5 Maggio 2025

Il Papa alle famiglie: «Viviamo con gli occhi puntati verso il Cielo»

Papa Francesco con Roberto e Maria Anselma Corbella (foto Cristian Gennari/diocesidiroma)

«Dobbiamo vivere con gli occhi puntati verso il Cielo». Papa Francesco ha esortato così le migliaia di famiglie riunite, ieri sera (mercoledì 22 giugno) nell’Aula Paolo VI per il Festival delle famiglie “The beauty of family”, che ha aperto ufficialmente il X Incontro mondiale delle famiglie. «Qual è la parola che il Signore vuole dire con la nostra vita alle persone che incontriamo? Quale passo in più chiede oggi alla nostra famiglia?», la domanda consegnata ai presenti. Poi la risposta: «Mettetevi in ascolto. Lasciatevi trasformare da lui, perché anche voi possiate trasformare il mondo e renderlo ‘casa’ per chi ha bisogno di essere accolto, per chi ha bisogno d’incontrare Cristo e di sentirsi amato». E ancora: «Ogni vostra famiglia ha una missione da compiere nel mondo, una testimonianza da dare».

Testimonianze come quelle che si sono succedute prima che prendesse la parola il Santo Padre. Introdotti dai conduttori Amadeus e Giovanna Civitillo, hanno raccontato la propria storia Serena Zangla e Luigi Franco, genitori di tre figli, conviventi da tanti anni e con il desiderio di potersi sposare cristianamente. Poi Roberto e Maria Anselma Corbella, che con le lacrime agli occhi hanno ricordato la figlia Chiara, morta dieci anni fa a causa di un tumore, per il quale aveva ritardato le cure poiché era incinta del figlio Francesco. Oggi Chiara è Serva di Dio. «Noi ci siamo ritrovati come Maria ai piedi della croce – hanno raccontato i suoi genitori –, abbiamo accettato senza capire, ma la serenità di Chiara ci ha aperto una finestra sulla eternità e continua ancora oggi a farci luce. È stato difficile per noi accompagnarla alle soglie del Paradiso e lasciarla andare, ma da quel momento è scaturita una tale grazia che ci ha fatto intravvedere il piano di Dio e ci ha impedito di cadere nella disperazione».

Il Volo (foto Cristian Gennari/diocesidiroma)
La Form-Orchestra Filarmonica Marchigiana (foto Cristian Gennari/diocesidiroma)

Poi un canto dei tre tenori de Il Volo – che avevano aperto la serata sulle note di “Grande amore” e, come tutti gli altri artisti presenti, dai conduttori alla Form-Orchestra Filarmonica Marchigiana al Coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina, sono intervenuti gratuitamente – e poi spazio alla testimonianza di Paul e Germaine Balenza, congolesi, sposati da ventisette anni, durante i quali hanno affrontato un periodo di separazione e poi di riconciliazione. Ancora, la famiglia di Pietro ed Erika Chiriaco, sei figli e le braccia ancora aperte per accogliere nella propria casa anche mamma Iryna con la sua Sofia, fuggite dall’Ucraina. «La decisione di partire non è stata facile, mi ha provocato tanta sofferenza – racconta Iryna, mentre in platea si sollevano alcune bandiere gialle e blu del suo Paese –. Da un lato desideravo stare in un luogo sicuro con mia figlia e riuscire a dormire senza la paura e i rumori che sentivamo a causa degli scontri, senza le sirene… Dall’altro lato non sapevamo che situazione avremmo trovato in Italia. Ero insicura, triste e piena di dubbi. Oggi ringrazio Dio perché ha mandato sul nostro cammino tante persone buone che ci hanno aiutato e hanno mostrato un grande cuore dandoci aiuto e speranza».

Per ultima ha parlato Zakia Seddiki, vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in un attentato in Congo. Con lei le tre figlie e la mamma, che sempre le è stata vicino in questi mesi difficili. «È un onore per me condividere e raccontare questa grande storia d’amore alla presenza di Papa Francesco – ha esordito –: le nostre tre bimbe che non conoscevano la figura del Papa, la prima volta che lo hanno incontrato, vedendolo vestito di bianco, hanno pensato che fosse un dottore. E non avevano tutti i torti: perché il Papa è un dottore che cura le anime di tutti i cristiani, che cura sempre chi ha bisogno di conforto. Grazie!».

Oggi il X Incontro mondiale delle famiglie entra nel vivo con i lavori del Congresso teologico pastorale. Sarà aperto dalla celebrazione nella basilica di San Pietro del cardinale Kevin Joseph Farrell e si concluderà con un concerto offerto ai delegati dalla diocesi di Roma, nel cortile del Palazzo Lateranense.

