi di fare irruzione nei monasteri e nei conventi in cerca di ebrei o dei dissidenti, il parroco della chiesa di San Gioacchino, don Antonio Dressino, coadiuvato da Suor Margherita Bernés, dall’ingegnere Pietro Lestini e dalla figlia di quest’ultimo, Giuliana, escogitò un metodo per salvare i loro fratelli.

Questi furono murati vivi tra la volta a botte della chiesa e il tetto a 50 m da terra e da un piccolo rosone, che con prudenza veniva aperto solamente la notte, ricevevano i beni di prima necessità. Con l’aiuto di Dio le quindici persone li presenti si salvarono. Tra questi vi erano anche tre ebrei. Tale notizia fece sì che il sacerdote, la suora, l’ingegnere e la giovane ragazza ricevessero da Israele il titolo di “Giusto tra le Nazioni”.

Possa questa bellissima parrocchia romana non smettere mai di essere quel trono di adorazione dove i fedeli unanimi implorano: “Cuore Eucaristico di Gesù, abbi pietà di noi”.

 

A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione

San Giacomo in Augusta, al via il triduo per la festa

Al via il triduo in occasione della festa parrocchiale di San Giacomo in Augusta (via del Corso, 494). Domenica 22 luglio alle 17.30 prevista la Messa e il Concerto spirituale con musiche di Adriano Banchieri, nel 450mo anniversario della nascita. Lunedì 23 alle 19 si prosegue con un altro concerto, “Labyrintus” nel quarto centenario della morte di Orsola Benincasa, religiosa e mistica fondatrice delle romite e delle oblate dell’Immacolata Concezione (oggi suore teatine). Le musiche saranno di Scipione Stella e Flavio Colusso. Silvia De Palma reciterà i testi della venerabile napoletana, mentre all’organo Gianluca Libertucci accompagnerà la Cappella musicale di San Giacomo diretta da Flavio Colusso.

Martedì 24, alle 18.15, sarà il momento per i vespri solenni concertati per la festa di San Giacomo, presieduti dal parroco di San Giacomo in Augusta, don Giuseppe Trappolini. Previste musiche di Frescobaldi, Carissimi e Colusso. Mercoledì 25 il clou dei festeggiamenti con la Messa solenne della Festa di San Giacomo presieduta dal Vescovo Gianrico Ruzza. Al termine della Messa verrano consegnate le credenziali dalla Confraternita di San Jacopo  di Campostella a quanti, durante l’anno, faranno il Cammino.

San Frumenzio, cuore pulsante del volontariato

Bea ha gli occhi della curiosità, vuole fare subito amicizia. È in braccio a sua mamma, mentre Gabriel, suo fratello, entra di corsa in sala da pranzo. Si va a nascondere dietro il divano in segno di protesta. Farfuglia qualcosa e gesticola in direzione della madre. Ce l’ha con lei, gli ha appena spento i videogiochi. Ma lui non ha fame, dice, vorrebbe rimanere nella sua stanzetta per tutto il pomeriggio. Momenti di straordinaria normalità, in un luogo dove si intrecciano storie che di ordinario hanno ben poco. Ci troviamo nella casa-famiglia della parrocchia di San Frumenzio. Qui, grazie all’impegno e ai contributi di quaranta volontari e sei famiglie, dal 2010 vengono accolte mamme in difficoltà con i loro bambini. La tavola è apparecchiata, ma Nuha non si unirà al pranzo. È nella sua stanza a pregare. Fino al tramonto non può mangiare, sta rispettando il Ramadan. È riuscita scappare dal Sudan con sua figlia. Era la quarta moglie e veniva maltratta quotidianamente. Come Anna, la madre di Bea e Gabriel, per anni violentata fisicamente e psicologicamente dal marito, che ancora oggi non smette di tormentarla. Sarah invece non è in casa in questo momento. Viene dalla Nigeria. È arrivata con un barcone, mentre era incinta di sua figlia. Durante il viaggio, ha visto morire sua nipote di 18 anni. L’immagine è ancora fresca nella sua mente.

Con lei e con le altre mamme e i loro bambini si è fermato a cenare giovedì sera il cardinale vicario Baldo Reina, che è tornato anche venerdì per la visita pastorale nella parrocchia. San Frumenzio è uno dei cuori pulsanti del volontariato di Roma. La casa famiglia è solo una delle tante attività della comunità. Gli appartamenti occupano due piani della “Casa della Carità”, un edificio adiacente alla chiesa dove i volontari si dedicano a molti altri progetti. Tra gli altri, il centro d’ascolto Caritas; un asilo nido solidale; il “Gruppo Goim”, che sostiene una missione in Mozambico; il servizio docce; la raccolta alimentare; il gruppo “Televita”, che si dedica agli anziani; lo sportello psicologico; lo spazio di ascolto “Tra le donne”, dove alcune volontarie si prendono cura di chi ha sofferto violenze; l’unità di strada, rivolta alle ragazze finite nei giri di prostituzione; i corsi di italiano per stranieri e l’accoglienza di rifugiati, in collaborazione con la Caritas e la prefettura.

