San Giovanni dei Fiorentini e l’accoglienza per i più fragili

Foto Diocesi di Roma / Gennari

I colori del logo del Giubileo spiccano sulla porta d’ingresso. Un ascensore porta direttamente nel salone centrale. Sulla parete di destra sono incise le parole di san Filippo Neri: «Beati voi giovani che avete del tempo per fare del bene». Una quarantina di sedie sono disposte ai due lati della stanza, mentre sul fondo si intravede un proiettore. Regna il silenzio, ma ben presto verrà sostituito dalle voci e dall’allegria di tanti ospiti e volontari. È stato inaugurato mercoledì con la benedizione del cardinale vicario Baldo Reina, lo spazio di accoglienza del Giubileo per persone fragili e con disabilità, realizzato dal Circolo S. Pietro nei locali dell’Oratorio San Filippo Neri della basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Grazie all’impegno di 70 volontari, sarà aperto dalle 12 alle 17 ogni mercoledì per le udienze generali di Papa Francesco e ogni sabato e domenica, in occasione degli eventi giubilari. L’obiettivo, hanno spiegato i promotori, è proseguire anche dopo l’Anno Santo, affinché diventi un punto di riferimento per tutte le famiglie.

Prima della benedizione, il cardinale ha celebrato la Messa. «Il centro non è soltanto un luogo di passaggio ma molto di più – ha detto nell’omelia che è stata tradotta simultaneamente nella lingua dei segni da un’interprete –. I nostri fratelli in difficoltà sono al centro dell’attenzione e dell’accoglienza della Chiesa». Infine, ha invitato a essere per gli ospiti «un segno concreto di speranza». Uno di loro ha assistito in carrozzina nelle prime file alla celebrazione. Il porporato l’ha visto e si è fermato a salutarlo per qualche secondo, prima di raggiungere l’altare maggiore.

Finita la celebrazione, in molti si sono spostati all’interno dei nuovi locali che sono stati ristrutturati senza barriere architettoniche. È stato aggiunto un piccolo ascensore e un montascale. Subito dopo l’ingresso, c’è una zona di prima accoglienza, per lasciare in sicurezza bagagli ed effetti personali, poi una sala allestita come ludoteca, un’area relax con poltrone reclinabili e separé per la privacy, un angolo dove trovare bevande calde o riscaldare pietanze, una stanza dove mangiare con comodità e vedere la televisione, e naturalmente non mancano i servizi igienici.

«Siamo qui con il cuore pieno di speranza – ha sottolineato Niccolò Sacchetti, il presidente del Circolo S. Pietro, che ha affisso sul muro della ludoteca una croce e un quadro della Vergine Maria -. Il progetto è partito subito dopo l’udienza di giugno con Papa Francesco – ha aggiunto –. Il Santo Padre ci invitò ad aprire un cantiere della carità. Vogliamo che diventi un punto di riferimento per Roma e per tutte le persone in difficoltà». Gli ha fatto eco monsignor Franco Camaldo, assistente ecclesiastico del Circolo. «Il nostro motto è “Preghiera, azione e sacrificio”. Ci impegneremo per far rifocillare non soltanto il corpo, ma anche lo spirito delle persone che arriveranno». A fianco lui, Maria Luisa Campa, coordinatrice del gruppo dei volontari. «Saranno divisi in squadre – ha spiegato –. Abbiamo già stilato un programma per 90 giorni di apertura. Ci stiamo preparando a vivere il presente, ma anche il futuro del centro».

Presenti nelle prime file anche don Luigi D’Errico, referente del settore disabili e catechesi dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, e padre Alfredo Feretti, direttore del Centro La Famiglia, il primo consultorio sorto nella città di Roma. Una preghiera per Papa Francesco ha introdotto la benedizione. Subito dopo, il cardinale Reina ha invitato tutti a leggere in coro le parole di san Filippo Neri incise sulla parete. «È un privilegio servire gli altri – ha detto il porporato, che poi ha visitato tutte le stanze –. In questo modo riceviamo dagli altri la benedizione del Signore». L’inaugurazione si è conclusa poi con un’Ave Maria e con la consegna di una stola al cardinale vicario da parte della comunità indiana del Kerala della chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, presentata dal parroco don Roberto Paoloni. Foto e sorrisi hanno chiuso il sipario, che però è pronto essere subito riaperto. (di Giuseppe Muolo da Roma Sette)

26 gennaio 2025