23 giugno 2022

Il Papa alle famiglie: «Condividete la gioia di questa chiamata»

Foto Gennari/diocesidiroma

Papa Francesco saluta tutte le famiglie che hanno partecipato al X Incontro Mondiale delle Famiglie ribadendone la bellezza, la necessità di difenderle «dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla cultura dell’indifferenza e dello scarto», ma soprattutto incoraggiandole «a riprendere con decisione il cammino dell’amore familiare, condividendo con tutti i membri la gioia di questa chiamata». Una gioia palpabile in piazza San Pietro, dove sabato 25 giugno, è stata celebrata la Messa alla presenza di famiglie provenienti da tutto il mondo, come testimoniato dalle tante bandiere che hanno colorato la piazza. Tra loro gli oltre duemila delegati delle Conferenze episcopali che hanno preso parte ai lavori del Congresso teologico-pastorale. Coppie di giovani con bambini piccolissimi e di nonni con al seguito nipoti di tutte le età che sembravano formare un’unica grande famiglia stretta nell’abbraccio del colonnato del Bernini. Una famiglia che è Chiesa. «La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret – ha ricordato il vescovo di Roma –, ed è fatta principalmente di famiglie». Prima della celebrazione, presieduta dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, Francesco ha attraversato la piazza in papamobile sulla quale c’erano anche alcuni bambini.

Alle famiglie che in questi giorni hanno meditato il tema dell’Incontro, “L’amore familiare: vocazione e via di santità”, Bergoglio ha chiesto di vivere questo amore in modo «sempre aperto, estroverso, capace di “toccare” i più deboli e i feriti che si incontrano lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato», ha sottolineato il Papa che ha tenuto l’omelia.

Grazie alle dirette streaming e televisive il X Incontro Mondiale delle Famiglie – che conclude l’Anno Famiglia Amoris laetitia –, è stato vissuto in ogni angolo della Terra nella sua inedita formula multicentrica e diffusa, dando vita a «una sorta di immensa costellazione» che ha un ricco bagaglio «di esperienze, di propositi, di sogni» ma anche di «preoccupazioni e di incertezze». Rifacendosi alle letture proposte dalla liturgia, il Papa ha parlato della libertà «uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo», che però manca «della libertà interiore». Ha riflettuto che chi si sposa e decide di fare figli fa la scelta «coraggiosa» di mettere la propria libertà a servizio del coniuge. Ha ribadito che oggi scommettere sull’amore familiare è un atto «coraggioso» che bisogna compiere con l’aiuto dei genitori che «devono spingere i figli a volare fuori dal nido». E nei momenti difficili, di crisi, che inevitabilmente ci saranno «non tornare a casa da mamma e papà – ha affermato a braccio Bergoglio – ma riscoprite l’amore».

«Così si vive la libertà in famiglia – le parole di Francesco –. Non ci sono “pianeti” o “satelliti” che viaggiano ognuno sulla propria orbita. La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. È il primo luogo dove si impara ad amare».
Il vescovo di Roma ha elargito consigli ai genitori che cercano di preservare i figli da ogni pericolo e dolore e che temono l’odierna società «dove tutto sembra caotico e precario». Un comportamento iperprotettivo che «a volte finisce persino per bloccare il desiderio di mettere al mondo nuove vite». Il suggerimento è quello di non tarpare le ali ai figli, di non preservarli «da ogni minimo disagio e sofferenza, ma cercare di trasmettere loro la passione per la vita, di accendere in essi il desiderio di trovare la loro vocazione e di abbracciare la missione grande che Dio ha pensato per loro. Se aiutate i figli a scoprire e ad accogliere la loro vocazione, vedrete che essi saranno “afferrati” da questa missione e avranno la forza di affrontare e superare le difficoltà della vita». Una forza che potranno attingere anche seguendo la testimonianza dei genitori che vivono «il matrimonio e la famiglia come una missione, con fedeltà e pazienza, nonostante le difficoltà, i momenti tristi e le prove».

Gli stessi genitori accogliendo la chiamata al matrimonio hanno «lasciato il “nido”» intraprendendo un cammino ignoto «con situazioni sempre nuove, eventi inaspettati, sorprese». Hanno accolto la chiamata di Dio e sono quindi invitate a «non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni – le parole del Papa – la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio rimpiangendo il passato».

Al termine della celebrazione – che ha visto tra i concelebranti 15 cardinali, tra cui il vicario per la diocesi di Roma Angelo De Donatis, 140 vescovi, tra cui l’ausiliare Dario Gervasi, delegato per la pastorale familiare nella diocesi di Roma, e 271 sacerdoti – è stato consegnato e letto il testo dell’Invio Missionario delle Famiglie firmato da Francesco. «Siate il seme di un mondo più fraterno – scrive tra l’altro il Papa –. Siate famiglie dal cuore grande, siate il volto accogliente della Chiesa». Prima della benedizione il cardinal Farrell, volgendo un saluto, ha spiegato che il dicastero sta lavorando con le Conferenze episcopali e le diocesi per aiutarle a rispondere alla chiamata del Papa ad evangelizzare le famiglie e ad evangelizzare con le famiglie. «C’è ancora tanto lavoro da fare – ha ammesso –, ma dopo questo incontro nel nostro cuore ci sono fiducia e un rinnovato entusiasmo. Le famiglie, con la loro vocazione specifica alla santità, sono davvero il volto più bello della Chiesa e possono contribuire in maniera unica ad evangelizzare il mondo con la loro capacità di testimoniare l’amore, la fortezza nelle difficoltà e la perseveranza nell’abbandono fiducioso a Dio». Ha quindi annunciato che il prossimo raduno delle famiglie con Papa Francesco sarà il “Giubileo delle Famiglie” che si celebrerà a Roma in occasione del Giubileo del 2025, mentre l’XI Incontro Mondiale delle Famiglie si svolgerà nel 2028. Infine, è stata diffusa la preghiera ufficiale per il X Incontro Mondiale delle Famiglie. Il testo dell’Invio missionario e la preghiera, stampati in migliaia di copie, saranno distribuiti ai fedeli anche durante la recita dell’Angelus di domenica 26.