«Non siamo un’agenzia di servizi – racconta don Marco Vianello, il parroco -. Tutto questo è espressione di una comunità che prega, ascolta la Parola e cerca di condividere la propria testimonianza nei confronti delle situazioni di fragilità». L’impegno, aggiunge Raffaele Carbone, coordinatore della “Casa della Carità”, «è quello di essere uniti nella diversità, senza dimenticare mai l’evangelizzazione. Il pericolo è quello di perdere la dimensione della fede. Per questo motivo ci lasciamo guidare da momenti di preghiera comunitari».

A fianco a loro, Anna Curzi, consacrata dell’Ordo viduarum della diocesi di Roma e responsabile della casa-famiglia. «Non siamo una struttura di prima accoglienza. Le mamme possono affrontare con serenità il loro momento difficile senza limiti di tempo. L’obiettivo è indirizzarle verso una piena autonomia. Le aiutiamo a cercare lavoro, per poi seguirle nell’affitto o nell’acquisto di una casa». In questa prospettiva, conclude il parroco, «stiamo elaborando un progetto di accompagnamento che vorremmo diventasse un segno giubilare. È difficilissimo trovare chi è disposto a fidarsi di queste persone. Come comunità cristiana siamo pronti a diventare loro garanti».

9 marzo 2025

San Frumenzio, al Gemelli incontro sulla missione in Mozambico

“Mozambico e Roma: una missione umanitaria” è il titolo dell’incontro che si svolgerà questa mattina, giovedì 28 giugno, alle ore 11, nella hall del Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Sarà occasione per conoscere i progetti e le missioni umanitarie in Mozambico sostenute dall’Auci, l’Associazione universitaria per la cooperazione internazionale collegata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, e la parrocchia di San Frumenzio della diocesi di Roma. Alla presentazione interverrà il vescovo ausiliare Gianpiero Palmieri, a lungo parroco di San Frumenzio. Parteciperanno, tra gli altri, l’attuale parroco della comunità dei Prati Fiscali, don Daniele Salera e Giovanni Manganiello, presidente di Auci Onlus. L’incontro sarà introdotto dal presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Giovanni Raimondi.

«La relazione tra il Mozambico, in particolare tra la capitale Maputo, e Roma è andata crescendo nel tempo coinvolgendo, gradualmente, diversi attori – spiega Pasquale De Sole, già docente dell’Università Cattolica e tra gli animatori dell’Auci –. Gli inizi risalgono a più di un quarto di secolo, quando la parrocchia di San Frumenzio ha stretto un gemellaggio con la diocesi di Maputo in quanto titolo presbiterale dell’arcivescovo della stessa, il cardinale Alexandre Josè Maria Dos Santos. Gemellaggio che si è concretizzato con la realizzazione di una missione permanente in una piccola località della diocesi, Mafuiane, prendendosi carico delle fasce più deboli della popolazione: diverse centinaia di bambini delle scuole elementari di Mafuiane e villaggi limitrofi, giovani mamme, anziani e ammalati di Aids».

Da quel lontano inizio si è arrivati, negli ultimi cinque anni, ad un allargamento ad altre comunità parrocchiali (Sant’Ugo e Santa Giulia) e a una collaborazione stretta con l’Auci, realizzando tre importanti progetti. Innanzitutto, un progetto sanitario con ristrutturazione del Centro di salute di Mafuiane e costruzione di un Centro pediatrico nella stessa località con 16 posti letto, sala accettazione, laboratorio. Inoltre un progetto agricolo, che prevede l’incremento dell’attività produttiva agricola del Consorzio locale dei “Regantes”, il processo di conservazione, packaging e commercializzazione dei prodotti sul mercato di Maputo. Inoltre si prevede di iniziare, su un terreno confinante di tre ettari della diocesi di Maputo, una scuola di agraria per l’implementazione di tutte le attività agrarie e zootecniche.

«L’aspetto più importante di questa esperienza pluriennale – conclude Pasquale De Sole – è proprio la partecipazione “comunitaria” di diverse realtà romane, ognuna con il suo specifico compito, per creare “ponti” e abbattere “barriere” mentre il vento che soffia in questo momento in Europa sembra spirare in tutt’altra direzione».

28 giugno 2018

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