Una famiglia siriana e il vescovo Gervasi nel secondo film per la Quaresima

Una famiglia siriana è protagonista del nuovo film doc live dedicato all’ascolto dei nuclei familiari, da oggi on line sui canali social della diocesi e su questo sito internet. A dialogare con genitori e figli è, come di consueto, monsignor Dario Gervasi, vescovo ausiliare delegato per la Pastorale familiare; dietro la macchina da presa Giuseppe Aquino, celebre regista di cinema, teatro, televisione. I docu-film accompagnano il sussidio per la Quaresima preparato dalla diocesi, dedicato proprio all’ascolto. Come la scorsa settimana – e lo stesso avverrà ogni venerdì fino a Pasqua – non si tratta di un filmato di finzione, ma della ripresa reale, “live”, di ciò che avviene a casa della famiglia che, di volta in volta, monsignor Gervasi va a trovare.

«Questi brevi film nascono dal desiderio di ascoltare la vita delle famiglie direttamente dalle loro parole, in particolare in questo tempo di Covid, e capire come la Parola di Dio ascoltata in famiglia illumini il percorso – spiega il vescovo –. Si comincia con la storia della famiglia, di volta in volta abbinata a ciascuno dei cinque Vangeli che scandiscono l’itinerario della Quaresima. È un modo per valorizzare il fatto che la Parola di Dio può essere letta insieme in famiglia e che la famiglia ha una capacità particolare di ascolto, in quanto piccola comunità e Chiesa domestica».

L’idea ha conquistato subito Aquino, che di recente ha girato “Quarantena live”, realizzato tra marzo e maggio dello scorso anno dirigendo a distanza. In ogni casa, Aquino arriva direttamente con il vescovo, accompagnato solo da un operatore e aiuto regista. «In questi brevi film nessuno recita, filmiamo semplicemente la realtà – chiarisce –, in modo veritiero, e questo è possibile perché si è creato un bell’equilibrio tra di noi». Molto utilizzata, per questo tipo di lavoro, la tecnica del piano sequenza: «Giriamo senza mai staccare, giriamo il vero e poi montiamo – sottolinea Aquino –. Abbiamo tutte scene lunghe, e la luce che c’è dentro gli appartamenti non viene compensata da quella artificiale. Questo ci dà la possibilità di diventare piccoli e quasi invisibili per le persone che si trovano lì, in presenza, in modo da non disturbare il vescovo e la famiglia. In tal modo riescono davvero ad aprirsi, a essere veramente loro stessi».

26 febbraio 2021