di Roberta Pumpo

25 giugno 2022

Il Papa alla diocesi di Roma: «Esercitare uno sguardo contemplativo» – I testi integrali degli interventi

«Vi lascio due compiti. Primo: esercitare uno sguardo contemplativo sulla vita delle persone che abitano la città. Cerchiamo di raccogliere storie di vita esemplare, significative di quello che vive la gran parte delle persone… Secondo: esercitare uno sguardo contemplativo sulle nuove culture che si generano nella città. È necessario trovarle e capirle». Ecco le indicazioni di Papa Francesco alla diocesi di Roma, lasciate ieri sera (giovedì 9 maggio) durante l’assemblea diocesana, nella basilica di San Giovanni in Laterano. L’appuntamento conclude idealmente il percorso dell’anno pastorale, e getta le basi per il lavoro da compiere in futuro.

Prima dell’assemblea, il Santo Padre aveva incontrato nella sagrestia della cattedrale di Roma la famiglia Omerovic, duramente contestata nei giorni scorsi per via dell’assegnazione di una casa popolare nel quartiere di Casal Bruciato.

Quindi il via all’appuntamento diocesano vero e proprio, aperto dagli interventi del cardinale vicario Angelo De Donatis; di don Mario Pecchielan, parroco a San Giovanni Battista de Rossi; di don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma; di Simona Vassallucci, responsabile di due case famiglia per il progetto “Ospedale da campo”; e della famiglia Perelli.

«Il fenomeno culturale europeo dei populismi cresce seminando paura», ha denunciato Papa Francesco durante l’assemblea. Anche a Roma ci sono «guerre tra poveri, xenofobia e razzismo», ha lamentato il Pontefice, sottolineando che «spesso non ascoltiamo o dimentichiamo il grido della gente perché abbiamo smesso di abitare con il cuore».

Leggi il discorso di Papa Francesco

Leggi il saluto del cardinale vicario

Leggi l’intervento di don Benoni Ambarus

Leggi l’intervento di monsignor Pecchielan

Leggi l’intervento di Simona Vassallucci

Leggi l’intervento di Doretta Perelli

10 maggio 2019

Il Papa alla diocesi di Roma: «Ascoltate lo Spirito Santo ascoltandovi»

Ascoltarsi gli uni con gli altri e ascoltare lo Spirito Santo: ecco l’imperativo che Papa Francesco lascia alla diocesi di Roma, nell’udienza generale di oggi, sabato 18 settembre. «Sono venuto qui per incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale – ha detto il Santo Padre – e a dirvi che lo Spirito Santo ha bisogno di voi. Ascoltatelo ascoltandovi. Non lasciate fuori o indietro nessuno. Farà bene alla diocesi di Roma e a tutta la Chiesa, che non si rafforza solo riformando le strutture, dando istruzioni, offrendo ritiri e conferenze, o a forza di direttive e programmi, ma se riscoprirà di essere popolo che vuole camminare insieme, tra di noi e con l’umanità. Un popolo, quello di Roma, che contiene la varietà di tutti i popoli e di tutte le condizioni: che straordinaria ricchezza, nella sua complessità! In questo tempo di pandemia, il Signore spinge la missione di una Chiesa che sia sacramento di cura. Il mondo ha elevato il suo grido, ha manifestato la sua vulnerabilità: ha bisogno di cura. Coraggio, e grazie!»

Nell’Aula Paola VI, questa mattina, c’erano più di 2.500 persone tra sacerdoti, religiosi, laici. L’incontro è stato aperto da un momento di preghiera, animato dal Coro della Diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina. Quindi il saluto del cardinale vicario Angelo De Donatis: «Siamo felici di poterla incontrare, siamo contentissimi!». Nella prima parte della mattinata, anche la testimonianza di due laici del quartiere di Torre Spaccata – Angela Marzuillo e Federico Mattia – dove le due parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio e Santa Maria Regina Mundi hanno «iniziato insieme un processo di lettura del territorio, e si trovano insieme ad affrontare i temi più sensibili del quartiere, come la povertà, gli anziani e la mancanza dei servizi essenziali». Un esempio di sinodalità e di comunione, che si è allargato anche a scuole, associazioni e altre realtà del territorio, dando vita a “La Rete”. «La Rete si muove compatta e le istituzioni stesse ci ringraziano, perché in noi trovano un interlocutore rappresentativo di una intera cittadinanza», hanno sottolineato.

