«Possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova».

«O Maria, tu risplendi sempre nel nostro cammino come segno di salvezza e di speranza. Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati, che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù, mantenendo ferma la tua fede. Tu, Salvezza del popolo romano, sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai perché, come a Cana di Galilea, possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova. Aiutaci, Madre del Divino Amore, a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù, che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione. Amen. Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Papa Francesco manda la sua preghiera alla Madre di Dio con un videomessaggio. Poi il suo vicario Angelo De Donatis inizia a celebrare la Messa. In un Santuario del Divino Amore deserto, con i fedeli chiusi nelle loro case, a seguire la celebrazione eucaristica sui loro tablet, computer e cellulari, grazie allo streaming sulla pagina Facebook della diocesi, o in televisione, in diretta su Tv2000.

Tutti fisicamente separati, ma uniti nella preghiera. «Ci siamo tutti, c’è realmente tutta la Chiesa, c’è la Chiesa di Roma», dice infatti il cardinale De Donatis. La Messa conclude la Giornata di digiuno e di preghiera promossa dalla diocesi. «Siamo qui per gridare di essere salvati dal Signore per la sua misericordia – dice il porporato –; Maria è qui con noi e chiediamo la sua intercessione potente». Poi traduce a parole il pensiero e il sentire di tanti. «Siamo qui ai tempi del coronavirus con tanta fede, ma anche con tanta angoscia», ammette. «La vediamo nei volti delle persone, ma la sentiamo anche nel nostro cuore».

Un’angoscia, prosegue il vicario del Papa per la diocesi di Roma, provata da Gesù stesso, prima della Passione. «Alle tue mani affido il mio Spirito»: le ultime parole di Gesù sulla croce, spiega il cardinale De Donatis, sono «una consapevolezza permanente nel cuore di Gesù, e ci dicono che nessuno ha il potere di strapparci dalle mani di Dio». La «terapia» per essere liberati dall’angoscia, spiega, consiste nell’«affidarci alle mani di Dio: nessuno può strapparci da lì, neppure la morte».

«L’unica cosa autentica e utile in questo tempo di coronavirus – la conclusione del cardinale vicario – è mettersi in ginocchio, alla presenza di Dio dentro noi stessi. Dio custodirà la nostra umanità, ci porterà a stringerci gli uni agli altri» scegliendo la vicinanza «senza cadere nella competizione» e fuggendo «la tentazione di salvare se stessi infischiandosi della vita degli altri».

11 marzo 2020