Sulla sinodalità si è concentrato Papa Francesco nel suo intervento. «Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia – ha sottolineato infatti – , e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative». Ancora, ha proseguito, «non possiamo capire la “cattolicità” senza riferirci a questo campo largo, ospitale, che non segna mai i confini. Essere Chiesa è un cammino per entrare in questa ampiezza di Dio».

Chiesa sinodale significa «Chiesa sacramento di questa promessa – ha rimarcato il Pontefice –, che si manifesta coltivando l’intimità con lo Spirito e con il mondo che verrà. Ci saranno sempre discussioni, ma le soluzioni vanno ricercate dando la parola a Dio e alle sue voci in mezzo a noi; pregando e aprendo gli occhi a tutto ciò che ci circonda; praticando una vita fedele al Vangelo; interrogando la Rivelazione secondo un’ermeneutica pellegrina che sa custodire il cammino cominciato negli Atti degli Apostoli. Diversamente si umilierebbe lo Spirito Santo».

Tornando al processo sinodale, ha proseguito, «la fase diocesana è molto importante, perché realizza l’ascolto della totalità dei battezzati, soggetto del sensus fidei infallibile in credendo. Ci sono molte resistenze a superare l’immagine di una Chiesa rigidamente distinta tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare, dimenticando che a Dio piace ribaltare le posizioni: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,52). Camminare insieme scopre come sua linea piuttosto l’orizzontalità che la verticalità. La Chiesa sinodale ripristina l’orizzonte da cui sorge il sole Cristo: innalzare monumenti gerarchici vuol dire coprirlo. I pastori camminano con il popolo, a volte davanti, a volte in mezzo, a volte dietro. Davanti per guidare, in mezzo per incoraggiare e non dimenticare l’odore del gregge, dietro perché il popolo ha “fiuto”. Ha fiuto nel trovare nuove vie per il cammino, o per ritrovare la strada smarrita».

L’intervento integrale del Santo Padre

18 settembre 2021

Il Papa all’assemblea diocesana: «Ricucire lo strappo, seminare speranza»

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Non trema la voce di Mariagrazia, studentessa del liceo classico Amaldi di Tor Bella Monaca, mentre si rivolge a Papa Francesco e ai tanti fedeli che venerdì sera, 25 ottobre, hanno riempito la basilica di san Giovanni in Laterano per l’assemblea diocesana. Le scappa anche una piccola risata, di quelle che raccontano la gioia di vivere, quando parla dell’importanza del supporto reciproco. «Da quando ho iniziato ad aiutare il prossimo ho scoperto che si è più felici quando si fanno felici gli altri», dice a Francesco che la ascolta in silenzio con la dolcezza di un nonno.

Si è aperta con un segno di speranza la celebrazione che ha presentato al Papa i risultati del lavoro svolto negli ultimi mesi con il percorso “(Dis)uguaglianze”, a 50 anni dal convegno sui “mali di Roma”. «Ancora oggi ci sono tante disuguaglianze e povertà in città – ha esordito il pontefice -. Tutto questo ci addolora, ma ci fa comprendere quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. Come possiamo accettare che si buttino quintali di cibo e allo stesso tempo ci siano famiglie che non hanno da mangiare? O che ci siano migliaia di spazi vuoti e migliaia di persone che dormono su un marciapiede».

I poveri, ha spiegato, «non sono numeri o peggio ancora uno scarto. Sono i nostri fratelli, carne della nostra carne. Una città che assiste inerme a queste contraddizioni», ha rimarcato il Papa, è «una città lacerata». Un luogo dove «giovani non riescono a trovare un lavoro o una casa, ammalati e anziani non hanno accesso alle cure, ragazzi sprofondano nelle dipendenze, persone sono segnate da sofferenze mentali».

Un lungo applauso ha salutato il suo ingresso in basilica. Francesco è arrivato intorno alle 17.05 in sedia a rotelle, accompagnato dalle note del Coro diocesano diretto da monsignor Marco Frisina. Il Papa ha indicato tre strade da percorrere: «Portare ai poveri il lieto annuncio, ricucire lo strappo e seminare speranza». A braccio, ha esortato a guardare negli occhi il bisognoso e a tendergli veramente la mano, senza «buttare solo la moneta». Gesù, ha continuato Francesco, «ci chiede di dire ai poveri che sono amati dal Signore». Secondo il pontefice, «dobbiamo sentire la questione della povertà come un’urgenza ecclesiale». E, ancora a braccio, ha esclamato: «Un cristiano che non si fa vicino, che non è compassionevole, e che non è tenero non è cristiano».

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26 ottobre 2024

Il Papa al Gemelli, proseguono le terapie

Il Policlinico Agostino Gemelli (foto diocesidiroma/Gennari)

«I risultati degli accertamenti effettuati nei giorni scorsi e nella giornata odierna hanno dimostrato una infezione polimicrobica delle vie respiratorie che ha determinato una ulteriore modifica della terapia. Tutti gli accertamenti effettuati sino ad oggi sono indicativi di un quadro clinico complesso che richiederà una degenza ospedaliera adeguata». Questo il testo della nota diffusa nella tarda mattinata di oggi, lunedì 17 febbraio 2025, in merito alle condizioni di salute del Santo Padre.

Papa Francesco, lo ricordiamo, è ricoverato al Policlinico Universitario Agostino Gemelli da venerdì 14 febbraio. Nella mattinata di ieri ha ricevuto l’Eucarestia ed ha seguito la Santa Messa in televisione, mentre nel pomeriggio ha alternato la lettura al riposo. Non ha guidato la recita dell’Angelus domenicale «per facilitare la ripresa» e seguire le prescrizioni dello staff medico di «riposo assoluto».

17 febbraio 2025

Il Papa al Gemelli, la diocesi di Roma si stringe intorno al suo vescovo

Roma 27/2/2019 Papa Francesco Udienza generale in Piazza San Pietro Ph:Cristian Gennari/Siciliani

Tutta la Chiesa di Roma si stringe intorno al Santo Padre invocando la benedizione del Signore per una sua pronta guarigione.

Come riportato dalla Sala Stampa della Santa Sede, nella mattinata di mercoledì 7 giugno, “il Santo Padre al termine dell’Udienza Generale si è recato presso il Policlinico Universitario A. Gemelli dove nel primo pomeriggio sarà sottoposto in anestesia generale ad un intervento chirurgico di Laparotomia e plastica della parete addominale con protesi.

L’operazione, concertata nei giorni scorsi dall’equipe medica che assiste il Santo Padre, sì è resa necessaria a causa di un laparocele incarcerato che sta causando sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti.

La degenza presso la struttura sanitaria durerà diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale”.

 

7 giugno 2023

Il Papa ai sacerdoti: don Milani «una luce per il prete italiano»

Foto Vatican Media

È durato esattamente due ore l’incontro di Papa Francesco con i sacerdoti della diocesi di Roma tra gli 11 e i 39 anni di ordinazione, che si è tenuto oggi all’Università Pontificia Salesiana. Qui il Santo Padre è arrivato alle 16 e dapprima ha salutato i membri della comunità accademica dell’ateneo. Poi, nell’Aula Magna intitolata a Paolo VI, il dialogo con i circa 200 presbiteri presenti.

Dopo un breve saluto del vescovo Michele Di Tolve, delegato dell’Ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, e un momento di preghiera, si è aperto un colloquio tra il Papa e i preti presenti. Tra i temi affrontati, quelli di pastorale legati alla diocesi e al ruolo e all’identità del sacerdote, la bellezza di essere preti. In risposta alle domande, il Papa ha citato il modello di don Milani, «un grande, una luce per il prete italiano», il rischio di cadere nella mondanità, e ha parlato del bisogno di allargare l’accoglienza nelle parrocchie «a tutti, tutti, tutti!».

È emersa con forza la domanda della sofferenza delle persone, da accompagnare con vicinanza, compassione e tenerezza, tre qualità di Dio, da vivere – diceva il Papa – particolarmente per i vecchi. In questo senso si è parlato dell’importanza della pastorale ospedaliera e delle difficoltà della città di Roma: dell’emergenza abitativa, invitando alla generosità le congregazioni religiose provviste di strutture, del diffondersi delle droghe, della tragedia della solitudine, dei tanti che vivono il proprio dolore nell’invisibilità. «Nella vita di un prete l’invisibile è più importante del visibile, perché più denso, più doloroso» ha detto il Papa, e ha aggiunto: «Il nostro lavoro come preti è andare a cercare questa gente» perché «La chiesa o è profetica o è clericale: tocca a noi scegliere».

Il dialogo si è soffermato sull’attuale situazione in Europa e nel mondo, e il Papa ha citato con dolore le guerre in corso, in Terra Santa, Ucraina, ma anche in Myanmar, in Congo, e gli ingenti investimenti nelle armi, negli anticoncezionali, nelle spese veterinarie e nella chirurgia estetica. In tal senso ha esortato a lavorare nel magistero sociale della Chiesa, a un maggiore impegno per il bene comune, per la pace, e, in tempi di disimpegno e astensionismo, nella politica, «la più alta forma di carità».

La conversazione è stata l’occasione per ricordare e ringraziare il cardinale Angelo De Donatis, che il Papa ha lodato per la grande «capacità di capire e di perdonare», qualità preziose nel suo nuovo ruolo, dov’è chiamato ad essere «espressione del volto misericordioso del Padre». Nel concludere il Papa ha parlato del pericolo delle ideologie nella Chiesa ed è tornato sul tema dell’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali, ribadendo la necessità di accoglierle e accompagnarle nella Chiesa e l’indicazione prudenziale del Dicastero per il Clero circa il loro ingresso in seminario. Infine ha rivolto un ringraziamento ai preti presenti per il loro lavoro, esortandoli a continuare nel loro impegno, al discernimento comunitario e all’ascolto di tutti coloro che ad essi si rivolgono.

«Il Santo Padre oggi ha incontrato i preti che esercitano il loro ministero a Roma e che sono stati ordinati tra il 1985 e il 2013 – commenta il vescovo di Tolve –. Io li ho definiti un po’ le “colonne” della diocesi di Roma, perché sono preti che hanno davvero una corresponsabilità nella vita della diocesi, che portano anche dei pesi grandi. Il Papa li ha ringraziati per la loro dedizione, la loro passione, ha raccomandato loro di vivere il presbiterato con gioia e soprattutto tenendo insieme due grandi virtù: la fortezza e la mitezza. Ancora, ha ricordato di mettersi in ascolto del Popolo di Dio che è capace di indicarci, insieme nell’ascolto della Parola, quella che è la via che dobbiamo seguire oggi per essere una Chiesa profetica. All’inizio di questo anno che ci condurrà al Giubileo, davvero oggi è la scelta più bella che possiamo fare insieme con il Santo Padre».

11 giugno 2024

Il Papa ai sacerdoti giovani: vicinanza agli altri e tra di voi

Foto Vatican Media

Vicinanza. E’ stata la parola che Papa Francesco ha ripetuto più volte, questo pomeriggio, ai giovani sacerdoti della diocesi di Roma, quelli ordinati tra il 2014 e il 2024. Un centinaio i sacerdoti presenti nella Casa delle Pie Discepole del Divin Maestro, dove Francesco è arrivato questo pomeriggio attorno alle 16.30. Ad accoglierlo il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma, e il vescovo Michele Di Tolve, delegato dell’Ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa.

Dopo un saluto alla comunità delle suore e alle persone impegnate nei servizi della struttura, con le loro famiglie, nella cripta, il Papa è salito nella chiesa, dove si è svolto l’incontro. Al termine della lettura della Parola di Dio e di un momento di preghiera, e dopo il saluto di monsignor Di Tolve, si è svolta una conversazione tra il Papa e i sacerdoti presenti. Tra i temi al centro del dialogo l’esperienza dei primi anni di sacerdozio, la scoperta felice della fede della gente, ma anche la sfida del servizio ai malati, a cui rispondere con vicinanza, compassione, tenerezza, e le crisi a cui si va incontro nella vita sacerdotale. «Da una crisi non si esce mai da soli»: ha affermato il Papa.

Si è parlato anche della diocesi di Roma, del suo sviluppo, della bellezza, di alcune debolezze, a cui rispondere non col chiacchiericcio, ma col dialogo, e del percorso sinodale, del rischio di ridurlo ad uno slogan anziché sperimentarlo come una modalità di vivere la Chiesa. In questo senso il Papa ha citato l’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, di Paolo VI, «attuale, un gioiello, che regge la nostra pastorale», e il valore della paternità, un carisma che deve crescere nel sacerdote.

Il dialogo ha toccato anche il tema della solitudine nella città, di come vivere la vicinanza agli altri, anche in rapporti difficili, e Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di farsi vicini ai vecchi, come un «test di vicinanza», chiedendosi: «vado a trovarli, li ascolto?», e di farlo con pudore.
Nel salutare i giovani preti, il Papa li ha invitati alla prossima celebrazione del Corpus Domini, prevista per domenica 2 giugno, e li ha ringraziati per la preghiera e per la franchezza del dialogo.

«Questo è l’ottavo incontro del Papa con i sacerdoti: nei settori, tutti insieme a gennaio, con i sacerdoti anziani, e ora questo – ricorda monsignor Reina –. Come negli altri incontri, il Santo Padre ha espresso tutta la sua paternità. Qui oggi in modo particolare, perché aveva davanti il giovane clero. Ha raccolto le preoccupazioni e testimonianze di alcune di loro. Ha dato dei consigli, come quelli che dà un padre, un nonno potremmo dire, ai nipoti, ai figli più piccoli, legati alla sua esperienza. Ha parlato molto della vicinanza: agli anziani, ai malati, a coloro che vivono nel disagio. Ha raccomandato anche la vicinanza tra di loro, tra i sacerdoti, senza dare spazio a quel chiacchiericcio che a volte logora i rapporti e un sano vissuto spirituale. E’ stato un incontro molto bello e molto bella la franchezza con cui i giovani sacerdoti hanno posto le domande al Santo Padre, anche domande su questioni problematiche e lui ha risposto con naturalezza, senza nascondere problemi ma manifestando la sua volontà di affrontarli e risolverli in maniera positiva».

Concorda il vescovo Di Tolve: «L’incontro è stato desiderato dal Santo Padre, che sta vedendo pian piano tutto il presbiterio incardinato a Roma. Ha già visto i preti dai 40 anni ai 70 anni di Messa; oggi ha visto i preti appena ordinati, nel 2024, fino al 2014, quindi i preti dei primi 10 anni di ordinazione. Sono questi gli anni di una “performazione”: non basta solo la formazione in seminario, perché si diventa preti realmente esercitando il ministero. Le domande dei nostri preti sono state proprio in riferimento al loro diventare preti in mezzo al popolo di Dio, con i vari incarichi, con il tempo da vivere in rapporto a Dio e agli altri, ai bisogni della gente». Tra le tematiche emerse, racconta ancora il vescovo, «cosa vuol dire essere vicini alle varie condizioni umane. Hanno chiesto anche cosa vuol dire attraversare la crisi della gente e la crisi in cui loro si trovano, perché è una situazione difficile: il tempo della pandemia passata, il tempo della guerra, il tempo dei giovani che davvero sono irretiti da mentalità che li disorientano, la malattia della gente, la solitudine degli anziani, la situazione della casa a Roma…. Abbiamo anziani che vivono al quinto, settimo piano e da anni non possono scendere perché non ci sono gli ascensori! Hanno fatto domande su tutto, a partire da quello che loro stanno vivendo e chiedendo al Papa un consiglio. E’ stato un dialogo paterno, davvero tra padre e figli. Il Santo Padre si è raccomandato tanto sulla vicinanza a Dio, al vescovo, tra di loro nella fraternità e al popolo di Dio. Ecco, queste sono le quattro vicinanze da vivere sempre».

29 maggio 2024

Il Papa a Ostia, l’impegno delle parrocchie «in uscita»

Grande attesa per Papa Francesco che il prossimo 3 giugno alle ore 18 sarà ad Ostia per la celebrazione del Corpus Domini sulla piazza antistante la parrocchia Santa Monica, cui seguirà la processione eucaristica lungo Corso Duca di Genova con la conclusione nel parcheggio di via della Martinica, nei pressi della chiesa Nostra Signora di Bonaria. Per le parrocchie di Ostia che si preparano all’atteso appuntamento è tempo di discernimento, dopo i clamori dei media sui fatti di mafia e la riflessione diocesana sulle malattie spirituali, in un impegno «in uscita» accanto alla gente per far fronte alla crisi della fede e al disagio economico e sociale. Un tempo di verifica per una presenza rinnovata nella sostanza e nello stile, sentiti come urgenza comune. «Si sta cercando davvero di togliere le barriere tra le diverse proposte parrocchiali», spiega Angelica Alexandris Lucchi, responsabile del gruppo scout a Nostra Signora di Bonaria.

Lo conferma Marisa Licursi, a Regina Pacis nella pastorale giovanile: «Il nostro territorio ha un tesoro incredibile. Il Papa ci sta spingendo ad una sinergia ricca di futuro». Ed è la qualità delle relazioni che muove la giovane parrocchia Sant’Agostino a Stagni: «Ne è frutto l’oratorio – spiega Evelyn Franconieri, responsabile –: proposte quotidiane di sport, musica, lingue per 50 bambini e 25 adulti, condividendo le proprie capacità». Stessa dinamica a San Nicola di Bari: «Stiamo cercando di incontrare le persone, in modo nuovo», sottolinea Lorenzo Sambalino, papà di 3 bambini, del gruppo famiglie.

«Creare reti tra adulti, favorire incontro, ascolto, amicizia, in sinergia con il gruppo scout». E proprio dai limiti nascono anche nuove dinamiche: «Tanti ragazzi, terminata la catechesi per la cresima – sottolinea Fabrizio Vignato, catechista e papà di due ragazzi –, abbandonano la comunità. Questa consapevolezza ci spinge a generare una risposta». Il segreto è «fare squadra» per Marco Magistri, catechista delle Cresime, «anche nel poco tempo a disposizione».

Puntare poi ad una nuova capacità di accoglienza: «In un momento difficile della mia vita familiare – confessa Maria – ho sperimentato nella parrocchia, che frequentavo frettolosamente per le mie figlie, ascolto e attenzione. Poi l’invito alle catechesi per non credenti (promosse sul territorio dalle comunità neocatecumenali di Stella Maris, Regina Pacis e San Vincenzo De Paoli con circa 260 fratelli, ndr) che mi hanno permesso di guardare oltre». Di apertura parla anche Alessandro Bianconi, papà di 4 bambini, allenatore di calcetto a San Nicola di Bari: «Siamo scesi in campo con alcuni papà per offrire una porta di accesso alla comunità, ampia e rivolta alle famiglie più lontane. La scuola calcio – gratuita e attiva ogni sabato pomeriggio per junior e senior – accoglie ad oggi 40 ragazzi». Accoglienza mirata ancora della disabilità a Nostra Signora di Bonaria.

«A seguito dell’aumento di casi di disturbi dello spettro autistico o neuropsichiatrici», spiega Massimo Soraci, diacono. Da segnalare pure il progetto “cuore di cuoio”, laboratorio per giovani con diverse disabilità, con realizzazione e vendita di manufatti. Per tutti infine il desiderio di una visione e formazione qualificata d’insieme: apprezzatissime le iniziative promosse per gli operatori Caritas del territorio in frontiera quotidianamente nelle 8 parrocchie. Dalla distribuzione di cibi e vestiario, al servizio docce, al centro d’ascolto, allo sportello lavoro insieme al Centro per la vita, presidio di dignità per le mamme in difficoltà.

Su affettività e sessualità da segnalare i corsi con il metodo “teen star” a San Nicola di Bari, con 30 ragazzi coinvolti. E per i giovani, di «formazione senza sconti» parlano gli Scout d’Europa, ad Ostia dal 1976 con 3 gruppi ed oltre 350 ragazzi, che insieme ai 2 dell’Agesci portano l’esperienza scout a circa 500 giovani: «I ragazzi chiedono adulti credibili. Siamo chiamati a testimoniare loro con passione e alle famiglie con chiarezza la bellezza della proposta educativa, esigente per tutti – conclude Paolo Bramini, tra i responsabili – accogliendo e camminando generosamente insieme».

29 maggio 2018

di Laura Galimberti, da Romasette

Il Papa «ha riposato bene». Ieri la preghiera con il cardinale Parolin

«Il Papa ha riposato bene, tutta la notte». È quanto si legge nella comunicazione inviata questa mattina (martedì 25 febbraio) ai giornalisti dalla Sala Stampa della Santa Sede. Anche ieri sera era stata diffusa una nota che ha segnalato un «lieve miglioramento»: «Le condizioni cliniche del Santo Padre nella loro criticità dimostrano un lieve miglioramento. Anche nella giornata odierna non si sono verificati episodi di crisi respiratorie asmatiforme; alcuni esami di laboratorio sono migliorati. Il monitoraggio della lieve insufficienza renale non desta preoccupazione. Continua l’ossigenoterapia, anche se con flussi e percentuale di ossigeno lievemente ridotti. I medici, in considerazione della complessità del quadro clinico, in via prudenziale non sciolgono ancora la prognosi».

Intanto ieri sera, in piazza San Pietro, si è tenuto il Rosario guidato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, al quale hanno partecipato, cardinali residenti a Roma, capi Dicastero e membri della Curia romana, sacerdoti, suore, ma anche tanti giovani e famiglie. «Cari fratelli e sorelle, negli Atti degli apostoli si racconta che la Chiesa pregava intensamente mentre Pietro era custodito in prigione – ha esordito il porporato –. Da duemila anni si racconta che il popolo cristiano prega per il Papa che si trova in pericolo o è infermo. Anche in questi giorni, da quando il Santo Padre Francesco è ricoverato al Policlinico Gemelli, un’intensa preghiera si eleva per lui al Signore da parte di singoli fedeli e di comunità cristiane del mondo intero». Il cardinale ha poi proseguito: «Da questa sera vogliamo unirci anche noi pubblicamente a questa preghiera, qui nella sua casa, con la recita del Santo Rosario», ricordando l’iniziativa di preghiera iniziata appunto ieri e che continuerà in questi giorni. «Lo affidiamo alla potente intercessione di Maria Santissima, che invochiamo specialmente col titolo di Salus Infirmorum».

25 gennaio 2025

Il Palazzo Lateranense partecipa alla Notte dei Musei 2023

Il Palazzo Lateranense partecipa alle “Notte dei Musei 2023”, manifestazione promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Sabato 13 maggio, dalle ore 17 alle ore 23 (ultimo ingresso ore 22), il visitatore potrà passeggiare lungo le dieci sale di rappresentanza del primo piano nobile del Palazzo Apostolico e ammirare gli appartamenti del Papa aperti per la prima volta nella loro storia. Tutto accompagnato da brevi performance di musica barocca diffuse nelle sale del museo ed eseguite, con strumenti dell’epoca, dal Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio Santa Cecilia di Roma: un’occasione per sognare in un viaggio unico immersi nelle composizioni dei maggiori autori del Seicento italiano.

Il tutto a un prezzo ridotto: il costo di ingresso al pubblico sarà di 1 euro. Consigliata comunque la prenotazione on line, con biglietti disponibili fino ad esaurimento posti, da effettuare direttamente sul sito internet https://www.palazzolateranense.com/it/acquista-i-biglietti/. Con la prevendita on line il costo totale sale a 2,50 euro.

Il ricavato servirà a sostenere concrete azioni di solidarietà ed inclusività sociale, come gli altri di analoghe iniziative ospitate dal Palazzo Lateranense. In particolare, i proventi della Notte dei Musei 2023 verranno devoluti a “Next Gen Together”, progetto della diocesi di Roma per l’inclusione sociale e digitale delle periferie.

10 maggio 2023

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